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martedì 6 marzo 2012

controromanzo ADESSO BASTA PECORE



Sono Roscia, mi autentico dicendo che Gedeone mette il Fissan sotto le ascelle prima di andare a nuotare. Mi sono rotta. Posto il CAPITOLO25. L'Editore deciderà il da farsi 


CAPITOLO 25
Adelina asrge
“Potevo sce
pettava. Rannicchiata nel labirinto neurale di un hardware, in un internet point di Rue de la Conciegliere tra un computer e un tavolino da caffè. Questa volta potevo scegliere”. Per la prima volta nessuna forza estranea le si era presentata disgregando il suo vecchio involucro e trasportandola nel nuovo. Per la prima volta nelle sue vite aveva sentito i muscoli del cervello muoversi contrarsi elastici e rispondere.

“Sarebbe stato meglio il tavolino da caffè” – rispose- le anime leggono nelle anime e i pensieri sono anime-Marcello dalla tastiera del computer. 
“Io avrei scelto quello: poter guradare le mutande degli avventori, delle belle ragazze, slip di ogni genere, parameci come si chiamano, scusa perizomi. Certo c’è sempre il rischio di qualche attempata signora con tanga leopardato.”
Ciò che ricordava della sua vita precedente nel portafrutta di una casa signorile erano le espressioni perplesse di chi sceglieva la preda, l’arancia più grande, la pesca più matura, sempre a discapito delle persone più care. Sguardi rapaci e e gesti lesti per fregare il frutto migliore alla moglie, al figlio denutrito, al nonno morente. Parole false agli ospiti di turno, prendi pure, tanto le albicocche mature le ho lasciate in cucina, col cavolo che te le mangi tu. Era convinto che il mondo fosse cattivo, tutto cattivo. Ingabbiato nella tastiera di un computer provava invece un continuo relax come se fosse sempre a fare massaggi thailandesi, e poi leggeva leggeva lettere alla rovescia, ballerine.
“Che le parole non esistessero l’avevo già capito quando ero un dente di cane, sugli scogli neri. Mai che i miei fratelli mi parlassero, avessero un’iniziativa, una festa che ne so, chi porta i piatti di carta? 
Le urla incazzate dei bagnanti che si avventuravano nel supralitorale sembravano solo rimbombi dell’onda. Così supponeva l’inesistenza della parola ma sospettava l’esistenza della sillaba e della punteggiatura. 
“Capire che le lettere diventano parole è stato emozionante –disse a Adelina.
Marcello amava vedere le lettere che prima di diventare parole ballano dentro la tastiera, decidono dove posarsi e scappano, lui non sa mai dove vanno.
“Perché ti piacciono le mutande?”- disse Adelina
“Perché sono stufo della cultura”-disse Marcello.
Adelina aveva scelto il computer, il tavolino la disgustava, per gli stessi motivi che attiravano Marcello. Nell’attimo della scelta ebbe una visione: uomini seduti che infilano le mani in tasca, riordinano gli attributi, separano parte da parte, gratticchiano i loro cari, piccole carezze di incoraggiamento, ce ne fosse bisogno, pat pat sulle spalle – dai vedrai che anche oggi
qualcuno vi osserverà- tutto questo era troppo per lei e fece una scelta di genere.

32 commenti:

  1. CAPITOLO 26

    Mauro aspettava. Aspettava da giorni, ormai settimane. E Mauro non sapeva aspettare: un difetto quasi fisico, un turbine nello stomaco, battere d'ali di mille farfalline incoerenti, gli rendevano qualsiasi attesa insopportabile. Quindi faceva tutto già prima di farlo, lo nel pensiero, e questo gli procurava altra ansia, perchè quel che aveva "già" fatto non corrispondeva alla realtà delle sue aspettative. E così via dicendo.
    Aspettava di entrare nel romanzo. Non come protagonista e nemmeno comprimario. Entrare nel romanzo come romanzo. Perché Mauro era morto. La sua anima in stand-by da giorni, ormai settimane. Mauro era nei meandri.
    Aveva rifiutato di entrare in un mouse (un topo della periferia di Liverpool), in un perizoma leopardato, in un cespuglio di mirto. Tentato solo dalla proposta di essere "personaggio dei rebus", che gli piaceva per le compagnie più stravaganti che avrebbe trovato colà: re, funi, nasse, mazzi di carte, cartelloni stradali, BD, A, spartiti rossiniani, L, due carabinieri, una scatola di ----. Avrebbe potuto conoscere la Susy (ancora un gran pezzo di figliola, malgrado l'età). Ma il fatto di dover dipendere per "tutta" la vita da Francesco Baggi Sisini, Direttore responsabile, nonché dalla buon anima del Cavaliere del Lavoro, Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisini, Conte di Sant'Andrea (al momento reincarnato in una Stabilo Swano 4909-HB=2, con gommino bianco), non lo aveva convinto.
    Mauro voleva essere Romanzo.
    Per poter durare in eterno.
    Allora gli avevano offerto un romanzo in essere, "Adesso altre pecore".
    Per carità, niente da dire. Interessante. Avrebbe forse aspirato ad un russo classico. Meglio di tutti sarebbe stato "All'ombra delle fanciulle in fiore", anche se non era proprio un romanzo ma un pezzo di romanzo. Lui ne andava pazzo. Quello che assegnava i posti alle anime, un fesso con pretese di fare lo spiritoso, gli aveva detto:
    - Niente da fare, bello mio. Ho libero solo "L'albero delle zoccole", ma non è un libro. E' un porno anni '80. Però, sul titolo, quasi ci siamo.
    E giù risate e frizzi e lazzi della sala d'attesa delle anime.
    Mauro era tornato alla sua sedia. E aspettava. Con il vortice e le farfalline nello stomaco, a pensare, nel dettaglio, cosa avrebbe fatto una volta romanzo.
    Ma l'Autore (il "babbo") non lo citava. Non si decideva. Non quagliava. Adelina di qua, Adelina di là. E Ciocci, sempre Ciocci. Antonio, poi. La questione era tutta lì: per reincarnarsi in un romanzo, deve comparire almeno una volta il tuo nome.
    - La regola è la regola - aveva sentenziato lo stupido addetto alla redistribuzione - E Parione è Parione - aveva soggiunto, ammiccando ai presenti.
    - Ah, ah, ah, risuonava la sala d'attesa.
    E Mauro si era rimesso nel suo angolo. A gestire vortici e farfalline. E aspettava.

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  2. occhei, ma io fino a che rossella non si identifica non pubblico più niente
    a questo punto ci vuole o un contatto skipe o una mail a suo nome

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  3. Per Panizon
    mi ridai il tuo indirizzo e-mail che l'ho buttato nel cessino, scusa volevo dire nel cestino
    Roscia

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  4. Ho dimenticato di identificarmi.
    Sono Pilon e la battaglia di sputi e algher l'ho vinta io.

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  5. Roscia, sei in linea? Chattiamo?

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  6. roscia ti avevo avvertito adesso cancello il controromanzo

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  7. va bene chattiamo

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  8. mandami la mail sega!

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  9. Mi è molto piaciuto il tuo controromanzo. L'editore è titubante ma è evidente che piace anche a lui. Sono soldi grossi!!

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  10. Rossella Smallwire non userebbe mai certi termini e vieppiù in cas a d'altri quindi cancello il controromanzo

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  11. bastardo non riesco a registrarmi! e gedeone non mi aiuta

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  12. ahahaha ce l'ho fatta se mi togli il capitolo ti metto contro la moglie

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  13. Capitolo ventisette

    Una rissa. Una rissa tra anime. Non se se fosse mai successo nella storia del mondo. Ma sì, deve essere successo già infinite volte, se è vera, ed è certamente vera, quella faccenda là, l’Apostolacasi, l’Apecatasto, insomma avete capito. Ma si capisce che la rissa divenne inevitabile con tutte quelle anime senza corpo che vorticavano nello spazio angusto della sala d’attesa, il mistero è chi ce le ha mandate e perché. Anche tra le anime incorporate nei corpi gli stati d’attesa sono tra i più propizi allo scatenarsi della rissa. Le file, per esempio.

