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venerdì 2 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo dicciotto


per la la foto in copertina si ringrazia matisse la mia maestra di copertine  



 DICIOTTO

È andata così. Come sempre mi sono svegliato molto presto, poco prima dell’alba, un po’ perché sono abituato così, un po’ perché mi sveglia Adele, la gatta, sdraiandosi sulla mia faccia cose se volesse allattarmi. A questo punto della storia prima m’ero distratto sulla follia degli esseri viventi, adesso invece intendo procedere senza inutili digressioni, anche se sono pienamente consapevole che proprio questo espediente rende più piacevole la lettura. Ma in fondo quello che scrivo non deve piacere, deve solo documentare fatti e pensieri di un uomo che ha avuto la fortuna (o sfortuna) di saperne di più sull’anima, sui suoi spostamenti da un involucro a un altro, e che ha deciso di metterli nero su bianco per capirci qualcosa, perché la scrittura aiuta la riflessione, anzi è essa stessa riflessione.
Cosa voglio capire? L’ho già detto prima, ma lo ripeto ancora, non ha senso farsi prendere dalla fretta, scrivo per cercare con calma la verità, quindi se una parola ne trascina un’altra apparentemente lontana dal tema e questa un’altra ancora, ebbene ciò potrà sembrare un progressivo scivolamento verso territori estranei alla riflessione quando invece è proprio così che il pensiero attento coglie nel caos le mura portanti della nostra fragile e incomprensibile esistenza. Ho riletto queste ultime parole e ho avuto un moto d’orgoglio, è proprio così che il pensiero attento coglie nel caos le mura portanti della nostra fragile e incomprensibile esistenza, che frase splendida, finirà nei libri delle citazioni famose, sono commosso e soddisfatto. Ci saranno schiere di emuli.
Cosa voglio capire? Innanzitutto i criteri di scelta operati via via dall’anima nel corso del Grande Ciclo, criteri che non mi sono ancora molto chiari ma che non dubito di comprendere meglio attraverso lo studio scientifico del mio catalogo. Mi riprometto a tal fine di utilizzare un programma informatico che elabori i dati essenziali (genere dell’involucro, ossia minerale, animale, uomo etc, e dati cronologici, forse anche altro, non so) e li sintetizzi in istogrammi che mi consentano di scoprire una logica su basi statistiche. Vorrei anche capire la cosa più importante, cioè l’anima chi la fa, ma qui la scienza serve a poco, anzi proprio a nulla, è addirittura un ostacolo, rende irrimediabilmente agnostici, mentre la fede sarebbe molto più utile. Ma la fede non c’è, al momento per lo meno non c’è. E dire che da piccolo ci credevo un sacco, ma un estate accadde che un pretonzolo grasso di gamberoni e gonfio di vermentino di Gallura, tale Don Prunas, invece di spiegare e attualizzare la Parola durante l’omelia faceva pubblicità alla sua lavanderia gepardizzando la mia fede. Peccato perché credere in Dio offre numerosi vantaggi ed io credevo assai, l’ho appena detto, ricordo infatti che nei due giorni di ritiro spirituale che trascorsi interamente in parrocchia per prepararmi alla prima comunione ebbi improvvisi ed acuti fermenti religiosi che mi costrinsero sovente a correre al bagno in preda a infernali diarree emotive.
