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lunedì 7 maggio 2012

SU FOGU capitolo dicciassette


dopo un accordo sindacale sul numero dei capitoli lo sciopero è rientrato

17.
Pirro aveva tenuto acceso l'interfono, così irruppe nella mia stanza, morendo dalla voglia di conoscere il contenuto della lettera con la sua scusa ufficiale della consegna dei giornali, locali e nazionali. Presi mazzetta di carta stampata e gli passai subito la missiva dell'ingegnere: Nicola sa tutto delle assicurazioni e anche degli imbrogli che ci si possono ricamare sopra. Io l'avevo scorsa rapidamente, co­gliendone il punto nodale. Non che ci fosse molto da capire: la compagnia informava Rinaldi, secondo intestatario di una polizza sulla vita, che sua moglie, prima intestataria della stessa, aveva scisso la sua parte di polizza, nominando come beneficiario un ricovero per anziani di Como. Il caso era esposto in tono asciutto, eppure fui colpito dalla crudezza dell'ultimo passaggio: con poche, definitive parole, si comunicava che era stata la signora a richiedere che fosse la compagnia a dare notizia dell'avvenuto mutamento al marito.
- Non ho guardato la data, Nicò: me la leggi?
- Una ventina di giorni fa.
- Non parlano di cifre: tu che ne pensi?
- A giudicare dal tono untuoso non dovevano essere spiccioli: questa deferenza servile la usano solo con chi paga premi faraonici.
Vergai poche righe su un modulo da fax prestampato, indirizzandole ad un compaesano che aveva fatto carriera alla Procura di Milano, con preghiera di farmi sapere "in via amichevole" una stima approssimativa del patrimonio personale - sottolineai l'aggettivo - dell'ingegner Rinaldi. La inviai subito e mentre il fax scricchiolava, rimacinando a Milano le mie sette righe compresi saluti, diedi un'occhiata alla stampa. Quasi tutti giornali nazionali, con il solito acume, coglievano l'aspetto metaforico del fatto titolando "In fiamme il paradiso dorato" e uno, in particolare, con sicura originalità, sottotito­lava minacciosamente "Cronaca di uno scempio annunciato". Per fortuna i locali volavano più bassi: uno riportava una lunga intervista con il Sindaco che, onore al merito, se l'era cavata abbastanza bene. Un secondo dava notizia di un altro incendio, che aveva interessato un'isoletta, vicina ma esterna alla nostra zona di competenza: era stato domato quasi subito, ma aveva sterminato un gregge e distrutto uno stazzo. Nessun quotidiano disponeva di nomi e dati certi sulla vicenda di Cala Veronese. Era solo questione di tempo, prima o poi avrebbero mandato qualcuno ad intervistarmi.
D'un tratto mi resi conto che le righe scorrevano sotto i miei occhi senza alcun significato: pensavo ad altro, era evidente, ma non sapevo a che cosa. Abbandonai L'Unione Sarda  sulla scrivania e cercai di concentrarmi: l'idea vaga era legata ad una lettura giovanile, un racconto o un romanzo breve, forse di Fenoglio, dove un partigiano affrontava varie peripezie e compiva veri atti di eroismo, ma solo per cercare di sapere dalla viva voce di un commilitone, al momento prigioniero dei re­pubblichini, se la ragazza di cui era stato innamorato prima della guerra avesse fatto l'amore