Visualizzazioni totali

giovedì 1 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo dicciassette


pare, ma pare avveru, che l'autore sia stato anche Caino e dicono, ma non ne abbiamo le prove, che l'editore fosse Abele... 


              


DICIASSETTE

È accaduto quello che temevo e che speravo, ma giuro che non sono stato io, il cucù è caduto da solo e si è rotto in mille pezzi. Sono sconvolto, non so se per la paura di ciò che accadrà o per la felicità di poter presto incontrare Adelina in un altro involucro, spero una Ingrid ma va bene anche Lella. Per questo prima ho scritto è accaduto quello che temevo e che speravo, perché vivo una situazione emozionale complessa nella quale sono presenti sentimenti opposti, di sgomento, di ansia, di paura ma anche di speranza, di gioia, di emozione.
Dunque si parte, il giorno tanto atteso è infine giunto e sono felice di trovarmi perfettamente pronto ad iniziare la ricerca, sono pieno di soldi, posso andare dove mi porta l’intuito e metterci tutto il tempo che occorre, come Darwin a bordo del HMS Beagle, il celebre brigantino della Royal Navy, ma ho il forte sospetto che il paragone sia fuori luogo, chiederò a Camilla.
opera dell'autore (credo mare al tramonto)
Ho accumulato non solo soldi, anche un centinaio di nature morte per mantenere in vita i miei affari, non sia mai che s’interrompa il flusso di denari provenienti dagli states, andrei presto in rovina. Per questo ho incaricato Oscar D’Amelio, il mio amico albergatore di Marina di San Nicola, di mantenere i contatti con i clienti americani ed inviare all’occorrenza qualche dipinto senza però esagerare nel numero, devono bastare per    almeno tre o quattro mesi.
È andata così. Come sempre mi sono svegliato molto presto, poco prima dell’alba, un po’ perché sono abituato così, un po’ perché mi sveglia Adele, la gatta, sdraiandosi sulla mia faccia cose se volesse allattarmi, segno che tutti, proprio tutti, abbiamo rotelle in misura minore al necessario. Me compreso, non lo nego, io ad esempio ho la fissa della polvere in casa, una specie di malattia, se sento il minimo cigolio sotto le pantofole passo subito l’aspirapolvere, fosse anche la millesima parte di un atomo di polvere, e posso assicurare che me ne accorgo. Quindi ho questo problema della polvere con conseguente abuso dell’aspirapolvere. Se si dovesse rompere quando i negozi sono chiusi potrei avere un infarto, per questo ne ho pronte due nuove in cantina.
Altre ossessioni, vediamo un po’, bè l’ordine in generale e la simmetria che ne consegue, insomma tutto a casa mia deve essere ordinato altrimenti soffro, i quadri in particolare devono essere dritti al millimetro, così ogni sera faccio un controllo con la livella, non sia mai che un colpo di corrente li ha spostati. Poi basta, non ho altre stranezze, per il resto sono un uomo ragionevole, con la testa sulle spalle e senso della realtà, insomma non mi invento fantasmi o cose che non esistono. Diciamo pure che ho uno spirito scientifico, pragmatico, solido, il contrario di Adelina che vagava per le nuvole e le sparava sempre grosse. Per questo andavamo così d’accordo, bisogna esser diversi. Certo la mania dell’ordine se va molto oltre come nel mio caso diventa qualcosa che è meglio non mostrare alla gente, infatti non invito mai nessuno, a casa entra solo la donna delle pulizie, Carmela, che ho avvertito fin dal primo giorno: tutto quello che vedi qui in casa è top secret, se scopro che lo racconti in giro prima ti licenzio e poi t’ammazzo. Non ho detto proprio t’ammazzo, ma le ho fatto capire che facevo sul serio.
Faccio un esempio di cosa non voglio che la gente veda. Scelgo a caso un oggetto della mia casa, il frigorifero, ma è tutto così, la sostanza è la stessa. Il frigorifero è ordinato per genere alimentare (e questo è ovvio), ordine cronologico di scadenza, dimensioni, colori (per le verdure si va dal bianco dei finocchi al verdolino pallido della cappuccina via via verso verdi sempre più intensi, però non so dove mettere le barbabietole e il radicchio, finisce che le metto con le carote ma è una scelta sofferta che non mi convince). Va da sé che si creino conflitti anche molto gravi tra i diversi parametri, in particolare tra colore e scadenza, ma col tempo ho imparato a evitarli mangiando tutto quello che li provoca. Si può immaginare come ordino le calze o i maglioni, e si può immaginare la difficoltà di ordinare le camicie, ci passo delle ore, non con quelle a tinta unita, con le altre.
Adelina non se ne accorgeva, lei era il disordine fatto donna, un disastro, quando andava a letto lasciava i vestiti in un mucchio informe per terra, dalla mia parte c’erano le pantofole simmetriche dirette a nord. Quando c’era Adelina passavo metà della giornata a seguirla per mettere a posto quello che scombinava, ma era una battaglia persa, era troppo per una sola persona. Bastava che preparasse lei la colazione, niente di speciale, caffè, latte, toast, burro e marmellata, a volte anche yogurt, che poi per mettere a posto ci mettevo un’ora, più l’aspirapolvere per le briciole finite per terra. Per fortuna facevo sempre tutto io, compravo, cucinavo e mettevo a posto, con una tecnica spettacolare che consiste nel lavare le padelle e le pentole l’istante successivo alla fine del loro utilizzo, quindi prima ancora di mettersi a tavola, così dopo mangiato rimangono solo i piatti, i bicchieri e le posate. Adesso che sono solo metto a posto mentre mangio così poi è già tutto pulito e posso passare con calma l’aspirapolvere.
Con Adelina che scombinava tutto ho adottato diverse tecniche, tutte fallite. All’inizio la seguivo come un segugio, dove passava lei c’era un angioletto che rimetteva le cose a posto e alla fine della giornata la casa era quasi ordinata (la perfezione non l’ho mai raggiunta, neanche adesso che vivo solo). Ma era troppo stressante e non riuscivo a concentrarmi sulle nature morte. Così ho cominciato a fare la ronda ogni ora, posavo i pennelli e facevo un giro per la casa con uno straccio in mano e un secchio d’acqua calda e Aiax Classico (quello bianco). Ma un’ora era troppa, quella matta in un’ora era capace di creare il caos primordiale, dico quella matta ma con affetto, io l’amavo più di ogni altra cosa, altrimenti l’avrei uccisa con l’accetta per il casino che combinava in casa. Quindi la ronda l’ho fatta ogni mezz’ora, un po’ meglio, ma le mie nature morte andavano a singhiozzo, stop and go, un vero tormento. Cominciavo un kiwi e proprio quando lo stavo finalmente terminando dovevo fare il giro di controllo.
Se torno con il pensiero a quei giorni felici non posso tacere il mio sconforto per quel continuo tormento di dover riparare i danni di Adelina, cioè ad esempio riallineare le sedie, riportare a filo le posate dentro il cassetto, ristabilire la simmetria degli asciugamani in bagno eccetera. Che poi era nulla se penso alla vera tragedia della giornata, la passeggiata sulla spiaggia di Marina di San Nicola, una catastrofe, una tortura, perché al ritorno portava in casa chili di schifosissima sabbia nera vulcanica che ci passavi con le pantofole e sentivi cic tric e io quasi svenivo per la disperazione. L’aspettavo a casa con l’aspirapolvere già accesa, ma la sabbia si appiccicava alle calze, finiva tra le dita dei piedi, e se poi Adelina si sdraiava sulla spiaggia allora era davvero la fine, trovavo sabbia dappertutto perché ce l’aveva ovunque, nei capelli, nelle orecchie, negli interstizi più minuti e più intimi, si anche lì. Perché Adelina al mare diventava bambina e i bambini al mare s’insabbiano fino al collo, è il loro divertimento.
La passeggiata quotidiana alla spiaggia era un tormento che mi portava via almeno due ore di duro lavoro. Dovevo spogliarla in giardino, d’estate spruzzarla con la pompa, e poi portarla in braccio dentro la vasca da bagno (a lei piaceva molto, proprio come ai bambini, infatti voleva le ochette rosse e un motoscafo). Poi prendevo i vestiti e li mettevo in lavatrice, tutti, mentre le scarpe le pulivo nel lavabo esterno. Poi ancora dovevo lavarle la schiena e farle lo sciampo perché non mi fidavo di come lo faceva lei, correvo il rischio di trovarmi la sabbia dentro il letto, una follia. Poco tempo prima che precipitasse nel dirupo chiesi a un ingegnere di progettarmi una specie di cabina lavatrice-asciugatrice-aspiratrice da mettere all’ingresso, come le cabine delle banche.
Ecco, sono andato fuori tema, dovevo descrivere quello che è successo questa mattina e son finito a parlare di ordine e disordine, un argomento per me importantissimo ma che non era in programma. Allora è meglio ricominciare da capo nel prossimo capitolo. Chiudo questo precisando che a parte l’ordine e l’aspirapolvere sono una persona normale, come tutti, soprattutto con un forte senso della realtà e i piedi ben saldi per terra. Non come certa gente che vive in un altro pianeta e s’inventa cose che non stanno né in cielo né in terra, tipo Ciocci.

