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giovedì 29 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo quarantasei

in copertina l'autore intento a leggere e meditare nella chiesa di santoEustacchio a Parigi 

QUARANTASEI

“AAAARGHHHHHH”, urlo aprendo gli occhi.
“Che ti succede compagno?”, fa il tassista.
“AAAARGHHHHHH”, urlo di nuovo sentendo la parola compagno.
Ho ancora negli occhi il ricordo del sogno anarchico e sono convinto che il taxi mi stia portando da Bertrand Le Bon, esperto di Proudhon e carnefice.
“Cosa c’è? Che ti succede?”
“Dove mi porta?”
“A casa mia, tranquillo…sei ricercato, ti nascondo a casa mia”
Finalmente ricordo tutto, mi tranquillizzo, si fa per dire, sono ricercato da tutte le polizie di Francia per tentato omicidio di Carla Bruni e marito, quindi posso dire addio ad Adelina perché finirò in galera per tutta la vita attuale, poi dovrò ricominciare la ricerca da capo, ma se divento un lapis sarà tutto più difficile.
Adelina, mio tesoro, perché non mi chiami? La chiamo io. Si, la chiamo.
“Adelina, luce dei miei occhi, dove sei? Cosa fai?”
“Adesso non posso parlare, ti chiamo io”
“Ma io che faccio?”
“Leggi qualcosa, chiedi al tassista se ha la Repubblica di Platone, leggiti la fine del decimo libro”
Riattacca, chiedo al tassista se ha le opere di Platone, risponde che di libri ha solo i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, I centri dirigenti del PCI nella Resistenza di Luigi Longo, Il 20º Congresso del P.C.U.S di Palmiro Togliatti e Il nodo della crisi sta nella Dc di Enrico Berlinguer.
“Nient’altro?”
“Io ho solo questi libri, ma mi hanno un po’ stufato, mia moglie però ne ha altri, dopo chiediamo a lei…chi è Platone?”
“Dopo chiediamo a lei”
Il taxi si ferma in una strada anonima dell’immensa banlieue parigina, potremmo essere in un qualsiasi non luogo francese. Entriamo in un palazzone popolare ricoperto di graffiti, saliamo con l’ascensore all’ottavo piano, sul pianerottolo ci aspetta la moglie del tassista, deve averla avvisata mentre dormivo. È una donna giovane, sulla trentina, coi capelli ricci nerissimi e gli occhi verdi, vispi. Ci fa strada nel piccolo soggiorno, c’è un tavolo già apparecchiato e qualcosa che fuma dentro una padella. L’appartamento è piccolo ma accogliente, c’è un bell’odore di casa, alle pareti una riproduzione di una natura morta con carciofi di Guttuso, il celebre ritratto di Mozart da piccolo e accanto quello della moglie Constanze.
“Ho preparato qualcosa da mangiare, sarete affamati”
“Non vorrei disturbare…”
“Lei non disturba affatto, siamo fieri di poterla aiutare”
“È un compagno, Thérèse, ci diamo del tu”
“Ci diamo del tu”, ripeto poco convinto.
Non per il tu, per la parola compagno, così fuori dal mondo, antica. Forse mi sbaglio, forse bisogna crederci ancora, adesso comunque ho pensieri più urgenti, sono ricercato dalla polizia e sempre più innamorato.
“Il tiggì dice che è questione di ore al tuo arresto, quindi abbiamo il tempo per mangiare in pace il mio cuscus trapanese”
“Cosa han detto?”, chiedo agitato.
“Che non hai scampo, e invece finché stai qui non ti troveranno, abbiamo già nascosto parecchi terroristi in passato, adesso vivono beati in Brasile, aiuteremo anche te”
“Grazie…ma forse non sarà necessario, la mia fidanzata ha detto ci penso io, è brava, risolverà tutto lei”
Li vedo perplessi, mangiamo il cuscus trapanese, dico a Thérèse che è squisito, chiedo la ricetta.
“La semola è cotta a vapore in una pentola forata di terracotta, come per il cuscus magrebino, ma il condimento è un brodo di pesce misto, io ci metto scorfano, cernia, pesce San Pietro, vopa, gallinella, luvaro e anguilla, ma ci van bene anche gamberi, scampi e frutti di mare”
“Hai la Repubblica di Platone?”
Rimane sconcertata, solo un pazzo pericoloso può passare così rapidamente dal cuscus trapanese a Platone.
“Certo che ho la Repubblica, chi non ce l’ha? La vuoi con testo a fronte?”
“No, grazie, va bene la traduzione”
“È urgente o possiamo finire il cuscus?”
“Finiamo, certo, scusate, sono un maleducato…è che ho avuto un periodo difficile, ho la testa piena di pensieri…”
“Platone?”
“No…si…Adelina mi ha detto di leggere il decimo libro…”
“Chi è Adelina?”
“La mia fidanzata…nuova…da ieri”
“È l’ideologa?”
“Ideologa?”
“I gruppi armati rivoluzionari hanno sempre un ideologo che ispira le loro azioni, dev’essere lei…se ti ha consigliato la Repubblica è una mente raffinata, gli antichi greci e soprattutto Platone avevano capito tutto”
“Io devo averlo studiato a scuola ma non ricordo nulla, forse l’abbiamo saltato”
“Impossibile”, dice Thérèse.
“Non ricordo proprio nulla”
“Che scuola hai fatto?”
“Non lo so”
“Classico, scientifico, tecnico, artistico…”
“Non lo so”
“Almeno dove?”
“Non lo so”
“Allora adesso facciamo così, ti fai una bella pennica”
Mi prende per mano e mi porta in una cameretta con un letto rosso e poster di tirannosauri alle pareti, sarà del figlio. Mi guarda preoccupata, poi fa un sorriso e chiude la porta. Mi han preso per matto, questo è chiaro, non ricordo che scuola ho fatto…ma è proprio vero…che scuola ho fatto? Mi torna in mente quel brutto pensiero, Ciocci, il babbo, insomma che è tutto falso, che siamo inventati…e già…se veniamo inventati quando abbiamo già trent’anni come facciamo a sapere che scuola abbiamo fatto?
No…impossibile…io son vero…anche Adelina…mi fanno ancora male i muscoli per la gita in barca a remi…adesso mi pizzico, ecco, fa male, lo sento, che bello…Ciocci sarà inventato, io e Adelina no…no…dormo.

4 commenti:

  1. sempre più bello, e ho fatto anche 100 contatti durante un consiglio di dipartimento. per il sicuro chiudevo e riaprivo
    Roscia

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  2. INVECE L'AUTORE NON SI DEGNA NEMMENO DI RINGRAZIARE PER AVERGLI FATTO VEDERE UNA FOTO DI CUI NON SAPEVA NEMMENO L'ESISTENZA

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  3. Ricordo benissimo quando l'hai fatta, ma non l'avevo mai vista, una foto simile mi hai scattato trenta anni dopo in una chiesa di Brixen, anche quella non ho mai visto. Peccato la faccia di mona

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  4. con photo shop non si può riprendere da dove Dio ha lasciato

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