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sabato 10 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo ventotto


IN COPERTINA Adelina lancia segnali inequivocabili verso Ciocci (appena ricordo il nome dell'autrice lo cito comunque quella vasca è in una via di 
Parigi e si chiamava sicuramente Adelina , appropò l'avete visto quel film la ragazza del ponte che si stava buttando da un ponte di Parigi quando un lanciatore di coltelli la ferma , ecco quella si chiamava Adele chissà se l'autore si è ispirato a quel film?
 Ma mi sa che Enrico non va più al cinema da quel dì)



VENTOTTO

Siamo nella hall dell’albergo, c’è anche Bertrand. Sembra un’altra persona, è sbarbato, profumato, elegante, ha un aspetto placido e riposato.
“Sono riuscito a convincerlo”
“Come hai fatto?”
“Gli ho detto che ricrescono”
“Dilla tutta, Ciocci”
“Bè, gli ho mollato pure cinque bigliettoni, scottavano troppo”
“E se lo beccano?”
“Li ha già spesi, ha regalato 400 euro ai clochard del sesto arrondissement e col resto ha comprato mutande e una boccia di cognac a poire”
“Hai dormito in albergo?”, chiedo a Bertrand.
“Si, è abbastanza pulito, per qualche giorno può andare”
Guardo Ciocci con espressione interrogativa, mi fa capire che non devo preoccuparmi, pagherà lui il conto.
“Allora si inizia, andiamo al Louvre”, annuncio solenne.
“Perché proprio al Louvre? È pieno di italiani!”
“Perché Adelina adorava Parigi e le arti figurative, quindi è sicuramente venuta a Parigi e adesso vaga beata nelle sale del Louvre, almeno così credo”
“Ma il Louvre è immenso, come facciamo?”
“Siamo in quattro, ciascuno si sceglie una sezione — arte antica, italiana, francese, fiamminga e tedesca — e se vede qualcosa chiama gli altri”
“Qualcosa come?”, chiede Bertrand.
“Qualcosa che somiglia ad Adelina, una turista, sua figlia, un quadro, anche solo un soggetto pittorico, ad esempio San Sebastiano, o un dettaglio, ad esempio la freccia che gli penetra in culo”
Bertrand guarda Ciocci, poi Camilla, poi di nuovo me, sembra perplesso.
“Ti spiega tutto Ciocci, adesso andiamo”
Saliamo sul taxi, Ciocci azione il tassametro e parte a razzo. In pochi minuti siamo al Louvre, Ciocci parcheggia nella vicina stazione dei taxi e insieme entriamo nella Piramide. Mentre siamo in coda per i biglietti do le ultime istruzioni ai miei collaboratori.
“È un museo immenso, ospita ogni anno 8 milioni di visitatori, oggi ce ne saranno diverse migliaia, quindi non sarà facile capire chi è Adelina. Siamo in quattro, le ale principali sono tre (Richelieu, Sully e Denon), ciascuna di esse si sviluppa in quattro piani (l’entresol, il piano terra, il primo e il secondo) ed è divisa in sette sezioni (arte antica, scultura, pittura, disegni e pastelli eccetera). Non possiamo vedere tutto, ci limiteremo solo alla pittura perché ad Adelina piaceva tutto ma adorava sopra ogni cosa la pittura, quindi è più probabile trovarla nelle sale dei pittori italiani, francesi e fiamminghi dei secoli XIV-XVII. Se siete d’accordo assegnerei l’ala Richelieu a Ciocci e Bertrand, ci sono i francesi, i tedeschi e i fiamminghi, e l’ala Denon con gli italiani e gli spagnoli a Camilla. La Sully la saltiamo, c’è pittura francese dal ‘600 in poi, non ci interessa. Io vagherò un po’ ovunque, vi cercherò, studierò le opere, le turiste e i loro rispettivi dettagli”
“I dettagli delle turiste?”
“Si, certo”
