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martedì 13 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo trentuno


in copertina una foto fatta a Londra lo sfondo non casualmente è giallo zolfo, RAL vattelapesca,
non ci crederete ma ho pure dovuto aggiungere una h ad una "a" che se se andava tutta sola.


TRENTUNO

“Non è matta, è Adelina, anche lei diceva queste cose”
“Parlava di meandri?”
“No, era nei meandri, ogni tanto ne emergeva, saltellava sulle punte, faceva un bel sorriso e poi di nuovo a capofitto nei suoi percorsi tortuosi nei quali è difficile orientarsi”
“E tu che facevi?”
“Io dipingevo le mie nature morte”
“Si, certo, ma lei nei meandri come ci stava? Sdraiata, seduta, sui pattini…”
“Ci stava facendo altre cose, è chiaro, i meandri o come li chiamate voi filosofi sono un luogo della mente non un luogo fisico, come il tuo iperuranio”
“Già, certo…quindi tu vedevi che era lì, a casa, magari cucinava una bistecca, ma in realtà era altrove con la testa”
“Proprio così, brava, l’hai capito, però non cucinava una bistecca, lo facevo sempre io, lei con le cose domestiche era un disastro”
“Allora non erano meandri, solo distrazione”
“Mai chiamati meandri, l’hai detto tu”
“L’ha detto Lucie”
“È vero…Lucie…Lucie…voglio vederla!”
“Calma, sei in pigiama, dobbiamo aspettare Ciocci”
“Ciocci, è vero…Ciocci…adesso altre pecore…che avrà voluto dire? C’entra con Adelina?”
“Hai abbastanza pensieri, mettiti tranquillo altrimenti diventi matto”
“Hai ragione…ma cosa voleva dire? C’entra l’iperuranio?”
“L’iperuranio è quella zona al di là del cielo dove risiedono le idee, con le pecore non c’entra niente, con l’idea di pecora forse si, con Adelina credo proprio di si, perché te la porti a spasso nella testa da quando l’hai conosciuta, è un’ossessione, una malattia, vorrei fare qualcosa…”
“Ma l’hai vista anche tu, ha detto eccomi, perché l’avrebbe detto se non fosse stata lei?”
“Era Lucie, non Adelina, Lucie ha detto eccomi, l’ha detto dopo che ho descritto la donna che cerchiamo, timida, non appariscente, con l’espressione intelligente e curiosa, appena appena triste, ha sentito e ha detto eccomi”
“Quindi è lei, non ci son dubbi”
“Si è riconosciuta in quella descrizione, non ho detto che cerchiamo una donna che prima era Adelina, poi è morta, poi la sua anima eccetera eccetera”
“È lei e basta, devo vederla”
“E poi? Le dici che è Adelina? Ti prende per matto e ha pure ragione, perché lo sei, quindi se ci tieni a Lucie devi stabilire una strategia…che poi è molto semplice, è la stessa che consiglierei a chiunque intendesse conquistare una donna, che si chiami Adelina, Lucie o Ludovica”
“Cioè?”
“Nulla”
“Cosa nulla?”
“Nulla, la mia strategia è non fare nulla, se deve succedere succede, ci si guarda negli occhi ed è tutto fatto”
“Allora mi credi finalmente…credi nel Grande Ciclo…”
“Manco per idea”
“Ragiona Camilla, se non devo far nulla vuol dire che è tutto già deciso, infatti è così, la vita è un film proiettato infinite volte, solo che ogni volta abbiamo solo una vaga sensazione di averla già vissuta attraverso i famosi déjà vu, e ignoriamo completamente il futuro, col risultato di avere l’illusione di poter condizionare gli avvenimenti”
“Io non credo in nulla, men che meno nel Grande Ciclo, ho detto che non devi far nulla perché qualsiasi cosa decidi di fare sembrerà falsa, artefatta, mentre ti devi fidare solo dell’istinto”
“Falsa? Vuoi dire inventata? Non t’avrà mica convinto Ciocci?”
“Non vuoi capire…vi invidio a te e a Ciocci, credete ancora a qualcosa, tu all’anima migrante, Ciocci alla letteratura…io solo agli avannotti del laghetto, non è un granché”
“Però sei venuta a Parigi”
“Certo, siamo amici, ti devo proteggere, sei in pericolo”
“E perché mai?”
“Perché cerchi una cosa che non c’è, come tutti gli uomini e le donne, tranne me, ma tu sei più ostinato degli altri, la vuoi ad ogni costo e questo non va…e se poi non la trovi? Se la trovi e rimani deluso? Se la trovi e non ti vuole?”
“Impossibile”
Entra Bertrand pieno di pacchi, dice che Ciocci ci aspetta giù al taxi. Mi vesto in dieci secondi e corro giù per le scale rischiando l’osso del collo. Arrivato al taxi mi accorgo che non posso andare in giro così, ho un completo giallo zolfo (RAL 1016), una camicia sbrilluccicante rosso segnale (RAL 3001) e degli stivaletti western pieni di borchie. Lucie se mi vede si sganascia. Camilla lo fa, Ciocci piange dal ridere, Bertrand invece è seccato, li ha scelti lui quei vestiti, Ciocci li ha solo rubati.
“All’Hotel Sain Germain, presto!”
Andiamo all’hotel, ho un ricambio decente e urgente bisogno di una doccia, calma i nervi. Ciocci corre come un pazzo, suona il clacson e sventola il fazzoletto dal finestrino, dice che è un’emergenza e si fa così. Quando entro nella hall la signorina della reception mi guarda e sorride, in ascensore Camilla dice che ho fatto colpo. Devo tenermi il completo giallo zolfo?


