ho messo due capitoli perchè mi assentoper il ponte
in copertina mauro e magadalena pilon
in copertina mauro e magadalena pilon
11.
- Signor Duca, buongiorno! - il saluto, in tono di
caloroso benvenuto, proveniva dal barone, comparso sulla soglia del
terrazzo.
Per alzarmi ci misi una frazione di secondo più del
dovuto: - Signor d'Elia, - il “barone” te lo scordi, bello -
buongiorno a lei. Mi deve scusare per l'ora, inadatta alle visite.
- Ma le pare: per me è un grande onore averla in casa
mia. Lei forse non sa che conoscevo suo padre: un gentiluomo e un
grande cacciatore di cinghiali.
- Lo apprendo con piacere. Purtroppo la mia non è una
visita di cortesia, - tirai fuori il tesserino di riconoscimento - ma
di lavoro. Lei certo saprà dell'incendio della scorsa notte, visto
che buona parte dei terreni colpiti sono di sua proprietà.
Il barone indossava una veste da camera di seta verde.
Non molto alto, ma prestante, portava da ricco i suoi buoni sessanta:
il viso abbronzato e accuratamente rasato, i capelli brizzolati alle
tempie, le mani corte e tozze ma fresche di manicure, trasmettevano
una sensazione, ma solo quella, di pacata signorilità. In spiacevole
contrasto, uno sguardo trimalcionesco di un azzurro-grigio un po'
velato, che tendeva inesorabilmente a eludere quello
dell'interlocutore, come se il proprietario fosse conscio di non
poterne nascondere il fondale melmoso. Alle mie parole si era voltato
quasi di scatto verso la finestra, ma dalla rigidità del corpo e
dalla freddezza della voce potevo apprezzare il risultato della mia
piccola provocazione.
- Dunque lei fa il poliziotto. Cos'è, un hobby?
- Il mio hobby è l'idraulica da camera. Faccio il
poliziotto di mestiere. Le dicevo del motivo della mia visita: avrà
letto sui giornali che nell'incendio sono morte due persone e che
quindi è stata aperta formalmente un'inchiesta. Ho avuto dal
sostituto procuratore una piena delega, - recitai - al fine di
accertare se esistano esecutori materiali, cioè incendiari
volontari. In tal caso, ove possibile, ne dovrò perseguire le
responsabilità penali a termine di legge.
- Credo di conoscere la procedura: sono anni che mi
occupo di queste terre e purtroppo ho imparato anche a mie spese,
come in questo caso, quali siano le conseguenze di un incendio. Lei
sa indovinare, ad esempio, a quanto ammontano le perdite, quelle mie
personali, conseguenti al disastro di ieri notte?
- É per questo che sono qui. Per accertare se vi siano
perdite. Ma anche possibilità di guadagno.
- Non credo di aver capito - disse, rivolgendosi
direttamente al pavimento, maiolica verde mar
di Sardegna.
- Non è difficile: intendo dire che indagheremo sugli
effetti che l'incendio avrà sulla salute delle sue tasche e, se ne
scopriremo di positivi, non mancheremo di indagare sulle cause. Non
so se mi sono spiegato meglio.
- Lei mi considera in qualche modo responsabile
dell'accaduto? - Per un momento il suo sguardo si incontrò col mio,
senza trasmettermi, devo ammettere, nemmeno un pochino di affetto.
- Ora mi fraintende, - in fondo mi era stata
raccomandata un po' di diplomazia - dico solo che, visto che sono qui
per una chiacchierata informale, mi verrebbe incontro se mi
esponesse la tipologia dei danni da lei subiti, risparmiandomi in tal
modo la noia di consultare piani regolatori e decreti di vincolo.
- Ora credo di aver capito. - Sembrava sollevato, ma
davvero non ne aveva motivo. – Cosa crede? fino a qualche anno fa
la sua domanda, non dico che mi avrebbe colto in fallo, ma mi avrebbe
quantomeno imbarazzato. Lei queste cose me le insegna: prima che
l'indice di fabbricabilità fosse abbattuto dal nuovo piano edilizio,
il promontorio di Cala Veronese era una vera miniera d'oro. Ma Ercole
D’Elia non è più quello di una volta e così non ho fatto in
tempo a lottizzare. Qualcosa ce l’ho tirata fuori, ho venduto un
pezzo di terreno, valutato ad agro, a quell'ingegnere milanese...
