Visualizzazioni totali

mercoledì 7 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo venticinque


in copertina il manovratore dei pupi detto il Babbo



 VENTICINQUE

Ho passato due ore buone a trascrivere gli avvenimenti parigini sul portatile e poi sono andato a letto. Ho deciso di scrivere tutto perché non si sa mai, anche un dettaglio minimo si può rivelare ricco di implicazioni e utile alla scienza. Però è un lavoraccio, soprattutto è difficile ricordarsi bene i dialoghi. Fortuna che Ciocci e Camilla parlano poco. Questa mattina ho fatto una lunga doccia, una ricca colazione internazionale e adesso sono di nuovo al lavoro in attesa che gli altri sian pronti per l’escursione. Voglio scrivere il sogno di stanotte, forse c’entra qualcosa con la mia ricerca, e poi son convinto che di notte le divinità ci mostrino in sogno la strada da percorrere.
Ero dentro il cucù con Adelina, ma adesso chiarisco subito le cose, perché neanche ho iniziato e son già molto complicate. Il cucù appeso in soggiorno era la mia Adelina, questo si sa, quindi non avrebbe senso scrivere “ero dentro il cucù con Adelina”. Invece nel sogno è proprio così, io e Adelina siamo umani, un uomo e una donna, e ci troviamo dentro un orologio a cucù appeso in soggiorno. A turno dobbiamo uscire e dire l’ora esatta, se vogliamo anche considerazioni generali a nostra scelta. In teoria potremmo parlare di tutto, abbiamo carta bianca, in pratica però preferiamo argomenti filosofici a carattere esistenziale. Siccome in quel soggiorno non c’è quasi mai nessuno ad ascoltarci, son tutti a scuola o al lavoro, allora spesso usciamo dalla nostra casetta di legno e diciamo battute di spirito, frasi senza capo né coda, oppure usciamo insieme e cantiamo Là ci darem la mano.
Tutto questo lo so già quando comincia il sogno, è una specie di antefatto. La pellicola inizia con me e Adelina nudi nel letto. Abbiamo appena consumato un amplesso e giaciamo beati sotto le coperte.
“Tocca a te, alzati”
“Ti prego vai tu, non ne ho voglia”
“Lo sai, tocca a te”
“Ma devo vestirmi…”
“Anch’io”
“Ti prego”
“Non si può, tocca a te…esci nuda tanto non c’è nessuno”
“E cosa dico? Non mi viene in mente niente”
“Dici che sono le sei del pomeriggio e poi ti inventi qualcosa, vedrai che appena sei in scena ti vengono mille idee, succede sempre così, la presenza del pubblico provoca una scarica di adrenalina, il monologo viene da sé”
“Ma non c’è nessuno…”
“È un pubblico ideale, non c’è fisicamente ma per noi attori è lì che ascolta e giudica”
“Va bene, allora vado”
Adelina si prepara ad uscire, sale sulla pedana semovente e muove la leva meccanica che la espelle dall’abitacolo.
“Sono le ore diciotto in punto, tutto va piuttosto bene, ma io son qui nuda e non so che dire…proprio non so che cosa dire…bè…vediamo…come mi trovate? Bella? Brutta? Così così? Ah, ho capito, certo, mi trovate graziosa ma un po’ piccola, certo, prima però ero come voi e un giorno voi sarete come me, perché capita a tutti di fare il cucù, altrimenti chi ci dice l’ora? Oggi è il duecentocinquantesimo anniversario della pubblicazione del fondamentale De Hydroargyro Idriensi Tentamina (1761) di Giovanni Antonio Scopoli e con questa importante notizia vi lascio ai vostri pensieri e torno nei miei appartamenti”
Adelina muove la leva per tornar dentro ma il meccanismo si inceppa, lei perde l’equilibrio e finisce di sotto. Per fortuna c’è il divano, non si fa niente, ma è caduta dal cucù e non sa come tornarci. In più è nuda.
