per la la foto in copertina si ringrazia matisse la mia maestra di copertine
DICIOTTO
È
andata così. Come sempre mi sono svegliato molto presto, poco prima
dell’alba, un po’ perché sono abituato così, un po’ perché
mi sveglia Adele, la gatta, sdraiandosi sulla mia faccia cose se
volesse allattarmi. A questo punto della storia prima m’ero
distratto sulla follia degli esseri viventi, adesso invece intendo
procedere senza inutili digressioni, anche se sono pienamente
consapevole che proprio questo espediente rende più piacevole la
lettura. Ma in fondo quello che scrivo non deve piacere, deve solo
documentare fatti e pensieri di un uomo che ha avuto la fortuna (o
sfortuna) di saperne di più sull’anima, sui suoi spostamenti da un
involucro a un altro, e che ha deciso di metterli nero su bianco per
capirci qualcosa, perché la scrittura aiuta la riflessione, anzi è
essa stessa riflessione.
Cosa
voglio capire? L’ho già detto prima, ma lo ripeto ancora, non ha
senso farsi prendere dalla fretta, scrivo per cercare con calma la
verità, quindi se una parola ne trascina un’altra apparentemente
lontana dal tema e questa un’altra ancora, ebbene ciò potrà
sembrare un progressivo scivolamento verso territori estranei alla
riflessione quando invece è proprio così che il pensiero attento
coglie nel caos le mura portanti della nostra fragile e
incomprensibile esistenza. Ho riletto queste ultime parole e ho avuto
un moto d’orgoglio, è proprio così che il pensiero attento
coglie nel caos le mura portanti della nostra fragile e
incomprensibile esistenza, che frase splendida, finirà nei libri
delle citazioni famose, sono commosso e soddisfatto. Ci saranno
schiere di emuli.
Cosa
voglio capire? Innanzitutto i criteri di scelta operati via via
dall’anima nel corso del Grande Ciclo, criteri che non mi sono
ancora molto chiari ma che non dubito di comprendere meglio
attraverso lo studio scientifico del mio catalogo. Mi riprometto a
tal fine di utilizzare un programma informatico che elabori i dati
essenziali (genere dell’involucro, ossia minerale, animale, uomo
etc, e dati cronologici, forse anche altro, non so) e li sintetizzi
in istogrammi che mi consentano di scoprire una logica su basi
statistiche. Vorrei anche capire la cosa più importante, cioè
l’anima chi la fa, ma qui la scienza serve a poco, anzi proprio a
nulla, è addirittura un ostacolo, rende irrimediabilmente agnostici,
mentre la fede sarebbe molto più utile. Ma la fede non c’è, al
momento per lo meno non c’è. E dire che da piccolo ci credevo un
sacco, ma un estate accadde che un pretonzolo grasso di gamberoni e
gonfio di vermentino di Gallura, tale Don Prunas, invece di spiegare
e attualizzare la Parola durante l’omelia faceva pubblicità alla
sua lavanderia gepardizzando la mia fede. Peccato perché credere in
Dio offre numerosi vantaggi ed io credevo assai, l’ho appena detto,
ricordo infatti che nei due giorni di ritiro spirituale che trascorsi
interamente in parrocchia per prepararmi alla prima comunione ebbi
improvvisi ed acuti fermenti religiosi che mi costrinsero sovente a
correre al bagno in preda a infernali diarree emotive.
Poi
la fede è scemata del tutto e si è presto trasformata in acceso
anticlericalismo, simile per intensità a quello dell’eroe
Garibaldi, colpa soprattutto dell’otto per mille che la chiesa
cattolica spende in gozzoviglie e perversioni sessuali invece di
destinare a poveri e bisognosi. È tutto documentato ed è anche ben
noto che gozzoviglie e perversioni avvengono insieme o in immediata
successione. Avrei potuto diventare buddista come fecero all’epoca
molti conoscenti delusi dalla fede cristiana o da quella comunista,
ma ho preferito fare di ogni erba un fascio, a torto o a ragione, e
dai tempi ormai lontani della giovinezza considero qualsivoglia forma
di credo come l’imbroglio di chi la professa ai danni del povero
credente o credulone o deficiente. Insomma sono agnostico,
pragmatico, non credo in nulla, solo nella scienza, ed è attraverso
la scienza che intendo capire il mondo materiale in cui viviamo e
quello immateriale che vive dentro di noi, la nostra anima.
