l'editore in una foto dell'autore per ricordare a tutti che oggi compie ben cinquantaquattro anni
CINQUANTANOVE
In
taxi parliamo di sogni (lo so, c’è il Leonardo Express, il
taxi costa più dell’aereo, ma ho ancora un sacco di soldi, la
ricerca di Adelina è durata meno del previsto).
“Raccontami
il sogno di Poreč”
“Tutto?”
“Si”
“Ero
a Poreč in vacanza e avevo voglia di baccalà, entro in un emporio e
una bella signorina dice che ha tutto fora ch’el bacalà,
come nella canzone. È chiaro che non avrei sognato Poreč se in
pulmino non avessimo cantato La mula de Parenzo, ma
l’intreccio serve solo da sfondo ad amare riflessioni sull’essere
umano”
“Perché?
Che succede?”
“Che
la giovane e attraente mula si offre di cucinarmi la polenta ed io mi
illudo di averla conquistata, ma sono indeciso sul da farsi, da una
parte mi sento molto attratto da lei, dall’altra temo le
prevedibili conseguenze: tempo tre giorni e si sarà stufata
lasciandomi per sempre alle prese col primo problema di Parenzo,
perché non m’ami più?”
“E
poi?”
“Poi
c’è l’umiliazione, il sogno diventa un incubo, la mula dice che
posso passare a prendere la polenta tra un paio d’ore, quindi non
aveva intenzione di cucinarla per noi, preludio a chissà
quali erotici amplessi, ma semplicemente venderla”
“Porco…chi
mai ho sposato!”
“Ma
no, i sogni non contano, nei sogni siamo liberi”
“I
sogni rivelano la vera natura di chi li fa, e tu sei assatanato di
sesso”
“Non
è vero, la mia paura nel sogno è di essere lasciato dopo aver
assaporato le sue labbra, infatti sono sul punto di fuggire prima che
ciò accada per evitare le tragiche conseguenze”
“Però
non fuggi”
“Perché
arriva prima l’umiliazione”
“Non
mi convinci”
“Tu
non fai mai sogni così?”
“Certo,
con tutti i clienti del mio albergo”
“Tutti?”
“Non
proprio tutti, solo i maschi, alti, belli, giovani”
“E
cosa fai?”
“Immagina
un po’”
“Quindi
siamo pari, anzi la bilancia del peccato onirico pende dalla tua,
visto che io non ho fatto nulla”
“Non
conta quello che hai fatto, solo il desiderio di farlo, quindi siamo
pari, anzi la bilancia pende dalla tua perché il desiderio era molto
più forte”
“Come
fai a dirlo?”
“Si
capisce benissimo…e come va a finire?”
“Te
l’ho già detto, dal retrobottega spunta l’abate Faria, a quanto
pare io sono il Conte di Montecristo”
“Qui
Freud non può nulla”
“Infatti”
“A
meno di non fare di Edmond Dantès il simbolo del desiderio di fuga”
“Troppo
cervellotico…però forse è proprio così, da poco ho sognato di
nuotare nelle acque gelide del golfo di Marsiglia con l’abate
Faria, eravamo appena fuggiti dal castello d’If…non era proprio
un sogno…ero sveglio, ti aspettavo sulla scalinata del Quai, eri
andata a portare il quadro a Morcol”
Il
taxi si accosta davanti a casa, naturalmente ho riassunto una
conversazione durata almeno mezzora, Adelina mi ha raccontato i suoi
sogni ricorrenti, io il sogno dei tassisti anarco-insurrezionalisti,
insomma ci siamo divertiti, anche se nelle espressioni di Adelina
c’era ogni tanto un po’ di preoccupazione, forse crede davvero
che sia fuori di testa, si pente del matrimonio. Decido comunque di
evitare certi discorsi, d’ora in avanti solo argomenti climatici,
ricette di cucina, politica estera, igiene domestico, nature morte.
Saliamo
a casa, è tutto in ordine, pulito, la gatta non c’è, dev’esser
da Carmela, meglio così, il frigo è vuoto, decidiamo di andare
subito a far la spesa.
Compriamo
l’occorrente per la polenta con sugo di anatra muta, cioè farina
gialla e anatra muta, il resto ce l’ho a casa. Trovare l’anatra
muta non è stato facile, abbiamo girato un bel po’ di macellai,
poi ci han dato un’anatra assicurandoci che è muta, ma
ridacchiavano, mi sa che ci han dato un’anatra normale,
chiacchierona.
“Eccola,
guardi che bella papera”
“Ma
è muta? Dev’esser muta”
“Famo
la prova, a papera come te chiami?”
E
giù risate romanesche, le più volgari del pianeta. Io e Adelina ci
siam guardati perplessi, noi volevamo un’anatra muta, a tutti i
costi.
“Dev’essere
un’anatra muschiata, così non si capisce, è senza piume, il
piumaggio deve essere verde-bronzeo se l’animale è selvatico e
bianco e nero pezzato nella specie domestica, com’erano le piume?”
“Verde-bronzeo”
Lo
dice, ma subito scoppia di nuovo a ridere, allora prendiamo l’anatra
e ce ne andiamo, male che vada faremo una polenta con sugo d’anatra
logorroica, non importa.
“Potrebbe
essere un’anatra che parla ma è molto timida, che dice al massimo
buon giorno”
“Praticamente
muta”
“Timidissima”
“Le
sue amiche le dicevano sempre che ti hanno tagliato la lingua?”
“Si,
e lei sprofondava nella vergogna e stava ancora più zitta”
“Muta”
AUGURIIIIII
RispondiEliminaNon avevo ben capito se fosse il compleanno dell'editore o dell'autore, ma, dal momento che il secondo porge gli auguri al primo, ne deduco che io debba festeggiare te, zio. Nel dubbio, siccome uno vale l'altro, lascio un bacio sulla guancia a entrambi.
RispondiEliminaperché zio?
RispondiEliminaperché è mia nipote
RispondiEliminasemplice no? lo ha deciso Babbo
comunque grazie a tutti e due :-)
ciao Giò, tanti auguri, te li porti bene gli anni però, su quella schiena curva e su quelle gambe storte
RispondiEliminasei il primo anonimo che mi fa gli auguri
RispondiEliminabuen compleano
RispondiEliminaPilar, Maria Jose, Miguel son mi
Gut geburtstag!
RispondiEliminaUlrike
Happy birthday
RispondiEliminaMike
Tanti auguri, vecchio! E' stata una bella idea per tirar su il numero dei commenti!
RispondiEliminaDimenticavo, che bella copertina!
RispondiEliminaera la nostra ultima chance
RispondiEliminacomunque grazie!
è una foto strana, ci metto sempre un bel po' a trovare la faccia
RispondiEliminae c'è pure una mano sopra la erre di "pecore"
EliminaAuguriii, la foto è stata fatta a Vallocchia, giusto? Baci
RispondiEliminagrazie, si esatto nella piscina vuota di un comprensorio di Vallocchia
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