con lui, all'epoca amico di entrambi. Una questione privata! il titolo e il motivo della associazione di idee mi vennero in mente insieme: un morto carboniz­zato e un incendio, stranamente privi dell'usuale nesso che li lega; semmai il contrario, il secondo come effetto e non causa del primo. Una copertura, dunque, vile e omicida più dell'omicidio stesso, perché aveva causato la morte di un'altra persona, del tutto estranea ai fatti, e la distruzione di un bene comune.  Si trattava di un incendio “privato” e l'incendiario era l'assassino! Tutte le fasi del suo gioco ora mi erano assolutamente chiare: lui, o lei, aveva preparato il delitto con predetermina­zione: uccisa la donna, si era recato nel seminterrato per prendere una delle taniche di benzina - conosceva la casa, o l'aveva esplorata - con cui appiccare il fuoco. Si era già alzato il maestrale? Lui, o lei, aveva già deciso di incendiare tutto? o era stata un'ispirazione del momento? Certo la direzione del vento lo aveva guidato nella scelta del luogo, mentre la sua imprevedibile intensità gli aveva fatto scordare la posizione del cadavere, poco credibile in un caso di morte accidentale. Oppure non l'aveva dimenticata, ma aveva calcolato male i tempi e il fuoco lo aveva preceduto nella corsa verso la casa. Un sontuoso castello di ipotesi. E se invece fosse tutto più banale? Delinquenti comuni che avevano aspettato il maestrale e, poco dopo, erano sbarcati sul promontorio armati di benzina e bombe incendiarie. In questo caso la signora Rinaldi si sarebbe dovuta sentire male, forse era svenuta per la paura o forse era stata vinta dal sonno artificiale dei tranquillanti, vittima innocente, dunque, di un gesto illegale, certo, ma non intenzionalmente omicida. Sullo sfondo di questo secondo scenario si agitavano gli spettri degli interessi, della speculazione edilizia, della precarietà dei lavori stagionali e anche quello della follia pura.
Mi riscossi: mi aveva vinto il sonno e dal guazzabuglio delle ultime idee riemerse con fastidiosa chiarezza solo l'esigenza di controllare e verificare tutto. Anch'io amo la sintesi: credo che questo amore mi ostacoli sul lavoro, perché una buona parte dell'attività investigativa è costituita di analisi minuziosa e quasi sempre, almeno per me, noiosissima. Guardai speranzoso Nicola: lui sì che è un vero poliziotto, un mastino! Ma il mastino s’era addormentato.
- Nicò, cazzo, e se qualcuno ci vede?
- Stavo pensando... - si riscosse intorpidito.
- Sì, alla pensione! Tutti a dormire come vecchi rincoglioniti! Dai, dai, dai - mi alzai in piedi - facciamo una passeggiata fino a casa. Ti offro un bicchiere di vino fresco, una birra ghiacciata, quello che vuoi. In cambio mi aiuti a stilare un pro­gramma dettagliato, fin nei minimi particolari, delle cose da fare. E poi ci dividiamo i compiti.
- E qui?
- Qui avvertiamo Vitali che, se ci cercano, ci trovano a casa mia. Forza! Ce ne andiamo nello scantinato, dove fa fresco.
Ci avviammo, a ridosso delle case, uno dietro l'altro e col corpo leggermente inclinato verso inconsistenti linee d'ombra, fendendo assorti la controra silenziosa, quella che neppure il maestrale riesce a rianimare.

