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giovedì 8 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo ventisei


non mi crederete ma anche stavolta non ho letto il capitolo "quelle coincidence" 



VENTISEI

E se fosse un bacarozzo? Impossibile, perché dovrebbe scegliere un involucro così schifoso? Rifletto a lungo su un’eventualità così dolorosa (cosa ci faccio con un bacarozzo?) e alla fine mi convinco che non solo è possibile ma è anche piuttosto probabile. Adelina è sempre stata curiosa, saltellava dappertutto, voleva conoscere il mondo, a modo suo s’intende. Per lei non esistevano le categorie del brutto e del bello, era tutto bello semplicemente perché c’era, anche un fustino vuoto di detersivo la riempiva d’emozione. Saltellava sulle punte di qua e di là e ovunque sorrideva al creato. Per lei un bacarozzo non è una cosa brutta, e poi è sbagliato ragionare con gli occhi di un essere umano, il bacarozzo è brutto solo per l’uomo, ad altri può sembrare addirittura magnifico.
Per capire dove è finita devo mettermi nei panni di Adelina: è appena uscita da un cucù, deve scegliere un nuovo abitacolo, non ricorda d’esser stata Adelina, né forse d’esser stata un cucù, ma su questo forse mi sbaglio, anzi certamente mi sbaglio: l’anima di Adelina ricorda benissimo d’esser stata cucù e adesso deve scegliere qualcosa di nuovo ma non conosce il mondo, vaga a caso, a ramengo, forse non distingue neanche le cose apparentemente inanimate (?), come i sassi e gli oggetti, dagli esseri animati come le piante, gli animali e noi uomini. Da ex cucù può essere molto incuriosita da ciò che si muove, cercherà d’entrar dentro a qualcosa che si muove, ma anche i bacarozzi si muovono.
I bacarozzi, in padano burdigan, in italiano blatta, scarafaggio, faluca. Ne esistono 4000 specie, si trovano ovunque, anche a Parigi, probabilmente ce n’è molti anche nel nostro albergo. Uno di loro potrebbe essere Adelina, devo ricordarmi di non schiacciarli più.
Mi viene in mente una bella poesia sui bacarozzi, è in dialetto ma si capisce lo stesso:

Mo guarda, guarda al burdigân dla mêrda
Ch’l’arvôlta la sô bâla! A l’ajôsta, al la léssa,
la abrâza, a la spénz, con la schénna, con la spâla,
con al pèt, con la panza, con la tèsta, i zampén;
ai fa drî una fadîga ch’al l’amâza.
Va là, va là, puvrén,
fra mé e tè a j’è ban pôca diferàinza:
avan al stass destén!

Rileggo quello che ho scritto e mi accorgo che una frase proprio non va, ossia l’anima di Adelina ricorda benissimo d’essere stata cucù e adesso deve scegliere qualcosa di nuovo. Non c’è rapporto di causa ed effetto, non si capisce perché dopo essere stata cucù dovrebbe desiderare di cambiar genere di alloggio. Al contrario, proprio perché da cucù può aver vissuto benissimo potrebbe desiderare un altro cucù o in subordine, come scrivono gli avvocati, un oggetto qualsiasi che si appende alle pareti, un quadro, uno scaffale pieno di libri, un candelabro, un piatto dipinto a mano, una maschera africana, un crocifisso…un crocifisso? No! Un crocifisso no, allora meglio un bacarozzo!
Un crocifisso no, Adelina, per favore! Guarda che si sta scomodi, alla lunga è una tortura, avrai il capo cinto da una corona di spine, le mani inchiodate ai bracci della croce e i piedi al fusto. Aggiungo, per amor del vero, che in quella posizione che ho definito scomoda, ma si tratta evidentemente di un eufemismo, non sarai compatita da nessuno, perché oggigiorno la gente se ne strafotte del crocifisso, non crede più a nulla, quindi è tutto dolore inutile. Soffri meno a fare il tabellone delle freccette o il poster di San Sebastiano.
Se proprio devi scegliere tra un crocifisso e un poster di San Sebastiano ti consiglio San Sebastiano, se è possibile quello splendido di Antonello da Messina ma va bene anche quello del Perugino esposto all’Ermitage. Potresti obiettare che è pieno di frecce e allora tanto vale essere inchiodato a un trave, vuol dire che tu il San Sebastiano del Perugino non l’hai mai visto o non lo ricordi. È vero, ha una freccia che gli penetra nel collo, ma non sembra accorgersene, non è dolore quello che prova ma urgente desiderio di vendetta, si vede benissimo. Quindi non soffre, e questo per te è molto importante perché così ci devi restare a lungo. Vanno bene anche altri San Sebastiani, ma ti consiglio quelli del Perugino, soffrono di meno. Ce n’è uno al Louvre e uno a Stoccolma, quello di Stoccolma è il migliore in assoluto perché ha una sola freccia nella chiappa sinistra, quindi su una parte molla non c’è dolore né pericolo di morte, e Sebastiano lo sa, infatti guarda sopra di sé tra i rami dell’albero con l’espressione interessata dell’ornitologo che ha appena visto una cinciallegra (ma potrebbero essere le mutande di una contadina appollaiata in cima).
Quindi un crocifisso no. Ma se puoi neanche San Sebastiano, l’ho tirato fuori solo per convincerti a evitare il crocifisso, comunque se proprio dev’essere appeso in salotto, bé allora scegli un bel libro. Nel libro ci stai comoda, puoi muoverti nei capitoli, correre tra le righe, fare mille avventure, vivere una vita fittizia ma di sicuro piacevole e divertente. Però devi sceglierlo bene, se finisci in una storia del cristianesimo è una tragedia, devi trovare un bel romanzo, possibilmente d’amore, con interi capitoli goderecci ambientati ai Caraibi o sulle Dolomiti.
Se alla fine scegli un libro, ma preferirei francamente una norvegese, bè potresti venire tra queste righe, perché no? Ti assicuro interi capitoli meravigliosi tutti per te, mi suggerirai volta per volta cosa vuoi fare, dove vuoi andare, con chi, tutto. Sarai la protagonista ed io il tuo fedele scriba. Tieni presente che posso scrivere quello che voglio, anzi che vuoi, puoi tranquillamente soddisfare ogni tua curiosità visitando un giorno la muraglia cinese e il giorno dopo la luna o il garage di tua zia a Torino. È tutto falso, direbbe Ciocci, ma io non lo credo, secondo me è tutto vero e adesso ti spiego perché, ma rapidamente.
Cos’è la realtà? È quello che si vede? Oppure quello che si ricorda? Immaginiamo che sia ciò che si ricorda e non solo che si vede o si tocca, in modo da averne un’idea larga e moderna. Tommaso aveva bisogno di vedere per credere, noi non più, vero Adelina? Allora, mi chiedo, che differenza c’è tra il ricordo di tuo nonno, quello di Ivrea, e del giovane nobiluomo milanese Fabrizio del Dongo inventato da Stendhal? Secondo me nessuna, eppure il primo è esistito sul serio, l’altro no. Di sicuro le emozioni che hai vissuto leggendo La certosa di Parma, i luoghi e i personaggi che Stendhal ti ha fatto vedere, sono molto più vivi e presenti di quel parente che quasi non hai conosciuto. Quindi cos’è davvero il reale, ciò che si tocca e si vede o anche ciò che diventa ricordo e sogno?
Se ti ho convinto, Adelina, e se devi proprio scegliere tra gli oggetti appesi in salotto (altrimenti meglio una norvegese sui trent’anni), allora tuffati tra le comode righe di questo libro, penserò io a farti felice.

