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venerdì 2 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo dicciannove


in copertina l'anima dell'editore



 DICIANNOVE

Adesso siamo sul volo Air France 2305 per Parigi, l’arrivo all’aeroporto Charles De Gaulle è previsto per le 9,30. Ho con me il computer portatile, lo porterò ovunque per documentare passo passo la mia ricerca perché questo è un trattato, lo intitolerò Trattato scientifico sulle peregrinazioni dell’anima, e il capitolo su Adelina sarà il più importante perché cercherò di descrivere il passaggio dal cucù a quello che è adesso o sarà tra poco, spero una norvegese. Non intitolo il libro Trattato sull’anima perché non sono così folle da credermi capace di scrivere qualcosa di scientifico sull’origine dell’anima e soprattutto sulle sue caratteristiche fisiche. So che ha natura volatile, aeriforme e che si manifesta all’uscita dal suo vecchio involucro in modi differenti a seconda del suo DNA (ma la sigla è evidentemente sbagliata, comunque ci siamo capiti), quindi, come ho già scritto, se è un’anima violenta lurida schifosa sarà un peto, una disgustosa e muta flatulenza, se invece è simpatica e brillante sarà una volatina di semibiscrome. Ma non mi azzarderei ad andare oltre queste semplici osservazioni, quindi intendo circoscrivere il trattato all’osservazione dei traslochi e ai criteri di scelta della dimora.
Questo non mi vieta di riportare alcune note essenziali, certamente ovvie, ma utili a comprendere le diverse fasi in cui si articolerà la ricerca. Innanzitutto, come ho detto, è aeriforme, dunque non ha una forma definita (è quindi un fluido) né un volume definito, in quanto tende ad espandersi, riempiendo completamente il recipiente che lo contiene. E quando ne esce? Riesce a mantenersi insieme per la durata del viaggio o si disperde nell’atmosfera, si diluisce nell’aria? Credo di poter rispondere che tende a disperdersi ma lo fa lentamente, ha tutto il tempo di trovarsi un altro involucro. Certo, se rimane a lungo indecisa tra una casalinga di Pistoia (nella sua fase natale di bebè oppure adulta se ha perso l’anima come l’abete) e un malmut alaskano, bé allora il rischio di disperdersi c’è eccome, immagino (ma lo immagino soltanto) l’aria che respiriamo ricca di particelle di anime disperse (da non confondersi con le anime perse, ne parlerò più avanti).
Altro aspetto importante, che deriva dal primo, è che in quanto fluido l’anima è in uno stato supercritico quando si trova in condizioni di temperatura superiore alla temperatura critica e di pressione superiore alla pressione critica. In queste condizioni le sue proprietà sono in parte analoghe a quelle di un liquido (ad esempio la densità) ed in parte simili a quelle di un gas (ad esempio la viscosità). Lo stato supercritico può verificarsi ad una temperatura inferiore a quella di congelamento; in tal caso anche la più piccola perturbazione del fluido porta alla modifica del suo stato fisico da liquido in solido. Quindi può capitare, sebbene sia raro, che l’anima sia solida e si possa vedere ad occhio nudo. A me non è mai capitato.
Prima ho scritto siamo sul volo Air France perché Ciocci e Camilla sono con me, son riuscito a convincerli e adesso sono felice come un bambino, credo anche loro. Ciocci ha detto subito di si, gli ho chiesto mi accompagni a Parigi? e lui ha detto si, senza neanche chiedere quando, per quanti giorni, perché, che ci andiamo a fare, ha detto si a scatola chiusa. Poi ho capito perché, me l’ha detto mentre aspettavamo al check in, ha detto comunque non avevo altra scelta, se mi porti a Parigi vuol dire che babbo vuole così, e io mi adeguo, cos’altro posso fare? Ho pensato povero Ciocci, è proprio matto, ma non ho detto niente, è stato davvero gentile ad accompagnarmi, pensi pure quello che vuole.
Camilla ha fatto qualche storia, ha detto che deve dare ogni mattina pane secco alle oche del laghetto, quindi proprio non può, ma l’ho talmente pregata che alla fine ha detto di si. Chiederà a Ottieri di sostituirla per qualche giorno, Ottieri è un barbone che vive poco distante, di giorno sdraiato su una panchina in Viale dei Daini, di notte sotto un lentischio in Viale dei due Sarcofagi. Era anche lui docente universitario, ma dopo la riforma ha mollato tutto e ha scelto la vita all’aperto. Ce ne sono molti come lui, soprattutto delle facoltà umanistiche, prima erano solo vestiti da barboni, jeans lisi, false Clark, maglioni sformati, volto trascurato, andatura traballante, adesso sono barboni sul serio.
Stiamo attraversando le alpi. Camilla parla di Ottieri, non l’ho mai vista parlare tanto, poi capisco il motivo, ha paura dell’aereo e fa di tutto per dimenticare d’essere a duemila metri di altezza. Per la prima volta racconta a me e a Ciocci che ha un figlio adorabile che la viene spesso a trovare a Villa Borghese, ma anche un marito che è sempre stato molto affettuoso con lei. All’inizio le chiedevano di tornare a casa, poi hanno capito le ragioni della sua scelta e ne sono stati fieri, orgogliosi. È stata la prima docente a diventare barbona, ha aperto la strada a molti colleghi insoddisfatti per i quali il 3 più 2 ha ucciso l’università italiana. Non che il vecchio ordinamento fosse rose e fiori, ma almeno era qualcosa, adesso — così dice Camilla mentre sorvoliamo le alpi — è molto più utile nutrire le oche del laghetto, per fortuna ci pensa Ottieri.
Scrivo tutto, ho deciso di scrivere tutto, ho chiesto perfino a Ciocci e Camilla di aiutarmi, non voglio perdere neanche un dettaglio di quello che vivremo nel nostro peregrinare alla ricerca di Adelina. Mi hanno promesso che scriveranno anche loro, ma mi hanno chiesto cosa devono scrivere e soprattutto perché. Ho provato a spiegarlo ma non credo che abbiano capito. Ho detto così:
“Ieri mattina si è rotto il cucù, cioè la mia amata Adelina, di questo sapete già tutto. E sapete anche che le anime passano da un involucro ormai vecchio e inutilizzabile ad uno nuovo. Siamo in viaggio per scoprire il nuovo involucro di Adelina, in modo che possa essergli ancora vicino, perché la amo sopra ogni cosa. Non vi nascondo che sarei felice di trovarla nel corpo di una ballerina norvegese, ma va bene anche la Torre Eiffel”
“E perché proprio Parigi?”, chiede Ciocci.
“Perché era la sua città preferita, immagino che la sua anima sia volata subito là”
“E come ci arriva?”
“Non lo so, forse ce l’ho in tasca e viaggia gratis”
“E noi cosa dobbiamo fare?”
“Stare gentilmente con me, ho bisogno di voi, da solo mi viene il magone…e poi dovete tenere gli occhi aperti…cerco un’anima mite e gentile, ce ne sono poche ed è difficile scoprirle perché non si mostrano facilmente”
“Ma non hai detto mille volte che finiscono in un bebè?”
“Non sempre, può capitare che trovino un involucro adulto che ha perso la sua per gravi incompatibilità, ad esempio una ballerina norvegese posseduta da un’anima volgare e pelosa”
“Pelosa?”
“È solo un’immagine, l’anima è trasparente, fluida, aeriforme”
“Però esistono di sicuro molte ballerine norvegesi stronze”, fa Ciocci.
“Si”, devo ammettere.
“Anzi, è probabile che le ballerine norvegesi siano quasi tutte stronze”, insiste Ciocci.
“E perché?”, chiedo seccato.
“È un ipotesi che non si può escludere, teniamola presente”
“Va bene Ciocci, teniamola presente”
L’aereo inizia la sua discesa, Camilla chiede uno scotch whisky trasformato in substrato fermentabile solo con sistemi enzimatici endogeni e stagionato in botti di quercia per un periodo non inferiore a tre anni, possibilmente in un magazzino doganale delle Highlands. La hostess le porta un bourbon del Kentucky, Camilla se lo beve senza discutere e ne chiede un altro.
Siamo al Charles De Gaulle, chiudo il portatile.