15 commenti:

  1. La Biondina in gondoletta
    L’altra sera gò menà
    Dal piacer la povaretta
    La s’à in botta indormenzà

    La dormiva in su sto brazzo
    Ogni tanto la svegiava
    Ma la barca che ninava
    La tornava a indormenzar

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  2. bello anche questo di capitolo!
    roscia

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  3. Con riferimento alle falsità espresse dall'editore nei commenti di ieri mi trovo costretto a precisare che non l'ho mai supplicato di pubblicare "Adesso altre pecore" perché incapace di fare un blog (questo è vero), al contrario gli ho offerto gratis il mio romanzo (per il quale avevo ricevuto offerte con molti zeri) per sollevare le tristissime sorti di "O uno o l'altro" che allora aveva una media di circa un contatto al mese, il suo. Mosso da pietà e in nome di una lunga e sincera amicizia che ahimè vedo scemare giorno dopo giorno, gli feci quel dono e adesso per tutta risposta minaccia di pubblicare la mia pancia. Chi mi conosce sa che sono piatto come un libro chiuso, quindi non crederà a quella immagine abilmente ritoccata con photoshop, qualora decidesse di renderla pubblica, ma sarebbe la fine (per lui, perché lo strozzo con indice e pollice)

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  4. Per me 40 capitoli vanno benissimo, anzi ero preoccupata che il giallo si risolvesse in poco

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  5. sul sincera avrei qualcosa da ridire
    stai sempre a parlare male di me me lo dicono tutti

    l'editore

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  6. qualcuno sta tentando di mettere zizzania tra me e l'autore di ADESSO ALTRE PECORE?

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  7. secondo me è Emilia, sta tramando qualcosa ai nostri danni, teniamola d'occhio (forse è in combutta con Roscia, credo abbiano aperto un loro blog dove pubblicano libri rosa a puntate, forse "Amore sulla A1")

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  8. l'amore Sulla via Emilia è una cosa meravigliosa
    Roscia

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  9. Non c'è proprio niente che il maestrale non riesca a rianimare. Protesto!

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  10. Scusatemi anticipatamente. Oggi mi sono dimenticato di rivedere i capitoli da mandare e domani sono tutto il giorno in viaggio. Mi sa

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  11. credo che starete senza capitoli perchè l'editore non ne ha altri. Pensavo che potreste utilizzare questo buco per riprender il controromanzo, oppure le poesie sul polpacciao, oppure ancora altre poesia di Enrico C. Un'altra idea é fare ipotesi sul prossimo capitolo. O su chi é l'assassino. Insomma mi dispiave ma dovrete fare senza di me o, meglio, senza il romanzo.

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  12. vorrà dire che metterò la panza di enrico così avremo di che discutere

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  13. Piú non si trovano
    Tra mille amanti
    Sol due bell'anime
    Che sian costanti,
    E tutti parlano
    Di fedeltà!

    E il reo costume
    Tanto s'avanza
    Che la costanza
    Di chi ben ama
    Ormai si chiama semplicità.

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  14. dal capitolo 30 di "Zug" a guisa di interludio:

    “?”
    “È un incendio, su, muovetevi!”, ripete lo gnu.
    “Sei uno gnu?”, domanda Mariuccia.
    “Certo, non si vede?”
    “Sì… sei bello!”
    “Grazie, sei molto gentile”
    “Bellissime corna”
    “Mi fai diventare rosso”
    “Quanto sei alto?”
    “Un metro e mezzo”
    “Quanto pesi?”
    “Duecentosettanta chili”
    “Cosa presenti?”
    “Un dimorfismo sessuale piuttosto marcato”
    “Noto che il tuo torso è decisamente robusto e muscoloso, ma le zampe sono relativamente snelle e i polpacci curiosamente glabri”
    “Sì, è proprio così”
    “Il tuo cranio è dotato di grandi corna inclinate in avanti e verso l’esterno alla base, curvano poi verso l’alto e verso l’interno assumendo la forma complessiva di parentesi, sono spesse in prossimità del cranio e prive di anelli, proprio belle”
    “Grazie, sei così gentile”
    “Hai la barba scura, il manto grigio-marrone”
    “È così… andiamo però, l’incendio avanza”
    “Il dorso e i fianchi son leggermente più chiari”
    “L’incendio…”
    “Il collo e la parte anteriore del corpo son segnate da leggere bande marrone scuro, che da lontano suggeriscono l’idea di rugosità della pelle”
    “Andiamo… l’incendio…”
    “La criniera poi è costituita da peluria lunga di colore nero, il muso e la coda sono parimenti neri”
    “Mariuccia l’incendio!”, fa Ciocci alzando la voce,
    “E che sarà!”, risponde lei accarezzando lo gnu.
    “Vuoi salire in groppa?”, le chiede l’ungulato.
    “E me lo chiedi!”, fa lei entusiasta.

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