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mercoledì 29 febbraio 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo sedici




in copertina il monte Careri in una suggestiva foto al  tramono nella valle degli Orti della Farnesina 

 SEDICI

Ho detto a Ciocci che so tutto del passato ma dimentico il futuro. Ricordo tutto dai tempi avventurosi del brodo primordiale, potrei raccontare nei minimi particolari le guerre puniche e l’impresa dei Mille (ma erano al massimo un centinaio, aveva ragione la questura) ma ignoro i miei prossimi involucri, non ho la più pallida idea di cosa diventerò. E questo è un bel mistero visto che ho vissuto centinaia di migliaia di volte l’intero ciclo, quindi anche il futuro.
Però credo sia un bene, altrimenti sarebbe una noia, un film già visto mille volte di cui ricordo benissimo anche la fine, no, un po’ di sorpresa ci vuole, ti tiene sveglio. E poi posso divertirmi con gli amici, perché è pur vero che non mi ascoltano, ma quando si gioca a cosa saremo si divertono un sacco. A questo gioco tutti tranne Ciocci, Camilla e il sottoscritto, ossia gli unici in grado di utilizzare bene la testa (anche se Ciocci comunque è matto) vogliono diventare miliardari e avere interi pollai di gnocche strafiche da possedere al minimo prurito sessuale. L’ultima volta che abbiamo giocato è andata così, adesso lo racconto.
Ha cominciato Nello, aveva le idee molto chiare, segno che al futuro ci pensa anche per conto suo. Sarà un novello Picasso che ha già prodotto i suoi capolavori, attraversato tutte le fasi cromatiche della sua solare carriera e adesso vive di rendita, va avanti a cedole milionarie senza muovere un pennello ed è festeggiato ovunque come autentico genio del ventunesimo secolo. Ma non rilascia interviste, su questo Nello è molto fermo, non intende rilasciare interviste. Quando Nello ci racconta cosa sarà nella prossima vita prima dice questa storia dell’artista ormai ricchissimo e poi subito che non rilascia interviste. Anzi sembra che la storia del genio del ventunesimo secolo sia solo un dettaglio per arrivare al sodo, alla cosa che più gli interessa, ossia che non intende rilasciare interviste.
Terzi si accontenta di fare il proprietario di un agriturismo in Toscana, uno splendido casale ocra con davanti le dolci colline dipinte dagli artisti e cantate dai poeti, dietro l’orto e le galline e dentro…e qui Terzi si eccita e arriva al punto, dentro ci sono cameriere sexy che quando si piegano per raccogliere qualcosa si vede tutto, proprio tutto, e si piegano continuamente, appena lui passa, non fanno che piegarsi. Bob gli chiede e dopo? nel senso di vabbè, si piegano, ho capito, ma dopo tu che fai? Terzi non risponde, ci lascia nel dubbio. Secondo Camilla gli basta che si pieghino, il resto non gli interessa, Manfredi è convinto che a furia di vederle piegate gli succede come all’abete che diventa maestro di sci, perché all’amore non si comanda, omnia vincit amor. Non dice proprio così, traduco e ingentilisco le sue espressioni irripetibili.
Manfredi, come era ovvio, sarà direttore dell’Orchestra di Stato Moldava, secondo lui è molto più raffinata dei Berliner Philharmoniker ed ha un repertorio più bello, suonano soprattutto canti popolari rumeni trascritti per orchestra, da piangere di commozione. Da direttore d’orchestra sarà abbastanza ricco, quindi avrà cinque campi rom con baracche ad alta tecnologia, pannelli solari, Jacuzzi e frullatori. Terzi gli ha chiesto che se ne fa di cinque campi rom, Manfredi ha risposto che a lui piace viaggiare e vuole avere una baracca in ogni capitale europea. Nello gli ha chiesto allora ti bastano cinque baracche, che te ne fai dei campi, lui ha risposto sono per gli amici imbecille. Non ha parlato di donne, ma ai rom non mancano mai quindi non ne parlano.
Bob invece ha solo desideri sessuali, ma quando tocca a lui è già cotto di Tavernello e riesce a dire solo scopare sempre. Forse il più onesto è proprio lui, invece di pensare a chi sarà e cosa avrà va subito al sodo, dice cosa farà. Allora Camilla gli ha detto che potrebbe farlo anche adesso, non c’è bisogno di cambiare involucro, ma lui non ascolta, canta Com’è bello fà l’amore quann’è sera. Le turiste si fermano a guardarlo, Bob è un bel pezzo d’uomo, non a caso lo chiamano l’Americano, e un pensierino di sicuro lo fanno, ma lui neanche le vede, è cotto di perfido Tavernello, canta l’amore in dialetto di Centocelle e sembra soddisfatto così. Camilla sostiene che è stato lasciato dalla donna della sua vita ed è precipitato nel Tavernello per dimenticare, altrimenti tutte quelle turiste scandinave non avrebbero scampo.
Camilla a questo gioco non partecipa, quando è il suo turno dice solo che sarà di nuovo Camilla, sta benissimo così, barbona a Villa Borghese. Io gli dico che non si può, l’involucro va cambiato per forza perché a un certo punto si rompe, lei ridacchia e risponde allora sarò un filo d’erba. Gli altri protestano, Nello dice non vale, se si gioca si gioca, Terzi gli suggerisce cosa può essere per incoraggiarla a continuare, una campionessa di nuoto, un’attrice famosa tipo Jeanne Moreau o Catherine Deneuve, la prima Presidente donna degli Stati Uniti, e aggiunge pure che un filo d’erba dura troppo poco, se lo mangia una mucca e finisce subito cacca, allora meglio direttamente cacca. Niente da fare, o Camilla o filo d’erba.
Ciocci peggiora la situazione, quando è il suo turno dice che vorrebbe essere vero, non dice altro, e anche qui ci sono subito le proteste, non vale dice Nello, diventa almeno un politico corrotto così rubi di più dice Terzi, ma non c’è verso di tirargli fuori qualcosa, dice solo che vuole essere vero, e lo dice serissimo, talmente serio che passiamo subito a me, ma ormai anch’io non sono dell’umore giusto, dico solo che sarò un uomo normale che cerca Adelina o come si chiamerà, van bene tutti i nomi tranne quelli moderni, Noemi, Jessica, Xenia, e dico pure che non mi importa dei soldi e della fama, voglio solo Adelina. Qui il gioco finisce. La colpa è mia, di Ciocci e di Camilla, gli altri han giocato bene, noi abbiamo rovinato tutto. E io so pure perché, ma adesso non lo scrivo.
Oppure lo scrivo, così mi tolgo il rospo dallo stomaco, non so se si dice così però rende l’idea. Il fatto è che Ciocci, Camilla ed io siamo quelli che fanno maggiore uso del cervello, ma questo non vuol dire esser migliori degli altri, al contrario, in questo caso è di sicuro un freno alla felicità, perché pensare ti getta sempre in un brodo di malinconia dal quale è difficile uscire, ti impedisce di pensare con entusiasmo al futuro, ti ingessa le gambe e le emozioni. Per questo nessuno dei tre è riuscito a farsi trasportare dalla fantasia come Nello e Terzi, nessuno è riuscito a immaginare un futuro più felice, perché solo immaginarlo è un po’ crederci e noi non ci crediamo più. Ecco, il rospo è via.
Non era un rospo, era un elefante, e non è vero che è andato via, me lo porto appresso da quando è andata via la mia Adelina, è la sua assenza che mi rende infelice. Ciocci è infelice perché è falso, Camilla non so, non dice niente di sé ma deve avere una grossa delusione. Il risultato è che non sappiamo giocare a come saremo, ci divertiamo solo a sentire gli altri, noi siamo solo statue.

