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domenica 26 febbraio 2012

capitolo dodici


Sono a corto di idee quindi riciclo il mio incipit una scultura di antony che casualmente coglie l'attimo in cui l'anima esce dal corpo


DODICI

Camilla parla poco di sé, però ogni tanto qualcosa dice. Abita a Villa Borghese, è barbona per scelta, e cambia cespuglio ogni notte, dice non si sa mai. Prima di fare la barbona era docente universitaria e qui le cose cominciano ad essere confuse, un giorno dice che insegnava storia della filosofia, un altro filosofia della storia, altre volte solo folosofia o storia, per noi però è lo stesso. Quel che è certo è che un bel giorno ha capito che era necessario cambiar vita, così ha fato un bel falò con le sue pubblicazioni mettendoci proprio tutto, libri, articoli, curatele, voci enciclopediche, edizioni, tutto, e sopra ci ha cucinato le salsicce. Poi ha fatto un fagotto mettendoci Moby Dick, lo spazzolino e le sigarette e se n’è andata.
Il marito è rimasto di stucco ma poi ha capito, i figli erano dispiaciuti ma poi hanno approvato, mamma è così dicevano. Lei è andata per un po’ a ramengo e poi ha deciso che il luogo più bello del mondo è il laghetto di Villa Borghese. Perché? Perché è pieno di avannotti, questa è sempre la risposta e a noi va bene.
A un certo punto ha avuto un’avventura che l’ha condotta in posti bellissimi del mediterraneo a bordo di un veliero d’epoca, ma anche questa è una storia confusa, piena di incongruenze, tra i personaggi c’è addirittura Dio in persona e allora chi di noi aveva creduto a tutto il resto se è appena appena agnostico pensa che sia tutta una magnifica bugia.
Io però al suo passato universitario ci credo, perché è la sola degli amici di Ponte Sisto ad essere numero uno molto colta, numero due capace di organizzare il discorso in modo coerente e logico, numero tre didattica, nel senso che quando decide di parlare vuole che ci disponiamo ordinati sul parapetto del ponte (ristrutturato da Clemente VIII, ce l’ha detto lei) e l’ascoltiamo come fossimo suoi studenti, chi può deve prendere appunti. Alle sue lezioni di storia o filosofia non partecipiamo solo noi amici, si unisce sempre qualche passante sfaccendato, anche qualche giapponese.
Poi ci da un paio di settimane per riflettere e alla data prestabilita cominciano gli esami, sempre sul parapetto clementino, attenti a non cadere di sotto. Una volta Nello era impreparato e Camilla voleva bocciarlo, ma lui (parecchio ubriaco) ha minacciato di buttarsi con un carpiato, urlava allora faccio un carpiato, proprio così. Camilla gli ha dato diciotto ma ci ha fatto capire che non si meritava neanche un dieci. Prima gli ha chiesto quali fossero le aspirazioni e le forze morali che componevano l’Italia postunitaria secondo Federico Chabod, ma Nello ha emesso un rutto sganasciandosi subito dal ridere. Poi gli ha fatto via via domande sempre più semplici, ma non c’era niente da fare, così si è rassegnata a fargli una domanda facilissima, i sette re di Roma, manco quelli sapeva. Allora Ciocci, che faceva da assistente (lo facciamo a turno perché nel verbale sono necessarie due firme), gli ha chiesto i sette nani, di nuovo scena muta, solo Pisolo e Mammolo, ma solo perché Ciocci lo aiutava con Pis…Piso…Pisol… Camilla l’ha guardato severa e lui ha detto che sapeva a memoria i nomi dei mesi, ma è arrivato solo a marzo. Ha preso diciotto perché ha insistito a recitare Roma nun fa la stupida stasera, insieme a Bob che la sa tutta.
Un giorno ha voluto fare l’esame un fuori sede, un barbone australiano che diceva di essere lì con una borsa Erasmus, gli abbiamo chiesto di farcela vedere questa famosa borsa ma lui ha risposto che se l’era dimenticata nel saccapelo, sotto il ponte. Tutto questo l’abbiamo detto in inglese, il nostro inglese di gesti inarticolati e risate da smascellarsi. L’esame è stato memorabile, c’era il pubblico delle grandi occasioni, sembrava una seduta di laurea con le mamme, i parenti, gli amici eccetera, ma erano solo passanti. Sullivan, l’australiano, era seduto sul parapetto e noi intorno a fare i docenti con l’aria pensosa di chi sa l’opera omnia di Benedetto Croce a memoria. La prima domanda l’ha fatta la Presidente della Commissione, Professoressa Camilla.
“Tell me something about Sisto IV, please”
“You mean the Pope, don’t you?”
“Indeed”, fa Camilla, e noi giù a ridere come pazzi per l’indeed, dimenticandoci il ruolo di docenti.
“Pope Sixtus IV, born Francesco della Rovere, was Pope from 1471 to 1484. His main accomplishments as Pope included building the Sistine Chapel, establishing the Vatican archives and the Spanish Inquisition and annulling the decrees of the Council of Constance. He was famed for his nepotism and was personally involved in the infamous Pazzi Conspiracy. He was also responsible for transforming Rome to the Renaissance”
Scoppia un applauso da far cadere il ponte, Camilla lo abbraccia, gli dice che non ha mai avuto un allievo così bravo e che da adesso è cultore della materia presso la sua cattedra, in attesa naturalmente di un concorso per ricercatore o addirittura associato. Noi rimaniamo tutti molto gelosi, vorremmo buttarlo di sotto, poi ci calmiamo. I giapponesi gridano bis, Sullivan li accontenta.
“Upon election to Pope he adopted the name Sixtus, a name that had not been used since the 5th century. One of his first acts was to declare a renewed crusade against the Ottoman Turks in Smyrna. Fund-raising for the crusade was more successful than the half-hearted attempts to storm Smyrna, with little to show in return. Some fruitless attempts were made in unification with the Greek Church. For the remainder of his pontificate he turned to temporal issues and dynastic considerations”.
Ancora applausi. Camilla per la felicità sale in piedi sul parapetto e intona Casta diva accompagnata da Manfredi alla fisarmonica:

Casta diva che inargenti
queste sacre antiche piante,
a noi volgi il bel sembiante
senza nube e senza vel.
Tempra tu de’ cori ardenti,
tempra ancor lo zelo audace,
spargi in terra quella pace
che regnar tu fai nel ciel.

La folla è in delirio, urla, applaude, batte i piedi, chiede il bis, molti si abbracciano come a capodanno, si baciano. Dai due lati del ponte accorrono frotte di turisti, soprattutto tedeschi e giapponesi.
“Was passiert?”
“Keine Ahnung, da singt jemand.”
“Komm, lass uns mal nachsehen.”
Un vigile preoccupato che il ponte crolli (poi tocca a Ratzinger ristrutturarlo e devono chiamarlo Ponte Benedetto) si mette a dire circolare, ma quando Camilla attacca l’aria della Regina della notte assiste anche lui rapito al miracolo della barbona che canta l’aria mozartiana meglio di Wilma Lipp o Edita Gruberova.

Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen,
Tod und Verzweiflung flammet um mich her!
Fühlt nicht durch dich Sarastro Todesschmerzen,
So bist du meine Tochter nimmermehr.
Verstossen sei auf ewig,
Verlassen sei auf ewig,
Zertrümmert sei’n auf ewig
Alle Bande der Natur
Wenn nicht durch dich Sarastro wird erblassen!
Hört, Rachegötter, hört der Mutter Schwur!

Nessun applauso, l’emozione è troppo forte, c’è solo un silenzio irreale, fantastico, magico come il flauto dell’opera. Camilla scende dal parapetto, beve un goccio di Tavernello e si accende un toscanello. Solo dopo la prima boccata la folla esplode in un coro di giubilo a quattro voci diretto dal vigile di prima. Ciocci passa col cappello e sottrae portafogli, un’occasione così non capita spesso. Però seleziona per bene le vittime, le sceglie molto antipatiche per non rovinare agli altri il ricordo di quella splendida serata romana. Come fa a distinguere chi è antipatico da chi ne ha solo la faccia? Io non lo so, comunque mi fido, Ciocci vede molto meglio di me, vede dentro le persone, forse vede addirittura le anime, anzi adesso che ci penso deve essere proprio così, perché è l’unico dei miei amici che non batte ciglio quando racconto i miei traslochi. Se ad esempio dico ricordo che da molecola carboniosa avevo sempre pensieri torbidi Nello e Terzi si smascellano per terra, Camilla si gratta perplessa, Bob e Manfredi guardano nel vuoto ubriachi e l’unico che ascolta è Ciocci.
Nel capitolo 13 trascrivo una nostra chiaccherata recente.

