Visualizzazioni totali

sabato 3 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo ventuno

pubblicazione 
a sorpresa 


l'editore sostiene  che quando era un canarino stava con Adelina nella stessa gabbia, poi purtroppo una gatta di nome Adele se l'è mangiata  




 VENTUNO

Dopo un quarto d’ora esatto spunta Ciocci. Dice che ha risolto tutto, il taxi ha una targa e un libretto di circolazione nuovi di zecca, e lui una licenza per guidarlo. Dice che da adesso in poi saprà parlare in francese. Lo guardiamo perplessi, io per lo meno, Camilla non si sorprende mai di nulla. Pago il conto e ci accomodiamo nel Mercedes S-Class W 221 S500, Ciocci aziona il tassametro e sgomma via a tavoletta.
“Non vorrai farti pagare?”, chiede Camilla.
“È per la polizia, se ci fermano dev’essere tutto in regola. Dove vi porto?”
“All’Hotel Saint Germain, Rue du Bac 88, s’il vous plaît”
“E dov’è?”
“Sei il tassista, dovresti saperlo, comunque nel depliant c’è scritto che si trova nel cuore di Saint-Germain des Prés, in una cornice sobria ed elegante, dove troveremo il comfort e la tranquillità che esige il nostro soggiorno parigino. A pochi minuti a piedi dall’albergo potremo visitare il Museo Maillol, il Museo Rodin, il Museo d’Orsay e il Louvre, percorrere i Lungosenna, il Jardin des Tuileries, il Jardin du Luxembourg, andare a rovistare tra i libri dei bouquinistes lungo la Senna, fare shopping presso i grandi coûturiers e assaporare l’atmosfera unica dei caffé letterari del quartiere”
“Me ne sbatto dei bouquinistes e pure dei grandi coûturiers”, fa Camilla.
“Che sono i coûturiers?”
“I sarti”
“Allora anch’io me ne sbatto”, fa Ciocci.
“Vuol dire che salteremo i coûturiers”, dico io.
“Bene, saltiamo i coûturiers
“Andiamo dai bouquinistes?”, chiede Ciocci.
“No, all’albergo, Rue du Bac 88, s’il vous plaît”
“Saremo lì tra due righe, il tempo per voi di restare perplessi”
E infatti restiamo perplessi, questa volta anche Camilla.
È giocoforza trovarsi adesso nella hall dell’Hotel Saint Germain. La signorina alla reception ci ha dato le chiavi delle stanze, io l’ho guardata per bene, dalla testa ai piedi, lei mi ha preso per un mandrillo italiano e ha detto qualcosa di offensivo nel suo idioma natio. Volevo solo iniziare la ricerca, Adelina può essere ovunque. In ascensore Camilla mi ha detto che non posso guardare le donne così, non si fa, è proprio da maleducati. Se voglio, ha detto, mi da qualche lezione privata, perché è naturale spogliarle con gli occhi ma non se ne devono accorgere, bisogna far la faccia di chi ha appena letto Camus, possibilmente La Chute. Va bene, ho risposto, lasciamo le valige nelle stanze e andiamo a mangiare. Erano d’accordo, ma non hanno valige, neanche lo spazzolino.
“Compreremo tutto oggi pomeriggio”
“Ruberemo tutto oggi pomeriggio”, precisa Ciocci.
“Neanche per idea, offro io”
Abbiamo preso possesso delle nostre stanze, la 201, 203 e 205, tutte con vista su Rue du Bac ma molto silenziose. Ci siamo dati una rinfrescata e siamo andati a cercare qualcosa da mangiare a Boulevard Saint-Germain. Ciocci e Camilla volevano assaggiare le famose escargots, io li ho convinti ad accontentarsi di un kebab, al ristorante saremmo andati a cena. Ciocci ha detto che se è per i soldi ci pensa lui.
“Non sono i soldi, ne ho portati parecchi, ma è meglio rimanere leggeri, così potremo impiegare bene il pomeriggio”
“Come?”
“Faremo prima qualche acquisto, non avete nulla, neanche il pigiama, e poi inizieremo la ricerca”
“Ci devi dire come si fa”
“Non lo so neanche io, credo si vada a intuito”
“Quindi dobbiamo passeggiare e guardare?”
“Si”
“E che facciamo se scopriamo Adelina?”
“Mi avvertite”
“Facciamo un fischio?”
“No”
“La cinciallegra?”
“Buona idea, come si fa?”
“È un ghegheghe leggermente nasale seguito da un netto ptci
Ciocci fa il verso della cinciallegra, poi fa sentire i versi molto simili della cincia bigia alpestre e della cinciarella e dice che purtroppo è facile confonderli.
“Se fai un ghegheghe più monotono rischi d’esser preso per una cincia bigia”
“Cazzo”, dice Camilla.
“C’è poco da sfottere, è un problema serio”
“Allora facciamo un altro verso, che ne dici del merlo maschio?”
“È difficilissimo e poi è troppo lungo”
“Ne facciamo un pezzo, sol-mi-sol-do-do-sol”
“Lo fischiamo?”
“Si”
“Io non so fischiare”
“Canta”
“Canto sol-mi-sol-do-do-sol? Coi nomi delle note?”
“Mettici le parole, decidi tu”
“Va bene stu-dio-den-ti-sti-co?”
“Benissimo”
“Forse meglio Stu-dio-sta-ti-sti-ca
“Come preferisci”
Mangiamo un döner kebab da Hashim et Fawziya, all’incrocio tra Rue du Bac e Boulevard Raspail. Io ho scelto un kebab di agnello condito con origano, menta, peperoncino, cannella, cumino, coriandolo e aneto, Ciocci un kebab di montone con salsa di harissa piccante e Camilla un kebab di pollo con hummus e tahini (ceci e sesamo). Ciocci voleva un cartone di Tavernello ma qui non si trova, gli ho preso una birra corsa molto in voga a Parigi, la Pietra. A Ciocci è piaciuta.

Nessun commento:

Posta un commento