Visualizzazioni totali

venerdì 27 aprile 2012

SU FOGU capitolo otto

avrei voluto mettere la foto di quella tipa col cappellino rosso a visiera che si era rimorchiata Enrico in discoteca ma purtroppo non ce l'ho da nessuna parte 
8.
Marta Fresi, la dottoressa Marta Fresi, era ridotta da far schifo ai cani. Portava in testa un cappello a visiera (di quelli, per intenderci, che farebbero sembrare cretino Einstein e brutta Sofia Loren) sotto il quale aveva tenuto al riparo i capelli, e ai piedi un paio di grossi anfibi militari. E questi erano gli unici capi del suo abbigliamento ad aver retto alla prova. Per il resto era innanzi tutto e in generale molto ma molto più lercia di noi, e poi aveva la camicia jeans con le maniche a brandelli e i pantaloni da lavoro blu di taglio maschile squarciati in vari punti e infangati fino alla cintola. Gli occhi rossi, le labbra screpolate, le mani sanguinanti. Non dormiva, così mi avrebbe rivelato in seguito, da almeno ventiquattro ore, e non mangiava da dodici. Era crollata sul sedile posteriore della macchina; Deidda aveva riacceso il motore per far funzionare l'aria condizionata; ma era rimasto fermo, versava il vino e preparava un panino per la dottoressa. Io mi ero seduto accanto a lei, e la guardavo, con evidente impazienza.
- La lasci respirare, commissario. - Ammonì Deidda, che si era fatto improvvisamente torvo.
- Ah, lei è un commissario? di Polizia? - articolò la Fresi, tra un boccone e l'altro,
- Sì.
- E perché non fa qualcosa? perché non impedisce questo scempio?
Deidda sbottò: - Col suo permesso ci proviamo: tutti gli anni e più volte l'anno. - Sembrava indispettito per la scarsa diplomazia della dottoressa.
- E lei chi è?
- Io sono il comandante dei Vigili del fuoco.
- Braaavo! - fece il gesto di applaudire, così che dalla spianata le caddero in grembo due fette di salsiccia - complimenti anche a lei!
- Signorina, perché non finisce di mangiare, si dà una calmata e ci racconta la sua storia? Dal principio? - interruppi il battibecco, questa volta con il piglio del detective da serial televisivo. Cafone comunque: lo so, mamma. La ragazza - senza il berrettino cretino sembrava giovanissima, i capelli raccolti in una coda - ammutolì di colpo come se avesse preso contatto, all'improvviso, con la realtà. Approfittai del temporaneo successo per offrire a tutti il caffè di Deidda: accettai solo io.
- Possiamo andare adesso, parleremo lungo la strada.
- "Possiamo andare" dove, Fontana? - Deidda virgolettava, scontrosetto.
- Mi scusi, Salvatore: credo che, se lei è d'accordo, potremmo finire il nostro giro e magari ripassare alla villa. Da lì, nel caso lei debba tornare verso il paese e fosse così gentile da darci un passaggio, potremmo caricare anche Pirro e andare tutti insieme. In caso contrario prenderò una delle nostre macchine, sperando che qualcuno si sia degnato di inviarcele. - Partì, e anche la sua schiena mi parve scorbutica.
Stavamo percorrendo un tratto di strada asfaltata che aveva retto bene agli assalti del fuoco. Nella speranza che il cibo e il fresco avessero allentato la tensione della nostra ospite, cominciai con garbo a farle qualche domanda, prendendola molto alla larga.
- Lei è qui per motivi di studio?
- Non studio, insegno.
Il tono non era amichevole: che la mia fosse una gaffe? la dottoressa Fresi si era offesa perché la scambiavo per una studentessa? tutto sommato, pensai, poteva anche passare per un complimento.
- Così giovane. - Rincarai la dose. Quella donna mi imbarazzava, non c'era dubbio. E Deidda, l'infame, taceva.
- Non sono giovane e sono ricercatrice all'Università di Roma.
- Bene! - battei le mani e me le sfregai, come un bottegaio alla cassa - allora: adesso sappiamo nome, età e professione. - Ero stufo del suo tono arrogante. - Ma, di grazia, dovrebbe favorirci qualcosa di più delle generalità. Ad esempio, - accelerai l'emissione delle parole, fino a restare quasi senza fiato, - cosa faceva in una zona controllata da polizia e carabinieri dove, da appena due ore, era stato appiccato un in­cendio? - e puntavo al sodo.
- Non mi dica che pensa che sia stata io. - Non sembrava molto spaventata. - È questo che pensa?
- Ma non diciamo ca... non dica eresie, dottoressa. Poi io non penso, faccio domande! - l'autolesionismo di certe formule è involontario, ma innegabile. - Perché non mi risponde?
- Se lei mi accusa di qualcosa, allora le risponderò quando avrò un avvocato.
- Mi ascolti bene, dottoressa, non facciamo i bambini ché queste sono cose serie. Cerchi di capire che non la sto accusando di nulla. Voglio solo sapere perché si trovava lì e da quanto tempo. Può essere una testimone, magari ha visto qualcosa, o qualcuno, che ci interessa.
Non andai molto avanti. Iniziò a guardare fisso verso il mare, ma credo non lo vedesse, e rispose (riassumo i suoi monosillabi) che non si ricordava da quanto tempo era lì e che era troppo stanca per spiegarmi il perché. Dopo qualche minuto scelsi la politica del silenzio, che mi sembrava bene accetta da tutta la comitiva L'incontro con la Fresi aveva fra l'altro spezzato la tensione che mi consentiva di concentrarmi. In compenso, chiudendo gli occhi rivedevo le immagini confuse del salone nero, ingombro di calcinacci e di frammenti di vetro, e di una inquietante padrona di casa, talmente compresa nel suo ruolo da affondare insieme alla villa come fa un capitano con la sua nave.
- Siamo arrivati.
Mi riscossi a fatica da quell'intorpidimento mentale. Marta Fresi dormiva e Deidda mi guardava con sufficienza. Scendemmo cercando di non sbattere gli sportelli e ci avviammo lentamente verso la villa.
- È una mia impressione, Salvatore, o la ragazza non le piace?
- Secondo me è una giornalista. Camuffata da universitaria. Li ha visti no? d'estate, quando hanno esaurito le altre notizie, quando si sono sparati anche gli ultimi consigli per sfuggire al caldo e alle punture delle vespe, allora iniziano. Vanno nelle zone a rischio e si eccitano anche se vedono un caminetto acceso. Vengono dopo gli incendi, o durante, a volte anche prima; poi chiedono in giro, scegliendo accuratamente le persone meno adatte. Il barista, il matto del villaggio, lo studioso di usi e costumi locali, ma soprattutto gli attori del cinema. La massima aspirazione, se ci sono, è chiedere un parere ai calciatori. Poi scrivono. O parlano. E la gente capisce solo che qui, contro gli incendi, non si fa nulla, che per noi sono una fatalità, come il vento o la grandine. E poi, bello in evidenza, ci mettono che in tutti i casi esiste una qualche convenienza trasversale per la gente del luogo e pericoli, pericoli enormi, per i turisti. Ho detto bene, o no?
- Ha detto bene, ha detto benissimo. Quello che non è vero è che la Fresi mente sul suo lavoro: mica è scema, lo sa che ci mettiamo cinque minuti a scoprire chi è una persona.
Restammo lì giusto il tempo per ascoltare la mesta relazione di Pirro: non c'erano tracce di nessun genere e il cadavere non era stato ancora rimosso. Er Sola sarebbe venuto nella sede distaccata alle quindici in punto («...magari famo tra le quindici e le quindici e quindici, o le sedici, Fontà, o, mejo ancora, le diciasette che così stamo più certi»). Riproposi a Deidda l'idea del passaggio e alle due eravamo in paese, con una dottoressa Fresi ancora profondamente addormentata.

