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martedì 17 aprile 2012

controromanzo" su fogu"


in copertina Tina Kooper



SEI
In camera da letto, sul comodino, il commissario trova un libro aperto a pagina 60:
Hesse Enza D.- Tremen Tina, Cento modi infallibili per uccidere la suocera, Ladispoli 2011.
- Perbacco, per la Tremen si mette male... vediamo un po'... pagina 60... "In casi veramente estremi, se si è disposti a sacrificare la propria abitazione, si può invitare la suocera a pranzo e dar fuoco alla casa..."
- È lei, la Tremen, dobbiamo trovarla, andiamo, presto
- Un momento Deidda, c'è puzza di bruciato
- Bè, certo, è bruciata la casa
- Intendevo dire che qualcosa non quadra, sembra che qualcuno, l'assassino, abbia voluto depistarci...

SETTE
. Il letto sembra un campo di battaglia, è sottosopra, ovunque macchie di liquido seminale, peli pubici e di polpaccio, sangue. Il commissario e Deidda lo osservano ben attenti a non toccare nulla.
"Conosco solo un uomo capace di sconvolgere un letto in questo modo, l'avvocato Apostolico"
"Lo stallone?"
"Proprio lui, c'è la sua firma"
"Dicono in paese che riesce ad avere cinquantuno rapporti completi senza perdere un colpo"
"Alla sua età è qualcosa da non credersi... era l'amante di Enza Hesse, la coautrice del libro... Deidda chiami subito la Centrale, dobbiamo trovarla"

OTTO. 
- Scusi commissario - fece Deidda - posso farle una domanda di carattere personale?
- Sentiamo - rispose Fontana.
- Mi sembrava che fosse lei in prima persona a raccontare la vicenda, come che adesso c'è questo narratore onnisciente?
- Mi congratulo con lei, Deidda, ci sa fare con tutto quello che scotta, compresa certa letteratura. Le dirò, è una mia tecnica di indagine, mi confondo con gli altri personaggi e aspetto che qualcuno si tradisca intervenendo al mio posto. In queste ultime righe, per esempio, mi sembra di aver colto uno stile avvocatesco.

NOVE
Ma ora basta, torniamo ai fatti, dal profumo di caffè bruciato deduco che fuori ci sia Pirro e che il suo passaggio attraverso l'incendio non sia stato facile.
. Il commissario Fontana, che sono io, diede un'ultima occhiata ai poveri resti di Angela Colofonia e con Deidde uscì dalla villa incontro a Pirro. Poco lontano era parcheggiata una Buick Enclave Luxuty Crossover appena uscita dalla fabbrica. Un tale leggeva il Los Angeles Time nell'abitacolo fumando un grosso Avana Partagas, era l'autista dell'avvocato Apostolico, un avanzo di galera che l'avvocato aveva tirato fuori corrompendo il giudice Minnisi. Il commissario Fontana, che sono io, mise le mani nella fondina e si preparò al peggio, con quello non c'era da scherzare.

25 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. me gusta esta pellicula ma no intiendo l'audio

    Dolores de Cardenas

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    1. caro editore tu stai pubblicando un falso, questo è un plagio tremendo. Io ho forti poteri e si mi entra in mano quello che si è permesso di fare a pilon questo affronto lo asfalto!
      Roscia

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  3. Oh, Giovà, in realtà non me ne importa un fischio, ma mi devo tenere buono Pilon
    Roscia

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  4. io non posso distinguere il vero dal falso se non mi arrivano le mail ufficiali con ordine ...io poi pensavo fosse un romanzo a più mani ... adesso smetto
    ADDIO

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  5. nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
    roscia

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  6. Questo giallo in effetti è una porcheria, ma dove è finito Pilon?

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  7. Editore non vorrai arrendeeti per cosí poco...

