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domenica 11 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo ventinove




non si sa se Adelina sia il pesce o la fanciulla,  ma di sicuro dietro le gambe c'è un Pilon 
l'editore è la corda, il legame il filo conduttore, dietro si vede mauro che sta scemando forse domani sarà levante (però la donna assomiglia alla ragazza con la visiera che E. ha rimorchiato... io ricordo solo quella visiera gialla e rossa)




VENTINOVE

Qualcosa non va, questo è chiaro. Io cerco Adelina, solo Adelina. Cosa si son messi in testa? Dev’essere che non mi son spiegato bene… oppure hanno solo quello in testa… oppure pensano che io abbia solo quello in testa… oppure che quello risolva i miei problemi… le gnocche, i tanga, i perizomi… bè, non lo escludo, ma adesso cerco Adelina.
Calma, cerchiamo di riflettere. Se Ciocci e Bertrand hanno solo quello in testa sono completamente inutili come collaboratori, mi rimane solo Camilla. Se pensano che io abbia in testa solo tanga e perizomi bisogna che gli dica che non sono indifferente al fascino erotico dell’intimo donna, ma non mi manca una donna, mi manca Adelina e siccome è un fatto scientificamente accertato (da me) che la sua anima è alla ricerca di un nuovo abitacolo si tratta semplicemente di trovarla.
Se pensano che una donna, quale che sia, mi guarisca la malinconia, bé un po’ hanno ragione, son troppo solo, Adele (la gatta) non mi basta e adesso non ho neanche il cucù con cui chiacchierare. Ci parlavo sempre, tutti i giorni, con Adele mi stufo subito, i gatti son gatti, con loro al massimo si parla di croccantini, lettiere, agguati ai miei piedi e ornitologia, queste cose qui. Ma non sono a Parigi per trovare una donna, quella la potevo cercare anche a Roma, è pieno zeppo di donne e io non sono affatto male come uomo, oltre ad essere un buon partito, un professionista della natura morta con business negli states. Sono anche sano, la settimana scorsa ho fatto un check up completo e l’unico valore fuori norma è quello degli eosinofili, ma di poco, sono a 4,76, il massimo è 2. Ma cosa sono gli eosinofili? Io so solo che sono gli unici in grado di contrastare gli elminti grazie alla proteina basica principale che si trova all’interno dei loro granuli, ma non so cosa sono gli elminti.
Perché dobbiamo contrastare gli elminti? Quante cose ignoro… non so nulla degli elminti… come posso dirmi uomo di scienza? Adesso che ho scritto la parola elminti mi accorgo che ormai non posso far finta di niente, non posso più rimandare, chi legge (ma chi?) si aspetta che finalmente ne parli: gli elminti o comunque tutta questa roba piccola che insieme forma il nostro organismo ce l’hanno un’anima? Perché se ce l’hanno anche gli elminti e gli eosinofili ogni essere vivente è composto da centinaia di migliaia di microelementi e altrettante anime… sarà davvero così? E lo stesso per gli alberi, i fiumi, i sassi… l’alternativa è molto più semplice, una sola anima per ogni macroelemento, l’uomo, l’albero, il sasso. È più semplice e anche più romantica, preferisco immaginare un fiume come un tutto definito sia nei suoi elementi materiali (letto, argini, acqua, pietre, trote) che immateriali (anima, quindi carattere, ossia fiume mite, violento, inaffidabile eccetera). In questo caso gli elementi costitutivi non avrebbero anima e francamente mi riesce difficile una teoria siffatta perché io stesso sono stato sia sasso che trota.