17 commenti:

  1. La copertina è perfetta, ho visto la scultura decine di volte in questi giorni ma solo adesso mi rendo conto che è in tema (hai solo fatto finta d'essere a corto d'idee, questo è chiaro).
    Mi devo sempre trattenere dal far commenti al testo, l'ho scritto io, però ogni volta che mi leggo sul monitor mi fa uno strano effetto, come se lo leggessi per la prima volta o dopo molti anni (lo so, adesso0 Ged e Pilon si scateneranno, mi accuseranno di averlo scritto chissà quando o addirittura di averlo rubato a qualcuno: si accomodino pure quei due malfattori, vuol dire che marciranno più a lungo nelle patrie galere, eh eh!
    E.

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  2. Riguardo alla galera e ai post di ieri sera, guarda che ti stai confondendo. Secondo le vostre infondate insinuazioni Pilon è l'alias di Pietro Porcu e Ged quello di Gavino. Questa caduta in contraddizione sarà uno degli elementi decisivi che vi farà perdere la duplice causa per diffamazione.

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  3. Non ho mai conosciuto tale Pietro Porcu, non sono mai stata usata come corpo contundente e nell'Universo, che io ho esplorato integralmente, di cui conosco tutti le stanze e i più minuti recessi (cassetti compresi), non esiste alcun luogo chiamato Platamona.

    La gatta Melody

    P.S. Forse dovevo postare questo commento nella pagina di ieri, ma avevo paura, vista la sua rilevanza, che non venisse letto. Può l'editore dare un'indicazione su qual'è in questo caso la scelta più opportuna?

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  4. ho appena finito di leggere due testi suggeriti dall'autore, le "Lettere dal carcere" di Pietro Porcu e le "Lettere dal carcere" di Gavino Porcu: sono identici! Come si spiega? L'editore Laterza può dirci qualcosa? O almeno gli autori!
    Mauro

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  5. Lettera dal carcere n.2

    A Mauro

    Scusa, caro Mauro, se la lettera presenta qualche traccia di umidità, non sono certo lacrime, ma gli schizzi della Jacuzzi. Mi fa piacere che abbia letto la raccolta completa delle mie lettere, mi stimola ad andare avanti in questo mio nuovo hobby. Il fatto che tu denunci ha una spiegazione molto semplice. Pietro ha sempre avuto una specie di malattia, di deficit mnemo-temporale che lo porta ad attibuirsi, in completa buona fede, delle invenzioni altrui. Deve aver letto tutte le mie 100 (1+33+33+33) lettere e a furia di raccontarle se ne è appropriato. Pensa che una volta pretendeva di aver dato lui il soprannome a tutti i miei 27 compagni di scuola che non aveva mai conosciuto!
    Forse pensa di aver dato il nome Mauro anche a te, ah, ah, ah!

    Gavino Porcu (anima ecc. ecc.) gestore ecc. ecc.

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  6. Mi sembra davvero un problema stare dietro a tutti questi post. Se rispondo ad un post vecchio (che poi sarebbe più corretto definire un "ante", o sbaglio?), rischio di non essere letto e questo mi infastidisce perché partecipo al blog solo per essere letto IO (IO, IO, IO...).

    Se posto sul post nuovo (post, appunto), guadagno in rilevanza ma si perdono le connessioni con i post "ante". E questo non va bene (vedi l'ingiuriosa accusa al Dipertimento di Architettura o le baggianate di Gatta Melody (che peraltro fornisce bibliografia vecchia come il Cucco (Gigia la tabaccaia?) e priva di ecitazione, di ranking e di referee se vuoi anche blind.

    Allora faccio una proposta: l'editore faccia due blog, uno dedicato al romanzo di EC (che si può leggere o non leggere, non importa) e uno dedicato ai fatti nostri, più ordinato e meglio organizzato.

    NOTE IN CALCE:
    Ieri ero a Ponte Sisto e non ho visto nessuno.

    Mi stanno venendo le rughe e ho il pensiero legnoso: probabilmente sto diventando una statua.

    La mia identità non c'entra nulla con i gemelli Porcu. Pilon (Pilòn) è un personaggio di Pian della Tortiglia, al quale mi piacerebbe assomigliare perché è uno spensierato, irresponsabile e casinaro, ma non mi è mai riuscito perché sono un ansioso, iper-responsabile e ordinato in modo maniacale.

    La mia identità vera è la seguente: Mauro Mauro Mauro (il cognome è il primo, quello di mezzo un affettuoso sopranome).

