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sabato 24 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo quarantadue

in copertina l'editore e Roberto C. con tutti i capelli in testa, l'autore al centro aveva già allora il parrucchino


QUARANTADUE

Mi sveglio affamato nel cuore della notte, ho di nuovo saltato la cena. A pensarci bene ho saltato anche il pranzo. Rimango supino guardando il soffitto, pian piano i ricordi tornano a galla e son preso da mille diverse emozioni. Calma, inutile agitarsi, e poi non ce n’è motivo, ho trovato Adelina, non solo l’ho trovata, l’ho anche baciata eccetera, cosa voglio di più? Son venuto a Parigi per questo, adesso posso tornare a Roma, con Adelina.
Decido di trascrivere gli avvenimenti di ieri sul portatile, così passa prima il tempo, sono ancora le quattro e il breakfast è solo alle sette. Apro il computer, vado all’ultimo capitolo che ho scritto, il numero trentaquattro, rileggo l’ultima riga (“ma adesso ho scoperto che non sono il solo a sapere, c’è Jack London, che nel frattempo sarà migrato dentro altri involucri, adesso chissà chi è o cosa è, lo scoprirò, finalmente potrò parlare con qualcuno”) e inizio il capitolo trentacinque con la colazione di ieri al Saint Germain e la lettura de Il vagabondo delle stelle. Arrivato al primo bacio della signorina (ancora non sapevo che fosse Adelina) mi viene un brivido d’emozione e quasi non riesco a continuare. Poi mi riprendo e continuo, Cenerentola, Cendrillon, Aschenputtel, mi prendono in giro per le scarpette, Ciocci estrae la Colt M1911 ed entra nel negozio di scarpe, la fuga in taxi mentre Bertrand ci racconta Cenerentola in danese, la visita al Musée d’Orsay, Il vaso blu di Cézanne, poi la Zuccheriera, pere e tazza blu, Camilla telefona a Lucie, e qui mi fermo di nuovo col cuore a mille, e si, la sua risposta è incredibile: non viene ma spiegherà tutto a Ciocci! A Ciocci! Perché?
Sono arrivato al capitolo 37, sono ancora le sei del mattino, decido di andare avanti, inizio il il capitolo 38 con l’uppercut di Camilla, proseguo con l’incontro alla caffetteria del museo e trascrivo la frase pazzesca di Ciocci, Lucie non viene perché “non ha voglia di entrare in questa storia, ritorna nei meandri prima che sia troppo tardi, dice che non ne vale la pena dopo quello che è successo stamattina”. Si riferiva al bacio con la signorina della reception (Adelina!), ormai è tutto più chiaro, ma lei come faceva a saperlo, ci aveva visti? Impossibile. E poi questa storia dei meandri…che ci vuole ritornare prima che sia troppo tardi…mi vengono i brividi…siamo davvero falsi?
Continuo. Quando Ciocci dice che Lucie è sua sorella mi getto su Ciocci e inizia la rissa, botte da orbi, sfasciamo la caffetteria e ci riempiamo di graffi e lividi, poi al pub, poi il portafoglio gonfio di Ciocci coi soldi rubati ai turisti e di nuovo la fuga. E siamo al capitolo trentanove, Ciocci rompe il finestrino e spara con la mitraglietta, la polizia non ci molla, io d’un tratto mi sento più tranquillo, capisco che è la fine, mi rassegno alla morte imminente, tra poco sarò in un altro involucro. Nel frattempo il taxi corre a centoquaranta intorno all’obelisco di Place de la Concorde e finisce la sua folle corsa a pochi passi dall’Eliseo. Entriamo all’Eliseo, chiediamo di Carla e Nicolas, sono andati a far la spesa, usciamo, saliamo su un taxi e torniamo all’albergo. Il capitolo quaranta mi getta nuovamente in uno stato emozionale ai limiti dell’infarto, ripercorro i momenti che seguono la scoperta del libro sul comodino, Il limbo delle fantasticazioni, fino al bacio meraviglioso e inaspettato di Adelina e all’ennesimo svenimento, poi il bocca a bocca e la gioia immensa di stringerla tra le braccia…ma qualcosa turba la mia felicità, Adelina non ricorda nulla del cucù, come è possibile? Questo lo scrivo all’inizio del capitolo quarantuno, poi entrano dalla finestra le prime luci del giorno, guardo l’orologio, sono le sette e dieci, spengo il computer e scendo giù a far colazione.
