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mercoledì 21 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo trentanove



in copertina il ciocci nella sua camera d'albergo in Paris

 TRENTANOVE

Bertrand schiaccia la tavoletta e parte a razzo, sgomma a destra in Rue de Lille, poi a sinistra in Rue du Bac e prende il Quai Anatole France verso Pont de la Concorde.
“Abbiamo la polizia alle calcagna”, fa Ciocci eccitato.
“Fermati Bertrand, spiegheremo tutto”, dico terrorizzato.
“Cosa vuoi spiegare? Ce n’è già per dieci anni di galera, rissa, furto, tentato omicidio, meglio fuggire, prendo la mitraglietta”
“Sei pazzo! Voglio scendere!”
“Non se ne parla, Bertrand accelera, è una vita che sogno questo momento, una fuga con sparatoria, in tedesco si dice schusswechsel”
Ciocci rompe il finestrino e si mette a sparare, Bertrand è al culmine della gioia, corre come un pazzo sul lungosenna, prende Pont de la Concorde facendo fischiare le gomme e poi a destra Quai des Tuileries.
“Dove andiamo?”, fa Camilla imperturbabile.
“Per adesso fuggiamo, hai qualche idea?”
“La prima a destra, lasciamo il taxi al Parking du Coroussel e ci mescoliamo ai turisti”
Bertrand esegue, ma la polizia non ci molla, così prosegue oltre i giardini del Louvre e sgomma a sinistra su Rue de Rivoli. Io nel frattempo comincio ad abituarmi all’idea che la mia vita nell’involucro attuale volge al termine, quindi mi rilasso e aspetto gli eventi che tra breve condurranno la mia anima a vagare libera per Parigi alla ricerca di Adelina, la mia dolce Adelina. I dettagli non mi interessano, che muoia schiantandomi sull’obelisco di Place e la Concorde o trafitto da una raffica di mitra è uguale, spero solo di non soffrire troppo e soprattutto di morire, non ho voglia di finire nelle fetide prigioni francesi.
A Place de la Concorde Bertrand fa tre giri completi a centoquaranta all’ora fin quasi a doppiare le auto della polizia. Ciocci se le vede davanti, prende la mira e centra le gomme posteriori facendo sbandare le gazzelle contro l’obelisco. Il taxi prosegue la sua folle corsa in Avenue Gabriel, poi a destra in Rue de l’Elysée, e si ferma davanti a casa di Nicolas Sarkozy. Scendiamo rapidi dalla macchina ed entriamo trafelati nell’atrio del palazzo presidenziale, non so perché facciamo questo, lo facciamo e basta, come se fosse già deciso, già scritto nel copione. Io ho rinunciato a pensare, seguo gli altri, ma un residuo di pensiero mi attraversa la mente, la sensazione di essere un pupazzo in mano a qualcuno che si diverte a strapazzarmi per le strade di Parigi.
“Che ci facciamo qui?”, chiede Camilla.
“È il posto più sicuro di Francia, chi è così folle da nascondersi all’Eliseo?”
“Bertrand sei un genio!”, fa Ciocci abbracciandolo.
Si avvicinano due gendarmi, dicono che non si può stare.
“Abbiamo un appuntamento con Madame Carla Bruni, siamo giornalisti accreditati”
“Accreditati?”, chiedono loro.
“Si, certo, saprà certamente che il Regolamento della Comunità Europea n. 765/CE/2008 definisce l’accreditamento come attestazione da parte di un organismo nazionale di accreditamento che certifica che un determinato organismo di valutazione della conformità soddisfa i criteri stabiliti da norme armonizzate e, ove appropriato, ogni altro requisito supplementare, compresi quelli definiti nei rilevanti programmi settoriali, per svolgere una specifica attività di valutazione della conformità”
“E voi avete questo accreditamento?”
“Bien sûr”
“Possiamo vederlo?”
“Naturellement”
Ciocci estrae dalla tasca un fogliaccio che ha trovato nel cassonetto e lo porge ai gendarmi.
“Ma qui non si capisce niente!”, dicono.
“È unto di pizza”
“E quale sarebbe il vostro giornale?”
“Horse & Hound”
“Sarebbe?”
“Cavalli e segugi”
“E che c’entra la first lady?”
“Questi non sono affari suoi, è uno scoop, mica possiamo dirlo a cani e porci”
“Comunque Madame Bruni non c’è, è andata a comprare il latte”
“L’aspettiamo di sopra”
“Impossibile”
“Due chiacchiere con Nicolas…”
“Non c’è, è andato a comprare il pane”
“Con Carla?”
“Non possiamo dirlo a cani e porci”
Si guardano in silenzio, non sanno più che dire. Ciocci da un’occhiata fuori, la polizia ha fermato il traffico e posto le transenne intorno al taxi, un artificiere cerca l’esplosivo.
“Che accade?”, chiede un passante a una passante.
“Fanno brillare il taxi”
“Perché poi? È un peccato…un Mercedes S-Class W 221 S500 del 2011!”
“Forse hanno paura che esploda”
“Perché dovrebbe esplodere?”
“Vattelappesca”
Ci uniamo ai curiosi, commentiamo anche noi la scena, poi ci dileguiamo alla chetichella.
“E adesso?”
“Adesso andiamo all’albergo a riprender fiato”
“E poi?”
“E poi decidi tu cosa dobbiamo fare, siamo qui per te…se vuoi cerchiamo Adelina al Musée de l’Homme”
“O al Musée de la Femme”, fa Bertrand molto spiritoso.
Saliamo su un taxi, nel tragitto sentiamo l’edizione straordinaria del giornale radio, si parla di noi, di un gruppo di feroci terroristi che dopo aver seminato il panico nel centro storico della capitale hanno lasciato un auto bomba davanti all’Eliseo. Bertrand ridacchia, dice a Ciocci che ha una gran voglia di andare al Musée de la Femme.
“Rivendichiamo?”, sussurra Ciocci raggiante.
“E la sigla?”, chiede Bertrand.
“Fronte rivoluzionario cavalli e segugi”
“FRCG? Non va, è impronunciabile”
“Allora fronte rivoluzionario Horse & Hound”
“FRHH…bello, bellissimo”
“E cosa vogliamo noi del FRHH?”
“Carla Bruni”

