avrei voluto mettere la foto di quella tipa col cappellino rosso a visiera che si era rimorchiata Enrico in discoteca ma purtroppo non ce l'ho da nessuna parte
8.
Marta Fresi, la dottoressa Marta Fresi, era ridotta da
far schifo ai cani. Portava in testa un cappello a visiera (di
quelli, per intenderci, che farebbero sembrare cretino Einstein e
brutta Sofia Loren) sotto il quale aveva tenuto al riparo i capelli,
e ai piedi un paio di grossi anfibi militari. E questi erano gli
unici capi del suo abbigliamento ad aver retto alla prova. Per il
resto era innanzi tutto e in generale molto ma molto più lercia di
noi, e poi aveva la camicia jeans con le maniche a brandelli e i
pantaloni da lavoro blu di taglio maschile squarciati in vari punti e
infangati fino alla cintola. Gli occhi rossi, le labbra screpolate,
le mani sanguinanti. Non dormiva, così mi avrebbe rivelato in
seguito, da almeno ventiquattro ore, e non mangiava da dodici. Era
crollata sul sedile posteriore della macchina; Deidda aveva riacceso
il motore per far funzionare l'aria condizionata; ma era rimasto
fermo, versava il vino e preparava un panino per la dottoressa. Io mi
ero seduto accanto a lei, e la guardavo, con evidente impazienza.
- La lasci respirare, commissario. - Ammonì Deidda, che
si era fatto improvvisamente torvo.
- Ah, lei è un commissario? di Polizia? - articolò la
Fresi, tra un boccone e l'altro,
- Sì.
- E perché non fa qualcosa? perché non impedisce
questo scempio?
Deidda sbottò: - Col suo permesso ci proviamo: tutti
gli anni e più volte l'anno. - Sembrava indispettito per la scarsa
diplomazia della dottoressa.
- E lei chi è?
- Io sono il comandante dei Vigili del fuoco.
- Braaavo! - fece il gesto di applaudire, così che
dalla spianata le caddero in grembo due fette di salsiccia -
complimenti anche a lei!
- Signorina, perché non finisce di mangiare, si dà una
calmata e ci racconta la sua storia? Dal principio? - interruppi il
battibecco, questa volta con il piglio del detective da serial
televisivo. Cafone comunque: lo so, mamma. La ragazza - senza il
berrettino cretino sembrava giovanissima, i capelli raccolti in una
coda - ammutolì di colpo come se avesse preso contatto,
all'improvviso, con la realtà. Approfittai del temporaneo successo
per offrire a tutti il caffè di Deidda: accettai solo io.
- Possiamo andare adesso, parleremo lungo la strada.
- "Possiamo andare" dove, Fontana? - Deidda
virgolettava, scontrosetto.
- Mi scusi, Salvatore: credo che, se lei è d'accordo,
potremmo finire il nostro giro e magari ripassare alla villa. Da lì,
nel caso lei debba tornare verso il paese e fosse così gentile da
darci un passaggio, potremmo caricare anche Pirro e andare tutti
insieme. In caso contrario prenderò una delle nostre macchine,
sperando che qualcuno si sia degnato di inviarcele. - Partì, e anche
la sua schiena mi parve scorbutica.
Stavamo percorrendo un tratto di strada asfaltata che
aveva retto bene agli assalti del fuoco. Nella speranza che il cibo e
il fresco avessero allentato la tensione della nostra ospite,
cominciai con garbo a farle qualche domanda, prendendola molto alla
larga.
- Lei è qui per motivi di studio?
- Non studio, insegno.
Il tono non era amichevole: che la mia fosse una gaffe?
la dottoressa Fresi si era offesa perché la scambiavo per una
studentessa? tutto sommato, pensai, poteva anche passare per un
complimento.
- Così giovane. - Rincarai la dose. Quella donna mi
imbarazzava, non c'era dubbio. E Deidda, l'infame, taceva.
- Non sono giovane e sono ricercatrice all'Università
di Roma.
- Bene! - battei le mani e me le sfregai, come un
bottegaio alla cassa - allora: adesso sappiamo nome, età e
professione. - Ero stufo del suo tono arrogante. - Ma, di grazia,
dovrebbe favorirci qualcosa di più delle generalità. Ad esempio, -
accelerai l'emissione delle parole, fino a restare quasi senza fiato,
- cosa faceva in una zona controllata da polizia e carabinieri dove,
da appena due ore, era stato appiccato un incendio? - e puntavo
al sodo.
- Non mi dica che pensa che sia stata io. - Non sembrava
molto spaventata. - È questo che pensa?
- Ma non diciamo ca... non dica eresie, dottoressa. Poi
io non penso, faccio domande! - l'autolesionismo di certe formule è
involontario, ma innegabile. - Perché non mi risponde?