31 commenti:

  1. Proporrei un'iniziativa culturale molto bella, s'intitola "Roscia sogna di", si deve solo aggiungere un sogno di Roscia, è facile.
    E.

    RispondiElimina
  2. quando penso a roscia
    penso alla sua coscia

    quando penso a gedeone
    penso al polpaccione

    quando ricordo emilia
    penso alla caviglia

    quando penso a enrico
    oddio ma quanto è fico

    Enrico

    RispondiElimina
  3. AAAAARGH ancora un clamorosi falso! Lo sanno le pietre che mai scriverei versi così osceni, roscia coscia... che posso fare, qualcuno mi aiuti ad uscire da questo spaventoso incubo... ebbene, un sospetto mi sovviene: il farabutto che si passa per Enrico inizia con la P ma è solo una pedina,la pupara comincia per R.
    (emilia-caviglia: AAAAAAAARGH!)

    RispondiElimina
  4. ah ah ah, sono io, il pupo, ah ah ah

    Enzo Ghinazzi detto Pupo

    RispondiElimina
  5. io sono Drupi

    Drupi

    RispondiElimina
  6. Io per te mi perderei
    tu non sai cosa farei
    io mi sono innamorato
    il tuo sguardo mi ha stregato
    voglio te o sarò finito.

    Dio ma come sei bella
    tu sei proprio così
    nei tuoi occhi una stella
    splende e arriva fin qui
    e spiarti ogni sera
    in quel solito bar
    sembra cosa non vera
    e tremare mi fa.

    Dio ma come sei bella
    bella bella bella bella
    Dio ma come sei bella
    bella bella bella bella.