Un bel pasticcio, quando ci penso mi viene subito mal di testa. Una possibilità, che però mi convince poco, è che esistano sia le anime dei macroelementi che le sottoanime, delle animelle piccole che si rifugiano nei microelementi e rispondono all’autorità centrale. È una possibilità che sul piano esclusivamente scientifico risolverebbe molte incongruenze, ma per il resto è francamente inaccettibile perché presuppone una rigida struttura gerarchica che proprio non mi piace.
Il problema, il vero problema, è che sono solo a dover affrontare tutte queste cose fondamentali, non mi può aiutare nessuno, non ho il coraggio di chiedere aiuto perché conosco bene la risposta, non mi illudo, lei è matto, fuori di qui. La verità è che la scienza ufficiale rifiuta di occuparsi dell’anima perché non si può toccare e la lascia nelle mani di pretazzi e stregoni che ci lucrano sopra, dimenticando però che anche un elminto non si può toccare, al massimo si può vedere al microscopio e secondo me con l’attrezzatura giusta si vedono anche le anime.
L’unico aiuto, visto che fuggo giustamente i prelati, può venire dalla filosofia, Camilla mi ha detto che da sempre l’uomo si è posto il problema dell’anima, soprattutto l’uomo greco dell’antichità, poi la Chiesa ha sfasciato tutto e adesso è ancora tutto in mano ai preti. Quindi potrei leggere i testi classici, Pitagora, Empedocle, Platone, ma devo dire la verità: preferisco di no, ho paura che la lettura di quelle grandi menti comprometta la mia visione laica, scientifica, io voglio solo osservare e descrivere, null’altro, lungi da me l’intenzione di creare sistemi, mi definisco animografo e lascio volentieri a chi è più saggio e preparato il compito di analizzare le mie osservazioni e giungere se vuole a delle teorie.
Quindi niente trattati filosofici, faccio tutto da me, al massimo chiedo a Camilla. Cerco Camilla, la trovo nella sala 7 davanti al Ritratto di uomo col guanto del sommo Tiziano.
“Se fossi Adelina entrerei qui”
“Camilla, ti devo parlare”
“È successo qualcosa?”
“No… si… insomma quei due, Ciocci e Bertrand, non hanno capito niente, mi resti solo tu, posso contare solo sul tuo aiuto”
“Che hanno fatto?”
“Mi mandano solo immagini di turiste bone e dettagli intimi”
“Porci”
“Infatti… quindi conto su di te… tu hai capito… hai capito?”
“Si, certo, ma non è facile, io sono agnostica, non credo in nulla, men che meno nelle anime, figuriamoci poi nella metempsicosi, quindi il mio aiuto al massimo può essere quello di un’amica che aiuta l’amico a trovare l’anima gemella, quella che ritiene più adatta a vivere con lui. Insomma, non mi chiedere di scoprire Adelina in un oggetto, è troppo per una che non crede neanche a sé stessa… forse ha ragione Ciocci, siamo tutti inventati, non esistiamo… comunque ti aiuto… ancora non ho visto niente di interessante tranne questo splendido Tiziano”
“Grazie, Camilla, agli oggetti guarderò solo io, perché invece io ci credo… se non crediamo all’anima che senso ha la vita? Non posso immaginare la mia esistenza come una cosa che alla fine non c’è più, cessa del tutto, scompare… qualcosa resta di sicuro”
“Coraggio, andiamo a cercarla”
Andiamo a cercarla, ma ci son solo turisti annoiati, gente che farebbe volentieri a meno di quella roba antica ma fa parte del pacchetto turistico, si deve vedere per forza, almeno la Gioconda. Ogni tanto arrivano foto di gnocche che si piegano per raccogliere qualcosa, piacerebbero molto a Terzi, le mostro a Camilla scuotendo il capo.