Poi la fede è scemata del tutto e si è presto trasformata in acceso anticlericalismo, simile per intensità a quello dell’eroe Garibaldi, colpa soprattutto dell’otto per mille che la chiesa cattolica spende in gozzoviglie e perversioni sessuali invece di destinare a poveri e bisognosi. È tutto documentato ed è anche ben noto che gozzoviglie e perversioni avvengono insieme o in immediata successione. Avrei potuto diventare buddista come fecero all’epoca molti conoscenti delusi dalla fede cristiana o da quella comunista, ma ho preferito fare di ogni erba un fascio, a torto o a ragione, e dai tempi ormai lontani della giovinezza considero qualsivoglia forma di credo come l’imbroglio di chi la professa ai danni del povero credente o credulone o deficiente. Insomma sono agnostico, pragmatico, non credo in nulla, solo nella scienza, ed è attraverso la scienza che intendo capire il mondo materiale in cui viviamo e quello immateriale che vive dentro di noi, la nostra anima.
Di nuovo divago, ma adesso basta, torniamo sulla strada maestra, dunque al cucù (Adelina). Dicevo che mi sono svegliato poco prima dell’alba, è un’abitudine, e come ogni giorno sono andato subito in cucina a dare i croccantini ad Adele. Lo so, c’è sempre il rischio per chi legge di confondere Adelina, la mia Adelina ex cucù, con Adele, la gatta, ma questi sono i loro nomi, non ci posso far niente, bisogna solo fare attenzione. Dopo aver nutrito Adele ho preparato il caffè, scaldato il latte, abbrustolito il pane, tirato fuori dal frigo burro, marmellata, yogurt e succo d’arancia e proprio mentre portavo tutto in soggiorno mi sono accorto che Adelina non era più al suo posto. L’istante successivo ero supino a terra, semisvenuto, ustionato dal caffè caduto su di me con tutto il vassoio. Il cucù, dov’è il cucù, urlavo in preda al panico e poi l’ho visto in mille pezzi dietro al tavolo.
Non saprei descrivere le emozioni provate sul momento, perché c’era dentro di tutto, felicità, paura, angoscia, eccitazione e altro ancora. Il cucù è andato in pezzi, e dal seno palpitante (la porticina da cui usciva ogni quarto d’ora) sente l’anima partir, l’anima di Adelina, che ora vaga nell’aria in cerca di una nuova dimora. È andato in pezzi, mi rendo conto solo ora che lo desideravo sopra ogni cosa, ma sono felice di non aver provocato io l’incidente. Come sia successo mi interessa poco, ciò che conta adesso è non perdere tempo, iniziare subito le ricerche perché in questi precisi istanti e in quelli che verranno si decide il mio futuro in questo involucro.
Può aver ceduto il chiodo che lo teneva al muro, o forse è stato un colpo di corrente, non lo so, non lo saprò mai, certo è che l’anima di Adelina è alla ricerca di una nuova casa, forse in questo momento vaga in soggiorno, sicuramente è ancora a casa, appena mi sono alzato ho subito chiuso tutte le finestre. Poi ho raccolto i cocci dal pavimento e ho passato l’aspirapolvere, è più forte di me. (Qualcuno può pensare che inventi tutto, che è impossibile vedere la propria amata schiantarsi sul pavimento e come se nulla fosse raccogliere i pezzi e passare l’aspirapolvere, ma è quanto è successo e io racconto solo quello che è successo, gli altri commentino pure ma sappiano che passare l’aspirapolvere non è un gesto qualunque per me).
Ho buttato tutto nella mondezza e ho pulito col Mocio, ho il nuovo modello, funziona benissimo. È così, lo ripeto, e non c’è da stupirsi, ho buttato i resti del cucù nel secchio, tanto non era più Adelina, era solo un oggetto rotto, inutile, morto. I cadaveri non si conservano, bisogna buttarli, si conserva giusto Lenin e qualche faraone, gli altri ritornano terra. Mi trattengo a stento dal divagare, l’argomento è affascinante. Allora, ho buttato tutto e ho fatto pulizia, poi ho rifatto il caffè ma non avevo più voglia di mangiare, così mi sono seduto a riflettere e in men che non si dica ho capito cosa dovevo fare: 1) affidare Adele (la gatta) e i miei affari (le nature morte) a Oscar D’Amelio; 2) comprare tre biglietti di solo andata per Parigi; 3) prenotare tre stanze singole a Saint-Germain-des-Prés; 4) chiedere a Ciocci e Camilla di venire per favore con me, per favore, pago tutto io.