    RispondiElimina
  7. Regalami un sorriso
    per i miei giorni
    tristi per quando
    farà buio
    se tu non ci sarai
    regalami se vuoi
    i giochi della sera
    i tuoi momenti in
    fiore la tua
    felicità
    quegli occhi
    così grandi
    per fare invidia al
    cielo e l'ombra
    dei capelli legati
    con un filo
    quel filo di
    pensieri bellissimi
    che hai regalami
    semmai un breve
    istante e poi
    regalami un sorriso
    per le mie notti
    insonni per i miei
    giorni tristi
    se tu non ci sarai
    lo giocherò alle
    carte in una
    mano sola
    sfidando la mia
    sorte per una
    volta ancora
    regalami un sorriso
    che mi rimanga
    addosso
    come se fosse il
    nome che un giorno
    mi hanno messo
    regalami un sorriso
    per una volta ancora
    vorrei vedere il
    mare toccarti
    piano piano
    poi ricominciare
    vorrei rubare il
    tempo e andare
    più lontano
    vorrei far tante
    cose tenendoti
    per mano regalami un
    sorriso che mi
    rimanga impresso
    come la prima volta
    che ho visto
    l'universo
    come la prima volta
    che ho visto il
    tuo bel viso
    regalami un sorriso
    lo porterò
    per sempre con me.

    RispondiElimina
  8. Se l'editore è così cortese da darmi l'indirizzo di Mauro Pilon gli faccio causa. Marta Fresi

    P.S.: la realtà è che a me piaceva Deidda, il bombero, ma il Babbo non ha voluto. Se non ci credete potete chiedere a Ciocci.

    RispondiElimina
  9. Se perfavore i personaggi del romanzo potessero non intervenire almeno sul blog si starebbe tutti più tranquilli. Fra l'altro è un giallo, porca miseria, e si rischia sempre di svelare il finale. E, ricordo, i personaggi dei romanzi non possono far causa alle persone reali. Pilon

    RispondiElimina
  10. Si può far causa a Drupi? O è un personaggio immaginario?

    RispondiElimina
  11. E comunque Emilia ha delle caviglie bellissime (aveva: sono aaaani che non le vedo). Pilon

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie! Direi che la vecchiaia alle caviglie si nota meno, almeno per ora

      Elimina
  12. Emilia è incerta se amare più Pupo o più Drupi, si chiede inoltre se è attrazione fisica oppure musicale, di corpo preferisce Paul Newman, d'intelligenza forse Drupi, mentre d'umorismo di sicuro Pupo. Qualcuno può aiutarla a capirci qualcosa sull'amore?
    La figlia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come già pubblicato preferisco Dris, e caso mai Marlon Brando. Comunque Drupi è talmente brutto che chissà, avrà altri pregi. Drupi sei online?

      Elimina
    2. Alice, la figlia27/04/12, 21:44

      Mammina cara, ma cosa ci fai su questo blog invece di postare su fesbuc?

      Elimina
  13. L'amore è un sentimento intenso e profondo di affetto, simpatia ed adesione, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o verso un concetto, un ideale. È un impulso dei nostri sensi che ci spinge verso una determinata persona, ad esempio Drupi.
    Quando l'amore fra due esseri umani assume caratteristiche riconducibili al romanticismo (struggimento, comunione, affetto, passione anche fisica), questo viene definito amore romantico. L'amore per Drupi non può che essere romantico. Per Pupo è facile provare un forte desiderio sessuale, non c'è dubbio
    Prof. Roscia
    sessuologa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gentile Dottoressa,
      Approfitto di questo spazio per porle una questione che mi sta molto a cuore.
      Cibo e sesso, esiste una relazione?

      Elimina
  14. Io provo desiderio sessuale per Biagio Antonacci, Pierdavide Carone, Francesco Renga, Gianluca Grignani, Marco Carta e Gigi D'Alessio

    R.

    RispondiElimina
  15. quando mi siedo sulla tazza
    penso sempre a una ragazza
    quando sto davanti al caminetto
    mi sento come un poveretto
    quando invece suono il piano
    vedo sterminati campi di grano

    Enrico C.

    RispondiElimina
  16. No, basta, per pietà, adesso anche il cognome, anonimo si vergogni... ormai è chiaro, è una congiura di R e P, anzi chiamiamoli per nome e cognome, Roscia e Pilon, quegli amici di merenda (la fanno ogni pomeriggio a La Corte, presso il centralissimo Bar Sport), i quali in tal modo sperano che io non scriva controromanzi, vuoi per invidia stilistica vuoi per puro gusto di nuocere, da poi che tale attività mi procura le poche gioie di una vita altrimenti infelice e misera. Non mi resta che scrivere, così quei farabutti avranno ottenuto l'effetto opposto, ah ah ah.

