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martedì 24 aprile 2012

SU FOGU capitolo cinque

la copertina centra poco niente col romanzo ma è una scelta della casa editrice per aumentare le vendite 

5.
Attraversai rapidamente la cucina e un corridoio sul quale affacciavano quattro stanze con le porte bruciate. Mi premevo il fazzoletto sul viso perché l'odore di fumo era insopportabile. Il salone, una grande abside tutta vetrata - ma i vetri erano esplosi - aggettante rispetto al corpo della casa, non aveva più i tre quarti del tetto. Tutto ciò che si vedeva era nero e fradicio di acqua di mare sganciata dall'aereo. Ma c'era un inquietante senso di ordine, in quel marasma, come se l'incendio non avesse distrutto ma fissato, in un’istantanea, l’estremo istante di una scena di vita quotidiana. Il più quieto, poi, era il cadavere: adagiato su uno di quei divani in muratura che vanno di moda da queste parti, davanti alla vetrata, sembrava godersi in pace quel panorama di morte. Una donna, pensai, non tanto perché si capisse (di un morto carbonizzato a volte non si riconoscono neppure i tratti umani fondamentali), quanto per come stava seduta. Cercai di trovare un po' di ossigeno da inspirare e mi avvicinai. Una donna, certamente: quel che restava delle scarpe, un paio di sandali di cuoio, era di una misura troppo piccola per qualsiasi uomo. Provai pena, e agghiacciante disgusto.
- Dov'è Pirro, maledizione? - chiesi istericamente a Fadda, che mi guardò perplesso - Venga con me, usciamo dalla vetrata.
Incespicando nei resti di una siepe, i piedi affondati fino alle caviglie nella fanghiglia nera, mi fermai solo quando fui lontano da quel salone ingombro di macerie edili e umane. Respirai a fondo e abbracciai con lo sguardo il promontorio, che si stendeva davanti alla vetrata per un chilometro ancora: sembrava bruciato tutto, e poiché guardava dritto a nord-ovest, potevo escludere che l'incendio fosse iniziato dalla casa. Stavo per ritornare verso gli alpini, quando mi arrivò alle orecchie la voce di Pirro, smorzata dal vento.
- Giacomo, vieni qui. Qui, qui, davanti a te, - si sbracciava Nicola a circa cento metri dalla casa. Mi stavo muovendo per raggiungerlo quando vidi arrivare Deidda, ora alla guida di una Range Rover, che si fermò sobbalzando a pochi metri da me.
- Andiamo, Deidda, - ero salito al suo fianco - non mi sembra che l'origine dell'incendio sia nella villa: guardi qui è tutto bruciato. La sua ipotesi non regge.
- Non è un'ipotesi, lo ha segnalato un elicottero.
- Era la prima segnalazione?
- No, ci era già arrivato un messaggio, ma poco chiaro, da un peschereccio che incrociava in zona. L'elicottero è  stato mandato in seguito.
- A che ora? il messaggio, voglio dire.
- Non so, forse verso le due, le due e mezzo, ma le fiamme dovevano essere già alte, perché alle tre circa, quando siamo arrivati noi, il promontorio e tutte le tanche a sud stavano bruciando.
Nicola stava fermo ad aspettarci, con i pochi capelli tutti dritti e i pantaloni che garrivano.
- Cosa ti succede? Dove cazzo eri?
- Ho trovato l'origine: più in là, dietro le macerie di quel muro, c'è un cumulo di frasche bruciate mentre, verso la punta,  è ancora tutto verde.
Oltre i muri indicati da Pirro, un cumulo di frasche arse segnava il confine, se proprio vogliamo essere tragici, tra essere e non essere. In una ventina di metri il paesaggio riprendeva i suoi colori, e anche il suo profumo. Una rapida perlustrazione, che allo sguardo ceruleo quanto acuto di Deidda doveva avere fornito informazioni a me sfuggite, ci portò infine in una zona sufficientemente al coperto per riuscire a parlare senza sputarci in faccia per lo sforzo di farci sentire.
- Io - dissi, con una certa aria saputa che non me la sento di sopportare negli altri - scommetto quanto volete che su questo incendio... insomma, che non è come tutti gli altri. Voglio dire che vedrete se non ci darà filo da torcere. Comunque, prima di tutto cerchiamo di assumere più elementi possibile, finché la pista è calda. - Finsi signorilmente di non vedere i malcelati sorrisi per la pista "calda". - Se lei, Deidda, vuole fare il giro di perlustrazione sul perimetro dell'incendio, mi consideri parte dell'equipaggio. Pirro, tu resti qui e ti fai tutte le insenature, insieme ai carabinieri: è possibile che gli incendiari siano arrivati e fuggiti in barca. Vedi un po' cosa trovi. Deidda, ce l'ha una radio in macchina?
- Certo. E c'è un'altra radio nella macchina che guida Fadda - indicò il Troll.
- Bene! Allora, Nicola, chiama la Questura: avremo diritto ad un po' di rinforzi? Cosa pensano, che in quattro, più quattro carabinieri e il battaglione del Piave di là, dobbiamo domare un incendio, svolgere indagini, analizzare morti bruciati, arrestare, interrogare, guidare aeroplani? E che cazzo! Pirro, poi ancora: chiama la Procura e avverti che nell'incendio di Cala Veronese c'è scappato il morto e che ritengo si debba aprire un'inchiesta a latere. Senti anche se è possibile avere un medico legale e soprattutto un'autopsia attendibile su un cadavere completamente carbonizzato. Secondo, o terzo: trova il responsabile di quel cumulo di frasche. Il responsabile ufficiale. Se esiste, che ne so, il giardiniere, l'esperto di macchia mediterranea, l'architetto del paesaggio: in questa villa di sogno ci deve essere. Ci vediamo dopo. Ciao.
- Il giardiniere lo conosco io, ma non credo che possa entrarci, - disse Deidda - è un agente della Forestale in pensione che non va in giro a bruciare frasche alle tre di notte.
- Va bene. Allora niente. Anzi no, lo voglio vedere lo stesso. Tracce, tracce: bidoni, lattine, benzina, accendini, cerini, zolfanelli: tutto. In casa e fuori. A proposito, sei stato bravo a trovare l'origine. Cos'è stata, un'intuizione?
- Se te la devo dire tutta, bè, non è che non ci abbia pensato. Ma in realtà, tu lo sai... la macchina... la puzza. Stavo vomitando, insomma.
- E allora è stata una vittoria di Pirro! - disse il taciturno Fadda Gavino. Prima, allora, non era stato un caso: era spiritoso sul serio, nonché passabilmente colto.