“Aiuto! Son caduta! Fai qualcosa! Tirami una corda o una ciocca!”
Apro la finestra e la vedo disperata sul bracciolo del divano.
“Aspetta, scendo anch’io!”
“E come risaliamo?”
“Non risaliamo, ce ne andiamo a spasso, poi si vedrà”
“E l’ora esatta chi la dice?”
“Chissenefotte”
“Vabè, poi però torniamo…portami la gonna blu, la camicetta di lino bianca, le mutande di pizzo, il collant, le scarpe e la borsetta, controlla che ci sia qualche soldo, voglio far shopping”
“Allora resto su, non scendo”
“E perché?”
“Non vengo a far shopping”
“Ti compro un bel maglione blu notte…”
“Mi fanno schifo i maglioni blu notte”
“Allora blu di Prussia, blu pavone, blu marino…”
“Mi fanno schifo i maglioni e i colori”
“Anche i colori? Ma sei un pittore!”
“Non sono un pittore…sono un imbrattatele…lo sai benissimo”
“Va bene, niente shopping, ma che facciamo?”
“Andiamo a spasso, guardiamo il mondo, osserviamo la natura”
“È una bella idea, a me piacciono molto i blattoidei”
“Cosa sono?”
“Insetti”
“Che insetti?”
“Bacarozzi”
“Quei bestioni neri che rotolano nella merda?”
“Si”
“E cosa ci trovi?”
“Sono interessanti, atletici e sexy”
“Non scendo”
Qui finisce il sogno ed inizia un incubo. Mi trovo d’improvviso in un aereo con una ragazza giovane, non bella, molto innamorata di me, ci siamo appena conosciuti, è stato amore a prima vista. Solo che l’aereo precipita, è a testa in giù, sta per schiantarsi. Per fortuna riesco a svegliarmi prima del tragico impatto, ho il cuore a mille, accendo la luce, mi calmo. Mi vengono subito in mente le ultime immagini del sogno, l’aereo d’improvviso si mette a testa in giù ma i passeggeri invece di urlare e disperarsi emettono un suono che tradotto in parole potrebbe essere “mannaggia, peccato”. Io stesso reagisco nel modo più assurdo, mi tappo le orecchie per non sentire l’esplosione, i botti mi hanno sempre dato fastidio.
Prima ho scritto che di notte gli Dei ci mostrano in sogno la strada da percorrere, adesso aggiungo che dovrebbero essere più chiari altrimenti non si capisce niente, si rimane perplessi. Io di questo sogno ho capito solo che c’entra Adelina perché eravamo insieme nel cucù e che ci sono state purtroppo incomprensioni tra di noi, lei voleva fare la cosa che odio di più al mondo, lo shopping. In alternativa, per venirmi incontro, avrebbe osservato i bacarozzi perché sono interessanti, atletici e sexy. Rifletto un po’ sui bacarozzi e finalmente capisco il significato dell’incubo. La strada da percorrere è in picchiata a testa in giù.

8 commenti:

  1. c'era da aspettarselo. il reo confesso dirà che, per la terza volta almeno, ha ucciso la sventurata donna in quanto odia le blatte (a cominciare dalla cacofonia del termine), nobile animale in cui la sua anima cercò, invano, rifugio dal mostro assassino.

    RispondiElimina
  2. aut ma lo sai che sei l'unico che legge il romanzo

    roscia

    RispondiElimina
  3. non ero io, io sto lavorando

    RispondiElimina
  4. sì? bè sta migliorando. ora è all'altezza diquello scritto da winston manuel reyes

    RispondiElimina
  5. si da il caso che io posso vedere la fonte dei commenti quindi con me non si scherza !!!

    RispondiElimina
  6. E allora guardati 'sta bella fonte qui!

    RispondiElimina
  7. chi siete, anime dannate?

    RispondiElimina