3 commenti:

  1. Salve. Sono uscito di prigione (Roscia ne sa qualcosa). Bello il filmato. Complimenti vivissimi.

    Bibliografia:

    T. Saluto, Salve, Ciao Edizioni, Milano 2011;

    G. Mesina, Sono uscito di prigione, Sotto Torchio, San Sebastano (SS), 1982;

    F. Fellini, Bello il filmato, Ed. Bona la prima (e anche l'ultima), Rapallo 1971;

    G. Gentile, Complimenti vivissimi, Napoli 1921

    Ben ritrovati. Pilon

    RispondiElimina
  2. Egregio Pilon,
    i maglioni ordinati per colore li ho visti molti anni fa nel tuo cassetto, sono ancora così? Ci puoi dire qualcosa sulla disposizione dei cibi in frigorifero?
    E.

    RispondiElimina
  3. Perché non si vedono più i post e bisogna aprire per forza la finestra a lato? Per me che leggo solo quelli è molto scomodo.

    Non solo i maglioni, ma le camicie e le calze. Dovendoli tenere in ordine, tanto vale trovare un sistema che consenta di rimetterli a posto senza fatica. Il vero motore dell'essere ordinati è, infatti, la pigrizia.

    Sulla disposizione dei cibi nel frigorifero, mi limito al recupero del maggiore spazio possibile. Una delle mie regole di vita è infatti quella di non imporre il mio essere ordinato agli altri. E siccome il frigorifero è uno spazio comune, vale per esso detta regola.

    Se potessi disporre di un frigorifero tutto mio, credo che preferirei una disposizione cromatica (ad es.: le rape rosse con il salame, la cioccolata al latte con la bottarga di tonno ecc.) ad una più logica, per tipologia di alimenti.

    Spero di essere stato esaustivo. Per approfondimenti rimando a questo interessante articolo, sempre valido per quanto oggi un po' datato:

    O. Di Ricino, Ordine Nuovo, in "Microsega" XII (1982), pp. 34-46.

    Pilon

    RispondiElimina