Guidobaldi, Sinibaldi, ora non ricordo; comunque, per intenderci, è
il padrone della villa "La Rotonda".
- Quella distrutta dall'incendio?
- Esatto, l'unica della zona. E poi, poi mi sono trovato
con un pugno di mosche in mano. Detto inter
nobis (sic!) - stavolta non solo mi guardò
dritto negli occhi, ma accennò addirittura a un tetro sorriso di
complicità - ero in trattative per disfarmi completamente
dell'intero territorio: ora dovrò faticare, non crede, per piazzare
sul mercato una tabula rasa ?
- Mi sta dicendo che, incendio o no, da quelle terre ci
tira fuori poco o nulla?
- Prima poco, adesso quasi nulla. Con quegli indici ci
avrei potuto costruire una villa, una sola e più bruttarella, come
posizione e metratura, a "La Rotonda". Adesso non so
proprio: se ne riparla fra due, tre anni. E poi, con i tempi che
corrono, lei davvero mi viene a dire che crede ancora che i piani
regolatori si cambino così - schioccò le dita - per un semplice
falò di macchia mediterranea?
- Con le maniglie giuste ci sono buone possibilità.
Un fruscio sommesso ci interruppe: una fata avanzava
veleggiando verso il centro del salotto, come sospinta da due genoa
di cotone crudo cuciti a formare una sorta di copricostume
generosamente aperto, dal quale fuoriuscivano gambe notevolissime.
Sono un minuzioso catalogatore di gambe femminili: queste erano del
tipo "a rotula triangolare", con caviglia nervosa,
ammorbidite da un impercettibile rilassamento della pelle, dovuto
all’età, difficilmente riproducibile in laboratorio.
- Ercole, caro, non è che si potrebbe uscire in barca?
Hai visto che vento stupendo? - Non più giovanissima, ma certo molto
più giovane del marito, la signora aveva capelli rossi, forse
naturali, e un nasino dal taglio sospetto. L'impressione
generale era comunque gagliarda.
- Non mi presenti a questo tuo amico? - Anche da dietro
le lenti azzurro pallido degli occhiali da sole griffati, lo sguardo
della signora tradiva un certo interesse per la mia dimessa persona.
Ma io sono sempre restio agli insoliti destini e agli azzurri mari
d’agosto.
- Il commissario Fontana; mia moglie. - appena una
stretta di mano e già uno sguardo eloquente del marito aveva
convinto la baronessa a cambiare rotta, non senza aver prima
ribadito, in tono petulante, l'assoluta necessità di una veleggiata
e fatto balenare l'ipotesi di portare anche me. Il barone mi guardò
perplesso, incerto se tener conto del mio ruolo acquisito o del mio
rango ereditato: lo levai d'impiccio, concedendomi una ritirata
strategica. D'altronde non c'era molto altro da dire.
- Non si disturbi, signor d'Elia. Non la voglio
trattenere ancora né tantomeno imporle la mia presenza per un'intera
giornata: lei è già stato molto cortese a ricevermi e a parlarmi
così francamente.
- Come le ripeto, per me è stato un onore. Un dovere
verso l'autorità e un piacere nel ritrovare il figlio di un vecchio
conoscente. E poi, mi consenta di scherzarci sopra, ma in questa
italietta repubblicana in fondo è un bel gusto essere interrogati
da un duca! - Rise, un po' troppo sgangheratamente, ma forse era
sollevato dalla rapida conclusione del colloquio. Finsi di apprezzare
lo scherzo, e mi congedai. Tra me pensavo che avrebbe dovuto
ringraziarla, questa italietta repubblicana: in altri tempi, molto
remoti ma molto reali, un vero duca Fontana gliel'avrebbe tagliata
quella sua testolina di minchia. Lo lasciai alla sua veleggiata,
veleggiando anch'io, sospinto solo dal refolo della mia puzza al
naso.