16 commenti:

  1. Vorrei solo far notare che avevo anticipato praticamente tutto, compresa la vittoria di Pirro.

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  2. A nome del Sindacato Antichisti, protesto formalmente con chi anticipa. Saluti. Ant. Icipato

    A nome di tutti i Commendatori italiani sottoscrivo la protesta del sig. Icipato. Distinti saluti. Com(m). Presa

    Si dà notizia che il governo epirota ha fatto pervenire in data odierna una nota di protesta alla Farnesina stigmatizzando la duplice citazione del loro re.

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  3. ma non si capisce chi sia l'assassino
    geometra Travaglio Renato

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  4. Amo i deserti. Le distese brulle, arse. Le pendici dei vulcani attivi, così comuni dalle mie parti. I paesaggi per definizione modellati dal fuoco.
    Così dopo che è passato l'incendio non è cambiato niente.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Sono molto triste di essermi perso la meravigliosa Giornata della Tristezza. Sicuramente il giorno più triste del blog. In tema di tristezza e di rimpianti mi è venuta in mente una tristissima poesia scritta circa trenta anni fa (purtroppo ero già grandicello). La scrivo sperando che vi renda la giornata un po' più triste.
    Da notare i riferimenti ante litteram ai cambiamenti climatici e all'effetto feedback positivo.

    Siamo a Giugno inoltrato e ancora piove.
    Che tempo! Nel secol nostro non s’era
    vista come questa una Primavera.
    Dietro le nuvole intanto si muove
    l’arco del Sole e con rapide ascese,
    senza badare alle assurde pretese
    dell’Aria, avanti conduce l’Estate,
    tra nuvole, acquazzoni e grandinate.
    E tu Cielo, pigro, il volto nascondi
    sotto le coltri grigie di vapore
    e scoprirti non vuoi per il timore
    che il tuo stesso malumore ti inondi
    e lo geli il sospiro del tuo vento,
    pur sapendo che il Sole in un momento
    ti potrebbe scaldare. Anzi, testardo,
    al giunger dell’Estate impreparato,
    copri uno squarcio casuale e celato
    lasci l’Azzurro. Al lacrimare tardo
    infine ti abbandoni e a pianger torni
    di Primavera i già perduti giorni

    P. S. Ho eliminato il precedente commento perchè mi sono accorto che mancava una virgola

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  7. A nome di tutti i cittadini sussinchi protesto formalmente col signor Fadda Gavino, pompiere. Dai nostri archivi non risulta che cotale Fadda pompiere sia mai stato residente, nè tanto meno nato nel comune di Sorso. Nè che un sussinco abbia mai fatto una battuta così scema.
    Mi scuso inoltre col governo epirota e spero che gli epiroti continuino a passare le vacanze alla Marina di Sorso, come sempre hanno fatto.