Di
nuovo divago, ma adesso basta, torniamo sulla strada maestra, dunque
al cucù (Adelina). Dicevo che mi sono svegliato poco prima
dell’alba, è un’abitudine, e come ogni giorno sono andato subito
in cucina a dare i croccantini ad Adele. Lo so, c’è sempre il
rischio per chi legge di confondere Adelina, la mia Adelina ex cucù,
con Adele, la gatta, ma questi sono i loro nomi, non ci posso far
niente, bisogna solo fare attenzione. Dopo aver nutrito Adele ho
preparato il caffè, scaldato il latte, abbrustolito il pane, tirato
fuori dal frigo burro, marmellata, yogurt e succo d’arancia e
proprio mentre portavo tutto in soggiorno mi sono accorto che Adelina
non era più al suo posto. L’istante successivo ero supino a terra,
semisvenuto, ustionato dal caffè caduto su di me con tutto il
vassoio. Il cucù, dov’è il cucù, urlavo in preda al panico e poi
l’ho visto in mille pezzi dietro al tavolo.
Non
saprei descrivere le emozioni provate sul momento, perché c’era
dentro di tutto, felicità, paura, angoscia, eccitazione e altro
ancora. Il cucù è andato in pezzi, e dal seno palpitante (la
porticina da cui usciva ogni quarto d’ora) sente l’anima
partir, l’anima di Adelina, che ora vaga nell’aria in cerca
di una nuova dimora. È andato in pezzi, mi rendo conto solo ora che
lo desideravo sopra ogni cosa, ma sono felice di non aver provocato
io l’incidente. Come sia successo mi interessa poco, ciò che conta
adesso è non perdere tempo, iniziare subito le ricerche perché in
questi precisi istanti e in quelli che verranno si decide il mio
futuro in questo involucro.
Può
aver ceduto il chiodo che lo teneva al muro, o forse è stato un
colpo di corrente, non lo so, non lo saprò mai, certo è che l’anima
di Adelina è alla ricerca di una nuova casa, forse in questo momento
vaga in soggiorno, sicuramente è ancora a casa, appena mi sono
alzato ho subito chiuso tutte le finestre. Poi ho raccolto i cocci
dal pavimento e ho passato l’aspirapolvere, è più forte di me.
(Qualcuno può pensare che inventi tutto, che è impossibile vedere
la propria amata schiantarsi sul pavimento e come se nulla fosse
raccogliere i pezzi e passare l’aspirapolvere, ma è quanto è
successo e io racconto solo quello che è successo, gli altri
commentino pure ma sappiano che passare l’aspirapolvere non è un
gesto qualunque per me).
Ho
buttato tutto nella mondezza e ho pulito col Mocio, ho il nuovo
modello, funziona benissimo. È così, lo ripeto, e non c’è da
stupirsi, ho buttato i resti del cucù nel secchio, tanto non era più
Adelina, era solo un oggetto rotto, inutile, morto. I cadaveri non si
conservano, bisogna buttarli, si conserva giusto Lenin e qualche
faraone, gli altri ritornano terra. Mi trattengo a stento dal
divagare, l’argomento è affascinante. Allora, ho buttato tutto e
ho fatto pulizia, poi ho rifatto il caffè ma non avevo più voglia
di mangiare, così mi sono seduto a riflettere e in men che non si
dica ho capito cosa dovevo fare: 1) affidare Adele (la gatta) e i
miei affari (le nature morte) a Oscar D’Amelio; 2) comprare tre
biglietti di solo andata per Parigi; 3) prenotare tre stanze singole
a Saint-Germain-des-Prés; 4) chiedere a Ciocci e Camilla di venire
per favore con me, per favore, pago tutto io.
ciò , ma mi no go capì cossa fa quele schiere de muli drio quela belissima frase
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminadimenticavo , ciò speremo che la prossima Adelina sia una bella figa, anca per aumentar el numero dei lettori
RispondiEliminama poi mi domando, perchè mai quella donna alzò la macchina fotografica per scattare una foto al quadro dall'alto , forse inconsciamente si credeva ancora pecora in mezzo al gregge
RispondiEliminaqui mi perdo, ci capisco un'acca, io però non ho cancellato nessun commento, o per "autore" si intende "autore del commento"? Il resto, tutto, mi sfugge
RispondiEliminaE.
grazie matisse, la copertina è bellissima
RispondiEliminaE.
caro Enrico hai ragione mi sa che è meglio chiuderla qui non sono interessati ne al tuo romanzo ne tantomeno alle mie copertine per non parlare dei filmati,
RispondiEliminase vuoi metto tutti i capitoli di seguito uno all'altro con la copertina del funerale di Mozart e fine.
oppure andiamo a vanti a commentarci a vicenda fino alla fine magari con qualche commento falso in mezzo
Caro Giovà,
RispondiEliminasono in un lago di lagrime, tiro su col naso: ov'è un acciaro? un veleno dov'è?