1 commento:

  1. L’urtema sagliuta
    (alla maniera di S. Di Giacomo)
    versione riveduta e corretta da G.R.

    Chiano chiano
    mont’ a china.
    Chino chino
    saglie su.

    Mont’ a china
    da Tuleto,
    chiano chiano.
    E nun saglie cchiù.

    “Ti si’ fatt'
    vicchiariell',
    né, Pasquà,
    nun cant' cchiù?”

    Va pensanno, arrecurdanno.
    Chiano chiano e nun saglie cchiù.

    So’ vent’ann'. “E mo che d’è?
    assettatevi, Pasquale”.
    “Ma Adelina mia nun c’è?”

    “‘A vulite ‘na pizzella?”
    “Ma Adelina mia nun c’è?”
    “’A tenite ‘na scarsella?”
    “Nun ne tengo, tengo cchiù”.

    Va pensanno, arrecurdanno.
    Chiano chiano e nun saglie cchiù.

    “Mò te siento, Adelina,
    mò te parlo, parli tu?
    T’arritruovo dint’o viento
    ‘na carezza ‘a bbuo dà tu?”

    “Don Pasquà, ma ca tenite?
    Don Pasquale… oddio currite!
    Nina, Antò, Lucia, venite…
    nun respira, parla cchiù”.

    Va pensanno, arrecurdanno.
    Chiano chiano e nun saglie cchiù.

    Mò Pasquale sta int’o viento,
    da Tuleto saglie su.
    Tutt''e llacreme chiagnute
    s’è scurdate. Nulla cchiù.

    Va pensanno, arrecurdanno.
    Chiano chiano e nun saglie cchiù

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