5 commenti:

  1. Cerca l’anima. Mauro. Tra Bloom Street e Finnegans Lane c’è il solito John Crowford che vende le mele, son vent’anni che. Pigiare nel tino grappoli di Borgogna.
    Entra nel pub, gli punge qualcosa dietro, ah, è il sapone, poi bisogna toglierlo dalla tasca, chi glielo dirà a Mrs Sidney Lee, il suo profumo è imbattibile. Prurito all’ombelico, poco più sotto, colpa del profumo di Mrs Sidney Lee.
    Pensarci più tardi a.
    Dev’esser nella birra, l’anima, adesso me la bevo. Glugluglu, meglio dell’orzoro di Mr Harris, tirchio infame strafottuto di Harris, la moglie va con tutti. Ha detto che Mr Magee stava a letto con la moglie dell’amante di sua moglie.
    Cerca cerca cerca, trova trova trova. L’anima. L’anima dove sta? Mauro dove sta?

    L’orrido gabbiano corso
    Batte l’ali sul lugubre oceano

    Ne chiede un’altra, glugluglu, i suoi occhi chiedono una risposta al fiume, di sicuro Mariuccia ha ritrovato lo spillo. Se la immagina in cima a St. Paul che urla “dov’è il mio spillo?” e arriva il curato di Bath in persona a salvarla. Mauro cerca nelle bollicine, ma ce n’è mille di anime.

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  2. Posso dire che è magnifico!

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  3. Egli avea maturato, nel mentre che camminava, un pensiero. E lo cresceva in mente, rivoltandolo e comprimendolo, di tanto in tanto gettandolo al vento, dimenticandolo, per poi riprincipiarne l’arzigogolo. Come di primo mattino, aperte le logge al sole ancora quieto, fanno le serve con lini e coltri ancora tepidi della trascorsa notte, fermandosi a un tratto a bisbigliare e a guardar di sott’occhio, o per un breve scroscio di risa pieno di sottintesi, per poi riprendere leste a sprimacciar cuscini, con tanta giovenile forza che quasi il crine ne fuoriesca. Così Mauro Travaglino faceva co’ suoi pensieri o, per dir meglio, coll’unico pensiero, cacciato nella sua testa d’ingenuo contadinotto come le viti autofilettanti [licenza poetica] che mastro Scotti, intento all’opra sua, ficca solidamente nel faggio del saldo scafo che va costruendo.
    Pensava, invero, che anche una volta morto (si figurava ucciso ne’ pressi del suo lago da’ prepotenti servi di Don Ulderigo), potesse l’anima sua mutarsi in altro. In corniola o smeriglio, in sughero o cappone. Preso da quella sorta di sogno vigile ne avea intessuto altri ed altri ancora. Che la sua Adelina potesse darsi la morte pur di non cedere all’infame e che, anch’ella trasmigrata, divenisse remo, se lui fosse barca, o scoglio ove lui patella. Così che il suo viso, com’è delli ingenui il non saper celare l’emozioni, mutava di sembiante quasi a ogni passo: or era grave, allorquando gli sovveniva della lotta co’ Bravi o dell’innocente morte di Adelina; ora disteso e quieto, quando, colto da commozione, s’immaginava delle lor vite comunque unite in corpi diversi, e più umili. E se qualcuno fosse passato accanto a lui, lungo la deserta stradicciola che contornava il lago da San Nicola ad Elice Grande, avrebbe potuto dubitare ch’egli non fosse in sé, sudato e rosso in volto, com’era, e piangente e ridente ad un tempo.
    Così, intento, procedeva di buon passo, a tal segno immerso nel suo pensiero che non s’avvide d’un movimento lesto e furtivo alla sua destra, laddove un boschetto di ginestre escludeva lo sguardo dall’ultimo orizzonte [scusate!]. Colà si celava un piccolo drappello di onesti farabutti, agli ordini del Cioccio. Costui, di essi, non solo era il più sordido e infame ma anche il più lesto di pensiero: se mai si possa chiamar lesto un pensiero non aduso a frequentar buoni propositi, né lesta la mano ignara di ciò che s'appella buona azione.

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    1. ahahahaha stupenda, sei un genio!
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  4. bravo Pilon, ancora ti prego!

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