in copertina l'editore e Roberto C. con tutti i capelli in testa, l'autore al centro aveva già allora il parrucchino
QUARANTADUE
Mi sveglio
affamato nel cuore della notte, ho di nuovo saltato la cena. A pensarci bene ho
saltato anche il pranzo. Rimango supino guardando il soffitto, pian piano i
ricordi tornano a galla e son preso da mille diverse emozioni. Calma, inutile
agitarsi, e poi non ce n’è motivo, ho trovato Adelina, non solo l’ho trovata,
l’ho anche baciata eccetera, cosa voglio di più? Son venuto a Parigi per
questo, adesso posso tornare a Roma, con Adelina.
Decido di
trascrivere gli avvenimenti di ieri sul portatile, così passa prima il tempo,
sono ancora le quattro e il breakfast è solo alle sette. Apro il computer, vado
all’ultimo capitolo che ho scritto, il numero trentaquattro, rileggo l’ultima
riga (“ma adesso ho scoperto che non sono il solo a sapere, c’è Jack London,
che nel frattempo sarà migrato dentro altri involucri, adesso chissà chi è o
cosa è, lo scoprirò, finalmente potrò parlare con qualcuno”) e inizio il
capitolo trentacinque con la colazione di ieri al Saint Germain e la lettura de
Il vagabondo delle stelle. Arrivato
al primo bacio della signorina (ancora non sapevo che fosse Adelina) mi viene
un brivido d’emozione e quasi non riesco a continuare. Poi mi riprendo e
continuo, Cenerentola, Cendrillon, Aschenputtel, mi prendono in giro per le scarpette, Ciocci estrae la Colt M 1911 ed entra nel
negozio di scarpe, la fuga in taxi mentre Bertrand ci racconta Cenerentola in
danese, la visita al Musée d’Orsay, Il
vaso blu di Cézanne, poi la
Zuccheriera , pere e tazza blu, Camilla telefona a
Lucie, e qui mi fermo di nuovo col cuore a mille, e si, la sua risposta è
incredibile: non viene ma spiegherà tutto a Ciocci! A Ciocci! Perché?
Sono arrivato
al capitolo 37, sono ancora le sei del mattino, decido di andare avanti, inizio
il il capitolo 38 con l’uppercut di Camilla, proseguo con l’incontro alla
caffetteria del museo e trascrivo la frase pazzesca di Ciocci, Lucie non viene
perché “non ha voglia di entrare in questa storia, ritorna nei meandri prima
che sia troppo tardi, dice che non ne vale la pena dopo quello che è successo
stamattina”. Si riferiva al bacio con la signorina della reception (Adelina!),
ormai è tutto più chiaro, ma lei come faceva a saperlo, ci aveva visti?
Impossibile. E poi questa storia dei meandri…che ci vuole ritornare prima che sia troppo tardi…mi vengono i
brividi…siamo davvero falsi?
Continuo.
Quando Ciocci dice che Lucie è sua sorella mi getto su Ciocci e inizia la
rissa, botte da orbi, sfasciamo la caffetteria e ci riempiamo di graffi e
lividi, poi al pub, poi il portafoglio gonfio di Ciocci coi soldi rubati ai
turisti e di nuovo la fuga. E siamo al capitolo trentanove, Ciocci rompe il
finestrino e spara con la mitraglietta, la polizia non ci molla, io d’un tratto
mi sento più tranquillo, capisco che è la fine, mi rassegno alla morte
imminente, tra poco sarò in un altro involucro. Nel frattempo il taxi corre a
centoquaranta intorno all’obelisco di Place de la Concorde e finisce la sua
folle corsa a pochi passi dall’Eliseo. Entriamo all’Eliseo, chiediamo di Carla
e Nicolas, sono andati a far la spesa, usciamo, saliamo su un taxi e torniamo
all’albergo. Il capitolo quaranta mi getta nuovamente in uno stato emozionale
ai limiti dell’infarto, ripercorro i momenti che seguono la scoperta del libro
sul comodino, Il limbo delle
fantasticazioni, fino al bacio meraviglioso e inaspettato di Adelina e
all’ennesimo svenimento, poi il bocca a bocca e la gioia immensa di stringerla
tra le braccia…ma qualcosa turba la mia felicità, Adelina non ricorda nulla del
cucù, come è possibile? Questo lo scrivo all’inizio del capitolo quarantuno,
poi entrano dalla finestra le prime luci del giorno, guardo l’orologio, sono le
sette e dieci, spengo il computer e scendo giù a far colazione.