    Pensate ad una fila al botteghino di un teatro, rappresentano L’Elisir d’amore. Tutti dovrebbero essere allegri, gentili, garbatamente sentimentali, ironici e autoironici. E’ pure una bella fila ordinata, quasi anglosassone, l’unica piccola concessione all’animo latino è che è una fila per due. Per ragioni non ben chiare però (non guasterebbe un’approfondita ricerca statistica a proposito), le due sottofile non si muovono in perfetta sincronia. Si presentano ogni tanto leggerissima sfasature, piccole asincronie. Tu osservi il tuo compagno di fila che ti si è affiancato 10-15 secondi dopo il tuo arrivo, anzi, forse era arrivato prima di te, ma si aggirava ancora un po’disorientato, indeciso se aspettare o dire “chi se ne fotte dell’Elisir, dico a Lucilla che i biglietti sono esauriti e me ne sto a casa a guardare la partita” . Così quando arrivi lui non si è ancora palesemente accodato e lo precedi di quella manciata di secondi. Lo osservi e ti accorgi che ogni tanto ti sopravanza di mezzo passo, cosa potrebbe fare poveretto, non può lasciare lo spazio vuoto davanti a sé, e il tuo sangue comincia a ribollire e il tuo corpo a farsi più pesante, ingombrante, comincia a far pressione sulle persone circostanti, così come una porzione di gas perfetto non può non fare pressione sulle porzioni circostanti.

    Oppure pensate a quando, sotto il sole cocente, girate e girate tra i parcheggi della spiaggia per cercare un misero posticino. Non troppo lontano dalla spiaggia, considerato che dovrete caricarvi l’ombrellone, la sedietta, il canotto dei bambini, viveri per una settimana, il bidone dell’acqua, un borsone dove, oltre ad asciugamani zuppi d’umidità, maschere, boccagli, occhialini, pinne mai usate, si accumulano tonnellate di sassolini raccolti durante la stagione. Se c’è un’auto che cerca posto dietro di voi rallentate la marcia, cercate di tenerla il più possibile vicino, fate come i ciclisti che corrono le gare di velocità su pista, quando adottano la tecnica del sur place, in modo da ridurre al minimo la probabilità che un posto si liberi dietro di voi e il rivale ci si possa infilare per primo. ...continua

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  14. Continuazione del capitolo ventisette

    Così si sentivano Mauro e le altre anime nella sala d’attesa. Giravano perché la loro energia cinetica permettesse loro di non farsi risucchiare dagli oggetti là attorno. Nessuno voleva diventare l’anima del cestino della spazzatura, di una sedia sgangherata, del tavolino, di una rivista di fotografia del 1997. Giravano, ciascuna nel tentativo di tagliare fuori un’altra. Gavino, da bambino, aveva giocato nelle giovanili del Porto Torres Basket e conosceva molto bene la tecnica del taglio a fuori. Era l’azione che prediligeva perché per prassi era l’unica azione del gioco in cui era concesso il contatto fisico. Lui ne approfittava per rifilare gomitate infide, colpi bassi a tradimento, dita negli occhi falsamente accidentali, ancate vigliacche, ginocchiate provocatorie. Ma in quel groviglio chi tagliava fuori un avversario era tagliato fuori da un terzo e così via ciclicamente.

    Il vero problema , lo ripeto, è: da CHI tutte quelle anime erano state spinte in quella sala d’attesa? Mauro, Gavino, Rosa, quale oscura pulsione vi spinge infilarvi in quel povero romanzo in fieri? Ezio, Zuniari, Fortunato, quale misteriosa qualità del romanzo vi ha attirato sin qua? Lev, Fiodor, Nicolai, non siete stati forse oggetto di un colossale inganno?

