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giovedì 19 aprile 2012

SU FOGU capitoli tre e quattro

il vero unico romanzo di Mauro Pilon



III

La campagna dopo un incendio è forse la cosa più vicina al nulla che io conosca. Tra lacrime e tosse, mentre l'auto rollava lungo il pendio del bastione, riuscivo a scorgere vaste chiazze scure, vuote di tutto, che si allargavano tra la macchia gialla e verde: le ultime propaggini di un fuoco ormai svogliato, retroguardie inerti di fiam¬melle. Ma via via che si procedeva verso la costa la cenere vorti¬cava sempre più densa dentro la ca¬bina aperta del fuo¬ri¬strada, mentre perforavamo nuvole di fumo acre a cen¬toventi all'ora.

- È l'unico modo - aveva spiegato laconico il pom¬piere al volante, che poteva contare su due polsi che sembravano le mie cosce e, ma lo dico col senno di poi, sulla Provvidenza. Durante la corsa riuscii a scorgere: a) i pali di legno del telegrafo, cui il fuoco aveva bruciato la base, penzolanti dai loro fili; b) una casa iso¬lata, gri¬gia su nero; c) la sagoma funerea di un gi¬nepraio com¬busto, nera su nero. Rallentammo solo una volta ripresa la strada asfaltata, esattamente al bivio con la Provinciale, quando si inizia a costeggiare il mare: gli scogli non bru¬ciano. L'acqua vicino a riva ristagnava, malgrado il vento, coperta da una fitta coltre di polvere grigia, come lambita da onde petroli¬fere.

Un breve tratto in salita e poi, davanti a noi, si rivelò il disastro, quello grosso: una sterminata distesa nera, ettari e ettari bru¬ciati e, più lontano, ancora l'inquietante baluginare delle fiamme alte. Guardai sconsolato Pirro: neppure lo spesso strato di belletto fuligginoso riusciva a co¬prire il suo colo¬rito terreo. Forse era commosso o forse stava per vomitare; perché Nicola sof¬fre il mal d'auto, anche quando guida lui. Per giunta il pilota folle aveva di nuovo abbandonato la strada maestra, e intendeva convincere la macchina a inerpicarsi di¬ret¬tamente sulla roccia per raggiungere, tra sob¬balzi cugini primi del ribaltamento, il crinale del colle. In fondo, in una posizione che solo un giorno prima avrebbe dato pane per un secolo ai figli dei figli del più inetto dei mediatori della Costa Smeralda, apparve la sa¬goma della villa “con il morto dentro”.

- Rallenti, per cortesia: voglio dare un'occhiata in giro. - Dissi, poliziesco.

- Lì dobbiamo andare! - un indice teso (del tutto simile per colore, forma e proporzioni a un tizzone) in direzione della casa, stava sotto il mio naso a sottolineare l'ovvio quanto incongruo pronunciamento. Seguì, a onor del vero, un modesto calo dell'andatura, mentre Pirro sospirava, o rantolava, nel sedile posteriore.

- Chi c'è alla villa? - dissi, tanto per non lasciare intor¬pidire la conversazione.

- Alpini. - Silenzio.

- Come alpini? Quali alpini?

- I nomi non li so.

Non risi, e neppure sorrisi, perché sul momento non seppi valutare se il pompiere facesse lo spiritoso. Tuttavia, se c'è un dato certo è che si trattava della verità: una ventina di alpini, in divisa da lavoro, si dava da fare in¬torno alla villa, concentrando gli sforzi nello sgombero degli ac¬cessi. Come fossero capitati lì, resta, ad oggi, un mistero. Uno di loro, alto e sudicio, in ori¬gine probabilmente biondo, ci si parò da¬vanti, arrivando di corsa e scattando sugli attenti.




IV:

 Comodo, comodo - rispolveravo formulari '15-'18 - mi dica, piuttosto: quale la situazione? - e mi sfuggiva anche una leggera cadenza veneta.

- Abbiamo spento gli ultimi focolai; dentro, nella stanza più grande, c'è un cadavere. Carbonizzato, sior...

- Commissario Fontana. Avete toccato nulla?

