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domenica 8 aprile 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo cinquantasei




CINQUANTASEI

Siamo in aereo, sorvoliamo le alpi, Adelina dorme sulla mia spalla, io rifletto sul senso della vita senza arrivare a conclusioni fondamentali da comunicare ai posteri. Tranne una, che però sapevo già, ossia che siamo stati fatti male, tutti, c’è stato un errore in fase di progettazione e assemblaggio, perché l’uomo non sarà mai felice, appena crede di aver trovato la felicità è già scontento, irrequieto, nervoso. In questo preciso istante sono in viaggio di nozze con la mia splendida moglie che amo e che mi ama, eppure sento che qualcosa non va per il verso giusto, ma cosa?
Certo, fare un viaggio di nozze nella propria citta non è il massimo, ma Adelina sarà contenta di vedere i miei luoghi, soprattutto Ponte Sisto, mangiare pajata, coda alla vaccinara, coratella d’abbacchio con i carciofi, trippa…solo a nominare questa roba mi sento male, a me le interiora non piacciano, ma ci andremo lo stesso da Sora Lella, io prenderò un riso in bianco.
Allora cos’è che mi inquieta? Adelina? Impossibile. Che non sia la vera Adelina? Non credo, ci ho messo una pietra sopra, se non è quella vera vuol dire che è un’altra, l’importante è che mi piace da pazzi.
Ecco, si sta svegliando.
“Dove siamo?”
“Sulle nuvole”
“Abbiamo tempo per Platone?”
“Lo vado a chiedere alla hostess?”
“Non c’è bisogno, leggi tu o leggo io?”
“Leggi tu”
“Allora, ecco, Repubblica, libro decimo…saltiamo un po’…ecco…comincio

…disse che valeva la pena di vedere lo spettacolo delle singole anime intente a scegliere la propria vita: uno spettacolo compassionevole, ridicolo e singolare, dato che per lo più sceglievano in base alle abitudini della vita precedente. Raccontò di aver visto l’anima che era stata di Orfeo scegliere la vita di un cigno per odio verso la razza delle donne, poiché era morto per mano loro e quindi non voleva nascere dal grembo di una donna. Vide poi l’anima di Tamira scegliere l’anima di un usignolo, ma vide anche un cigno e altri animali canori scegliere di trasformarsi in uomini. L’anima sorteggiata per ventesima scelse la vita di un leone: era quella di Aiace Telamonio, che rifuggiva dal nascere uomo, ricordando il giudizio delle armi. Dopo questa venne l’anima di Agamennone: anch’essa detestava il genere umano per le sofferenze subite, e prese in cambio la vita di un’aquila. L’anima di Atalanta era invece capitata in sorte nei turni intermedi, e avendo visto i grandi onori riservati a un atleta non seppe passare oltre, ma scelse quelli. Poi vide l’anima di Epeo, figlio di Panopeo, assumere la natura di una donna laboriosa; lontano, tra le ultime, scorse l’anima del buffone Tersite entrare in una scimmia. Venne infine a fare la sua scelta l’anima di Odisseo, che per caso era stata sorteggiata per ultima; essendo ormai guarita dall’ambizione grazie al ricordo dei travagli passati, andò in giro per parecchio tempo a cercare la vita di uno sfaccendato qualsiasi, e a fatica ne trovò una che giaceva in un canto ed era stata trascurata dagli altri. Quando la vide disse che avrebbe fatto lo stesso anche se fosse stata sorteggiata per prima, e tutta contenta se la prese. Allo stesso modo gli animali si trasformavano in uomini o gli uni negli altri, quelli ingiusti in animali selvaggi, quelli giusti in animali domestici, e avvenivano mescolanze d’ogni sorta.