Alla
reception c’è un tipo losco con la faccia da ergastolano, deve essere il
portiere di notte. La sua vista mi fa venire in mente il sogno di stanotte,
ricordo benissimo che facevo colazione con mia moglie, che ero il fratello di
Ciocci e che avevo la faccia di Anthony Quinn in Zorbas il greco, ma il resto è tutto via, chissà dove, forse nei
meandri. Chiedo all’ergastolano notizie di Adelina, lui mi guarda malissimo e
dice che non sono affari miei. Rinuncio subito, ne ho prese abbastanza in
questi due giorni, son pieno di lividi. Però gli dico un merci con un tono che nelle mie intenzioni dovrebbe ricordargli che
lui è un poveraccio e io no (anch’io posso essere perfido), e che io bacio
Adelina e lui al massimo la moglie baffuta. Non so se ha capito, per sicurezza
scendo rapidamente le scale e mi siedo al mio tavolino. Al cameriere dico
semplicemente tutto, mi porti tutto, ieri ho saltato pranzo e
cena.
Alle 7,25 il
cameriere torna sorridente con un piatto di tagliatelle ai funghi porcini. Io
mi alzo e lo abbraccio, lo stringo forte e gli dico grazie, lei è un santo. Lui risponde lo so.
Mi getto a
capofitto sulle fettuccine, sono da leccarsi i baffi, il cuoco dev’essere
toscano o umbro, quando ho finito alzo lo sguardo oltre il piatto vuoto e vedo
davanti a me il secondo, un arrosto di manzo, asparagi, melanzane, zucchine e
peperoni. Chiamo il cameriere, lo abbraccio di nuovo e gli chiedo nome e
indirizzo, gli voglio mandare un regalo dall’Italia, una natura morta con
asparagi, melanzane, zucchine e peperoni. Lui mi da il suo biglietto da visita,
ma la cosa strana è che l’aveva già pronto in mano prima che glielo chiedessi.
Cosimo Altavista, così si chiama, non è proprio un nome da cameriere, e infatti
mi viene qualche dubbio, fugace però, perché di nuovo mi scaravento sul cibo
come un tarantolato. Dopo il dolce e la frutta Cosimo mi chiede se desidero
ancora qualcosa e io rispondo adesso
posso fare colazione.
“Un
cappuccino?”
“Una caraffa
di caffè ristretto, succo d’arancia ricco di antocianine, cornetti alla crema,
pane burro e marmellata, questa roba qua, anche due vasetti di yogurt ai frutti
di bosco”
“Antocianine?”
“Ma si certo,
non sa cosa sono?”
“No, mi
dispiace”
“Sono pigmenti
idrosolubili
appartenente alla famiglia dei flavonoidi responsabili del colore rosso dell’arancia, hanno
proprietà antiossidanti, reagiscono con l’ossigeno molecolare e i radicali
liberi riducendo i danni che possono provocare a cellule e tessuti”
“Mizzega!”
“Signor
Cosimo Altavista, dica la verità, lo sapeva già”
“A dire il
vero lo intuivo”
“Lei è
d’origine italiana?”
“Si, ma sono
nato a Palo Alto, in California”
“Meglio
Parigi”
“L’azienda ha
avuto dei problemi e son venuto qui”
“Capisco…conosce
Adelina?”
“Certo che la
conosco, è la proprietaria dell’hotel, ha preparato lei le fettuccine”
Non ha finito
di dire fettuccine che dietro le sue
spalle appare lei, splendida, vestita da cuoca, col celebre cappello bianco. Io
resto immobile, come Don Bartolo.
“Allora?
Buone le fettuccine?”
“Un miracolo,
ma tu chi sei? Una santa? Una maga? La madonna?”
“Solo
Adelina, i miei cuochi ogni tanto mi fanno cucinare, stanno sempre dietro a
criticare, a volte riescono pure ad aggiungere sale o pepe, però alla fine mi
fanno i complimenti, anche perché se no li licenzio, l’albergo è mio”
“Adelina…”
“Adesso ti
faccio la spremuta, poi ci facciamo una passeggiata, hai bisogno di digerire,
ti porto al Bois de Boulogne”
Scompare di
nuovo e dopo un istante Cosimo mi porta la colazione. Sotto la spremuta c’è un
bigliettino: Ciocci ha rubato un altro
taxi, ci porta lui al Bois de Boulogne, ci vediamo alla reception tra un quarto
d’ora, tua Adelina.
brodo di dado brodo
RispondiEliminail sabato se baila! moreno...
RispondiEliminaPilar
ma qui es quel gran figo al cientro de la copertina?
RispondiEliminaPilar de Cardenas
ohiohioi che fiacca!
RispondiEliminaRobinson mio poveretto
RispondiEliminacome hai fatto solo soletto?
Oggi è domenica, si va a messa e ci si mette in regola coi capitoli non letti, chi resta indietro andrà di sicuro all'inferno, l'ha detto Ratzinger mercoledì
RispondiEliminaEt tant mieux si c'est un péché: Nous irons en enfer ensemble! Il suffit de passer le pont.
RispondiElimina