22 commenti:

  1. non si capisce nulla, è tutto buio, sembra di stare nel cervello di un pesce
    E.

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  2. e invece il controromanzo è tutto bello chiaro, nitido, com'è?

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  3. Ecco il canto in terza rima aggiornato a domenica 11 marzo 2012, ore 9,55:

    Vecchio polpaccio glabro e macilento,
    Che un dì fosti lanoso, irsuto e forte,
    Or mi trascini fiacco, ora sei spento.

    Un tempo mi portavi fino a Orte,
    Che com’è noto sta vicino a Roma,
    Or mi conduci massimo a La Corte.

    Davvero l’epica fierezza è doma
    Spezzata a terra come morto gatto
    Ed assomigli sempre più a un rizoma?

    Claudico lento, sembro quasi un matto
    Che vaga per le vie, che va ramengo
    Senza una meta; dai, facciamo un patto:

    Che più mai incederem con passo mengo,
    Quello che sul polpaccio il peso poggia,
    Ad aggravare il mal che già io tengo.

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  4. non so quando copio incollo dai commenti o da mail succede questo se invece mi lasciassi andare avanti con il romanzo che sto scrivendo io con te come prestanome questo non succederebbe, comunque aperte parente mi state facendo lavorare molto e non sto guadagnando una cippa , la cippa come ben si sa è di colore RAL426. chiusa parente

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  5. salve prof, sono una sua studentessa...!!! Devo dare il suo esame , quando è? il mese scorso sono venuta al ricevimento e lei non c'era, com'è, casini? anche io sono un pò incasinata e volevo dirle se io e dei miei colleghi possiamo dare l'esame un giorno che ci viene bene, lo mette sul sito per favore? il tutor ha detto che lei passa il tempo a fare cavolate su un blog che non se ne capisce niente. si è sparsa la voce e noi stiamo studiando quelle cose, che un mio collega bravo ha fatto le slides da questo blog. dobbiamo studiare solo lo scritto o anche quelle scritte sotto le immagini, le decalcomanie, mi sembra. E le figure le dobbiamo studiare anche quelle? Ci può dire prof anche se i capitoli ci sono tutti o se possiamo saltare il 26 e se dell'11 dobbiamo fare tutte le pagine? Scusi se l'ho rotta prof, un baciobbraccio,Sonietta
    Oh Prof, nel caso non mi funziona la posta può rispondere anche alla mia amica l'indirizzo è pupamatta@hot.mail. com oppure lillyselafuma@gmail.com
    Grazie!!!!!!!!!!!!!! faccina faccina

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  6. Per l'Editore
    puoi mettere un comunicato stampa:
    Io me ne esco dal blog e dal controromanzo se continuate con rimembranze, dirette, indirette di Stintino e delle sue pallosissime spiagge. E che cavolo, e parlate di una spiaggia di cesenatico, e tu Pilon, spiagge ti mancavamo a Los Angeles? Ma questa internalizzazione, solo a parole?

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  7. Per l'autore
    Esiste l'anima di un'anima? E l'anima di tutte le anime? E l'anima di tutte le anime che non contengono se stesse contiene o non contiene se stessa?

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  8. Lancio una nuova sfida per i lettori, che mi pare apprezzino. Spero solo che l'editore e le sue parenti (quelle chiuse e soprattutto quelle aperte), vogliano continuare a favorirci. Noi (penso di interpretare il pensiero di tutti) lo apprezziamo e incoraggiamo (per i soldi ne parliamo in altra sede).

    La sfida si dovrebbe chiamare

    "MIMESI & MNEMOSYNE"

    e consiste nel riscrivere un capitolo del romanzo o del controromanzo (dichiarando ovviamente di quale si tratta) "nello stile" di qualcuno di famoso (Manzoni, Ghepardi ecc.).

    Per fare un esempio inizio io, con il capitolo del contromanzo dove Mauro è il Maestrale, riscritto alla maniera di Montale:

    Mare di Fuori
    aspetta,
    tra le onde e i dirupi di scogliera,
    anche la mia memoria
    che per altre
    risuonerà.
    Chiamata
    dal Maestrale
    ...
    (a scarruparsi sui denti di cane)

    A dopo per un altro. Pilon

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  9. Guardate che manca una terzina, postata da Ged nell'armadio di ieri (armadiata?).

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  10. ma tu sei matto! per riscrivere i capitoli in altro stile, prima bisognerebbe leggerli, io non ce la faccio

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  11. Sono sicuro che Gede raccoglierà la sfida. Tu ne puoi leggere uno (uno, dico, uno, ce la farai?) e lo puoi riscrivere nello stile del PRIN (con riferimento a Horizon), dato che leggi solo romanzi russi e quelli sono difficili da imitare (ho detto "imitare"). O no?

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  12. Continuo a dare l'esempio, sperando che qualcuno araccolga la sfida.