“Accidenti, non ci posso credere, l’ha scritto Platone?”
“Ma si, è un passo molto noto della sua Repubblica, si fa a scuola”
“Non lo conoscevo…scusa Adelina, sono molto confuso, credevo d’essere l’unico a sapere delle anime migranti, non l’unico, c’è anche Jack London, e adesso c’è anche Platone… e tutti quelli che hanno letto Platone…”
“Quelli però non ci credono, neanche Platone e Jack London ci credono, Platone ci sta parlando d’altro, è ovvio, e Jack London utilizza la metempsicosi come espediente letterario per raccontare storie ambientate in periodi diversi”
“Hai letto Il vagabondo delle stelle?”
“Certo, chi non l’ha letto? A quindici anni dopo aver letto Zanna bianca e Il richiamo della foresta ho voluto leggere tutto quello che aveva scritto, adesso non mi entusiasma più”
“Leggi molto?”
“Te l’ho già detto, moltissimo, è il mio hobby preferito dopo l’igiene domestico”
“Adelina ti amo!”
“Per la passione dei libri?”
“Per l’igiene domestico…sono così felice di poter condivivere questo hobby con la persona che amo, la nostra casa sarà uno specchio profumato di Aiax e Lenor, la simmetria regnerà sovrana…”
“Vedo che abbiamo idee diverse dell’igiene domestico”
“Che ho detto che non va?”
“Aiax e Lenor”
“Preferisci altri prodotti?”
“No, ma non si devono sentire, bisogna sciacquare bene con l’acqua bollente, il profumo deve essere di aria pulita”
“Adelina…ti amo sempre di più…e la simmetria?”
“Compreremo delle buone livelle”
Ci baciamo con trasporto, io mi pizzico sulla coscia, ho paura che sia un sogno.

18 commenti:

  1. volevo far fare una pausa di riflessione verso questa strage di agnelli innocenti che ogni anno si ripete , comunque buona Pasqua a tutti voi !

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  2. buona Pasqua, mangerò solo carciofi, fave e pecorino

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  3. Yo cazpacho, paella valenciana y paloma Bauli
    Pilar

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  4. Yo ternero glabro
    Maria Jose

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  5. Cari Enrico e Giovà,
    amici miei. Gli ultimi capitoli sono bellissimi e le copertine veramente artistiche.
    Il blog è agile e funzionale.
    Siete stupendi!
    Che dire? A me Stintino fa cacare, le barche pure e quindi sono indifferente a tutti i ricatti. Se mi lasciate a casa meglio, quindi posso dire la verità. Ma quanto è meglio andare da Auchan a fare la spesa mentre gli altri sono al mare a soffrire.
    E questi spagnoli, vi ho già detto, teniamoli alla larga, sono più in crisi di noi.
    Vi auguro una Santissima Pasqua vegetariana
    Roscia

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  6. A Pasqua Ciocci mi ha detto che un libro è un libro, a un certo punto finisce, non si può andare avanti per anni

    Megliodigiotto

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  7. Finalmente la favata è pronta. Dopo una lentissima e prolungata cottura le fave sono morbide al punto giusto, il cavolo si scioglie in bocca, il finocchietto si sente ma non si vede. Ma mi dicono che oggi è Pasqua, la favata si mangia di giovedì grasso, sono passati già due mesi. Ho buttato tutto nel cesso e mi sono letto i capitoli che mi mancavano. Oh, come è vero che il tempo è tanto ma per la favata perfetta non basta mai! Non so più se dire basta alla cucina o cominciare subito a preparare le papassine per Natale.
    Gli ultimi capitoli mi sono piaciuti assai, riflessivi e malinconici come mi si conviene, sembra terminato l'influsso casinista di Gavino Porcu, o forse è solo terminato l'influsso dei fumi densi della favata.
    Adesso però vado a cercare l'uva da mettere al sola ad appassire. Ci sentiamo dopo

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  8. così mi piace, continuate così, solo complimenti

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  9. Come sovracoperta
    emerge il passeggero
    che per un mese intero
    in stiva vomitò,

    sente nell'aria aperta
    novissimi profumi,
    muove incantato i lumi,
    vede ma ancor non può

    al murmure sommesso
    del mar liscio, alla brezza
    che il viso gli accarezza
    certa prestare fè,

    sul mar mira il riflesso
    di spiagge sconosciute,
    vergini, mai battute
    d'orma d'umano piè

    finita la favata
    così io ritorno a voi,
    ma rinnovati eroi
    e nuove identità

    d'iberica parlata
    trovo nell'uno o l'altro
    e il ragionare scaltro
    d'anime e baccalà.