L'unica soddisfazione è che nessuno saprà come è andata a finire con Adelina a Parigi. Ti ho preparato due capitoli nuovi, sparali subito con copertine irresistibili, ma che sia l'ultima cians
E.
no non possiamo cambiare così la tempistica li sparo domani e poi non ho due copertine
RispondiEliminavedrai il sabato la gente ha più voglia di cazzeggiare
Toh! Mi ero sfuggita.
RispondiEliminaSu un Adelphi, poi, la mia casa editrice preferita.
(Ho provato a fare un ricerca per sapere a chi corrisponde il numero 490, ma niente.
Ho guardato nella mia libreria: davanti a me, al 489, c'è il Simenon di Cargo, al 498 la "Disperazione" di Nabokov. Non potrò più dormire se non riescirò a venirne a capo. Proverò a contare le pecore, se riesco a togliere l'audio ai belati).
era della szimbosca o come cavolo si scrive
RispondiEliminaquando vieni a trovarmi lo metterò sotto l'albero di natale non sopporto che tu abbia simili buchi nella libreria
http://keespopinga.blogspot.com/2010/07/che-cose-un-mistero.html
Hallo,
RispondiEliminawar ganz schoen erkaeltet, deshalb so lange kein Kommentar.
Die Erzaehlung faengt an, mir zu gefallen. Die Buchdeckel sind einsame SPITZE! Giovannandrea, Du solltest einen Verlag aufmachen. Ich uebersetze fuer Dich, was meinst Du?
Gruss und Kuss
Hannah
Lettera dal carcere n.3
RispondiEliminaQuesta mia per manifestare all'autore la mia solidarietà. Anche le mie lettere non le legge nessuno, nonostante siano un classico della letteratura penitenziaria.
Gavino
Vorrei tanto scrivere un commento, per manifestare la mia presenza, ma mi spremo le meningi e niente, sono secche, non esce neanche una gocciolina. Certe volte penso che la comunicazione scritta si attagli di più alla mia personalità, il problema è che quando cala il silenzio si scompare totalmente. Anche il sorriso svanisce, come quello dello stregatto.
RispondiEliminaPerò posso parlare dei miei cassetti.
Il mio cassetto è ordinato secondo criteri diversi dai vostri, cioè stratigraficamente. Per trovare una (1) calza in uso basta mantenere un tocco leggero e restare in superficie, non sollevare la morchia sul fondo.
L'altro giorno, avevo la mano pesante e ho tirato fuori una calza della Barbie di mia figlia. Era nel mio cassetto perchè me l'aveva portata la Befana quindici o diciannove anni fa. Diciannove, guarda caso, come il prossimo capitolo, vedi che non vedo l'ora?
P. S. Ma chi dice che sono in carcere? Che assurdità! Scusa, devo interrompere la comunicazione, sento grattare sul muro.
L'unico Adelphi, l'unico, che non è nello scaffale della mia libreria degli Adelphi (sì, sono una di quelle che dispone polverosamente i libri per casa editrice) è quello della Szymborska. Lui è in un posto privilegiato. Non mi manca, zio. Guarda, apro una pagina a caso (a casa) e te ne dimostro il possesso:
RispondiElimina[...] Tutta la vita per una foglia/si è fermata. Se n'è accorta?/ Si è scordata dove corre,/almeno per una volta? [...] pag. 317
(La pagina 490 è bianca. Si trova accanto a "La fine e l'inizio", il titolo di una raccolta.)
Ma quale bellissima coincidenza fa sì che tu citi l'unico libro che non vuole stare al suo posto? (Adesso posso scegliere un altro regalo?)
Ehm... Come non detto. La "mia" Szymborska è il 349. Ha per titolo: "La gioia di scrivere" e la copertina azzurra come il Vetril, ma più scuro. Siccome son qui che rido per la mia inavvedutezza, ho deciso che passerò da te il prossimo Natale e dedico il 349 a Enrico perché si dedichi con gioia, appunto, ai prossimi capitoli.
RispondiEliminanon è una coincidenza poichè è l'unica poetessa che conosco a parte te e l'anna setari
RispondiEliminacomunque ti aspetto come ogni anno per natale, hai tempo per scegliere il tuo regalo