    Il Sindaco di Sorso.

    P. S. E non è vero che ho venduto Platamona ai sassaresi.

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  8. Bugiardo. L'abbiamo comprata noi per asfaltarla.

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    1. oh, guarda che prima dovete asfaltare me!

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  9. Incendio al Serengeti (controromanzo)

    Deidda entrò in macchina per chiamare la Questura, ma appena si fu seduto un colpo di sonno improvviso lo sequestrò dai vivi per condurlo tosto nel mondo dei sogni.
    Deidda sogna d'essere uno gnu, sta correndo insieme ai suoi fratelli e cugini e conoscenti, ma anche gnu mai visti prima, nella vasta prateria del Serengeti. Il Serengeti è una delle più importanti aree naturali protette dell'Africa orientale, ha una superficie di 14.763 km², e si trova nel nord della Tanzania, nella pianura omonima, tra il lago Vittoria e il confine con il Kenya (1.30’-3.20’ S, 34.00’-35.15’ E). È adiacente al parco keniota di Masai Mara, alla riserva naturale di Ngorongoro e ad altre importanti riserve faunistiche.
    Perché stiamo correndo tutti come matti, si chiede Deidda seccato, poi si volta un attimo e vede un terribile incendio di origine dolosa. Cazzarola, dice tra sé e sé, un incendio, ecco il perché di tanta altrimenti incomprensibile fretta. Continua a correre come un matto, ogni tanto però scambia due parole con qualche cugino.
    “Pare sia di origine dolosa”, dice a Fabio Paolo.
    “Già”, risponde quegli.
    “Hai un’idea di dove stiamo andando?”
    “Neanche l’ombra”
    “A me piacerebbe andare nella riserva naturale di Ngorongoro o in altre importanti riserve faunistiche”
    “A me nel parco keniota di Masai Mara”
    “Guarda c’è la tivvù, stanno facendo un documentario”
    “Dev’essere la BBC”
    “Guarda, sul pulmino c’è scritto Animal killer: il coccodrillo”
    “Chissà perché?”
    Proseguono al galoppo, quando d’improvviso ecco un fiume immenso a sbarrargli il passo.
    “Cacchio, e adesso?”
    “Tocca guadare”
    “Ma ci sono i coccodrilli”
    “Facciamo andare prima gli altri, quando si saranno ben saziati passiamo noi”
    “Ottima idea Deidda”
    Deidda e il cugino si siedono dietro una palma e per passare il tempo giocano a morra sarda, poi entrambi si spalmano un po’ d’olio di cocco sulle quattro ascelle per la nuotata, indi si buttano con un agile carpiato.
    A quel punto il sogno di Deidda diventa un incubo: sente dapprima una fitta al mignolo posteriore destro, il suo preferito, poi un dolore micidiale al polpaccio glabro sinistro, si volta e vede un coccodrillo che se lo mangia. Poi è morto. Quando è già morto pensa: “mannaggia, che sbadato, ma chi l’avrebbe immaginato, forse non dovevamo oliarci le ascelle”

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  10. Secondo me non è l'olio nelle ascelle, secondo me il coccodrillo è Fabio Paolo che si era travestito da gnu. Glielo avevo detto a Deidda di non parlare con cugini sconosciuti.

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  11. No, è proprio l'olio nelle ascelle, l'ho visto in un documentario della BBC intitolato "Animal killer: the crocodile": pare che siano due le specie animali attratte dall'odore che si sprigiona dalle ascelle umane unte di crema oppure olio, il coccodrillo e il gabbiano, i quali come lo percepiscono (anche a distanza di molte miglia marine) attaccano la preda alla ceca accecati da un'eccitazione verosimilmente erotica, questo però non lo sappiamo con sicurezza. Adesso che ci penso le specie sono tre, c'è anche Roscia.
    (Roscia in passato attaccava il polpaccio destro di Ged strappandogli ad uno ad uno quei peli di cui andava così fiero, poi Ged diceva "accidenti, che sbadato eccetera")

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    1. Non è vero, i peli me li hanno strappati i gabbiani

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  12. Quindi è proprio vero il detto "a caval donato non si guarda in bocca"

    Cav. Aldo Natononsiguarda in Bocca

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  13. Roscia, per favore, puoi dire tu come è andata coi peli di Ged?
    grazie
    Emilia

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  14. La verità sui peli di Ged sarà svelata solo alla fine del romanzo Su Fogu.

    Avv. Francesco Drillo (detto Cocco), manager di Mauro Pilon.

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