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giovedì 31 maggio 2012

SU FOGUcapitoli trentacinque e trentasei



35. Riacceso il cellulare lo trovai pieno di sms: mi cercava Casula, perché Onida era stato rintracciato; mi cercava Pirro, che evidentemente sapeva di Onida, perché voleva sapere se doveva andare a Cagliari; mi cercava la baronessa, ma il suo messaggio risultava criptico.Sulla scrivani altri messaggi cartacei: un giornalista chiedeva un'intervista, il sindaco lamentava ritardi, il Ministero esigeva un elenco dettagliato delle indagini in corso e una retrospettiva fino al 1960, il Tribunale di Oristano mi convocava per una deposizione su un caso di sequestro di persona vecchio di cento anni. La gita in montagna mi aveva viziato, tanto da non poter sopportare a lungo il caldo torrido dell'ufficio; perciò decisi di procedere invertendo l'ordine di importanza delle attività: dopo una doverosa telefonata a Casula, mi sottrassi a quel forno, diretto verso il fresco ventilato della villa dei D'Elia. Mentre salivo in macchina fui raggiunto da Pirro, trafelato e sudato come un bambino.
- Accompagnami, - gli aprii lo sportello della macchina - così ti riposi. Dove sei stato, a giocare a pallone?
- Macchè pallone: abbiamo arrestato due spacciatori. Uno è Tore Mereu, l'altro non lo conosci.
- Mereu sarebbe quel ragazzino biondo?
- Sì, il biondino.
- L'altro giorno l'ho visto: era in quel gruppetto che voleva linciare il pastore. Quelli che hanno avuto a che ridire con Fadda… a loro discapito. - Nicola sorrise, ma era teso: bastano poche curve per mettere sottosopra il suo stomaco. - Un giorno di questi gli voglio parlare.
- A chi?
- A Mereu: i suoi abitano lungo la strada di Cala Veronese e dopo la rissa lui andava blaterando accuse sull'incendio. Chissà che non abbiano visto davvero qualcosa.
- Dove siamo diretti.
            - Dai D'Elia.
- Novità?
- Mentre tu stai in vacanza, io lavoro: ho un informatore.
La conversazione, per forza di cose, languiva. Monologai sugli ultimi sviluppi delle indagini, soffermandomi in particolare su Onida, visto che, a quanto mi aveva comunicato, lo stesso Casula voleva spedire Nicola a Cagliari, in vece mia. Pirro doveva semplicemente prendere contatto con l'avversario di Marta e, senza mai neppure nominarla, farsi un'idea sulla posizione del ricercatore cagliaritano, come esperto della flora locale, riguardo all'incendio di Cala Veronese. Alla quasi certa richiesta di chiarimenti in proposito poteva rispondere che il sostituto procuratore voleva il suo parere perché conosceva - e apprezzava - il suo recente articolo. Con quella scusa doveva infine appurare a quando risalisse la sua ultima visita di studio sul luogo dell'incendio. Il breve colloquio telefonico con Giuseppe era stato sufficiente per mettere a punto questo semplice piano; i particolari del mio incontro con Bachisio glieli avrei riferiti in separata sede e, soprattutto, non per telefono.
