DICIASSETTE
È
accaduto quello che temevo e che speravo, ma giuro che non sono stato
io, il cucù è caduto da solo e si è rotto in mille pezzi. Sono
sconvolto, non so se per la paura di ciò che accadrà o per la
felicità di poter presto incontrare Adelina in un altro involucro,
spero una Ingrid ma va bene anche Lella. Per questo prima ho scritto
è accaduto quello che temevo e che speravo, perché vivo una
situazione emozionale complessa nella quale sono presenti sentimenti
opposti, di sgomento, di ansia, di paura ma anche di speranza, di
gioia, di emozione.
Dunque
si parte, il giorno tanto atteso è infine giunto e sono felice di
trovarmi perfettamente pronto ad iniziare la ricerca, sono pieno di
soldi, posso andare dove mi porta l’intuito e metterci tutto il
tempo che occorre, come Darwin a bordo del HMS Beagle, il celebre
brigantino della Royal Navy, ma ho il forte sospetto che il paragone
sia fuori luogo, chiederò a Camilla.
opera dell'autore (credo mare al tramonto) |
È
andata così. Come sempre mi sono svegliato molto presto, poco prima
dell’alba, un po’ perché sono abituato così, un po’ perché
mi sveglia Adele, la gatta, sdraiandosi sulla mia faccia cose se
volesse allattarmi, segno che tutti, proprio tutti, abbiamo rotelle
in misura minore al necessario. Me compreso, non lo nego, io ad
esempio ho la fissa della polvere in casa, una specie di malattia, se
sento il minimo cigolio sotto le pantofole passo subito
l’aspirapolvere, fosse anche la millesima parte di un atomo di
polvere, e posso assicurare che me ne accorgo. Quindi ho questo
problema della polvere con conseguente abuso dell’aspirapolvere. Se
si dovesse rompere quando i negozi sono chiusi potrei avere un
infarto, per questo ne ho pronte due nuove in cantina.
Altre
ossessioni, vediamo un po’, bè l’ordine in generale e la
simmetria che ne consegue, insomma tutto a casa mia deve essere
ordinato altrimenti soffro, i quadri in particolare devono essere
dritti al millimetro, così ogni sera faccio un controllo con la
livella, non sia mai che un colpo di corrente li ha spostati. Poi
basta, non ho altre stranezze, per il resto sono un uomo ragionevole,
con la testa sulle spalle e senso della realtà, insomma non mi
invento fantasmi o cose che non esistono. Diciamo pure che ho uno
spirito scientifico, pragmatico, solido, il contrario di Adelina che
vagava per le nuvole e le sparava sempre grosse. Per questo andavamo
così d’accordo, bisogna esser diversi. Certo la mania dell’ordine
se va molto oltre come nel mio caso diventa qualcosa che è meglio
non mostrare alla gente, infatti non invito mai nessuno, a casa entra
solo la donna delle pulizie, Carmela, che ho avvertito fin dal primo
giorno: tutto quello che vedi qui in casa è top secret, se scopro
che lo racconti in giro prima ti licenzio e poi t’ammazzo. Non ho
detto proprio t’ammazzo, ma le ho fatto capire che facevo
sul serio.
Faccio
un esempio di cosa non voglio che la gente veda. Scelgo a caso un
oggetto della mia casa, il frigorifero, ma è tutto così, la
sostanza è la stessa. Il frigorifero è ordinato per genere
alimentare (e questo è ovvio), ordine cronologico di scadenza,
dimensioni, colori (per le verdure si va dal bianco dei finocchi al
verdolino pallido della cappuccina via via verso verdi sempre più
intensi, però non so dove mettere le barbabietole e il radicchio,
finisce che le metto con le carote ma è una scelta sofferta che non
mi convince). Va da sé che si creino conflitti anche molto gravi tra
i diversi parametri, in particolare tra colore e scadenza, ma col
tempo ho imparato a evitarli mangiando tutto quello che li provoca.
Si può immaginare come ordino le calze o i maglioni, e si può
immaginare la difficoltà di ordinare le camicie, ci passo delle ore,
non con quelle a tinta unita, con le altre.
Adelina
non se ne accorgeva, lei era il disordine fatto donna, un disastro,
quando andava a letto lasciava i vestiti in un mucchio informe per
terra, dalla mia parte c’erano le pantofole simmetriche dirette a
nord. Quando c’era Adelina passavo metà della giornata a seguirla
per mettere a posto quello che scombinava, ma era una battaglia
persa, era troppo per una sola persona. Bastava che preparasse lei la
colazione, niente di speciale, caffè, latte, toast, burro e
marmellata, a volte anche yogurt, che poi per mettere a posto ci
mettevo un’ora, più l’aspirapolvere per le briciole finite per
terra. Per fortuna facevo sempre tutto io, compravo, cucinavo e
mettevo a posto, con una tecnica spettacolare che consiste nel lavare
le padelle e le pentole l’istante successivo alla fine del loro
utilizzo, quindi prima ancora di mettersi a tavola, così dopo
mangiato rimangono solo i piatti, i bicchieri e le posate. Adesso che
sono solo metto a posto mentre mangio così poi è già tutto pulito
e posso passare con calma l’aspirapolvere.