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  10. Ged, sei il migliore poeta italiano del ventunesimo secolo, lo sapevamo già ma ce ne dai nuova conferma con questi versi eccelsi che superano il Metastasio, tuo sommo maestro, del quale propongo per Pasquetta qualche verso marinaresco:

    Vedi per mare ignoto
    naufrago passeggiero,
    già con la morte a nuoto
    ridotto a contrastar.
    Ora un sostegno, ed ora
    perde una stella; al fine
    perde la speme ancora,
    e s’abandona al mar.
    (Olimpiade)

    Disperato in mar turbato,
    sotto ciel funesto e nero,
    pur talvolta il passeggiero
    il suo porto ritrovò.
    E, venuti i dì felici,
    va per gioco in su l’arene
    disegnando ai cari amici
    i perigli che passò.
    (Demetrio)

    Brama lasciar le sponde
    quel passeggiero ardente:
    fra l’onde poi si pente,
    se ad onta del nocchiero
    dal lido si partì.
    (Didone)

    Quell’onda che ruina,
    balza, si frange e mormora,
    ma limpida si fa.
    Altra riposa, è vero,
    in cupo fondo ombroso,
    ma perde in quel riposo
    tutta la sua beltà.
    (Alcide al bivio)

    Passeggier, che sulla sponda
    Sta del naufrago naviglio,
    or al legno ed ora all’onda
    fissa il guardo e gira il ciglio;
    teme il mar, teme le arene;
    vuol gettarsi e si trattiene;
    e risolversi non sa.
    (Semiramide)

    Vede il nocchier la sponda,
    conosce il mare infido,
    e s’abbandona all’onda,
    e non ritorna al lido,
    e corre a naufragar.
    Ah per mia pena anch’io
    so che nimico ho il fato,
    veggo che l’idol mio
    chiamar non posso ingrato,
    né so di chi lagnarmi,
    ma sieguo a sospirar.
    (Irene)

    Non fidi al mar che freme,
    la temeraria prora
    chi si scolora e teme
    sol quando vede il mar.
    Non si cimenti in campo
    Chi trema al suono, al lampo
    D’una guerriera tromba,
    d’un bellicoso acciar.
    (Demetrio)

    Giura il nocchier, che al mare
    Non presterà più fede,
    ma se tranquillo il vede,
    corre di nuovo al mar.
    Di non trattar più l’armi
    Giura il guerrier talvolta,
    ma, se una tromba ascolta,
    già non si sa frenar.
    (Cantanta 8)

    Quel nocchier che in gran procella
    Non s’affanna e non favella,
    è vicino a naufragar.
    È vicino all’ore estreme,
    quell’infermo che non geme,
    e ha cagion di sospirar.
    (Betulia liberata)

    È folle quel nocchiero,
    che cerca un’altra stella,
    e non si fida a quella
    che in porto lo guidò.
    Va sconsigliato errando
    lo stolto passeggiero,
    che altro cammin cercando
    l’usato abbandonò.
    (Egeria)

    Scherza il nocchier talora
    nell’aura che si desta,
    ma poi divien tempesta
    che impallidir lo fa.
    Non cura il pellegrino
    picciola nuvoletta,
    ma quando men l’aspetta
    quella tornando va.
    (Demetrio)

    Varca il mar di sponda in sponda
    Quel nocchier, né si sgomenta;
    ed allor che men paventa,
    sorger vede il vento e l’onda
    le sue vele a lacerar.
    Vola il dì fra fronda e fronda
    L’augellin che canta e geme;
    ed allor che meno il teme,
    va le piume ad invescar.
    (Galatea)

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  11. verdaderamente sabrosa la paloma Bauli
    Pilar

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  12. Yo preferisco el ternero glabro
    Maria Jose

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  13. muy afrodisiaco?

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  14. tiene una carica erotica increible

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  15. me gustaria comer un caprettito tanbien por la pasqueta

    Miguel

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  16. al horno o in salsa?

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