    Mauro e il vento
    (alla maniera di Jorge Amado)

    Che a Maurinha piacesse il vento lo sapeva tutta Bahia. Lo sapevano giù al porto e lo sapevano in canonica. La più vecchia mãe de santo, quella del terreiro di Ribeira, raccontava che la stessa Menininha, la grande Mãe del terreiro do Gantois, aveva raccontato a una sua zia, morta in odore si santità (anche se lei continuava a giurare su Obatala, padre di tutti gli orixa, che era stata l’amante di Odoacre, quello della farmacia di Bomfin) e quindi degna di fede, che Maurinha fosse figlia di Zaira. Zaira, Zaira: proprio lei! La negra che batteva al porto. Di Zaira sì, certamente. Ma il padre? Il padre, diceva la vecchia, era Mauro, il mulatto trovato sulla spiaggia, neonato, che già rideva e che a un anno già toccava il culo alle signore del bordello che lo avevano adottato e cresciuto. E tutti, proprio tutti, dicevano che Mauro avesse il vento dentro di sé. Certo, il vento! Perché era figlio di Oyá, che comanda al vento e di Oxumarê che comanda pioggia e arcobaleno. Oppure - nella versione meno fantasiosa, quella che circolava nella Città Alta - di un pescatore bellissimo che i giornali avevano dato per morto ma tutti sapevano che se l’era rapito Oyá e l’aveva portato nel vento, per godere di lui. Rimasta incinta, per non incorrere nelle ire di Obatala, aveva nascosto la gravidanza e poi, con l’aiuto di Yemaja, che comanda il mare e ama l’amore, lo aveva affidato ad un onda, alla spiaggia e… alle puttane.
    Per questo Mauro era cresciuto bello e sano, malgrado le schifezze che gli davano da mangiare al bordello. E soprattutto era venuto su donnaiolo e sottaniere come nessun altro, abituato fin da piccolo alle compagnie scostumate e soprattutto edotto nell’arte della seduzione dalle sue “madri” (si fa per dire, che Dio ci scampi…) adottive. Le beghine della Barroquinha dicevano che, compiuti i trent’anni, Mauro avesse già posseduto un’infinità di donne, tra bianche, nere e mulatte: 640 al quartiere di Santo Antonio, 231 al Pelourinho, 100 in Saude, 91 in Pituba e in Barroquinha almeno 1003. Tra queste, ovviamente, Zaira che, benedetta donna, era più facile farci l’amore che discuterci, per il caratteraccio che aveva; ma che era bella, ma così bella che perfino Ogum, che comanda al ferro e alla guerra e per questo è un orixa serio, pare gli avesse messo gli occhi addosso.
    Insomma, per farla breve, Maurinha era figlia di Mauro, il mulatto col vento dentro, e nipote di Oyá, che al vento lo comanda; così che sua bisnonna, tanto per capirci, era la stessa Yemaja, che comanda al mare e ama l’amore e, tra tutti gli dei, è certamente quella che ama di più Bahia e la sua gente povera e allegra. E che a Maurinha piacesse il vento,tutti lo potevano vedere. E che gli piacesse un bè era proprio evidente.

    (Mi fermo qui perché è faticosissimo, con tutto il pantheon yoruba e la topografia di Sao Salvador da consultare in continuazione).

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  13. ci devo pensare su, per adesso trascrivo la storia che ha raccontato Sara al compleanno della nonna di Ciocci:

    "C'era una volta una povera virgola che per colpa di uno scolaro disattento era capitata al posto di un punto dopo l'ultima parola del componimento. La poverina, da sola, doveva reggere il peso di cento paroloni, alcuni perfino con l'accento, per la fatica atroce morì. Fu seppellita sotto la croce della matita blu del maestro e invece di crisantemi sempreverdi [sic] aveva un mazzetto di punti esclamativi"