Alla reception c’è un tipo losco con la faccia da ergastolano, deve essere il portiere di notte. La sua vista mi fa venire in mente il sogno di stanotte, ricordo benissimo che facevo colazione con mia moglie, che ero il fratello di Ciocci e che avevo la faccia di Anthony Quinn in Zorbas il greco, ma il resto è tutto via, chissà dove, forse nei meandri. Chiedo all’ergastolano notizie di Adelina, lui mi guarda malissimo e dice che non sono affari miei. Rinuncio subito, ne ho prese abbastanza in questi due giorni, son pieno di lividi. Però gli dico un merci con un tono che nelle mie intenzioni dovrebbe ricordargli che lui è un poveraccio e io no (anch’io posso essere perfido), e che io bacio Adelina e lui al massimo la moglie baffuta. Non so se ha capito, per sicurezza scendo rapidamente le scale e mi siedo al mio tavolino. Al cameriere dico semplicemente tutto, mi porti tutto, ieri ho saltato pranzo e cena.
Alle 7,25 il cameriere torna sorridente con un piatto di tagliatelle ai funghi porcini. Io mi alzo e lo abbraccio, lo stringo forte e gli dico grazie, lei è un santo. Lui risponde lo so.
Mi getto a capofitto sulle fettuccine, sono da leccarsi i baffi, il cuoco dev’essere toscano o umbro, quando ho finito alzo lo sguardo oltre il piatto vuoto e vedo davanti a me il secondo, un arrosto di manzo, asparagi, melanzane, zucchine e peperoni. Chiamo il cameriere, lo abbraccio di nuovo e gli chiedo nome e indirizzo, gli voglio mandare un regalo dall’Italia, una natura morta con asparagi, melanzane, zucchine e peperoni. Lui mi da il suo biglietto da visita, ma la cosa strana è che l’aveva già pronto in mano prima che glielo chiedessi. Cosimo Altavista, così si chiama, non è proprio un nome da cameriere, e infatti mi viene qualche dubbio, fugace però, perché di nuovo mi scaravento sul cibo come un tarantolato. Dopo il dolce e la frutta Cosimo mi chiede se desidero ancora qualcosa e io rispondo adesso posso fare colazione.
“Un cappuccino?”
“Una caraffa di caffè ristretto, succo d’arancia ricco di antocianine, cornetti alla crema, pane burro e marmellata, questa roba qua, anche due vasetti di yogurt ai frutti di bosco”
“Antocianine?”
“Ma si certo, non sa cosa sono?”
“No, mi dispiace”
“Sono pigmenti idrosolubili appartenente alla famiglia dei flavonoidi responsabili del colore rosso dell’arancia, hanno proprietà antiossidanti, reagiscono con l’ossigeno molecolare e i radicali liberi riducendo i danni che possono provocare a cellule e tessuti”
“Mizzega!”
“Signor Cosimo Altavista, dica la verità, lo sapeva già”
“A dire il vero lo intuivo”
“Lei è d’origine italiana?”
“Si, ma sono nato a Palo Alto, in California”
“Meglio Parigi”
“L’azienda ha avuto dei problemi e son venuto qui”
“Capisco…conosce Adelina?”
“Certo che la conosco, è la proprietaria dell’hotel, ha preparato lei le fettuccine”
Non ha finito di dire fettuccine che dietro le sue spalle appare lei, splendida, vestita da cuoca, col celebre cappello bianco. Io resto immobile, come Don Bartolo.
“Allora? Buone le fettuccine?”
“Un miracolo, ma tu chi sei? Una santa? Una maga? La madonna?”
“Solo Adelina, i miei cuochi ogni tanto mi fanno cucinare, stanno sempre dietro a criticare, a volte riescono pure ad aggiungere sale o pepe, però alla fine mi fanno i complimenti, anche perché se no li licenzio, l’albergo è mio”
“Adelina…”
“Adesso ti faccio la spremuta, poi ci facciamo una passeggiata, hai bisogno di digerire, ti porto al Bois de Boulogne”
Scompare di nuovo e dopo un istante Cosimo mi porta la colazione. Sotto la spremuta c’è un bigliettino: Ciocci ha rubato un altro taxi, ci porta lui al Bois de Boulogne, ci vediamo alla reception tra un quarto d’ora, tua Adelina.

7 commenti:

  1. brodo di dado brodo

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  2. il sabato se baila! moreno...

    Pilar

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  3. ma qui es quel gran figo al cientro de la copertina?
    Pilar de Cardenas

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  4. ohiohioi che fiacca!

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  5. Robinson mio poveretto
    come hai fatto solo soletto?

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  6. Oggi è domenica, si va a messa e ci si mette in regola coi capitoli non letti, chi resta indietro andrà di sicuro all'inferno, l'ha detto Ratzinger mercoledì

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  7. Et tant mieux si c'est un péché: Nous irons en enfer ensemble! Il suffit de passer le pont.

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