- Nulla (nula), sior commissario, quando siamo arrivati c'e¬rano già i carabinieri. Ma non avremmo toccato nulla (nula) lo stesso.

- Si può entrare da quella porta? - indicai quello che presumevo essere l'ingresso principale.

- Nossignore, sior commissario. Ancora no. Conviene che passa da dietro. Ma è meglio che si porti an¬che il sior - fece cenno col mento verso il nostro autista che, una volta sceso dalla macchina si era rivelato alto, se così si può dire, non più di un metro e cinquanta - perché in casa non siamo ancora en¬trati: ci può es¬sere gas, o ancora fuoco, non so.

- Se non sa cosa c'è in casa, come fa a sapere che c'è un cada¬vere?

- Si vede dalla finestra: è steso sul divano.

Feci un cenno all'autista folle, che si era già armato di ascia e così sembrava proprio un Troll delle saghe norvegesi. Ci incammi¬nammo in fila indiana, l'alpino, io e il Troll, per quello che un tempo doveva essere stato un vialetto fiancheggiato da oleandri. Presi mentalmente nota di due auto semidistrutte dal fuoco, par¬cheggiate lungo la di¬scesa che conduceva ad un garage semin¬terrato: una grossa Volvo e una di quelle vec¬chie Çitroen da spiaggia, che mi pare si chiamino Mehari.

- Noi siamo entrati in bagno dalla finestra, ma quella è la porta di servizio, forse con l'ascia si potrebbe abbat¬tere. - Propose il giovane alpino

- Senta, - mi rivolsi al pompiere - mi dica il suo nome, per favore, e sfondi quella porta, per cortesia.

- Fadda Gavino.

- Sassarese! - t'ho beccato, compaesano! non tiravo ad indovinare: avevo riconosciuto l'accento.

- C'è andato vicino: di Sorso. - Finalmente un sorriso. Ma era già partito e dopo una breve rin¬corsa aveva scardinato, nel senso letterale del termine, il portoncino di noce. Con la spalla, non con l'ascia.

- Adesso si può entrare. - Disse Fadda, mentre il pomo d'adamo dell'alpino, prominente secondo tradizione, andava e tornava in segno di plateale ammirazione.

15 commenti:

  1. Por último, esta novela ha tenido en el pie derecho

    Pilar

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  2. Che bello c'è anche un sussinco!

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  3. Finalmente, bravo Mauro!

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  4. que belo pé é o pé do chefe dos bombeiros?
    Eloisa

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  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  6. tra pochi capitoli esce la paleobotanica che è un bè bona. Contenti siete? spacie il gruppo degli spagnoli che mi sembrano belli carichi! Peró a me fa ridere parecchio il controromanzo, per cui faccio il contrario di Enrico: metto Su fogu vero piano piano, così dò tempo al controromanzo e lo scrivo anche io come anonimo. Naturalmente questo piano é segreto

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  7. Anonimooooo19/04/12, 23:37

    Dott.Pilon,
    Il Suo giudizio sul controromanzo è oggettivamente avventato
    Avv.Entato

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  8. Eloisa Sampaio19/04/12, 23:48

    sim, o contro romance é feio

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  9. Speriamo che la paleobotabica sia avvenente
    Avv. Enente

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  10. è una bomba, ci son rimasto tutta la notte avvinghiato
    Avv. Inghiato

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  11. è la trisnonna di Roscia

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  12. la paleobotanica porta un vestitino avvitato.

    distnti saluti. Avv. Itato

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  13. egregio Pilon
    stiamo aspetttando i nuovi capoitoli si dia una mossa che tanto oggi piove e non deve fare nessuna giunta

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  14. Il problema sono due: il primo che per mandare capitoli devo essere nel mio pc e non nell'i-pad. Il secondo che, rileggendo il romanzo, mi sono accorto che é molto brutto e mal scritto e, conseguentemente, lo riscrivo ogni volta. Le soluzioni sono una: adesso mi ci metto e mando un po' di capitoli insieme, così l'editore regola lui il deflusso in rete. Cordiali saluti. Frontino

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