    Pilon

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  7. Caro Pilon,
    se è vero che sei come ti definisci, ossia "ordinato in modo maniacale", bè allora ti consiglio di leggere anche il romanzo perché è su di te, forse cambierò titolo: "Vita e opinioni di Mauro Pilon, gentiluomo". Però c'è la possibilità che dividi con me alcune ossessioni (l'ordine innanzitutto) e allora cambierò il titolo in "Vita e ossessioni di Pilon y Pilon, gentiluomini".
    Quanto al blog "su di noi" va benissimo, questi continui commenti su questioni giudiziarie, chi va a prendere i bambini a scuola, panforte e addirittura cozze distraggono dal romanzo e allontanano il lettore serio: chi può continuare a leggere dopo aver scoperto nei commenti la mia vera natura di coglionazzo? Quindi va benissimo il blog "su di noi" ma a chi ti riferisci? Anche a Melody, Mauro e Fabiana?
    E.

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  8. Appena si fa una proposta costruttiva nasce il conflitto. Io appoggio Pilon. Apri un altro Blog e poi si vedrà (ma Fabiana era quella con la visiera che avevi rimorchiato?)
    Roscia

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  9. Che lo apra Pilon un altro blog, io ho da fare! Fabiana non la conosco e non ho mai rimorchiato una con la visiera al night di Capo Falcone, è tuo marito che doveva farlo per aver perso a scopone scientifico ma si è rifugiato in bagno ed è fuggito dalla finestra graffiandosi coi rovi. Attenti a rivangare il passato, non c'è stoffa che sia senza macchia.
    E.

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  10. Vabbè, è troppo complicato aprire un altro blog. Quindi restiamo su questo, che mi sembra bellissimo e molto ben organizzato. Pilon

    P.S.: la verità vera è che sono viscido e mi alletta molto essere il personaggio del romanzo su Pilon y Pilon. Mauro Mauro Mauro.

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  11. Ormai faresti qualunque cosa pur di far leggere il tuo romanzo. A Gavino Porcu gli assicuri che ci sarà una rissa, a Pilon addirittura gli dici che il romanzo è su di lui!
    E noi, affezionati lettori che ti leggiamo per pura passione, che ti amiamo per quello che sei: geniale, imprevedibile, tenero, egocentrico, maniacale, narciso?
    Ma sì, è giusto, a noi basta il puro godimento, l'estasi e la sofferenza della lettura.
    Avanti così!

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  12. ged è falso! Dopo avere postato ride di Enrico Careri e chiama i suoi migliori amici al telefono per diffamarlo
    Roscia

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  13. che E. rimorchiò in discoteca una fanciulla con la visiera è la pura sacrosanta verità, ma anche purtroppo anche tutto il resto, in questo blog quello che manca purtroppo è la fantasia,

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  14. In questo blog "quello che manca è la fantasia"? Come puoi scrivere una cosa del genere? Sei matto? In questo blog c'è solo fantasia, malata però. Innanzitutto quella con la visiera è pura balla, e il giorno dopo non è vero che voleva venire in barca. Secondo è una bugia che Gede chiama i suoi amici per ridersela dell'autore, se così fosse, se solo ne avessi la prova, bè allora ci sarebbe solo una cosa da fare: Ponte Sisto. Qui però mi preme notare che da qualche giorno si è intrufolata tale pericolosissima Roscia, quella delle "ecitazioni", e già pensa solo a quello, la quale scrive messaggi di pura zizzania per vedere l'effetto che fa. Ha scritto che Pilon legge solo i commenti, anzi peggio, si vanta con gli amici di leggere solo i commenti, come a dire "del romanzo me ne sbatto, ma chi se la legge quella rabo?". Poi non contenta dice di Ged che ride di me al telefono, perfida. Mi limito a osservare che nelle carceri esistono le sezioni femminili.
    E.
    (perché non continuare qui le nostre quisquilie e lasciare ai lettori seri i commenti dei prossimi capitoli?)

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  15. non mi toccare roscia, che è l'unica che apprezza il mio lavoro tanto da avermi promesso una pubblicazione e una mostra a N.Y.

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  16. Se te l'ha promessa Roscia la mostra non è come pensi tu, è una mostra.

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  17. Cari Fratelli,ma quanta competizione e quanto rancore!E chi è questa Roscia, che inquina, con ricordi finti, con vere bugie, con menzogne verosimili? Chi siamo noi, dove andiamo, obnubilati da sentimenti negativi, col cuore pieno di odio e desiderio di vendetta?
    Le dolci pagine dell'autore ci riportano al giusto sentire e al giusto vivere. Che animo nobile deve possedere! E di chi è quest'animo, non è certo roba terrena, ma puro spirito, e di spirito parla il romanzo, che ci fa librare interiormente verso sfere celesti e verso Entità supreme. Solo amandoci l'un l'altro saremo felici, solo amandoci l'un l'altro Panizon venderà le sue sculture
    Un abbraccio affettuoso (Pilon capirà)
    Suor Roscia

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