“E come facciamo a trovarti? Se troviamo Adelina dobbiamo seguirla…”
“È vero, non ci avevo pensato…vado a comprare quattro telefonini”
“Compra solo quattro schede, al resto penso io”, fa Ciocci.
Esco dalla Piramide disegnata da Ieoh Ming Pei e corro all’edicola a comprare le schede telefoniche. Al mio ritorno Ciocci ha già rubato quattro videotelefonini, ci si può pure vedere.
“Così ti videotelefoniamo Adelina e ci puoi dire se è lei”
“Ciocci sei un genio…però sei un ladro…sono combattuto tra lodi e rimproveri”
“Chi possiede un oggetto così inutile e costoso può di sicuro ricomprarselo”
“È vero, bene, allora cominciamo…ci sono domande?”
“Si…dobbiamo guardare anche i cinesi?”
“Si, guardiamo anche i cinesi, magari non tutti, solo le cinesi, quelle belle”
“E gli scozzesi?”
“Gli scozzesi no, è inutile”
Ci avviamo all’ingresso, Ciocci e Bertrand seguono le indicazioni per l’ala Richelieu, io e Camilla per l’ala Denon, ho deciso di iniziare dagli italiani, a naso sento che Adelina avrebbe fatto lo stesso, prima le cose che piacciono molto, poi quando si è stanchi il resto. Saliamo le scale diretti al primo piano, sento via via crescere una profonda emozione, forse un po’ troppa, devo riuscire a calmarmi, altrimenti rischio di prendere fischi per fiaschi. Camilla se ne accorge, mi prende da una parte e decide di darmi qualche saggio consiglio.
“Sei un artista, in mezzo a tanti capolavori è facile che perdi la testa, in più cerchi la tua Adelina, immagino tra le turiste giovani e belle, altro motivo per perder la testa, quindi se non ti secca ti starò vicino per evitare che finisci nei guai o in subordine mi tengo nelle vicinanze”
“Grazie Camilla, non serve, non ti preoccupare”
“Certe che serve, resterò nelle vicinanze, tu evita di guardare le donne come un mandrillo assatanato, concentrati sulle opere, se credi di vedere Adelina chiamami subito, ti dirò cosa fare”
“So cosa fare…”
“Non lo sai, fidati di Camilla”
Mi da una pacca affettuosa sulla spalla ed entra nella sala 3 per vedere San Francesco che riceve le Stimmate. Io entro nella sala 7 per vedere il Concerto campestre, ma già all’altezza del Trasporto di Cristo verso la tomba suona il videofonino. È Bertrand, si vede prima lui poi una gnocca da capogiro alta due metri di cui uno solo di coscia (si fa per dire, sarebbe un mostro).
“È lei?”
“No, Bertrand, questa è solo una gnocca, io cerco Adelina”
“Dev’essere per forza racchia?”
“No, al contrario, ma non appariscente, una bellezza rara, riservata, timida…”
“Non troppo bona insomma”
“…ha lo sguardo curioso, vispo e allo stesso tempo assente, come se si trovasse altrove, nei suoi pensieri, tra le nuvole…”
“Quindi con questa ci provo io”
“…ma se si volta a guardarti, anche per un istante, t’incendia il cuore…”
Suona di nuovo il videofonino, è Ciocci, si vede prima lui poi un dettaglio che all’inizio non riesco a identificare, non capisco se appartiene a un quadro o a una persona, poi purtroppo colgo fin troppo bene, sono le mutande di un’inserviente piegata a terra che pulisce il pavimento, devo ammettere che fanno un bell’effetto.
“È lei?”
“No, Ciocci, queste sono mutande, io cerco Adelina”
“Hai detto che potrebbe essere qualsiasi cosa…”
“È vero, hai ragione, scusa…bè, comunque queste non sono Adelina”
“Vuoi che escluda le mutande?”
“…”
“Gli intimi, tutti?”
“…”
“Anche i tanga?”
“…”
“Facciamo così, escludo solo le culotte, mantengo tanga, perizoma e brasiliane”