    RispondiElimina
  17. Terzo controromanzo completo

    Roscia sogna.
    È Maria Paola Bonaparte, sorella prediletta di Napoleone, e posa completamente nuda su un triclinio per il celebre scultore veneto Antonio Canova all’insaputa del geloso marito, il principe Camillo Filippo Ludovico Borghese. Tra un colpo di scalpello e l’altro Canova le titilla il sedere per metterla di buon umore.
    “Ho freddo”
    “Ti avvicino la stufa”
    “Non posso avere un drappeggio? Che bisogno c’è di star nuda se ancora stai alla mano destra?”
    “Mi ispiro, mica faccio lapidi o gradini”
    “Voglio un drappeggio, altrimenti diventerò una Venere intirizzita, rigida, insomma neoclassica”
    “La rigidità sarà poi smorzata dalla naturale morbidezza con cui farò i drappeggi e il triclinio, ma non ora, adesso ti voglio nuda”
    “Hai già un’idea di come farai i drappeggi?”
    “Lo apprenderò grazie a numerosi studi in gesso e in terracotta finalizzati ad una elevatissima conoscenza del nudo umano”
    “A maggio mio fratello si fa incoronare Re d’Italia”
    “Tuo marito come l’ha presa?”
    “È geloso, è geloso di tutti, soprattutto di te, se mi becca qui nuda mi accoppa”
    “Allora devo sbrigarmi, intendo passare alla storia proprio con questa scultura, la chiamerò Venere vincitrice ma sarà nota a tutti come Paolina Borghese, la mia Paolina, l’amante del grande Canova”
    Le titilla il culo. Entra il generale napoleonico Camillo Borghese, li vede e va su tutte le furie.
    “Almeno un drappeggio, cazzo!”
    “Cielo, mio marito!”
    “L’anno prossimo ti porto a Guastalla”
    “No, Guastalla no, meglio la morte”
    “Perché?”
    “È in Val Padana, si muore di noia, c’è la nebbia”
    “Ma sarò Duca!”
    “Per poco, vedrai, mio fratello e Maria Luisa d’Asburgo-Lorena la incorporeranno nel Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla e tu finirai in Piemonte a mangiare fonduta valdostana”
    Camillo Borghese piange e tira su col naso.
    “Buona però la fonduta”, azzarda Canova.
    “Dipende dal caquelon e dal formaggio, non tutti sanno farla bene”, dice Camillo singhiozzando un po’ meno.
    “Io non l’ho mai mangiata”, fa Paolina rimettendosi le mutande.
    “Per degustarla ogni commensale ha una forchetta da fonduta di forma allungata con cui infilza un pezzo di pane che deve immergere nel formaggio fuso all’interno del caquelon, che poi sarebbe una casseruola. Una volta immerso il pane s’imprime alla forchetta un movimento rotatorio continuo cercando di non fare uscire il formaggio dal caquelon perché macchierebbe la tovaglia. Quando si ritiene che il pane abbia raggiunto la temperatura ideale lo si estrae dal formaggio fuso e se ne apprezza il gustoso sapore”
    “Non mi sembra troppo complicato”
    “Non lo è”
    “Potremmo provarci…”
    “Già”
    “Vai subito a cercare un caquelon”
    “Vado a cercare un caquelon”
    Camillo Borghese va a cercare un caquelon. Paolina si toglie le mutande.

    RispondiElimina
  18. E' Roscia da sola (e non sono nemmeno sicuro che sia lei) a postare a nome di Ernico C. Io non scrivo a nome d'altri.

    Pilon Mauro Federico Nome d'Altri, Marchese di La Corte, Conte di Biancareddu

    RispondiElimina
  19. Se ti togli le mutande
    puoi veder fino alle Ande.

    (G. Carducci)

    RispondiElimina
  20. Se ti togli il reggiseno
    pure arrivi al Trasimeno.

    (G. Pascoli)

    RispondiElimina
  21. Triste è tua sorte, o gaia donzelletta,
    ch'hai tolto le mutande in gioventù
    che 'n su la soglia de la tua vecchiezza
    nessuno, credi, te lo chiederà più.

    (G. Leopardi)

    RispondiElimina
  22. quando cammino in via dei convolvoli
    penso domani me tocca de annà a Napoli
    quando passeggio a Torre Annunziata
    penso ma quando finisce a nuttata
    quando infine solco la via degli orti della farnesina
    mi domando e mi dico che farò domattina?

    Enrico C.

    RispondiElimina
  23. Friendship is like wetting your pants.
    Everyone can see it, but only you feel the true warmth.
    Jack Handey

    RispondiElimina
  24. AAAAAAAARGHHHHH..............bastaaaaaa, vi picchio!

    RispondiElimina
  25. cveste poesie di Enrico sono uno spasso
    spesso cvando wado a spasso con lui
    me le sciorina con grande disinwoltura

    Hanna

    RispondiElimina