- Se lei mi accusa di qualcosa, allora le risponderò
quando avrò un avvocato.
- Mi ascolti bene, dottoressa, non facciamo i bambini
ché queste sono cose serie. Cerchi di capire che non la sto
accusando di nulla. Voglio solo sapere perché si trovava lì e da
quanto tempo. Può essere una testimone, magari ha visto qualcosa, o
qualcuno, che ci interessa.
Non andai molto avanti. Iniziò a guardare fisso verso
il mare, ma credo non lo vedesse, e rispose (riassumo i suoi
monosillabi) che non si ricordava da quanto tempo era lì e che era
troppo stanca per spiegarmi il perché. Dopo qualche minuto scelsi la
politica del silenzio, che mi sembrava bene accetta da tutta la
comitiva L'incontro con la Fresi aveva fra l'altro spezzato la
tensione che mi consentiva di concentrarmi. In compenso, chiudendo
gli occhi rivedevo le immagini confuse del salone nero, ingombro di
calcinacci e di frammenti di vetro, e di una inquietante padrona di
casa, talmente compresa nel suo ruolo da affondare insieme alla villa
come fa un capitano con la sua nave.
- Siamo arrivati.
Mi riscossi a fatica da quell'intorpidimento mentale.
Marta Fresi dormiva e Deidda mi guardava con sufficienza. Scendemmo
cercando di non sbattere gli sportelli e ci avviammo lentamente verso
la villa.
- È una mia impressione, Salvatore, o la ragazza non le
piace?
- Secondo me è una giornalista. Camuffata da
universitaria. Li ha visti no? d'estate, quando hanno esaurito le
altre notizie, quando si sono sparati anche gli ultimi consigli per
sfuggire al caldo e alle punture delle vespe, allora iniziano. Vanno
nelle zone a rischio e si eccitano anche se vedono un caminetto
acceso. Vengono dopo gli incendi, o durante, a volte anche prima; poi
chiedono in giro, scegliendo accuratamente le persone meno adatte. Il
barista, il matto del villaggio, lo studioso di usi e costumi locali,
ma soprattutto gli attori del cinema. La massima aspirazione, se ci
sono, è chiedere un parere ai calciatori. Poi scrivono. O parlano. E
la gente capisce solo che qui, contro gli incendi, non si fa nulla,
che per noi sono una fatalità, come il vento o la grandine. E poi,
bello in evidenza, ci mettono che in tutti i casi esiste una qualche
convenienza trasversale per la gente del luogo e pericoli, pericoli
enormi, per i turisti. Ho detto bene, o no?
- Ha detto bene, ha detto benissimo. Quello che non è
vero è che la Fresi mente sul suo lavoro: mica è scema, lo sa che
ci mettiamo cinque minuti a scoprire chi è una persona.
Restammo lì giusto il tempo per ascoltare la mesta
relazione di Pirro: non c'erano tracce di nessun genere e il cadavere
non era stato ancora rimosso. Er Sola sarebbe venuto nella sede
distaccata alle quindici in punto («...magari famo tra le quindici e
le quindici e quindici, o le sedici, Fontà, o, mejo ancora, le
diciasette che così stamo più certi»). Riproposi a Deidda l'idea
del passaggio e alle due eravamo in paese, con una dottoressa Fresi
ancora profondamente addormentata.
Proporrei un'iniziativa culturale molto bella, s'intitola "Roscia sogna di", si deve solo aggiungere un sogno di Roscia, è facile.
RispondiEliminaE.
quando penso a roscia
RispondiEliminapenso alla sua coscia
quando penso a gedeone
penso al polpaccione
quando ricordo emilia
penso alla caviglia
quando penso a enrico
oddio ma quanto è fico
Enrico
AAAAARGH ancora un clamorosi falso! Lo sanno le pietre che mai scriverei versi così osceni, roscia coscia... che posso fare, qualcuno mi aiuti ad uscire da questo spaventoso incubo... ebbene, un sospetto mi sovviene: il farabutto che si passa per Enrico inizia con la P ma è solo una pedina,la pupara comincia per R.
RispondiElimina(emilia-caviglia: AAAAAAAARGH!)
ah ah ah, sono io, il pupo, ah ah ah
RispondiEliminaEnzo Ghinazzi detto Pupo
io sono Drupi
RispondiEliminaDrupi
Io per te mi perderei
RispondiEliminatu non sai cosa farei
io mi sono innamorato
il tuo sguardo mi ha stregato
voglio te o sarò finito.
Dio ma come sei bella
tu sei proprio così
nei tuoi occhi una stella
splende e arriva fin qui
e spiarti ogni sera
in quel solito bar
sembra cosa non vera
e tremare mi fa.
