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sabato 26 maggio 2012

SU FOGU capitolo ventotto

ecco il tenente Fontana nel suo yacht BETELGEUSE una trentina di anni fa 



28. La casa avita si trova in una piazza soleggiata, dove c'è sempre mercato, che si apre all'improvviso nella fitta trama dei vicoli della città vecchia. La solenne facciata incombe solitaria tra una fila di casupole a due piani. Credo che i tre quarti del palazzo siano stati dati in affitto, per lo più a uffici e agenzie, mentre mamma e mia sorella minore, con una cameriera e la nostra vecchia tata, occupano ancora buona parte del primo piano.
C'è qualcosa, negli odori, che impedisce di dimenticarli: ogni volta che entro a casa mia mi sorprende la familiarità di quell'odore d'infanzia. Ha un sottofondo di umidità polverosa cui si sovrappone il fluttuare incerto del Dior di mia madre e tracce olfattive più labili, che non riesco a distinguere. Ma tanto è forte la suggestione che mi sembra di percepire anche gli odori che dovrebbero essere scomparsi: cuoio di gambali da caccia, velluto umido di pioggia e sigaro Toscano.
Mia madre era una bellissima donna ed è una bella vecchia. Per me è sempre rimasta un mistero indecifrabile: so solo che è nata a Napoli e ho sempre immaginato che la vita che ha condotto l'abbia profondamente annoiata. Forse avrebbe avuto bisogno di più allegria, in quel palazzo buio, silenzioso, opprimente. Forse avrebbe avuto bisogno di più ossigeno, chiusa in quel mondo ristretto e provinciale, circondata dall'affetto, solido ma mai evidente, di un marito taciturno e pessimista e di quattro figli, io per primo, altrettanto pessimisti e taciturni. Ma nessuno di noi l'ha mai sentita lamentarsi: il suo scontento posso solo immaginarlo. Negli ultimi tempi ha deciso di essere vecchia e si comporta di conseguenza: vestiti neri con pizzo bianco al collo, veletta per andare in chiesa, lavoro all'uncinetto. L'ultima volta che l'avevo vista portava addirittura un paio di occhialini a pince-nez, trovati chissà dove.
Lei e Giulia, mia sorella, vivono nella stessa casa ma credo che non si vedano quasi mai: Giulia non è sposata, non è fidanzata, è simpaticissima e ha gli occhi più belli del mondo. Fa la farmacista e sono convinto che sia sempre stata innamorata di nostro fratello Ferdinando, il secondogenito. Lui, dal canto suo, a prescindere da qualsiasi considerazione etica al proposito - della quale è del resto assolutamente incapace - l'ha sempre considerata come una rompiscatole saputella (visto che legge libri), in cerca di fette più sostanziose di eredità (visto che è l'unica ad occuparsi di mamma).
Non amo parlare di Ferdinando e non amo parlare con Ferdinando, tant'è che non gli parlo da quindici anni, cioè dalla morte di nostro padre. In parte è lui la causa del mio disamore e della mia fuga; lui e un paio di zii che mi hanno disgustato in modo irreparabile in occasione della spartizione dei beni di papà, morto senza testamento per un banale incidente di caccia. Dicono.
Esiste anche un'altra sorella, o almeno come tale è registrata all'anagrafe. Si chiama Marina - come la trisnonna degli asciugamani - ed è sposata con un industriale di Bressanone, città dove abita e da dove non si muove mai, con grande conforto di noi tutti. Quanto Giulia è simpatica, lei è odiosa, e lo è a tal punto da far sembrare quel cretino di suo marito quasi un comico di varietà. L'unico grande pregio di Marina sono le splendide gambe, alla nefasta influenza delle quali deve sicuramente attribuirsi la mia monomaniacale attenzione per gli arti inferiori femminili.
Mentre sostavo sulla soglia, la chiave ancora infilata nella toppa, mi giunse alle spalle la vocetta di Antonia, la nostra tata, che rientrava dalla spesa:
- Giacomino poverino, ha due metri di codino.
- Antonietta poveretta, la sottana le va stretta. - Il fatto di essermi ricordato il mio pezzo di filastrocca, inventata tanti anni prima, mi guadagnò due sonori baci sulle guance, con tanto di pizzicotti preparatori.
- Meno male che sei venuto: la signora non sta bene. È triste e si deve essere ammalata.
- Cos'ha? È a letto? Perché non avete telefonato?
- Assolutamente niente, ho! Mai stata così bene. - Dalla porta del salottino rosa era comparsa mamma, che si puntellava su un bellissimo bastone nero con l'impugnatura d'argento, mai visto prima in casa.
- Ma ti sei fatta male alle gambe? - invece di invecchiarla, quel bastone le conferiva un'aria regale, sottolineando il suo portamento, sempre fiero, con la leggera curvatura che imprimeva al corpo sottile.
- No, cammino benissimo. Ma i vecchi è meglio che portino il bastone!

7 commenti:

  1. ma non può essere il Fontana che conosco io
    perchè questo ha le gambe lunge

    M.F.

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  2. e tutti quei capelli!
    MF

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  3. Infatti non è Fontana. E' Deidda. Pilon

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  4. Seduti: uno è Stefano e l'altra Mimma. Ma l'altra chi è? Non sembra Elena.

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  5. ma ce le hai le mutande?
    MF

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  6. ricordo benissimo, se l'era tolte per farla sopravento, si vede dall'espressione del volto

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  7. io ricordo altre tue strofette
    che ti inventavi tipo:
    culo alto ci fò un salto
    culo basso te lo lasso
    culo medio mi ci insedio

    Enrico C.

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