17 commenti:

  1. ciò , ma mi no go capì cossa fa quele schiere de muli drio quela belissima frase

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. dimenticavo , ciò speremo che la prossima Adelina sia una bella figa, anca per aumentar el numero dei lettori

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  4. ma poi mi domando, perchè mai quella donna alzò la macchina fotografica per scattare una foto al quadro dall'alto , forse inconsciamente si credeva ancora pecora in mezzo al gregge

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  5. qui mi perdo, ci capisco un'acca, io però non ho cancellato nessun commento, o per "autore" si intende "autore del commento"? Il resto, tutto, mi sfugge
    E.

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  6. grazie matisse, la copertina è bellissima
    E.

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  7. caro Enrico hai ragione mi sa che è meglio chiuderla qui non sono interessati ne al tuo romanzo ne tantomeno alle mie copertine per non parlare dei filmati,
    se vuoi metto tutti i capitoli di seguito uno all'altro con la copertina del funerale di Mozart e fine.
    oppure andiamo a vanti a commentarci a vicenda fino alla fine magari con qualche commento falso in mezzo

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  8. Caro Giovà,
    sono in un lago di lagrime, tiro su col naso: ov'è un acciaro? un veleno dov'è?
    L'unica soddisfazione è che nessuno saprà come è andata a finire con Adelina a Parigi. Ti ho preparato due capitoli nuovi, sparali subito con copertine irresistibili, ma che sia l'ultima cians
    E.

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  9. no non possiamo cambiare così la tempistica li sparo domani e poi non ho due copertine
    vedrai il sabato la gente ha più voglia di cazzeggiare

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  10. Toh! Mi ero sfuggita.
    Su un Adelphi, poi, la mia casa editrice preferita.
    (Ho provato a fare un ricerca per sapere a chi corrisponde il numero 490, ma niente.
    Ho guardato nella mia libreria: davanti a me, al 489, c'è il Simenon di Cargo, al 498 la "Disperazione" di Nabokov. Non potrò più dormire se non riescirò a venirne a capo. Proverò a contare le pecore, se riesco a togliere l'audio ai belati).

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  11. era della szimbosca o come cavolo si scrive
    quando vieni a trovarmi lo metterò sotto l'albero di natale non sopporto che tu abbia simili buchi nella libreria

    http://keespopinga.blogspot.com/2010/07/che-cose-un-mistero.html

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  12. Hallo,
    war ganz schoen erkaeltet, deshalb so lange kein Kommentar.
    Die Erzaehlung faengt an, mir zu gefallen. Die Buchdeckel sind einsame SPITZE! Giovannandrea, Du solltest einen Verlag aufmachen. Ich uebersetze fuer Dich, was meinst Du?
    Gruss und Kuss
    Hannah

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  13. Lettera dal carcere n.3

    Questa mia per manifestare all'autore la mia solidarietà. Anche le mie lettere non le legge nessuno, nonostante siano un classico della letteratura penitenziaria.

    Gavino

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  14. Vorrei tanto scrivere un commento, per manifestare la mia presenza, ma mi spremo le meningi e niente, sono secche, non esce neanche una gocciolina. Certe volte penso che la comunicazione scritta si attagli di più alla mia personalità, il problema è che quando cala il silenzio si scompare totalmente. Anche il sorriso svanisce, come quello dello stregatto.
    Però posso parlare dei miei cassetti.
    Il mio cassetto è ordinato secondo criteri diversi dai vostri, cioè stratigraficamente. Per trovare una (1) calza in uso basta mantenere un tocco leggero e restare in superficie, non sollevare la morchia sul fondo.
    L'altro giorno, avevo la mano pesante e ho tirato fuori una calza della Barbie di mia figlia. Era nel mio cassetto perchè me l'aveva portata la Befana quindici o diciannove anni fa. Diciannove, guarda caso, come il prossimo capitolo, vedi che non vedo l'ora?

    P. S. Ma chi dice che sono in carcere? Che assurdità! Scusa, devo interrompere la comunicazione, sento grattare sul muro.

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  15. L'unico Adelphi, l'unico, che non è nello scaffale della mia libreria degli Adelphi (sì, sono una di quelle che dispone polverosamente i libri per casa editrice) è quello della Szymborska. Lui è in un posto privilegiato. Non mi manca, zio. Guarda, apro una pagina a caso (a casa) e te ne dimostro il possesso:
    [...] Tutta la vita per una foglia/si è fermata. Se n'è accorta?/ Si è scordata dove corre,/almeno per una volta? [...] pag. 317
    (La pagina 490 è bianca. Si trova accanto a "La fine e l'inizio", il titolo di una raccolta.)

    Ma quale bellissima coincidenza fa sì che tu citi l'unico libro che non vuole stare al suo posto? (Adesso posso scegliere un altro regalo?)

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  16. Ehm... Come non detto. La "mia" Szymborska è il 349. Ha per titolo: "La gioia di scrivere" e la copertina azzurra come il Vetril, ma più scuro. Siccome son qui che rido per la mia inavvedutezza, ho deciso che passerò da te il prossimo Natale e dedico il 349 a Enrico perché si dedichi con gioia, appunto, ai prossimi capitoli.

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  17. non è una coincidenza poichè è l'unica poetessa che conosco a parte te e l'anna setari
    comunque ti aspetto come ogni anno per natale, hai tempo per scegliere il tuo regalo

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