in copertina l'autore intento a leggere e meditare nella chiesa di santoEustacchio a Parigi
QUARANTASEI
“AAAARGHHHHHH”,
urlo aprendo gli occhi.
“Che ti
succede compagno?”, fa il tassista.
“AAAARGHHHHHH”,
urlo di nuovo sentendo la parola compagno.
Ho ancora
negli occhi il ricordo del sogno anarchico e sono convinto che il taxi mi stia
portando da Bertrand Le Bon, esperto di Proudhon e carnefice.
“Cosa c’è?
Che ti succede?”
“Dove mi
porta?”
“A casa mia,
tranquillo…sei ricercato, ti nascondo a casa mia”
Finalmente
ricordo tutto, mi tranquillizzo, si fa per dire, sono ricercato da tutte le
polizie di Francia per tentato omicidio di Carla Bruni e marito, quindi posso
dire addio ad Adelina perché finirò in galera per tutta la vita attuale, poi
dovrò ricominciare la ricerca da capo, ma se divento un lapis sarà tutto più
difficile.
Adelina, mio
tesoro, perché non mi chiami? La chiamo io. Si, la chiamo.
“Adelina,
luce dei miei occhi, dove sei? Cosa fai?”
“Adesso non
posso parlare, ti chiamo io”
“Ma io che
faccio?”
“Leggi
qualcosa, chiedi al tassista se ha la Repubblica
di Platone, leggiti la fine del decimo libro”
Riattacca,
chiedo al tassista se ha le opere di Platone, risponde che di libri ha solo i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci,
I centri dirigenti del PCI nella
Resistenza di Luigi Longo, Il 20º Congresso del P.C.U.S di Palmiro Togliatti e Il nodo della
crisi sta nella Dc di Enrico Berlinguer.
“Nient’altro?”
“Io ho solo questi libri, ma mi hanno un po’
stufato, mia moglie però ne ha altri, dopo chiediamo a lei…chi è Platone?”
“Dopo chiediamo a lei”
Il taxi si ferma in una strada anonima
dell’immensa banlieue parigina, potremmo essere in un qualsiasi non luogo francese.
Entriamo in un palazzone popolare ricoperto di graffiti, saliamo con
l’ascensore all’ottavo piano, sul pianerottolo ci aspetta la moglie del
tassista, deve averla avvisata mentre dormivo. È una donna giovane, sulla
trentina, coi capelli ricci nerissimi e gli occhi verdi, vispi. Ci fa strada
nel piccolo soggiorno, c’è un tavolo già apparecchiato e qualcosa che fuma
dentro una padella. L’appartamento è piccolo ma accogliente, c’è un bell’odore
di casa, alle pareti una riproduzione di una natura morta con carciofi di
Guttuso, il celebre ritratto di Mozart da piccolo e accanto quello della moglie
Constanze.
“Ho preparato
qualcosa da mangiare, sarete affamati”
“Non vorrei
disturbare…”
“Lei non
disturba affatto, siamo fieri di poterla aiutare”
“È un compagno,
Thérèse, ci diamo del tu”
“Ci diamo del
tu”, ripeto poco convinto.
Non per il
tu, per la parola compagno, così
fuori dal mondo, antica. Forse mi sbaglio, forse bisogna crederci ancora,
adesso comunque ho pensieri più urgenti, sono ricercato dalla polizia e sempre
più innamorato.
“Il tiggì
dice che è questione di ore al tuo arresto, quindi abbiamo il tempo per
mangiare in pace il mio cuscus trapanese”
“Cosa han
detto?”, chiedo agitato.
“Che non hai
scampo, e invece finché stai qui non ti troveranno, abbiamo già nascosto
parecchi terroristi in passato, adesso vivono beati in Brasile, aiuteremo anche
te”
“Grazie…ma
forse non sarà necessario, la mia fidanzata ha detto ci penso io, è brava, risolverà tutto lei”
Li vedo
perplessi, mangiamo il cuscus trapanese, dico a Thérèse che è squisito, chiedo
la ricetta.
“La semola è
cotta a vapore in una pentola forata di terracotta, come per il cuscus
magrebino, ma il condimento è un brodo di pesce
misto, io ci metto scorfano, cernia, pesce San
Pietro, vopa, gallinella, luvaro e anguilla,
ma ci van bene anche gamberi, scampi e frutti di mare”
“Hai la Repubblica
di Platone?”
Rimane
sconcertata, solo un pazzo pericoloso può passare così rapidamente dal cuscus
trapanese a Platone.
“Certo che ho
la Repubblica , chi non ce l’ha? La vuoi con testo a
fronte?”
“No, grazie,
va bene la traduzione”
“È urgente o
possiamo finire il cuscus?”
“Finiamo,
certo, scusate, sono un maleducato…è che ho avuto un periodo difficile, ho la
testa piena di pensieri…”
“Platone?”
“No…si…Adelina
mi ha detto di leggere il decimo libro…”
“Chi è
Adelina?”
“La mia
fidanzata…nuova…da ieri”
“È
l’ideologa?”
“Ideologa?”
“I gruppi
armati rivoluzionari hanno sempre un ideologo che ispira le loro azioni,
dev’essere lei…se ti ha consigliato la Repubblica
è una mente raffinata, gli antichi greci e soprattutto Platone avevano capito
tutto”
“Io devo
averlo studiato a scuola ma non ricordo nulla, forse l’abbiamo saltato”
“Impossibile”,
dice Thérèse.
“Non ricordo
proprio nulla”
“Che scuola
hai fatto?”
“Non lo so”
“Classico,
scientifico, tecnico, artistico…”
“Non lo so”
“Almeno
dove?”
“Non lo so”
“Allora
adesso facciamo così, ti fai una bella pennica”
Mi prende per
mano e mi porta in una cameretta con un letto rosso e poster di tirannosauri
alle pareti, sarà del figlio. Mi guarda preoccupata, poi fa un sorriso e chiude
la porta. Mi han preso per matto, questo è chiaro, non ricordo che scuola ho
fatto…ma è proprio vero…che scuola ho fatto? Mi torna in mente quel brutto
pensiero, Ciocci, il babbo, insomma che è tutto falso, che siamo inventati…e
già…se veniamo inventati quando abbiamo già trent’anni come facciamo a sapere
che scuola abbiamo fatto?
No…impossibile…io
son vero…anche Adelina…mi fanno ancora male i muscoli per la gita in barca a
remi…adesso mi pizzico, ecco, fa male, lo sento, che bello…Ciocci sarà
inventato, io e Adelina no…no…dormo.
sempre più bello, e ho fatto anche 100 contatti durante un consiglio di dipartimento. per il sicuro chiudevo e riaprivo
RispondiEliminaRoscia
INVECE L'AUTORE NON SI DEGNA NEMMENO DI RINGRAZIARE PER AVERGLI FATTO VEDERE UNA FOTO DI CUI NON SAPEVA NEMMENO L'ESISTENZA
RispondiEliminaRicordo benissimo quando l'hai fatta, ma non l'avevo mai vista, una foto simile mi hai scattato trenta anni dopo in una chiesa di Brixen, anche quella non ho mai visto. Peccato la faccia di mona
RispondiEliminacon photo shop non si può riprendere da dove Dio ha lasciato
RispondiElimina