avevo finito le copertine
VENTI
Mentre
aspettiamo le valige, anzi la valigia visto che i miei amici non ce
l’hanno (spero abbiano almeno lo spazzolino e la carta di
identità), Ciocci mi chiede il permesso di rubare un taxi, dice che
l’ha già fatto in un altro romanzo ambientato a Londra e i
protagonisti si sono trovati benissimo, hanno potuto girare per
Londra nelle corsie preferenziali senza dover cercare ogni volta
taxi, autobus o metropolitane. Io gli ho detto che se ci beccano
finiamo in galera, lui ha risposto che anche se fosse, ma non crede,
ci penserà l’autore a tirarci fuori, perché se ci rimaniamo a
lungo l’azione rallenta e il lettore si stufa, l’autore rischia
di perderlo, a meno che non intenda scrivere un conte di
montecristo.
Cosa
potevo rispondere? Qualcuno mi dica cosa potevo rispondere? Così ho
detto di si e adesso ci troviamo seduti su un Mercedes S-Class W 221
S500 del 2011, la grande berlina ammiraglia da sempre punto di
riferimento della sua categoria per classe e stile inconfondibili,
sempre ai vertici per sicurezza,
prestazioni, tecnologia e comfort. Comodo è comodo, non c’è che
dire, ma è rubato e non riesco a fare a meno di pensarci, son
sempre stato onesto, di quelli che se gli prestano un libro lo devono
leggere in fretta per restituirlo. Camilla sembra invece
indifferente, il concetto di proprietà privata le è ormai
completamente estraneo.
Ciocci
vuole passare da un amico (?) a modificare la targa e il libretto di
circolazione, poi ci porterà all’albergo. Ho detto va bene,
che altro potevo dire? Ma è chiaro che il suo comportamento desta in
me preoccupazione e perplessità, non sapevo che avesse amici nel
mondo della malavita francese. Vabè, l’importante è Adelina, per
lei sono disposto a sfidare ogni periglio e financo la legge. Così
prima di andare all’Hotel Saint Germain, in Rue du Bac 88, Ciocci
guida il taxi fino a Belleville, nel ventesimo arrondissement, e lo
parcheggia davanti a un palazzo cadente a pochi passi dal cimitero di
Père-Lachaise. Dice di aspettarlo al caffè all’angolo, risolverà
tutto in dieci minuti massimo un quarto d’ora, tanto è
letteratura, aggiunge, il tempo è relativo.
Ci
sediamo al caffé e ordiniamo la bevanda omonima. Mentre la
degustiamo Camilla elenca a memoria i morti illustri sepolti al
Père-Lachaise, per primo il grande Hercule Savinien de Cyrano
de Bergerac, poi Moliere, Beaumarchais,
David, Bellini, Cherubini, Bizet, Chopin, Balzac, Delacroix, Ingres,
Rossini (poi tumulato nella Basilica di Santa Croce a Firenze),
Ingres, Seurat, Wilde, Pissarro, Modigliani, Proust, Wright, Callas,
Montand e altri. Io ho detto cazzo, di solito non dico queste
parole ma quando ci vuole ci vuole.
“Cos’è
che veramente cerchiamo?”, mi chiede.
“Adelina,
lo sai”
“Adelina
è morta e il cucù era un cucù, perché non ti rassegni e guardi in
faccia la realtà? Devi solo cercare un’altra donna se ne senti la
mancanza, se vuoi ti aiuto, ho un buon naso”
“Io
voglio Adelina, spero solo che questa volta finisca in un involucro
bello, ma va bene anche una racchia, purché sia Adelina”
“Di
nuovo con la metempsicosi?”
“Cos’è?
Una malattia?”
“No,
è la tua teoria delle anime che migrano, roba vecchia quanto l’uomo”
“La
mia non è una teoria, è osservazione dei fatti, scienza”
“Non
dirmi che non sai nulla della metempsicosi?”
“Nulla”
“E
ti sei inventato da solo tutte quelle storie dell’anima?”
“Non
le ho inventate, le ho vissute…Camilla, almeno tu credimi, per
favore”
“Non
hai letto nulla di filosofia greca?”
“Nulla,
leggo poco, i libri mi fanno male, provocano i pensieri, gli incubi,
l’infelicità”
“Dipende
dai libri…te ne presterò qualcuno quando torniamo, però se leggi
in francese ti compro qui a Parigi un Queneau o Roubaud, così cambi
idea”
“Non
ho voglia di leggere, sono qui per Adelina”
“E
a scuola? Avrai studiato un po’ di filosofia! Ci sei andato a
scuola?”
“Mille
volte, una noia mortale che si ripete da quando è stata inventata
l’istruzione, una tortura che vivo con angoscia ogni volta che
finisco in un involucro umano, eterna e sempre uguale, asilo,
elementari, medie, liceo, insopportabile per tutti ma soprattutto per
me visto che so benissimo che non mi è stata mai utile”
“Forse
se ti impegnavi ti sarebbe stata utile”
“Forse,
ma non l’ho fatto, non ricordo neanche un insegnante in grado di
mantenere sveglio il mio interesse, neanche uno, invece erano
bravissimi a farmi passare la voglia di leggere per conto mio, son
riusciti a farmi odiare anche i versi, figurati la filosofia”
“Qundi
hai inventato tutto tu, senza Pitagora o Platone…sei un filosofo”
“Non
ho inventato nulla, non sono un filosofo, osservo e basta”
“E
cosa osservi?”
“Il
mio trasmigrare da un involucro all’altro, se lo osservo in me
accadrà anche agli altri, per questo siamo qui a Parigi, per
scoprire dove è finita l’anima di Adelina”
“Adelina…già…Adelina…comunque
ti può essere utile saperne di più di filosofia, non solo greca,
anche orientale, direi soprattutto zen”
“Va
bene…ma non adesso…sarà passato il quarto d’ora letterario? Se
rileggo quello che ho scritto neanche tre minuti, però Ciocci ha
detto che è relativo”
“Un
altro con la testa per aria, fortuna che ci sono io”
“Credi
che ho la testa per aria? Ciocci si, io però…”
“Tu
non sei per aria, sei nell’iperuranio”
“E
che è?”
“È
la zona oltre il cielo dove risiedono le idee immutabili e perfette,
raggiungibile solo dall’intelletto,
non tangibile dagli enti terreni e corruttibili”
“E
io sono là?”
“Si,
tu sei là, per questo sono venuta”
questo capitolo è proprio bello
RispondiEliminacondivido. il romanzo e' piu' commestibile da quando si parla di parigi (o da quando lo legge matisse: sara' una coincidenza?). il reo confesso ha evidentemente un debole per questa cittadina francese, al pari di tanti celebri assassini.
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