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  8. editore senza palle, non regge allo stress

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  9. pilon sta facendo la giunta coi piselli

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  10. enrico, sai che domani ho un congresso in quell'albergo sardo con le terme dove faccio il bagno nell'acqua calda come i babbuini?
    roscia

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  11. 10. Commissario - fece Pirro scorgendo Fontana, che sono io, e porgendogli una tazza di caffè bollente - ce l'ho fatta anche questa volta, posso portare il mio caffè anche in capo al mondo.
    - Sì , ma è stata una vittoria di Pirro - dissi sputandogli in faccia quella disgustosa ciofeca carbonizzata.

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  12. esto policiaco es horroroso
    P.

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  13. me gusta mucho el retro de la kooper tina

    Miguel

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  14. es increible, como me ricomnoseste?

    Mauro Porcu

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  15. appiccialo tu ghistu foggu chi è spentu
    l'ammuri lussai scioglie i cuori di jazzu

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  16. 11.
    "Commissario, non le è piaciuto il mio caffé"
    "No"

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  17. esto capitulo es magnifico, sublime

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  18. 12.
    "Perché?"
    "Perché faceva schifo"

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  19. i capitoli 11 e 12 si possono buttare, c'è per favore qualcuno che scrive un capitolo 11 più serio e lungo, che emozioni e lasci senza fiato?
    gtazie
    Pirro

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  20. io non ho tempo, adesso ho lezione e poi vado al Teatro Augusteo a sentire Arbore, pensaci tu, Mauro Porcu

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  21. Pilooooooooon, dove sei?????????

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  22. Ed ecco a voi il III capitolo dell'unico, vero e originale Su Fogu:

    3.
    La campagna dopo un incendio è forse la cosa più vicina al nulla che io conosca. Tra lacrime e tosse, mentre l'auto rollava lungo il pendio del bastione, riuscivo a scorgere vaste chiazze scure, vuote di tutto, che si allargavano tra la macchia gialla e verde: le ultime propaggini di un fuoco ormai svogliato, retroguardie inerti di fiam¬melle. Ma via via che si procedeva verso la costa la cenere vorti¬cava sempre più densa dentro la ca¬bina aperta del fuo¬ri¬strada, mentre perforavamo nuvole di fumo acre a cen¬toventi all'ora.
    - È l'unico modo - aveva spiegato laconico il pom¬piere al volante, che poteva contare su due polsi che sembravano le mie cosce e, ma lo dico col senno di poi, sulla Provvidenza. Durante la corsa riuscii a scorgere: a) i pali di legno del telegrafo, cui il fuoco aveva bruciato la base, penzolanti dai loro fili; b) una casa iso¬lata, gri¬gia su nero; c) la sagoma funerea di un gi¬nepraio com¬busto, nera su nero. Rallentammo solo una volta ripresa la strada asfaltata, esattamente al bivio con la Provinciale, quando si inizia a costeggiare il mare: gli scogli non bru¬ciano. L'acqua vicino a riva ristagnava, malgrado il vento, coperta da una fitta coltre di polvere grigia, come lambita da onde petroli¬fere.
    Un breve tratto in salita e poi, davanti a noi, si rivelò il disastro, quello grosso: una sterminata distesa nera, ettari e ettari bru¬ciati e, più lontano, ancora l'inquietante baluginare delle fiamme alte. Guardai sconsolato Pirro: neppure lo spesso strato di belletto fuligginoso riusciva a co¬prire il suo colo¬rito terreo. Forse era commosso o forse stava per vomitare; perché Nicola sof¬fre il mal d'auto, anche quando guida lui. Per giunta il pilota folle aveva di nuovo abbandonato la strada maestra, e intendeva convincere la macchina a inerpicarsi di¬ret¬tamente sulla roccia per raggiungere, tra sob¬balzi cugini primi del ribaltamento, il crinale del colle. In fondo, in una posizione che solo un giorno prima avrebbe dato pane per un secolo ai figli dei figli del più inetto dei mediatori della Costa Smeralda, apparve la sa¬goma della villa “con il morto dentro”.
    - Rallenti, per cortesia: voglio dare un'occhiata in giro. - Dissi, poliziesco.
    - Lì dobbiamo andare! - un indice teso (del tutto simile per colore, forma e proporzioni a un tizzone) in direzione della casa, stava sotto il mio naso a sottolineare l'ovvio quanto incongruo pronunciamento. Seguì, a onor del vero, un modesto calo dell'andatura, mentre Pirro sospirava, o rantolava, nel sedile posteriore.
    - Chi c'è alla villa? - dissi, tanto per non lasciare intor¬pidire la conversazione.
    - Alpini. - Silenzio.
    - Come alpini? Quali alpini?
    - I nomi non li so.
    Non risi, e neppure sorrisi, perché sul momento non seppi valutare se il pompiere facesse lo spiritoso. Tuttavia, se c'è un dato certo è che si trattava della verità: una ventina di alpini, in divisa da lavoro, si dava da fare in¬torno alla villa, concentrando gli sforzi nello sgombero degli ac¬cessi. Come fossero capitati lì, resta, ad oggi, un mistero. Uno di loro, alto e sudicio, in ori¬gine probabilmente biondo, ci si parò da¬vanti, arrivando di corsa e scattando sugli attenti.