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  14. Va bene, ecco qua
    "Le cose hanno vita propria," proclamava lo zingaro con aspro accento, "si tratta soltanto di risvegliargli l'anima." Mauro, la cui smisurata immaginazione andava sempre più lontano dell'ingegno della natura, e ancora più in là del miracolo e della magia, pensò che era possibile servirsi di quella invenzione inutile per sviscerare l'oro della terra. Melquìades, che era un uomo onesto, lo prevenne: "Per quello non serve." Ma a quel tempo Mauro non credeva nell'onestà degli zingari, e così barattò il suo mulo e una partita di capri coi due lingotti calamitati. Ursula Iguaran, sua moglie, che faceva conto su quegli animali per rimpinguare il deteriorato patrimonio domestico, non riuscì a dissuaderlo. "Molto presto ci avanzerà tanto oro da lastricarne la casa," ribatté suo marito. Per parecchi mesi si ostinò a dimostrare la veracità delle sue congetture. Esplorò la regione a palmo a palmo, compreso il fondo del fiume, trascinando i due lingotti di ferro e recitando ad alta voce l'esorcismo di Melquíades. L'unica cosa che riuscì a dissotterrare fu una armatura del quindicesimo secolo con tutte le sue parti saldate da una crostaccia di ruggine, la cui cavità aveva la risonanza vacua di un'enorme zucca piena di sassi. Quando Mauro e i quattro uomini della sua spedizione riuscirono a disarticolare l'armatura, vi trovarono dentro uno scheletro calcificato che portava appeso al collo un reliquiario di rame con un ricciolo di donna.

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  15. Allora Roscia pensa che mentre gli Aureliani sono riservati, ma con discernimento lucido, i Josè Arcadio sono impulsivi e intraprendenti, ma marcati da un segno tragico...?

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  16. ehm cioè adesso non ricordo, sto cucinando, avevo studiato, così su due piedi...

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  17. stile Harmony:

    Mauro era socio in affari di John Landscape e suo unico vero amico. Curava le filiali europee delle undici aziende fondate da John, di cui possedeva un cospicuo numero di azioni. Aveva conosciuto tutte le mogli di John, le aveva conosciute molto bene, carnalmente, e quindi era perfettamente al corrente della scarsa virilità dell’amico. Con la più giovane, Jane Brightman, la storia non era ancora finita, la loro relazione era andata ben oltre la semplice scappatella che aveva avuto con Gina Power e Molly Beckett, l’attrazione sessuale era tale da costringere i due partner a regolari e impegnative full immersion di sesso selvaggio che potevano durare anche diverse settimane durante le quali non uscivano dalle stanze d’albergo neanche per mangiare, ordinavano pranzi e cene in camera per non perdere neanche un secondo di piacere.
    Lei gli aveva raccontato le sue fantasie erotiche dopo il loro primo incontro, quando era ancora sposata con John. Si trovavano a San Diego, in un albergo con vista sull’oceano e sulle navi da guerra della Marina militare degli Stati Uniti. Le stanze di Mauro e dei coniugi Landscape erano l’una di fronte all’altra e un pomeriggio lei lo aveva visto dalla finestra e ne era rimasta folgorata. Ricorda ancora le sue parole: «Avevi un fisico fantastico, ti divoravo con gli occhi. Sotto il telo di spugna i glutei apparivano sodi e perfetti, immaginavo la meraviglia che doveva essere toccarti, deglutivo eccitata al solo pensiero, desideravo passare le mani su ogni centimetro del tuo corpo maschio. Al solo pensiero, osservandoti dalla finestra, mi sentii sciogliere, le gambe tremanti, una voglia pazzesca di sesso. E come se agissero per proprio conto i piedi mi condussero fuori, in camera tua, il battito del cuore divenne frenetico, ogni sensazione si intensificò, l’ondata di calore mi coprì la pelle di un velo di sudore, il cervello smise di funzionare, bussai alla tua porta. Quando apristi il telo di spugna non c’era più, fu un momento indimenticabile, non avevo mai provato un tale, devastante desiderio, incontrollabile e così emozionante da provocare quasi un orgasmo. Un istante dopo ti mettevo le mani sulla vita e ti attiravo a me. E il piacere esplose. I miei seni contro i muscoli duri del torace, la tua erezione contro lo stomaco. Con un gemito mi appiccicai al tuo corpo come un francobollo accarezzandoti le spalle e la schiena. In risposta tu mi sollevasti un poco e incominciammo a muoverci su e giù mentre la mia bocca si schiudeva a mano a mano che il godimento cresceva, fino a raggiungere l’apice. Il calore dei nostri corpi fusi insieme si propagò fino al centro della mia femminilità».