8 commenti:

  1. Questa copertina è finora la più bella, se finirò il romanzo e qualcuno vorrà un giorno pubblicarlo non ho dubbi, sarà questa che vorrò a tutti i costi, a meno che non riuscirai a superarti. Ma sento intorno al nostro faticoso lavoro il vuoto che spesso accompagna la vita degli artisti, è già accaduto tante volte nella storia e accade oggi anche a noi. I posteri ci giudicheranno, ma un giudizio impietoso colpirà i lettori che ci han lasciato soli in questa sfida titanica.
    Ov'è un acciaro? un veleno dov'è?
    E.

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  2. PS. Ho letto solo adesso i bei commenti di Gavino Porcu e Ged pubblicati nel capitolo 17, ed ho deciso di pagare subito la cauzione per il loro immediato rilascio. Amici miei cari, sono commosso!
    E.
    (per tutti gli altri vale ciò che ho scritto, nessuna pietà, tranne che per Matisse che mi sta simpatica ed è pure collega: a lei intendo dedicare dei versi composti qualche trentina d'anni fa che trascrivo nel prossimo commento)

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  3. Sonetto in lode di Giovannandrea, scultore, pittore, artista di genio, dedicato alla famosa poetessa Matisse:

    Vinse Cesare il Grande un mondo intero
    Con numeroso essercito possente
    Alessandro domò con petto ardente
    E con sorte simil più d'un impero

    Ma Voi che siete di Trieste il vanto
    Che di scultura dominate il Regno
    Oltrepassate omai l'umano ingegno
    E quinci e quindi m'apparite Santo.

    Amabile fanciulla avete amante
    Che d'occhi, naso, labbra, tergo e petto
    Essempio è di scultura nel sembiante.

    Modello da scolpir, anco diletto
    E di virtù da numerar sì tante
    Ch'un libro ci vorria non un sonetto.

    E.

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  4. A voi che siete di Trieste il vento
    che a 100 all'ora sfoglia copertine
    confermo ancora ch'esse son divine
    e ch'E. mi perdoni l'ardimento.

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  5. non posso di terzine far tenzone
    ma mi complimento per le vostre rime
    e con Gavino fuori di prigione
    potremo goder di di nuove copertine

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. un raglio qui vorrei lasciare,
    fra tanta galantissima poesia,
    solo per dir, da parte mia:
    sto romanzo or pare decollare.

    (era ora)

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  8. Belle, son tutte belle, io son commosso:
    che versi gai, che ritmo, che metro!
    E dire che volevo dentro un fosso
    finire i giorni miei, quel viver tetro
    che dimagrar mi fece fino all'osso
    sì che davanti, di fianco o di dietro
    un filo parevo, sottile, non grosso
    né bello com'ero: fantasima, spetro

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