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  23. E, già che mi trovo, anche il IV:

    4.
    - Comodo, comodo - rispolveravo formulari '15-'18 - mi dica, piuttosto: quale la situazione? - e mi sfuggiva anche una leggera cadenza veneta.
    - Abbiamo spento gli ultimi focolai; dentro, nella stanza più grande, c'è un cadavere. Carbonizzato, sior...
    - Commissario Fontana. Avete toccato nulla?
    - Nulla (nula), sior commissario, quando siamo arrivati c'e¬rano già i carabinieri. Ma non avremmo toccato nulla (nula) lo stesso.
    - Si può entrare da quella porta? - indicai quello che presumevo essere l'ingresso principale.
    - Nossignore, sior commissario. Ancora no. Conviene che passa da dietro. Ma è meglio che si porti an¬che il sior - fece cenno col mento verso il nostro autista che, una volta sceso dalla macchina si era rivelato alto, se così si può dire, non più di un metro e cinquanta - perché in casa non siamo ancora en¬trati: ci può es¬sere gas, o ancora fuoco, non so.
    - Se non sa cosa c'è in casa, come fa a sapere che c'è un cada¬vere?
    - Si vede dalla finestra: è steso sul divano.
    Feci un cenno all'autista folle, che si era già armato di ascia e così sembrava proprio un Troll delle saghe norvegesi. Ci incammi¬nammo in fila indiana, l'alpino, io e il Troll, per quello che un tempo doveva essere stato un vialetto fiancheggiato da oleandri. Presi mentalmente nota di due auto semidistrutte dal fuoco, par¬cheggiate lungo la di¬scesa che conduceva ad un garage semin¬terrato: una grossa Volvo e una di quelle vec¬chie Çitroen da spiaggia, che mi pare si chiamino Mehari.
    - Noi siamo entrati in bagno dalla finestra, ma quella è la porta di servizio, forse con l'ascia si potrebbe abbat¬tere. - Propose il giovane alpino
    - Senta, - mi rivolsi al pompiere - mi dica il suo nome, per favore, e sfondi quella porta, per cortesia.
    - Fadda Gavino.
    - Sassarese! - t'ho beccato, compaesano! non tiravo ad indovinare: avevo riconosciuto l'accento.
    - C'è andato vicino: di Sorso. - Finalmente un sorriso. Ma era già partito e dopo una breve rin¬corsa aveva scardinato, nel senso letterale del termine, il portoncino di noce. Con la spalla, non con l'ascia.
    - Adesso si può entrare. - Disse Fadda, mentre il pomo d'adamo dell'alpino, prominente secondo tradizione, andava e tornava in segno di plateale ammirazione.

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