7 commenti:

  1. Copertina splendida, però mi piacerebbe di più con la neve e qualche sciatore. Ma possibile che ti faccio sempre i complimenti e tu del romanzo taci, questo capitolo su "come saremo" ti è piaciuto? Tu cosa sarai? Anzi voi tutti cosa sarete? Mi attendo molti molti commenti. Cosa sarete? Insomma mi basterebbe un po' d'incoraggiamento, che faccio continuo col 17 o mando tutto a ramengo? A proposito del 17: dal capitolo 17 comincia l'azione avventurosa che vi incollerà per un mese e mezzo al monitor, è ambientata a Parigi, nella splendida cornice del quartiere latino, adesso comincio a scrivere.
    E.
    (Ged, Pilon e Aut sono a Poggioreale)

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  2. penso che sia in assoluto il romanzo più bello che tu abbia scritto , anche se gli altri francamente non li ho letti, però è molto meglio crescere letterariamente parlando che non la decadenza creativa del sottoscritto ridotto a far copertine inventate e copiate, lo leggo giorno per giorno come si deve fare con un romanzo di appendice ( anche se tu mi hai detto di leggermelo tutto per poi far meglio le copertine) e mi appassiona vieppiù, non ti preoccupare per la mancanza di commenti, la gente è invidiosa e non ti farà mai capire quanto vali realmente ...questo lo sappiamo solo noi della casa editrice e Dio.

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  3. secondo te in carcere possono usarlo il computer? (Aut l'hanno trasferito a Rebibbia, Ged e Pilon sono ancora a Poggioreale)

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  4. bella l'idea del pensiero che genera la malinconia che ingessa le emozioni; mi aveva quasi convinto, fino a quando ho pensato al tuo malinconico editore, nel quale il processo mi pare agire in senso inverso, non trovi?

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  5. Bisognerebbe chiederlo a lui, a me però non sembra malinconico
    E.

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