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venerdì 2 marzo 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo venti

avevo  finito le copertine 

 VENTI

Mentre aspettiamo le valige, anzi la valigia visto che i miei amici non ce l’hanno (spero abbiano almeno lo spazzolino e la carta di identità), Ciocci mi chiede il permesso di rubare un taxi, dice che l’ha già fatto in un altro romanzo ambientato a Londra e i protagonisti si sono trovati benissimo, hanno potuto girare per Londra nelle corsie preferenziali senza dover cercare ogni volta taxi, autobus o metropolitane. Io gli ho detto che se ci beccano finiamo in galera, lui ha risposto che anche se fosse, ma non crede, ci penserà l’autore a tirarci fuori, perché se ci rimaniamo a lungo l’azione rallenta e il lettore si stufa, l’autore rischia di perderlo, a meno che non intenda scrivere un conte di montecristo.
Cosa potevo rispondere? Qualcuno mi dica cosa potevo rispondere? Così ho detto di si e adesso ci troviamo seduti su un Mercedes S-Class W 221 S500 del 2011, la grande berlina ammiraglia da sempre punto di riferimento della sua categoria per classe e stile inconfondibili, sempre ai vertici per sicurezza, prestazioni, tecnologia e comfort. Comodo è comodo, non c’è che dire, ma è rubato e non riesco a fare a meno di pensarci, son sempre stato onesto, di quelli che se gli prestano un libro lo devono leggere in fretta per restituirlo. Camilla sembra invece indifferente, il concetto di proprietà privata le è ormai completamente estraneo.
Ciocci vuole passare da un amico (?) a modificare la targa e il libretto di circolazione, poi ci porterà all’albergo. Ho detto va bene, che altro potevo dire? Ma è chiaro che il suo comportamento desta in me preoccupazione e perplessità, non sapevo che avesse amici nel mondo della malavita francese. Vabè, l’importante è Adelina, per lei sono disposto a sfidare ogni periglio e financo la legge. Così prima di andare all’Hotel Saint Germain, in Rue du Bac 88, Ciocci guida il taxi fino a Belleville, nel ventesimo arrondissement, e lo parcheggia davanti a un palazzo cadente a pochi passi dal cimitero di Père-Lachaise. Dice di aspettarlo al caffè all’angolo, risolverà tutto in dieci minuti massimo un quarto d’ora, tanto è letteratura, aggiunge, il tempo è relativo.
Ci sediamo al caffé e ordiniamo la bevanda omonima. Mentre la degustiamo Camilla elenca a memoria i morti illustri sepolti al Père-Lachaise, per primo il grande Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac, poi Moliere, Beaumarchais, David, Bellini, Cherubini, Bizet, Chopin, Balzac, Delacroix, Ingres, Rossini (poi tumulato nella Basilica di Santa Croce a Firenze), Ingres, Seurat, Wilde, Pissarro, Modigliani, Proust, Wright, Callas, Montand e altri. Io ho detto cazzo, di solito non dico queste parole ma quando ci vuole ci vuole.
“Cos’è che veramente cerchiamo?”, mi chiede.
“Adelina, lo sai”
“Adelina è morta e il cucù era un cucù, perché non ti rassegni e guardi in faccia la realtà? Devi solo cercare un’altra donna se ne senti la mancanza, se vuoi ti aiuto, ho un buon naso”
“Io voglio Adelina, spero solo che questa volta finisca in un involucro bello, ma va bene anche una racchia, purché sia Adelina”
“Di nuovo con la metempsicosi?”
“Cos’è? Una malattia?”
“No, è la tua teoria delle anime che migrano, roba vecchia quanto l’uomo”
“La mia non è una teoria, è osservazione dei fatti, scienza”
“Non dirmi che non sai nulla della metempsicosi?”
“Nulla”
“E ti sei inventato da solo tutte quelle storie dell’anima?”
“Non le ho inventate, le ho vissute…Camilla, almeno tu credimi, per favore”
“Non hai letto nulla di filosofia greca?”
“Nulla, leggo poco, i libri mi fanno male, provocano i pensieri, gli incubi, l’infelicità”
“Dipende dai libri…te ne presterò qualcuno quando torniamo, però se leggi in francese ti compro qui a Parigi un Queneau o Roubaud, così cambi idea”
“Non ho voglia di leggere, sono qui per Adelina”
“E a scuola? Avrai studiato un po’ di filosofia! Ci sei andato a scuola?”
“Mille volte, una noia mortale che si ripete da quando è stata inventata l’istruzione, una tortura che vivo con angoscia ogni volta che finisco in un involucro umano, eterna e sempre uguale, asilo, elementari, medie, liceo, insopportabile per tutti ma soprattutto per me visto che so benissimo che non mi è stata mai utile”
“Forse se ti impegnavi ti sarebbe stata utile”
“Forse, ma non l’ho fatto, non ricordo neanche un insegnante in grado di mantenere sveglio il mio interesse, neanche uno, invece erano bravissimi a farmi passare la voglia di leggere per conto mio, son riusciti a farmi odiare anche i versi, figurati la filosofia”
“Qundi hai inventato tutto tu, senza Pitagora o Platone…sei un filosofo”
“Non ho inventato nulla, non sono un filosofo, osservo e basta”
“E cosa osservi?”
“Il mio trasmigrare da un involucro all’altro, se lo osservo in me accadrà anche agli altri, per questo siamo qui a Parigi, per scoprire dove è finita l’anima di Adelina”
“Adelina…già…Adelina…comunque ti può essere utile saperne di più di filosofia, non solo greca, anche orientale, direi soprattutto zen”
“Va bene…ma non adesso…sarà passato il quarto d’ora letterario? Se rileggo quello che ho scritto neanche tre minuti, però Ciocci ha detto che è relativo”
“Un altro con la testa per aria, fortuna che ci sono io”
“Credi che ho la testa per aria? Ciocci si, io però…”
“Tu non sei per aria, sei nell’iperuranio”
“E che è?”
“È la zona oltre il cielo dove risiedono le idee immutabili e perfette, raggiungibile solo dall’intelletto, non tangibile dagli enti terreni e corruttibili”
“E io sono là?”
“Si, tu sei là, per questo sono venuta”

2 commenti:

  1. questo capitolo è proprio bello

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  2. condivido. il romanzo e' piu' commestibile da quando si parla di parigi (o da quando lo legge matisse: sara' una coincidenza?). il reo confesso ha evidentemente un debole per questa cittadina francese, al pari di tanti celebri assassini.

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