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  18. giallo:

    La Cadillac, un’impeccabile limousine d’annata con targa del Connecticut, era posteggiata in un vialetto deserto a breve distanza dalla Santa Monica Freeway, nel tratto in cui scorre parallela all’Est Washington Boulevard. Al volante c’era un tizio con il viso rubizzo e i capelli bianchi, e accanto a lui una donna rotondetta, con un naso grazioso, prossima alla cinquantina. L’ispettore Mauro Matthew Thigh tolse la sicura dalla Colt Phyton 357 Magnum e si avviò lentamente verso la macchina. Attendeva quel momento da molto tempo, quel bastardo di John Landscape era finalmente in trappola.
    Giunto davanti ai Black Friars si aggiustò il soprabito specchiandosi alla porta d’ingresso del locale per evitare che si scorgesse la fondina, si accese il primo Partagas Coronas della giornata e riprese a camminare fino all’incrocio con Dave Street. La Cadillac distava solo una ventina di metri. L’ispettore Thigh diede una rapida occhiata all’orologio da tasca, una vecchia reliquia che gli aveva regalato John Andrew Bredtson poco prima di morire, l’aveva colpito alle spalle quella brutta canaglia che stava per arrestare. Erano le otto meno due minuti, tra qualche istante sarebbe arrivato. Diede una boccata al sigaro e fece due perfetti cerchi di fumo. Buon segno, pensò Thigh, il topo finirà nella tagliola.
    John Landscape arrivò puntuale alle otto, come stabilito. Era solo, veniva a piedi da Hogwood Street. Appena vide la Cadillac affrettò il passo, sembrava molto nervoso, forse annusava qualcosa o aveva solo una gran voglia di chiudere il cerchio, la donna aveva deciso finalmente di vuotare il sacco. Si accorse di Thigh quando ormai era tardi per scappare, rallentò il passo, quasi volesse prender tempo per riflettere sulla prossima mossa, e poi fece l’errore di mettere la mano in tasca. Fu un istante, il colpo gli attraversò la spalla sinistra tra la clavicola e la scapola scaraventandolo a terra.
    Thigh gli fu subito sopra, in pochi istanti gli tolse il revolver che aveva ancora in pugno e gli bloccò le braccia dietro la schiena, ma era una precauzione inutile, quel lurido farabutto stava tirando le cuoia. La Cadillac era partita a razzo, le ruote fischiavano ad ogni curva, ma per Thigh non era un problema, li avrebbe acciuffati più tardi, erano solo pesci piccoli ignari d’aver fatto da esca al boss di Santa Monica.
    “Il capolinea è arrivato, lurido bastardo”
    “Ti sbagli Thigh, è arrivato il tuo”
    Sentì la canna fredda di un revolver premergli la tempia, a giudicare dall’alito pesante di tabacco e whiskey dozzinale doveva essere di Frank Pescecane, il braccio destro di Landscape. L’ispettore Thigh gettò a terra la Colt Phyton 357 Magnum e alzò le mani. Non si aspettava d’essere colto alle spalle, doveva esser coperto da Smithson. Si voltò lentamente, accanto a Frank Pescecane c’era Tom Miserere, appena evaso dal penitenziario di San Diego, e poco oltre Joanna O’Connor, ex cubista del Babe & Ricky’s e attuale amante di John Landscape.

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  19. Fantastico!! Temevo che nessuno avrebbe voluto giocare. Ma usciamo da questo spazio di commenti (armadio) ormai vecchio e trasferiamoci nel capitolo in corso!!

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  20. sono d'accordo, visto che l'iniziativa è tua dovresti proporre all'editore di pubblicare tutti insieme gli ESERCIZI DI STILE in uno spazio adeguato
    E.

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  21. Io ci vado a nozze! Ricordando la tua passione (spero non sopita) per Queneau, avevo lanciato un sasso, attendendo le ondine conseguenti.

    Ora mi sposto subito sull'ultimo "post" (Capitolo trentesimo) e lo propongo ufficialmente. Pilon

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