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giovedì 22 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo 40

bene visto che questa è la copertina vincitrice (solo perchè ritrae anche Ged ) coprirà il resto dei capitoli

QUARANTA

Mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Mi sento vuoto, un involucro vuoto, come se la mia anima fosse già via, forse è così. Sono venuto a Parigi in cerca di Adelina e invece mi capitano solo guai, svenimenti, risse, fughe, sparatorie, una persona mite e tranquilla non può reggere a tanto. Potrei chiedere a Ciocci e Camilla di ricominciare tutto da capo, di far finta che siamo appena arrivati, ma sarebbe inutile, Ciocci si diverte a fare il gangster, si sente invincibile in quanto falso, letterario, mentre Camilla vive in un mondo tutto suo, dieci metri più in alto dei comuni mortali, dall’alto ci osserva come una mamma che guarda i suoi bambini bisticciare per delle sciocchezze, piangere, affannarsi inutilmente.
E allora che faccio? Se penso, come sto facendo, scopro cose che non vorrei sapere. Soprattutto se penso a Ciocci, a quello che fa, a come lo fa, tranquillo, sicuro che nulla potrà accadergli, tanto se finisce in prigione poi ci pensa babbo a tirarlo fuori, deve tirarlo fuori per forza, dice Ciocci, perché altrimenti il romanzo si blocca, senza Ciocci non può andare avanti…è pazzo, non c’è dubbio, però c’è qualcosa in quello che dice che mi turba…insomma…e se avesse ragione?
Rimango supino sul letto del Saint Germain, cerco di non pensare ma è impossibile, mi vengono in mente le immagini folli della fuga in taxi, di Ciocci che spara dal finestrino, di Bertrand spiritato che fa volare il taxi sul Quai Anatole France, del dialogo insensato con i gendarmi dell’Eliseo, Sarkozy è andato a comprare il pane...i presidenti non fanno la spesa e neanche le first ladies, Carla Bruni è andata a comprare il latte…impossibile…e poi già che c’era poteva comprare anche una baguette per il marito, o ciascuno fa la spesa per sé? Si dividono anche il frigo presidenziale? In alto la roba mia, in basso la tua e non mi fregare la marmellata, Nicolas, e tu non mi fregare lo yogurt, Carla…no, non può essere…solo nei libri…solo nei libri!
Apro gli occhi, scopro sul comodino un libro che prima non c’era, qualcuno deve averlo messo lì, si intitola Il limbo delle fantasticazioni, l’autore è un certo Ermanno Cavazzoni, mai sentito prima, io non leggo, non ho tempo. Apro a caso, leggo qua e là, all’inizio mi distrae dai miei pensieri, poi però trovo questa frase tremenda:

La biblioteca invece è un luogo pieno di morti che non si dan pace. Non è carta quella disposta in fila ordinata e in volumi entro le teche. Sono anime. Anime piene di speranza di vivere e di risorgere. Ma se qualcuna ogni tanto e per breve tempo risorge, nel senso che il libro viene richiesto, sfogliato e, per così dire, rianimato…e qui bisogna precisare che le resurrezioni possono essere deboli, ossia di pochi minuti, di poche ore; dopo di che il libro rimuore, viene restituito e riadagiato, senza che abbia veramente ripreso vita. Ossia è falso che ci sarà la resurrezione garantita, generale e completa, anche se ogni libro ha per sua necessità questa fede.

Resto di stucco, come dopo Jack London, chi diavolo ha messo questa roba sul comodino? Chi l’ha fatto vuole che diventi matto, questo è sicuro, che impazzisca e decida di farla finita gettandomi nella putrida Senna. Altrimenti non mi avrebbe fatto questa cattiveria, a me interessano le anime, eccome se mi interessano, ma non queste qui, queste non sono anime, sono personaggi di libri…morti se nessuno li legge…vivi se qualcuno li legge…però per poco…il tempo della lettura…allora è stato Ciocci…maledetto…è stato lui.
Mi vesto col completo che piace alla signorina dabbasso e mi precipito nella stanza di Ciocci. Entro senza bussare e gli salto addosso. Lui non oppone resistenza, mi guarda con un sorriso interrogativo mentre gli blocco le mani seduto sulla pancia.
“L’hai fatto tu?”
“Cosa?”
“Il libro”
“Che libro?”
“Hai messo tu Il limbo delle fantasticazioni sul mio comodino?”
“No, lo giuro, scendi che vomito”
“Giuralo su tua madre”
“Non la conosco”
“È morta?”
“Non lo so, non credo, non se ne parla mai, neanche una breve digressione…”
“Adesso ti ammazzo…con questa storia mi stai facendo impazzire…giura su tuo padre che non mi hai messo il libro sul comodino!”
“Lo giuro…sul mio babbo…dai scendi che vomito”
“E allora chi l’ha messo? Camilla?”
“Ma si, Camilla, vatti a galoppare Camilla, io non c’entro niente”
Vado da Camilla, questa volta busso.
“Sei stata tu?”
“A che fare?”
“A mettere il libro sul mio comodino”
“No…che libro?”
“Il limbo delle fantasticazioni”
“Bello?”
“Tremendo, parla di libri, di anime”
“Quindi perfetto per te”
“No, le anime sono i personaggi, vivono solo se uno li legge”
“È un topos”
“Pensavo fosse stato Ciocci, ma lui giura sul babbo, se non sei stata tu chi può essere stato?”
“Bertrand?”
“Già, Bertrand, vado da lui”
Vado da Bertrand, sto per bussare alla porta quando dall’ascensore esce fuori la signorina della reception, bella più che mai. Si avvicina sorridente, mi bacia.
“Ti è piaciuto?”

