CINQUANTAQUATTRO
Ci ha sposati
il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, c’era una gran folla di giornalisti e
curiosi, siamo finiti nei telegiornali. Io son riuscito a non svenire, mi ero
messo trementina come se fosse acqua di colonia, sul collo e sui polsi. Ma non
è stato facile, le gambe mi facevano Giacomo Giacomo, non per Nicolas e Carla,
non mi lascio emozionare dalla gente famosa, so benissimo che prima erano una
matita o un cinghiale, Fred Vargas magari il nonno di Lula, chissà, ero
emozionatissimo per Adelina, per l’incredibile sorpresa che mi stava facendo,
un matrimonio!
Non potevo
sperare di meglio, il soggiorno parigino alla fin fine si dimostrava un
completo successo, anche se al matrimonio si arrivava dopo innumerevoli
peripezie, molte delle quali assai sospette sul piano dell’attendibilità, anzi
decisamente unreliable, untrustworthy. La più sospetta d’esser
di natura letteraria, dunque fiction, è stata proprio il matrimonio all’Eliseo,
eppure posso assicurare gli scettici che è realmente accaduto, c’erano Nicolas
e Carla, Fred Vargas, Gerard Depardieu, Marjane Satrapi, Pierre Boulez, Daniel
Pennac, Lilian Thuram, Michel Platini, molti politici, moltissimi giornalisti,
telecamere dappertutto.
Finita la
cerimonia ci han portati in una splendida sala del palazzo presidenziale e un
esercito di camerieri in livrea han servito la cena, una suite infinita di
leccornie, i francesi cucinano proprio bene. Alla fine per digerire han servito
assenzio, che per legge è proibito ma tradizione vuole che il capo dello stato
possa berlo con gli amici per inebetirsi e prendere decisioni di politica
estera. Io non bevo, l’ho solo annusato, profuma di anice, gli altri invece ne
hanno approfittato perché poteva essere la prima e ultima volta che facevano
quell’esperienza, così sono quasi tutti finiti ubriachi a cantare Quel mazzolin di fiori,
la sanno anche i
francesi, è come per noi Sur le pont
d’Avignon l’on y danse, l’on y danse,
sur le pont d’Avignon l’on y danse tout en rond.
Dopo il mazzolin di fiori hanno cantato l’inno
francese, poi Va pensiero, Sur le pont d’Avignon, La mer di Charles
Trenet e Unter der Lanterne, chissà
perché, credo per via dell’assenzio. Io non cantavo, guardavo e basta, cercavo
prove di realtà, toccavo il tavolo, immergevo l’indice nel bicchiere per vedere
se si bagnava, pizzicavo Adelina per studiare l’effetto, sono pure andato alla
toilette presidenziale per bussare le pareti e verificarne la consistenza,
avevo il terribile sospetto che fosse tutto di cartapesta, come a Cinecittà.
Invece era tutto vero e ne ho avuto conferma stamattina vedendo il telegiornale
su Antenne 2, eravamo proprio noi, i pericolosi terroristi italiani che avevano
seminato il terrore nelle strade di Parigi uniti in matrimonio dal Presidente
della Repubblica, loro presunto obiettivo insieme alla moglie Carla.
Abbiamo
dormito fino alle dieci, Adelina ha ospitato tutti gli amici di Ponte Sisto,
che in verità potevano anche dormire sulle panchine tanto erano ciucchi. Siamo
riusciti a portarli nelle stanze dell’albergo e adesso stanno ancora dormendo.
Io ho fatto la doccia, la barba, ho trovato per magia dei vestiti puliti della
mia taglia, dev’esser stata quell’angelo di Adelina, poi ho svegliato Adelina
con un bacio e le ho detto che le avrei portato su la colazione. Ha fatto un
sorriso meraviglioso, potrei nutrirmi solo del suo sorriso, rinunciare al
resto, il bello è che adesso è mia moglie…piuttosto, penso scendendo le scale,
e il certificato di matrimonio? Devo ricordarmi di farmelo dare.