Dio ma come sei bella
bella bella bella bella
Dio ma come sei bella
bella bella bella bella.
Regalami un sorriso
RispondiEliminaper i miei giorni
tristi per quando
farà buio
se tu non ci sarai
regalami se vuoi
i giochi della sera
i tuoi momenti in
fiore la tua
felicità
quegli occhi
così grandi
per fare invidia al
cielo e l'ombra
dei capelli legati
con un filo
quel filo di
pensieri bellissimi
che hai regalami
semmai un breve
istante e poi
regalami un sorriso
per le mie notti
insonni per i miei
giorni tristi
se tu non ci sarai
lo giocherò alle
carte in una
mano sola
sfidando la mia
sorte per una
volta ancora
regalami un sorriso
che mi rimanga
addosso
come se fosse il
nome che un giorno
mi hanno messo
regalami un sorriso
per una volta ancora
vorrei vedere il
mare toccarti
piano piano
poi ricominciare
vorrei rubare il
tempo e andare
più lontano
vorrei far tante
cose tenendoti
per mano regalami un
sorriso che mi
rimanga impresso
come la prima volta
che ho visto
l'universo
come la prima volta
che ho visto il
tuo bel viso
regalami un sorriso
lo porterò
per sempre con me.
Se l'editore è così cortese da darmi l'indirizzo di Mauro Pilon gli faccio causa. Marta Fresi
RispondiEliminaP.S.: la realtà è che a me piaceva Deidda, il bombero, ma il Babbo non ha voluto. Se non ci credete potete chiedere a Ciocci.
Se perfavore i personaggi del romanzo potessero non intervenire almeno sul blog si starebbe tutti più tranquilli. Fra l'altro è un giallo, porca miseria, e si rischia sempre di svelare il finale. E, ricordo, i personaggi dei romanzi non possono far causa alle persone reali. Pilon
RispondiEliminaSi può far causa a Drupi? O è un personaggio immaginario?
RispondiEliminaE comunque Emilia ha delle caviglie bellissime (aveva: sono aaaani che non le vedo). Pilon
RispondiEliminaGrazie! Direi che la vecchiaia alle caviglie si nota meno, almeno per ora
EliminaVolevo dire aaaaanni.
RispondiEliminaEmilia è incerta se amare più Pupo o più Drupi, si chiede inoltre se è attrazione fisica oppure musicale, di corpo preferisce Paul Newman, d'intelligenza forse Drupi, mentre d'umorismo di sicuro Pupo. Qualcuno può aiutarla a capirci qualcosa sull'amore?
RispondiEliminaLa figlia
Come già pubblicato preferisco Dris, e caso mai Marlon Brando. Comunque Drupi è talmente brutto che chissà, avrà altri pregi. Drupi sei online?
EliminaMammina cara, ma cosa ci fai su questo blog invece di postare su fesbuc?
EliminaL'amore è un sentimento intenso e profondo di affetto, simpatia ed adesione, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o verso un concetto, un ideale. È un impulso dei nostri sensi che ci spinge verso una determinata persona, ad esempio Drupi.
RispondiEliminaQuando l'amore fra due esseri umani assume caratteristiche riconducibili al romanticismo (struggimento, comunione, affetto, passione anche fisica), questo viene definito amore romantico. L'amore per Drupi non può che essere romantico. Per Pupo è facile provare un forte desiderio sessuale, non c'è dubbio
Prof. Roscia
sessuologa
Gentile Dottoressa,
EliminaApprofitto di questo spazio per porle una questione che mi sta molto a cuore.
Cibo e sesso, esiste una relazione?
Io provo desiderio sessuale per Biagio Antonacci, Pierdavide Carone, Francesco Renga, Gianluca Grignani, Marco Carta e Gigi D'Alessio
RispondiEliminaR.
quando mi siedo sulla tazza
RispondiEliminapenso sempre a una ragazza
quando sto davanti al caminetto
mi sento come un poveretto
quando invece suono il piano
vedo sterminati campi di grano
Enrico C.
No, basta, per pietà, adesso anche il cognome, anonimo si vergogni... ormai è chiaro, è una congiura di R e P, anzi chiamiamoli per nome e cognome, Roscia e Pilon, quegli amici di merenda (la fanno ogni pomeriggio a La Corte, presso il centralissimo Bar Sport), i quali in tal modo sperano che io non scriva controromanzi, vuoi per invidia stilistica vuoi per puro gusto di nuocere, da poi che tale attività mi procura le poche gioie di una vita altrimenti infelice e misera. Non mi resta che scrivere, così quei farabutti avranno ottenuto l'effetto opposto, ah ah ah.