15 commenti:

  1. Ultime notizie. Ieri sera ero a casa di Uaua che puliva patelle di cui una posseduta da una certa Adelina. Forse fai ancora in tempo!

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  2. Com'è che l'editore non legge mai il romanzo, ma il controromanzo sì.

    Io, una volta, mi sono reincarnato nell'anima di un solano. E sempre nella pentola di Uaua son finito. Com'è?

    Pilon

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  3. perchè la sorte del solano è quella
    di finire con le patellle che son comunque sempre meglio delle cozze

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  4. ma perchè qualsiasi argomento ha più successo del romanzo, ci sarà un motivo?

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  5. Volete che vi ridico come si prendono i solani? Magari l'argomento prende.

    Messaggio per l'AUTORE: non avendo fatto il PRIN, mi sono appena segnato come revisore occulto. Siccome sapevo che ti avrebe fatto comodo ho messo Storia della musica, Musicologia, Musica e bel canto, Afrocubana e Reggae, Festival di Abano Terme come Settori Scientifico Disciplinari di riferimento. Così mi fanno valutare il tuo e io ti dò 10 a tutte le voci.

    Un amico.

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  6. Io non ho fatto il PRIN (e si vede, direte voi!).

    Mi è venuto in mente: Giovannandrè, com'è che si chiamavano quelle poplettine che volevi sempre cucinare? Chevapcic?

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  7. Adesso anche questa Adelina, e no, faccia la fila per favore!

    (Sto parlando del capitolo 26 del romanzo Adesso Basta Pecore, lo devo dire se no non si capisce)

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  8. Scusate, volevo dire Adesso Ancora Pecore

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  9. Anzi no, Adesso altre pecore

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  10. ho il sospetto di diminuire, alla visita di leva ero 1,88, adesso ho il sospetto di essere diminuito, controllerò appena ho un po' di tempo
    E.

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  11. Magari ti stai solo iniziando a trasferire nel corpo di brunetta. Sono i primi fenomeni di pre-adattamento. Conoscevo uno che si stava trasferendo nel corpo di Rocco Siffredi...

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  12. c'entrerà mica col blog, si dice che crea malattie, dipendenza, non è che diminuisce? voi siete diminuiti? Ged sei diminuito? A me risultano almeno quattro centimetri in meno, ero 1,88.
    E.

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  13. Io ho letto che si diminuisce un centimetro a capitolo. Controlla bene, ora dovresti essere 1 metro e 62

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  14. Pensandoci bene, il controromanzo dovrebbe fungere da antidoto (però in tal caso ora saresti alto 2 metri e 17)

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  15. Dopo controllo, ma tu ti sei controllata? Vi siete controllati? C'è modo di leggere qualcosa sull'argomento?

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