Ho fatto
portare su un vassoio con croissant, caffè, succo d’arancia e yogurt, abbiamo
fatto colazione, poi mentre Adelina faceva la doccia ho acceso il portatile e
aggiornato questo mio trattato sull’anima migrante. Devo dire che ormai sono
molto vicino alla verità e devo anche ammettere che il merito è anche di Ciocci
che mi ha aperto gli occhi. Il suo teorema si sposa egregiamente con le mie
convinzioni, siamo solo vestiti, capi d’abbigliamento che coprono la nostra
anima, le danno una forma anche per evitare che il vento e gli agenti
atmosferici la disperdano nell’aria. I nostri corpi la trattengono dentro,
perché la sua natura è volatile, ma proprio come i vestiti a un certo punto si
consumano e tornano terra, così l’anima ne sceglie uno nuovo, possibilmente
adatto al suo carattere.
Però restano
ancora molti dubbi, qualcosa ancora proprio non torna. Ad esempio la nuova
Adelina, così diversa dall’altra. Il dubbio è che non sia lei. Allora avrebbe
ragione Camilla, son venuto a Parigi a cercare una donna perché avevo bisogno
di una donna, e siccome la desideravo l’ho trovata. Il ragionamento fila, gli
scapoloni le donne non le desiderano, preferiscono star soli, altrimento una la
troverebbero, è pieno. Se ha ragione Camilla l’anima di Adelina, poi cucù, è
ancora in giro…questo pensiero mi fa passare il buon umore, anzi mi terrorizza.
Cosa faccio se l’incontro? Le dico che appena si è sfasciato il cucù mi sono
precipitato a Parigi ma ho sbagliato Adelina e l’ho pure sposata? Calma, mi
devo calmare. Avrei bisogno di aria fresca, di una passeggiata, è una giornata
splendida, potremmo fare una gita. Ecco, Adelina ha finito, ha un tailleur
giallo limone RAL 1012, come sempre è splendida.
“Sei
splendida”
“Pure tu,
però sai ancora di trementina”
“Ho fatto la
doccia…”
“Forse devi
fare un giro di lavasecco”
“Va bene,
però dopo, adesso andiamo a spasso”
“Dobbiamo
fare il viaggio di nozze”
“Dove vuoi
andare?”
“A Roma”
“Quando?”
“Adesso,
giusto il tempo di dare istruzioni al personale dell’albergo e prendere lo spazzolino,
il resto lo compro là”
Scrivo un
messaggio per Ciocci, Camilla e gli altri, lo metto in una busta con i soldi
per il biglietto di ritorno, poi mi innaffio il collo di Acqua di Giò per
togliere l’essenza di trementina e chiamo Theodore.
“Ciao
Theodore, sei in zona?”
“Sotto
l’albergo, vi aspetto”
“Ma…”
“Ciocci”
“Ciocci
cosa?”
“Mi ha
chiamato, mi ha detto che dovete andare all’aeroporto Charles De Gaulle”
“Ciocci?”
“Si, qualche
problema?”
“No,
arriviamo subito”
Ecco, Ciocci,
di nuovo lui, come diavolo ha fatto a sapere che partiamo? Io l’ho saputo un
secondo fa, lui lo sapeva già…il babbo…Dio…ma certo…mi devo solo abituare, poi
non ci farò più caso, siamo tutti nelle sue mani e Ciocci lo sa, facciamo
quello che gli frulla in testa, come marionette, pupi siciliani…adesso ha
deciso che andiamo a Roma, ma se gli gira fa in modo che un terrorista dirotti
l’aereo e ci porti a Dubai o a Merlazza. Se gli gira s’inventa che a Merlazza
c’è un aeroporto internazionale e ci fa atterrare lì, ci sarà il conte di
Antignano ad accoglierci, insisterà per farci mangiare la fonduta nel suo
agriturismo.
Vado giù alla
reception, Adelina mi aspetta sorridente, ha solo la borsetta e un libro
voluminoso.
“È Platone,
lo leggeremo in aereo”
Theodore e
Thérèse ci portano al Charles De Gaulle, in macchina ascoltiamo La clemenza di Tito. Ecco, adesso sto di
nuovo bene, mi è passata l’ansia, dev’essere l’aria di Sesto con clarinetto
obbligato, Parto, ma tu ben mio,
oppure è merito di Theodore e Thérèse, sempre così sereni e tranquilli, o di
Adelina. Al quintetto con coro Deh,
conservate oh dèi chiudo gli occhi beato e dormo.
Parto, ma tu ben mio, meco ritorna in pace
RispondiEliminaSarò qual più ti piace, quel che vorrai farò.
Guardami, e tutto oblio, e a vendicarti io volo;
A questo sguardo solo da me si penserà.