Arrivato a Porto Rotondo e lasciato Pirro a rimettersi in sesto in un bar, mi avviai, come al solito a piedi, verso la villa baronale. Costeggiando la siepe di oleandri che delimitava il giardino, sentii la voce di Tiziana e risate femminili; al party di Ferragosto avevo notato un cancelletto che immetteva direttamente sulla rotonda della piscina: lo ritrovai, aperto. Entrai ripetendo "permesso, permesso" ad alta voce e procedendo lentamente, per dare il tempo alle signore - non si sa mai - di ricomporsi.
- Commissario, quale onore! Venga, venga: giusto in tempo per un aperitivo.
- Mi scuso di questa intrusione improvvisa e furtiva, ma ho sentito le voci e...
- No, no: la aspettavo, - strizzò l'occhio, ma di soppiatto - ha ricevuto il mio messaggio, vero? Venga, la presento: la signora Giglioli, le signorine Raimonda e Clara Ripellino, donna Maria Letizia Chiaromonte e Sofia Gardner, il famoso soprano. Don Giacomo Fontana.  - Porsi i miei compiti omaggi alle signore, soffermandomi in vista del prosperoso seno del famoso soprano che, in costume da bagno, rendeva anche meglio. Poi Tiziana mi trascinò in casa, in quel soggiorno che già conoscevo.
- Scusa sai: non ti sei offeso che ti ho dato del lei, ma pensavo...
- Immagino che faccia parte della strategia. Hai fatto benissimo, anzi, ho apprezzato molto la opportuna laconicità del tuo messaggio telefonico.
- Sono stata brava? - stavo rivalutando la baronessa: mi era sembrata la solita signora bene piena di capricci, ma c'era un che di infantile, nel suo carattere, una naturalezza assolutamente spontanea che relegava le pose snob al ruolo di pure finzioni, quasi una parte, recitata a memoria probabilmente per soddisfare le velleità del marito. - Mi sento tanto emozionata, sai? Ma ora ti devo dire cosa ho scoperto: ti ho già riferito che l'amante della Rinaldi era uno del posto?
- Mi pare di sì.
- So qualcosa di più. Adesso so anche che era una persona un po' così... al di sotto... come dire?
- Di un altro ambiente?
- Bravo! certe cose sono così imbarazzanti da dire. Ma pare che fosse un bel... un bel pezzo..., un bell'animale, dài che hai capito! - fece un risolino.
- L'amante di lady Chatterly. - Colsi un attimo di esitazione, poi il suo volto si illuminò:
- Sì, il film, bravo! Sì, sì, proprio tale e quale. Chissà, magari un marinaio, imbarcato su un grosso panfilo fermo in rada per tutta la stagione. Oppure il classico bagnino. Che ne pensi?
- Be', il giardiniere lo escluderei. - sorrisi solitario: Tiziana non poteva cogliere la mia duplice arguzia. - Brava comunque: non è molto, ma è già qualcosa. Nomi?
- Purtroppo no. È stato già difficile, sai, sapere queste poche cose. Ma tu non sai chi è?
- Come faccio a saperlo?! - altro attimo di smarrimento, ma questa volta senza illuminazione finale.
- Ma non immagini neppure chi potrebbe essere?
- Faremo delle indagini, comunque ti tengo al corrente.
- Fantastico! ti giuro che sarò una tomba.
- Allora la nostra collaborazione continua?
- Certo: sarà la vacanza più divertente della mia vita.
Lasciai la casa dei d'Elia, con la soddisfazione un po' meschina di chi ha appena fatto un regalo senza tirar fuori una euro.