23 commenti:

  1. Se nella lingua di Dante e Petrarca
    Canto del mio polpaccio macilento
    Che tenta il balzo per salire in barca

    (adesso tocca a Pilon o a chi vuole, credo sia inevitabile un tuffo in fogna)
    (rime esterne "ento")

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  2. é perchè con questi versi sono intento
    ad evitar di esser vieppiù deriso
    se metto motore anche con il vento

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  3. ecco, bene, anche se son dodecasillabi, fai molti progressi, di sicuro meglio di Roscia che era pure fuori tema, adesso però fatti una passeggiata, Trieste col sole è una meraviglia. Adesso ho lezione fino a mezzogiorno, sto per cominciare, ecco, comincio.

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  4. Tra gli antichi pittori pare che Timomaco abbia preferito scegliere soggetti di passione estrema. Il suo Aiace furioso, la sua Medea infanticida erano quadri celebri. Ma dalle descrizioni che ne abbiamo, risulta che egli ha perfettamente capito e saputo collegare in loro quel punto, in cui l'osservatore scorge non tanto l'aspetto esteriore quanto ciò che vi aggiunge col pensiero, e quell'aspetto a cui noi colleghiamo il concetto di transitorio in modo non così necessario da doverci dispiacere il suo prolungarsi nell'arte. Egli non aveva colto Medea nel momento in cui uccide realmente i suoi figli; ma alcuni istanti prima, quando l'amore materno lotta ancora con la gelosia. Noi prevediamo la fine di questa lotta. Tremiamo già prima, al solo scorgere la crudele Medea, e la nostra immaginazione va al di là di tutto ciò che il pittore riesce a mostrarci in questo spaventoso momento. Ma appunto per questo l'indecisione di Medea, perdurante nell'arte, ci offende così poco da augurarci piuttosto che anche nella realtà si fosse fermata a questo punto, e che il conflitto delle passioni non si fosse mai deciso, o per lo meno fosse durato tanto, da permettere al tempo e alla riflessione di smorzare il furore e assicurare la vittoria ai sentimenti materni....

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  5. Mi scusi, Professore, non crede che il tempo sia parte integrante della vita, sia la vita stessa, sia perciò presente in ogni sua manifestazione e in ogni forma artistica, dalla natura morta all'accelerazione futurista, da un'ottava di endecasillabi a un'ottava di clarinetti? Io credo che il luogo comune secondo cui letteratura e musica sopno arti temporali, mentre pittura e scultura sono arti spaziali contenga la sua verità. Una verità forse banale — l'immagine ferma di un quadro contro il divenire di una sinfonia o di un romanzo — e che però è di fondamentale importanza, perché le dimensioni temporale e spaziale sono intimamente legate al processo creativo, sono alla base delle differenti tecniche artistiche e il presupposto del diverso godimento estetico.

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  6. Non c'è dubbio. La musica è un'arte temporale, si svolge e vive nel tempo. Essa è capace di rappresentare il tempo, di ricordarci il tempo, di tematizzare il tempo. Su questo argomento esiste una vasta bibliografia. Poco invece si è scritto sulle strategie compositive che consentono di rendere percepibile in modo particolare la dimensione temporale della musica, di accelerare, rallentare, sospendere il tempo.

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  7. non si può dire che palle?

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  8. CHE PALLE, CHE PALLE, CHE PALLE

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  9. Alzadizzi gazzu
    ch’è tempu d’andà a gozzi.
    Nu m’alzu gazzu
    ch’è ghizzu pa andà a gozzi.
    No è ghizzu gazzu!
    E si no è ghizzu pa’ andà a gozzi
    pa ghi gazzu è ghizzu?

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  10. con questo commento hai fatto capire (come se non fosse evidente ai più) che l'anonimo eri tu E.

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  11. Basta Enrico, non è possibile, siamo tutti stanchi, apriamo il blog per rilassarci, leggere solo i commenti e non i capitoli, e tu invadi anche questo spazio con finti dialoghi pallosi. Editore, intervieni
    Roscia

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  12. Roscia non posso farci niente , chi è causa del suo mal pianga se stesso.

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  13. allora taccio per sempre

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  14. ok allora io chiudo e smettiamo, tanto qui non passa più nessuno e io mi sto stufando!!!!

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  15. ma come! proprio adesso che ha trovato Adelina!

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  16. no no non chiudete, è un momento di stanca, abbiate pazienza...noi non possiamo più vivere senza questo blog!
    Comitato per la Memoria Storica del Blog

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  17. e vogliamo una copertina al giorno e più controromanzi, insomma tutto come prima
    Brigata Popolare Uno e l'altro
    (sezione di Vicenza)

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  18. anche moltissime poesie
    Brigata Popolare Uno e l'altro
    (sezione di Mestre centro)

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