18 commenti:

  1. "La ragazza sul ponte" è di Patrice Leconte, lo stesso de "Il marito della parrucchiera" che, mi pare di ricordare, a Enrico era piaciuto moltissimo. O mi confondo?

    Il controromanzo lo scrive Mauro, che si è reincarnato apposta. Maz, malgrado i miei appelli, non legge il blog perché dice che deve fare il PRIN. Mauro è un po' di tempo che non si vede e non si sente.

    Per quanto riguarda i Porcu, non so se avete capito che sono solo personaggi di fantasia.

    Per quanto riguarda i poeti, pubblico di seguito una poesia all'epoca esclusa dalla raccolta "Pilon y Pilon. Poesie" perché valutata moralmente impresentabile:

    "Cul de Sac"

    Noi siamo.
    Immersi in una nuvola
    di vino
    tra giovinotti camerieri
    che scompaiono
    pian piano
    nel nulla immenso
    di una cottura
    veramente MICIDIALE

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  2. bella, bellissima, però adesso manda subito all'editore una tua foto di quando eri Babbo Natale, ci serve per le iniziative scientifiche di "uno e l'altro"
    E.

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  3. Era a te (oltre a me) che era piaciuto il marito della parrucchiera?

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  4. Il marito della parrucchiera... per caso racconta del dodicenne Antoine, stregato dalla prorompente femminilità di una opulenta parrucchiera alsaziana, il quale si ripresenta con eccessiva frequenza da lei col pretesto del taglio dei capelli, ma in realtà per spiarne, turbato, le forme, e abbandonarsi con precoce morbosità alle prime esperienze olfattive e tattili? Adesso ricordo, ormai cinquantenne, è ancora in preda a tali turbamenti adolescenziali, a spiare i gesti e le forme della bella Mathilde, anche questa parrucchiera, poi la sposa e trascorre il proprio tempo dentro le quattro anguste pareti del locale dove Mathilde lavora, senza mai distogliere lo sguardo da lei, che ne ricambia i sorrisi, e contrappuntandone di soppiatto, appena può, i gesti carezzevoli fra shampoo e lozioni, forbici e pettine intorno alla testa del cliente di turno, con morbose manipolazioni sul corpo di lei, che ne è estasiata. No, non l'ho visto, mi dispiace
    E.

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  5. E cosa aspetti?! Vallo a comprà.

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  6. ATTENZIONE:
    l'entusiasmo che i lettori hanno dimostrato per la poesia, culminato negli splendidi versi di Ged, hanno convinto la redazione di "Uno e l'altro" a dare vita all'iniziativa TERZA RIMA, che inizia adesso con i primi tre endecasillabi cui chi vorrà aggiungerà i successivi e così via secondo il consueto schema dantesco. Contiamo su di voi!

    Vecchio polpaccio glabro e macilento,
    Che un dì fosti lanoso, irsuto e forte,
    Or mi trascini fiacco, ora sei spento.

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  7. Un tempo mi portavi fino a Orte,
    che com'è noto sta vicino a Roma,
    or mi conduci massimo a La Corte.

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  8. cane gentile, lesto e tremolino
    al sasso abbaia con ragione ignota
    segnando ad ogni abbaio il suo destino

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  9. Roscia: e lo schema dantesco? doveva far rima con Roma (ABA BCB CDC etc), e poi il senso doveva seguire il tema del polpaccio debole e glabro... dai scrivi da capo, da brava, magari chiedi a Ged che Dante l'ha letto
    E

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  10. Davvero l'epica fierezza è doma
    spezzata a terra come morto gatto
    ed assomigli sempre più a un rizoma?

    nota: il rizoma (da rizo-, radice, con il suffisso -oma, rigonfiamento) è una modificazione del fusto con principale funzione di riserva. È ingrossato, sotterraneo con decorso generalmente orizzontale.

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  11. Bene, ricapitolando:

    Vecchio polpaccio glabro e macilento,
    Che un dì fosti lanoso, irsuto e forte,
    Or mi trascini fiacco, ora sei spento.

    Un tempo mi portavi fino a Orte,
    che com’è noto sta vicino a Roma,
    or mi conduci massimo a La Corte.

    Davvero l’epica fierezza è doma
    spezzata a terra come morto gatto
    ed assomigli sempre più a un rizoma?

    (continui)

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  12. Quarta terzina:

    Claudico lento, sembro quasi un matto
    Che vaga per le vie, che va ramengo
    Senza una meta; dai, facciamo un patto:

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  13. non mi va di stare alle regole! volevo scrivere di ruby, sei un padrone senza cuore
    di dante conosco solo l'olio e con ged ho litigato per colpa tua, e anche con maddalena

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  14. Senti Roscia, così mi fai piangere e singhiozzare: oggi ho scritto a Pilon che tu e Gede siete il mio faro, gli unici che scrivono entrambedue, mentre noi miserelli (io, Pilon, l'editore, Aut e centinaia di altri) non possiamo condividere con i nostri partners l'emozione di abitare in questo bellissimo luogo inventato da Giovannandrea. Però quei versi, pure bellissimi, non andavano bene, Gede te l'avrà spiegato. Avete litigato per colpa mia, ne soffro moltissimo, ma insomma che c'entra Maz? Che mai ha combinato, misera pure lei? Adesso aspetto la quinta terzina, scrivila tu, fatti aiutare da Gede, mettevi insieme, mano nella mano, a poetare lieti, beati voi!
    E.
    (E rima con "ramengo")

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  15. Perché è stata sgridata da me e da Rossella perché non seguiva il blog. E Rossella le ha detto: se l'invidia fosse rogna adesso ti staresti grattando.

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  16. è vero, dille anche di usare gentalin beta

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  17. e quanto sta a sgonfiasse sto polpaccio? vedete unpo'!

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  18. unpo' si scrive tutto attaccato

    Prof. Gepi Candelieri
    Pastore Arcade

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