oggi quel bell'imbusto di destra (Enrico C.)in questa tipica cartolina stintinese degli anni settanta, compie 52 anni, fa il barbeque e non ci ha nemmeno invitato alla festa
27. E così andai a Sassari. Poco convinto e per niente contento:
Ferragosto era vicino e la città si andava riempiendo di turisti per la festa
dei "Candelieri" nonché svuotando, per lo stesso motivo, di tutti
quelli che non volevo incontrare. Andai solo: non portai Pirro perché non
volevo passare a salutare mia madre con lui al seguito, ma nemmeno lasciarlo in
macchina ad aspettarmi.
Con Sassari ho un rapporto difficile. Arrivo sempre dalla stessa
strada, che si chiama Scala di Giogga,
cioè "Scala di lumaca" e il nome è tutto un programma. Con i suoi
tornanti in salita è l'entrata più scomoda e lunga, ma una volta era l'unica,
per chi veniva da sud, e ci sono affezionato: entrare dalla nuova tangenziale
mi sembrerebbe come non andare a Sassari. Poi percorro l'ombroso viale Adua per
raggiungere il centro e finire a cercare inutilmente parcheggio. Ma quel giorno
trovai posto senza difficoltà: molti negozi erano chiusi per ferie e i pochi
che circolavano lo facevano evidentemente a malincuore, costretti da chissà
quale, ineludibile evenienza ad affrontare il caldo torrido.
Dicevo del mio rapporto con la città: quando arrivo provo sensazioni
confuse e vagamente piacevoli, appaganti come solo cose e luoghi legati
all'infanzia e all'adolescenza sanno essere. Dopo un'ora vorrei già andarmene,
quando i ricordi cominciano a diventare troppo nitidi. E poi mi irrita il fatto
che, delle persone che incrocio per strada, almeno sei su dieci mi conoscano,
mi fermino e mi intrattengano su argomenti che non so più, che non mi
interessano più, che non mi appartengono più, anche se forse vorrei che non
fosse così.
Entrai per un caffè in uno dei bar meno frequentati di piazza Castello,
sperando di evitare incontri. Mentre aspettavo appoggiato al bancone mi sentii
stritolare la chiappa destra da una mano evidentemente allenata all'uopo.
- Ebbé Maigret! Sempre in cerca di assassini?
- Marco, porca miseria, per poco non me la stacchi! Come stai? - Marco
Pitzalis, donnaiolo incallito, intrattenitore da party e gran frequentatore di
bar. Inoltre mio compagno di scuola per tutto il liceo. Insomma l'ultima
persona che avrei voluto incontrare, anche se tutto sommato ero felice di
vederlo. Ci abbracciammo e lui, come sempre, tentò di baciarmi scherzosamente
sulla bocca.
- E tu come stai? Non ti si vede mai. Almeno avessi il tuo numero di
telefono. L'altra sera ho organizzato un'arrostita, indovina dove? alla miniera
abbandonata dell'Argentiera, con tanto di: quattro turiste tedesche quattro!
Tilocca il macellaio (te lo ricordi, no?) con un bue intero e dulcis in fundibus, apparizioni di
fantasmi per fare sciogliere le tedeschine!
- Che sfarzo! - esclamai, al minimo dell'entusiasmo.
- E tu non c'eri. Che sfortuna! - parlava come se non ci vedessimo da
due giorni e non da almeno tre anni. - Cosa sei venuto a fare: a ossequiare
Maman?
- Anche. Devo incontrare mio cugino, per lavoro.
- Tuo cugino Cabbu di ventu ?
- Mio cugino si chiama Pietro Fontana, fra l'altro è un illustre penalista, ma
viene detto "testa di vento" perché si dimentica tutto, specialmente
i nomi delle persone. - Lo sai che l'altro giorno a una causa importante si è
dimenticato il nome dell'assistito ed è andato avanti chiamandolo Dettori fino
a quando Vostro Onore non gli ha chiesto chi fosse questo Dettori perché non lo
trovava agli atti. - Risi perché, anche se forse Marco se l'era inventata,
quella era un tipico pezzo del repertorio di Pietro. Riuscii a scollarmi da
Marco solo dopo avergli offerto la colazione e dopo aver ascoltato le tristi
lamentazioni sui suoi guai familiari e lavorativi, nelle quali si esplica la
sua seconda vena, quella funerea. Confesso che, due minuti dopo, vedendo il
vecchio amico Gianluca che risaliva il Corso, mi nascosi precipitosamente in un
fresco portone.
sei un poco di buono, farabutto, delinquente, come puoi mostrare al mondo quell'immagine perfida? che figura ci faccio? vaglielo a dire alla gente che dopo sono migliorato molto e adesso mi son venuti anche gli occhi azzurri di Paul e i pettorali di Brad... doveva essere un giorno felice, il mio compleanno, e invece piango e tiro su col naso, resterò tutto il giorno in camera al buio
RispondiEliminase mi mandi quella con te skipper, giuro che stavolta la metto per farmi perdonare
Elimina52 anni sono già una bella cifretta. Complimenti: se li porta proprio bene, almeno a giudicare dalla cartolina. Forse, dovendo trovare una pecca, gli occhiali troppo grandi? Ma magari sbaglio io. Pilon.
RispondiEliminaComunque auguri. Evviva evviva!
RispondiEliminapilon, ma tu quando compi gli anni che ne ho delle altre cartoline
RispondiEliminaIl 6 febbraio. Ma tanto Su Fogu, a un capitolo al giorno, a febbraio ci arriva comodamente.
RispondiEliminaAuguri caro Enrico, sono ancora in tempo?
RispondiEliminagrazie, ma chi sei? neanche l'editore lo sa, qualcuno lo sa? non ci dormo la notte, magari mi assomigli, sei mica il mio fratello gemello che mi è stato nascosto?
RispondiEliminaChiedo scusa per il ritardo, ci sono anch'io ad augurare a enrico un vecchio buon compleanno.
RispondiEliminagrazie matisse !
RispondiEliminaEnrico C.