in copertina il ciocci nella sua camera d'albergo in Paris
TRENTANOVE
Bertrand
schiaccia la tavoletta e parte a razzo, sgomma a destra in Rue de
Lille, poi a sinistra in Rue du Bac e prende il Quai Anatole France
verso Pont de la Concorde.
“Abbiamo
la polizia alle calcagna”, fa Ciocci eccitato.
“Fermati
Bertrand, spiegheremo tutto”, dico terrorizzato.
“Cosa
vuoi spiegare? Ce n’è già per dieci anni di galera, rissa, furto,
tentato omicidio, meglio fuggire, prendo la mitraglietta”
“Sei
pazzo! Voglio scendere!”
“Non
se ne parla, Bertrand accelera, è una vita che sogno questo momento,
una fuga con sparatoria, in tedesco si dice schusswechsel”
Ciocci
rompe il finestrino e si mette a sparare, Bertrand è al culmine
della gioia, corre come un pazzo sul lungosenna, prende Pont de la
Concorde facendo fischiare le gomme e poi a destra Quai des
Tuileries.
“Dove
andiamo?”, fa Camilla imperturbabile.
“Per
adesso fuggiamo, hai qualche idea?”
“La
prima a destra, lasciamo il taxi al Parking du Coroussel e ci
mescoliamo ai turisti”
Bertrand
esegue, ma la polizia non ci molla, così prosegue oltre i giardini
del Louvre e sgomma a sinistra su Rue de Rivoli. Io nel frattempo
comincio ad abituarmi all’idea che la mia vita nell’involucro
attuale volge al termine, quindi mi rilasso e aspetto gli eventi che
tra breve condurranno la mia anima a vagare libera per Parigi alla
ricerca di Adelina, la mia dolce Adelina. I dettagli non mi
interessano, che muoia schiantandomi sull’obelisco di Place e la
Concorde o trafitto da una raffica di mitra è uguale, spero solo di
non soffrire troppo e soprattutto di morire, non ho voglia di finire
nelle fetide prigioni francesi.
A
Place de la Concorde Bertrand fa tre giri completi a centoquaranta
all’ora fin quasi a doppiare le auto della polizia. Ciocci se le
vede davanti, prende la mira e centra le gomme posteriori facendo
sbandare le gazzelle contro l’obelisco. Il taxi prosegue la sua
folle corsa in Avenue Gabriel, poi a destra in Rue de l’Elysée, e
si ferma davanti a casa di Nicolas Sarkozy. Scendiamo rapidi dalla
macchina ed entriamo trafelati nell’atrio del palazzo
presidenziale, non so perché facciamo questo, lo facciamo e basta,
come se fosse già deciso, già scritto nel copione. Io ho rinunciato
a pensare, seguo gli altri, ma un residuo di pensiero mi attraversa
la mente, la sensazione di essere un pupazzo in mano a qualcuno che
si diverte a strapazzarmi per le strade di Parigi.
“Che
ci facciamo qui?”, chiede Camilla.
“È
il posto più sicuro di Francia, chi è così folle da nascondersi
all’Eliseo?”
“Bertrand
sei un genio!”, fa Ciocci abbracciandolo.
Si
avvicinano due gendarmi, dicono che non si può stare.
“Abbiamo
un appuntamento con Madame Carla Bruni, siamo giornalisti
accreditati”
“Accreditati?”,
chiedono loro.
“Si,
certo, saprà certamente che il Regolamento della Comunità Europea
n. 765/CE/2008 definisce l’accreditamento come attestazione da
parte di un organismo nazionale di accreditamento che certifica che
un determinato organismo di valutazione della conformità soddisfa i
criteri stabiliti da norme armonizzate e, ove appropriato, ogni altro
requisito supplementare, compresi quelli definiti nei rilevanti
programmi settoriali, per svolgere una specifica attività di
valutazione della conformità”
“E
voi avete questo accreditamento?”
“Bien
sûr”
“Possiamo
vederlo?”
