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domenica 1 aprile 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo quarantanove





 QUARANTANOVE

Sulla scalinata del Palazzo di Giustizia c’è Adelina che fuma nervosa. Mi avvicino, la guardo, mi guarda, spegne la sigaretta, mi osserva di nuovo.
“Ci conosciamo?”, chiede imbarazzata.
“Molto bene”, rispondo con la mia voce di basso.
“Sei tu?”, dice allibita.
“Sono io”
Adelina scoppia in una risata fragorosa, la sentono anche le tinche che nuotano nella Senna, mi tocca le tette false, anzi posticce, ride fino alle lacrime, mi tasta il culo, dice che sono proprio una gran figona, farò strage di poliziotti se entro dentro.
“Com’è la situazione? Dove sono quelli?”
“A prendere una birra Chez Maigret, dietro l’angolo, sono armati fino ai denti”
“Già ubriachi?”
“Credo di si, Bob era già ciucco in aereo, Nello e Terzi appena alticci, Manfredi completamente fuori uso. Ciocci no, non credo”
“Che armi hanno?”
“Non lo so, Ciocci ha svaligiato un’armeria del centro, ha nascosto tutto dietro un cassonetto, adesso stanno discutendo il piano”
“Quindi dobbiamo agire subito”
“Cosa vuoi fare?”
“Una natura morta, devo dipingere una natura morta e portarla al commissario Maigret o chi per lui”
“Un quadro? Ma sei impazzito?”
“No, i miei quadri hanno effetti sorprendenti, vedrai…però bisogna fare in fretta, quanto tempo abbiamo?”
“Non so, han detto che li vogliono portare alla Conciergerie…a me convince poco, non è più una prigione…”
“Chi l’ha detto?”
“Sono voci, dentro è pieno di giornalisti”
“Allora son balle…in ogni caso non serve un blindato, la Conciergerie è a due passi…puoi cercare di capir meglio dove si trovano e cosa accadrà loro nelle prossime tre o quattro ore?”
“Ci provo”
“Bene, io vado a comprare la tela, i colori ad olio, un paio di pennelli e l’essenza di trementina, ci vediamo qui tra una ventina di minuti”
Mi avvicino per baciarla, ma lei fa un’altra risata fragorosa e mi suona le zizze.
“Perepè”, fa piangendo dal ridere.
E già, se la bacio mi rovino il trucco.
Chiamo Theodore, gli chiedo se può portarmi in un negozio di belle arti, dice certo compagno. Non passano neanche due minuti che il suo taxi è sotto il Quai des Orfèvres, saluto Adelina ed entro in macchina. Chiedo a Theodore di fermarsi prima davanti a Chez Maigret, voglio dare un’occhiata ai miei amici di Ponte Sisto.
Entro nel pub e vedo subito i cinque ubriaconi che complottano davanti a una caraffa di vino rosso. Mi avvicino al loro tavolo, mi siedo, smettono di parlare, mi guardano, anzi mi spogliano con lo sguardo quei porci.
“Sono io”
“Io chi mia bella damigella?”, fa Ciocci.
“Io”, dico con timbro baritonale.
“Cacchio sei tu!”
“Si”
“Sotto mentite spoglie!”
“Già, in incognito”
“Hai tette posticce!”
“Si, posticce”
Silenzio, mi guardano a bocca aperta, all’inizio non sanno cosa pensare, poi ridacchiano confusi, rimangano in attesa, aspettano che dica qualcosa, ma io taccio severo.
“Peccato”, dice Terzi.
“Perché?”
“Perché una passatina l’avrei fatta, ma visto che sei tu…”
Grande risata alcolica, poi di nuovo silenzio.
“Ascoltatemi bene, soprattutto tu Ciocci. Camilla e Bertrand sono nei guai e dobbiamo tirarli fuori, però dobbiamo farlo senza finirci noi, questo mi sembra chiaro, altrimenti siamo punto e a capo, noi dentro e loro fuori, ma più probabilmente tutti dentro e nessuno più a cercare di farci uscire. Quindi niente assalti ai blindati, anche perché non ci saranno blindati, vuoi perché il Palazzo di Giustizia è a pochi passi dalla Conciergerie, vuoi perché questa non è più una prigione, è un museo, c’è la cella di Maria Antonietta. Allora, prima di fare sciocchezze, lasciate fare a me, ho un piano e se funziona saremo presto tutti insieme a mangiare escargot”
“Che piano?”, chiede Ciocci.
“Una natura morta, voi restate qui un paio d’orette, vi terrò informati”
“Una natura morta?”
“Ma si, Ciocci, la regalo al commissario, vedrai che capirà”
“Si chiama Morcol”, fa Ciocci.
“Allora sarà una Natura morta con assenzio e due zollette di zucchero
Mentre esco sento Nello ordinare tre caraffe di bordeaux. Bob recita Nina si voi dormite.

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