Con
Adelina che scombinava tutto ho adottato diverse tecniche, tutte
fallite. All’inizio la seguivo come un segugio, dove passava lei
c’era un angioletto che rimetteva le cose a posto e alla fine della
giornata la casa era quasi ordinata (la perfezione non l’ho mai
raggiunta, neanche adesso che vivo solo). Ma era troppo stressante e
non riuscivo a concentrarmi sulle nature morte. Così ho cominciato a
fare la ronda ogni ora, posavo i pennelli e facevo un giro per la
casa con uno straccio in mano e un secchio d’acqua calda e Aiax
Classico (quello bianco). Ma un’ora era troppa, quella matta in
un’ora era capace di creare il caos primordiale, dico quella
matta ma con affetto, io l’amavo più di ogni altra cosa,
altrimenti l’avrei uccisa con l’accetta per il casino che
combinava in casa. Quindi la ronda l’ho fatta ogni mezz’ora, un
po’ meglio, ma le mie nature morte andavano a singhiozzo, stop and
go, un vero tormento. Cominciavo un kiwi e proprio quando lo stavo
finalmente terminando dovevo fare il giro di controllo.
Se
torno con il pensiero a quei giorni felici non posso tacere il mio
sconforto per quel continuo tormento di dover riparare i danni di
Adelina, cioè ad esempio riallineare le sedie, riportare a filo le
posate dentro il cassetto, ristabilire la simmetria degli asciugamani
in bagno eccetera. Che poi era nulla se penso alla vera tragedia
della giornata, la passeggiata sulla spiaggia di Marina di San
Nicola, una catastrofe, una tortura, perché al ritorno portava in
casa chili di schifosissima sabbia nera vulcanica che ci passavi con
le pantofole e sentivi cic tric e io quasi svenivo per la
disperazione. L’aspettavo a casa con l’aspirapolvere già accesa,
ma la sabbia si appiccicava alle calze, finiva tra le dita dei piedi,
e se poi Adelina si sdraiava sulla spiaggia allora era davvero la
fine, trovavo sabbia dappertutto perché ce l’aveva ovunque, nei
capelli, nelle orecchie, negli interstizi più minuti e più intimi,
si anche lì. Perché Adelina al mare diventava bambina e i bambini
al mare s’insabbiano fino al collo, è il loro divertimento.
La
passeggiata quotidiana alla spiaggia era un tormento che mi portava
via almeno due ore di duro lavoro. Dovevo spogliarla in giardino,
d’estate spruzzarla con la pompa, e poi portarla in braccio dentro
la vasca da bagno (a lei piaceva molto, proprio come ai bambini,
infatti voleva le ochette rosse e un motoscafo). Poi prendevo i
vestiti e li mettevo in lavatrice, tutti, mentre le scarpe le pulivo
nel lavabo esterno. Poi ancora dovevo lavarle la schiena e farle lo
sciampo perché non mi fidavo di come lo faceva lei, correvo il
rischio di trovarmi la sabbia dentro il letto, una follia. Poco tempo
prima che precipitasse nel dirupo chiesi a un ingegnere di
progettarmi una specie di cabina lavatrice-asciugatrice-aspiratrice
da mettere all’ingresso, come le cabine delle banche.
Ecco,
sono andato fuori tema, dovevo descrivere quello che è successo
questa mattina e son finito a parlare di ordine e disordine, un
argomento per me importantissimo ma che non era in programma. Allora
è meglio ricominciare da capo nel prossimo capitolo. Chiudo questo
precisando che a parte l’ordine e l’aspirapolvere sono una
persona normale, come tutti, soprattutto con un forte senso della
realtà e i piedi ben saldi per terra. Non come certa gente che vive
in un altro pianeta e s’inventa cose che non stanno né in cielo né
in terra, tipo Ciocci.
Salve. Sono uscito di prigione (Roscia ne sa qualcosa). Bello il filmato. Complimenti vivissimi.
RispondiEliminaBibliografia:
T. Saluto, Salve, Ciao Edizioni, Milano 2011;
G. Mesina, Sono uscito di prigione, Sotto Torchio, San Sebastano (SS), 1982;
F. Fellini, Bello il filmato, Ed. Bona la prima (e anche l'ultima), Rapallo 1971;
G. Gentile, Complimenti vivissimi, Napoli 1921
Ben ritrovati. Pilon
Egregio Pilon,
RispondiEliminai maglioni ordinati per colore li ho visti molti anni fa nel tuo cassetto, sono ancora così? Ci puoi dire qualcosa sulla disposizione dei cibi in frigorifero?
E.
Perché non si vedono più i post e bisogna aprire per forza la finestra a lato? Per me che leggo solo quelli è molto scomodo.
RispondiEliminaNon solo i maglioni, ma le camicie e le calze. Dovendoli tenere in ordine, tanto vale trovare un sistema che consenta di rimetterli a posto senza fatica. Il vero motore dell'essere ordinati è, infatti, la pigrizia.
Sulla disposizione dei cibi nel frigorifero, mi limito al recupero del maggiore spazio possibile. Una delle mie regole di vita è infatti quella di non imporre il mio essere ordinato agli altri. E siccome il frigorifero è uno spazio comune, vale per esso detta regola.
Se potessi disporre di un frigorifero tutto mio, credo che preferirei una disposizione cromatica (ad es.: le rape rosse con il salame, la cioccolata al latte con la bottarga di tonno ecc.) ad una più logica, per tipologia di alimenti.
Spero di essere stato esaustivo. Per approfondimenti rimando a questo interessante articolo, sempre valido per quanto oggi un po' datato:
O. Di Ricino, Ordine Nuovo, in "Microsega" XII (1982), pp. 34-46.
Pilon