    E poi. Quale effetto potrà avere, ammesso che sia possibile, l’incarnazione nel romanzo di un’anima estranea? Quale tipo di interazione si manifesterà con l’anima dell’autore? La vita del romanzo sarà ancora tra le sue mani, come tra quelle di un Creatore Onnipotente, o gli sfuggirà via lontano? L’autore si renderà conto che la sua creatura è fuori dal suo controllo o si illuderà ancora che ubbidisca come un figlio educato al suo babbino?

    Felice chi potrà rispondere a tutte queste domande, forse una parte non piccola dei misteri del mondo gli sarà svelata.

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  15. hai dimenticato il fissan nella borsa del mare

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  16. Cazzo, è vero, adesso come faccio, o mi metto la maionese nelle ascelle o mi tengo l'irritazione tutta la stagione

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  17. ma l'autore sta facendo il prin?

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  18. Mi identifico nuovamente.

    Sono Pilon e un giorno ho lasciato (con altri e non volontariamente!) Gede alla spiaggia senza scarpe nè altro. Lui è tornato a piedi fino a S., camminando sulla striscia bianca di mezzeria per non bruciarsi i piedi. Sotto. Ma, sopra, si è preso una tale solana che è stato chiuso a casa per tre giorni. Va detto che l'ho (abbiamo) fatto senza cattiveria. Il motivo è che nel frattempo c'era capitata una avventura pazzesca, che racconterò ai piccoli lettori un'altra volta. Pilon

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  19. A me, del controromanzo, piace soprattutto la parte iniziale:
    "Adelina asrge
    Potevo scepettava."
    Il resto faccio fatica a capirlo.

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  20. grazie, è proprio la parte che ha richiesto più energie

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  21. Caro Pilon,
    non capisco che c'entri questa rimembranza, la devo prendere come una minaccia mafiosa, tipo l'ho fatto una volta potrei farlo di nuovo?
    C'entra qualcosa con Mauro?
    Non mi devo impicciare?
    Hai letto la descrizione che Gavino fa di suo cugino Pietro? (e io cosa c'entro?)
    Comunque sappi che, mio malgrado, sto diventando sempre più intimo di Gavino Porcu, Porto Torres, identificatosi con la lettera n.6 del 5 marzo 2012. Cari saluti

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  22. Niente del genere. Mi stavo solo qualificando con una storia che tutti conoscono. Perchè in questo blog c'è gente che non si identifica.

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  23. ma non è che proprio oggi, solo oggi che io gede e pilon non abbiamo niente da fare, l'autore e l'editore stanno eccezionalmente lavorando?

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  24. esatto proprio così oggi c'ho da fa'
    appena venerdì sarò libero infatti non so se potrò pubblicare altri capitoli

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  25. Non ti preoccupare, ci siamo noi

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  26. Ero in treno per Napoli e nel mio basso non c'è computer, certo che a lasciarvi soli un pomeriggio guarda un po' che confusione che avete fatto, e adesso? Editore che facciamo?
    E.

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  27. pensaci tu io sono impegnato fino a venerdì
    dimmi solo se vuoi andare avanti col contro romanzo della finta Roscia Piccolofilo
    a me sembra interessante quest'idea però bisognerebbe che poi l'altro autore ci stesse dietro

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  28. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  29. il controromanzo è geniale. viene il sospetto che l'anima dello scaltro avvocato difensore di E. abbia invaso il blog, camuffandosi con almeno tre pseudomini, tentando un'abile strategia diversiva volta a distrarre gli inquirenti dal romanzo-confessione principale, con un affascinante apocrifo parallelo.

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  30. si si già è così
    Roscia

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  31. ma no, Aut, non è così, il problema è che a molti lettori è venuta voglia di scrivere sul tema affascinante della metempsicosi, e questo è per me motivo di profonda gioia e commozione, infatti in questo momento precioso sto inondando la tastiera Aspire di lacrime, poi la pulisco.

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  32. si scrive "precioso"

    Prof. Gepi Candelieri
    Accademico della Crusca

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