“Naturellement”
Ciocci
estrae dalla tasca un fogliaccio che ha trovato nel cassonetto e lo
porge ai gendarmi.
“Ma
qui non si capisce niente!”, dicono.
“È
unto di pizza”
“E
quale sarebbe il vostro giornale?”
“Horse
& Hound”
“Sarebbe?”
“Cavalli
e segugi”
“E
che c’entra la first lady?”
“Questi
non sono affari suoi, è uno scoop, mica possiamo dirlo a cani e
porci”
“Comunque
Madame Bruni non c’è, è andata a comprare il latte”
“L’aspettiamo
di sopra”
“Impossibile”
“Due
chiacchiere con Nicolas…”
“Non
c’è, è andato a comprare il pane”
“Con
Carla?”
“Non
possiamo dirlo a cani e porci”
Si
guardano in silenzio, non sanno più che dire. Ciocci da un’occhiata
fuori, la polizia ha fermato il traffico e posto le transenne intorno
al taxi, un artificiere cerca l’esplosivo.
“Che
accade?”, chiede un passante a una passante.
“Fanno
brillare il taxi”
“Perché
poi? È un peccato…un Mercedes S-Class W 221 S500 del 2011!”
“Forse
hanno paura che esploda”
“Perché
dovrebbe esplodere?”
“Vattelappesca”
Ci
uniamo ai curiosi, commentiamo anche noi la scena, poi ci dileguiamo
alla chetichella.
“E
adesso?”
“Adesso
andiamo all’albergo a riprender fiato”
“E
poi?”
“E
poi decidi tu cosa dobbiamo fare, siamo qui per te…se vuoi
cerchiamo Adelina al Musée de l’Homme”
“O
al Musée de la Femme”, fa Bertrand molto spiritoso.
Saliamo
su un taxi, nel tragitto sentiamo l’edizione straordinaria del
giornale radio, si parla di noi, di un gruppo di feroci terroristi
che dopo aver seminato il panico nel centro storico della capitale
hanno lasciato un auto bomba davanti all’Eliseo. Bertrand
ridacchia, dice a Ciocci che ha una gran voglia di andare al Musée
de la Femme.
“Rivendichiamo?”,
sussurra Ciocci raggiante.
“E
la sigla?”, chiede Bertrand.
“Fronte
rivoluzionario cavalli e segugi”
“FRCG?
Non va, è impronunciabile”
“Allora
fronte rivoluzionario Horse & Hound”
“FRHH…bello,
bellissimo”
“E
cosa vogliamo noi del FRHH?”
“Carla
Bruni”
L’urtema sagliuta
RispondiElimina(alla maniera di S. Di Giacomo)
versione riveduta e corretta da G.R.
Chiano chiano
mont’ a china.
Chino chino
saglie su.
Mont’ a china
da Tuleto,
chiano chiano.
E nun saglie cchiù.
“Ti si’ fatt'
vicchiariell',
né, Pasquà,
nun cant' cchiù?”
Va pensanno, arrecurdanno.
Chiano chiano e nun saglie cchiù.
So’ vent’ann'. “E mo che d’è?
assettatevi, Pasquale”.
“Ma Adelina mia nun c’è?”
“‘A vulite ‘na pizzella?”
“Ma Adelina mia nun c’è?”
“’A tenite ‘na scarsella?”
“Nun ne tengo, tengo cchiù”.
Va pensanno, arrecurdanno.
Chiano chiano e nun saglie cchiù.
“Mò te siento, Adelina,
mò te parlo, parli tu?
T’arritruovo dint’o viento
‘na carezza ‘a bbuo dà tu?”
“Don Pasquà, ma ca tenite?
Don Pasquale… oddio currite!
Nina, Antò, Lucia, venite…
nun respira, parla cchiù”.
Va pensanno, arrecurdanno.
Chiano chiano e nun saglie cchiù.
Mò Pasquale sta int’o viento,
da Tuleto saglie su.
Tutt''e llacreme chiagnute
s’è scurdate. Nulla cchiù.
Va pensanno, arrecurdanno.
Chiano chiano e nun saglie cchiù