36. Alle undici entrai nell'ufficio di Giuseppe e caddi esausto su una delle sue scomode poltroncine, crogiolandomi nel fresco innaturalmente profumato dell'aria condizionata. Il sostituto era in uno stato di agitazione repressa: era chiaro che c'era qualcosa di nuovo e che lui voleva centellinare per me la sorpresa. Adottai un atteggiamento distratto, per accrescere la sua gratificazione; mi fece raccontare per filo e per segno la mia avventura nel nuorese, senza fare commenti e continuando a andare e venire dalla sua scrivania al bocchettone del condizionatore. Finalmente dissi:
- Ecco tutto: che te ne pare?
- Non mi sembra un gran che: forse avevi ragione tu.
- Comunque mi ha fatto piacere rivedere Bachisio. Una strana sensazione, una specie di tuffo all'indietro.
- Adesso sta a sentire me. - Aveva alzato gli occhi per guardarmi in faccia e ora brandiva la lettera della compagnia di assicurazioni che mi aveva consegnato l'ingegner Rinaldi. - La busta! dov'è la busta?
- Io non ce l'ho.
- Ah, ecco qua! Il tuo ingegnere ti ha dato solo il foglio, vero?
- Sì.
- Tu sai che le poste ci mettono tempo a consegnare le lettere. E qualche volta le raccomandate ci mettono anche di più.
- Giusto, ma dove vuoi arrivare?
- Proviamo a fare un'ipotesi. Ammettiamo che l'ingegnere sapesse che la moglie l'aveva diseredato, ma non che aveva deciso di reintestare la polizza.
- Ti correggo: sappiamo per certo, da testimoni, che conosceva la nuova redazione del testamento. Invece è stato lui a dirci di aver ricevuto quella lettera da qualche giorno.
- Bravo! Allora ammettiamo che su quest'ultimo punto, non verificabile, abbia mentito, giocando d'attacco e non in difesa: prima ancora che qualcuno pensi a lui come possibile colpevole, tira fuori una lettera che lo accusa sul piano sentimentale, che secondo me ha poca importanza, e lo scagiona completamente su quello finanziario. Lui elimina la busta con sopra i timbri di partenza e di arrivo e ti consegna il foglio che reca una data di molto antecedente all'incendio. Si fida del fatto che noi saremmo rimasti colpiti dal contenuto e dai risvolti psicologici della faccenda: la busta diventava un particolare del tutto marginale. E così è stato.
- Mi pare che vada tutto bene. Continua.
- Non ha fatto i conti con il Ministero dell'Interno.
- Con chi?
- Con il Ministero dell'Interno. Guarda qua. - Mi porse una circolare del ministero, identica a quella che avevo visto pochi minuti prima sul mio tavolo. - Ora guarda la data del protocollo: il ventiquattro di luglio. Capisci ora: il ventiquattro di luglio! una circolare del ministero, raccomandata espresso, che arriva quasi un mese dopo la data di compilazione. Se io buttassi la busta, qualcuno potrebbe accusarmi di indolenza, visto che ancora non ho fatto quello che mi si ri­chiede. Invece no: io sono un funzionario modello, perché quella lettera è arrivata oggi e io ho conservato la busta. E, per converso, l'ingegnere potrebbe essere un cittadino bugiardo.
- Può aver mentito, va bene, ma perché?
- Come perché! Prima uccide la moglie perché pensa di intascare almeno l'assicurazione e poi trova la lettera: quest'ultima lo getta nello sconforto, è vero, ma almeno serve a scagionarlo.
- Stai correndo troppo. Lui era a Siniscola, da amici, per un vacanza fuori programma: credo non abbia pensato a farsi girare la corrispondenza per un periodo tanto breve. Secondo: la casa era bruciata, e dunque non poteva trovare una lettera al suo ritorno. Fra l'altro, durante la sua unica visita alla villa, un carabiniere gli è sempre stato vicino e ha riferito che non ha toccato nulla. Domanda: quando può avere ricevuto la lettera, se non prima di partire per Siniscola?
Giuseppe sembrava deluso. Ci pensò su per qualche istante. - Mi sa che hai ragione. ricominciamo tutto da capo.
- Aspetta un momento! - saltai in piedi in preda all'eccitazione. - Dobbiamo andare alla villa.
- Ma io non posso muovermi...
- Poche scuse, vieni con me: credo che dovrai rimuovere i sigilli. 

5 commenti:

  1. esto giallito me gusta mucho
    pero no sabe qui puede ser l'asasino

    Pilar

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  2. ma la mia amica Marta che fine ha fatto?

    Roscia

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  3. Quel giorno di ferragosto
    avevo notato un cancelletto...lailala

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  4. mamma mia, se riattaccano gli spagnoli lancio il computer dalla finestra
    Roscia

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  5. Ciao Roscia,
    eccomi. Sono sparita per un po', ero in girella a zoccolare per trovare un altro pollo che mi facesse un romanzo addosso. Nel frattempo ho copiato un paio di idee a dei bravi colleghi e ho scritto due articoli. E tu, come stai? E' da diversi anni che non si parla di te, nè bene ne male, spero tutto ok, naaa!
    un abbraccio
    Marta

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