RispondiEliminaTerzo controromanzo completo
RispondiEliminaRoscia sogna.
È Maria Paola Bonaparte, sorella prediletta di Napoleone, e posa completamente nuda su un triclinio per il celebre scultore veneto Antonio Canova all’insaputa del geloso marito, il principe Camillo Filippo Ludovico Borghese. Tra un colpo di scalpello e l’altro Canova le titilla il sedere per metterla di buon umore.
“Ho freddo”
“Ti avvicino la stufa”
“Non posso avere un drappeggio? Che bisogno c’è di star nuda se ancora stai alla mano destra?”
“Mi ispiro, mica faccio lapidi o gradini”
“Voglio un drappeggio, altrimenti diventerò una Venere intirizzita, rigida, insomma neoclassica”
“La rigidità sarà poi smorzata dalla naturale morbidezza con cui farò i drappeggi e il triclinio, ma non ora, adesso ti voglio nuda”
“Hai già un’idea di come farai i drappeggi?”
“Lo apprenderò grazie a numerosi studi in gesso e in terracotta finalizzati ad una elevatissima conoscenza del nudo umano”
“A maggio mio fratello si fa incoronare Re d’Italia”
“Tuo marito come l’ha presa?”
“È geloso, è geloso di tutti, soprattutto di te, se mi becca qui nuda mi accoppa”
“Allora devo sbrigarmi, intendo passare alla storia proprio con questa scultura, la chiamerò Venere vincitrice ma sarà nota a tutti come Paolina Borghese, la mia Paolina, l’amante del grande Canova”
Le titilla il culo. Entra il generale napoleonico Camillo Borghese, li vede e va su tutte le furie.
“Almeno un drappeggio, cazzo!”
“Cielo, mio marito!”
“L’anno prossimo ti porto a Guastalla”
“No, Guastalla no, meglio la morte”
“Perché?”
“È in Val Padana, si muore di noia, c’è la nebbia”
“Ma sarò Duca!”
“Per poco, vedrai, mio fratello e Maria Luisa d’Asburgo-Lorena la incorporeranno nel Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla e tu finirai in Piemonte a mangiare fonduta valdostana”
Camillo Borghese piange e tira su col naso.
“Buona però la fonduta”, azzarda Canova.
“Dipende dal caquelon e dal formaggio, non tutti sanno farla bene”, dice Camillo singhiozzando un po’ meno.
“Io non l’ho mai mangiata”, fa Paolina rimettendosi le mutande.
“Per degustarla ogni commensale ha una forchetta da fonduta di forma allungata con cui infilza un pezzo di pane che deve immergere nel formaggio fuso all’interno del caquelon, che poi sarebbe una casseruola. Una volta immerso il pane s’imprime alla forchetta un movimento rotatorio continuo cercando di non fare uscire il formaggio dal caquelon perché macchierebbe la tovaglia. Quando si ritiene che il pane abbia raggiunto la temperatura ideale lo si estrae dal formaggio fuso e se ne apprezza il gustoso sapore”
“Non mi sembra troppo complicato”
“Non lo è”
“Potremmo provarci…”
“Già”
“Vai subito a cercare un caquelon”
“Vado a cercare un caquelon”
Camillo Borghese va a cercare un caquelon. Paolina si toglie le mutande.
E' Roscia da sola (e non sono nemmeno sicuro che sia lei) a postare a nome di Ernico C. Io non scrivo a nome d'altri.
RispondiEliminaPilon Mauro Federico Nome d'Altri, Marchese di La Corte, Conte di Biancareddu
Io si
EliminaSe ti togli le mutande
RispondiEliminapuoi veder fino alle Ande.
(G. Carducci)
Se ti togli il reggiseno
RispondiEliminapure arrivi al Trasimeno.
(G. Pascoli)
Triste è tua sorte, o gaia donzelletta,
RispondiEliminach'hai tolto le mutande in gioventù
che 'n su la soglia de la tua vecchiezza
nessuno, credi, te lo chiederà più.
(G. Leopardi)
quando cammino in via dei convolvoli
RispondiEliminapenso domani me tocca de annà a Napoli
quando passeggio a Torre Annunziata
penso ma quando finisce a nuttata
quando infine solco la via degli orti della farnesina
mi domando e mi dico che farò domattina?
Enrico C.
Friendship is like wetting your pants.
RispondiEliminaEveryone can see it, but only you feel the true warmth.
Jack Handey
AAAAAAAARGHHHHH..............bastaaaaaa, vi picchio!
RispondiEliminacveste poesie di Enrico sono uno spasso
RispondiEliminaspesso cvando wado a spasso con lui
me le sciorina con grande disinwoltura
Hanna