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lunedì 20 febbraio 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo quattro


La foto in copertina è di Mark tipple



QUATTRO

Chi produce l’anima? E chi decide dove andrà quando la sua casa crolla sotto il peso degli anni? Difficile rispondere, bisognerebbe credere in qualcosa, un dio che ha creato il mondo o roba del genere. Personalmente sono agnostico, non credo in nulla, mi limito a osservare la realtà e ad azzardare conclusioni. Osservo dati empirici che si mostrano in tutta la loro materiale evidenza e formulo ipotesi concrete. Seguo ad esempio gli spostamenti della mia anima nelle centinaia di migliaia di corpi ed oggetti che ha abitato da quando ero una semplice molecola, ne considero il carattere immutabile ed eterno (sono sempre stato mite e gentile) e ne deduco che siamo solo involucri dello spirito che alberga in noi per la breve durata della vita, dunque poco più che vestiti. Quando moriamo l’anima compra vestiti nuovi, si rimette a nuovo, ma sotto è sempre la stessa. Ecco, più o meno è così che stanno le cose. E allora è inutile piangere i nostri morti, è tempo perso, bisogna capire invece dov’è finita l’anima dell’estinto, magari non è andata lontano. Sempre che fosse un’anima bella, altrimenti vada pure a ramengo, non la rimpiange nessuno.
Per non perdere tempo nella ricerca, visto che può essere volata in mille posti diversi, un budino, un gallo, un chirurgo plastico, è utile leggere questo capitolo con molta attenzione, forse anche quelli che seguiranno, ancora non ho un piano preciso. Perché l’argomento è tra i più importanti e affascinanti, e ha pure un’utilità pratica visto che aiuta orfani, vedove eccetera a ritrovare i loro cari. Ci sono stati molti casi di vedove che si sono sposate il giorno dopo che è morto il marito, segno che hanno individuato subito il nuovo involucro della sua anima e non volevano lasciarselo scappare. Lo so, si può sostenere che era l’amante già da prima, che magari l’ha pure aiutata ad accoppare il marito, ma perché non immaginare una storia più bella e romantica? Perché dobbiamo sempre pensare al peggio?
Allora, cominciamo col dire che nelle attuali fattezze di pittore di nature morte, dunque di essere umano in pieno possesso della scrittura, visto che sarebbe impossibile da sasso o cespuglio, ho scritto un elenco degli involucri che hanno ospitato il mio io dagli anni avventurosi e terribili in cui nuotavo nel brodo caldo insieme a migliaia di coacervati di nucleotidi ed enzimi, a quelli grigi e globalizzati del ventunesimo secolo. Occupa trenta tomi manoscritti in formato oblungo (24,5 x 34 cm), ciascuno di 250 pagine, con coperte in pelle allumata di maiale e nervature in rilievo, segnati Inv1 e seguenti (Inv2, Inv 3, etc), dove Inv sta per involucro e il numero indica grosso modo il periodo cronologico.
I primi due tomi elencano gli involucri che precedono la comparsa dell’homo sapiens, circa 200.000 anni fa. I successivi otto arrivano fino alla nascita di Cristo, tutti gli altri, molto più precisi e dettagliati, percorrono gli ultimi venti secoli. Inutile dire che per i primi sono stato volutamente sintetico, più che riportare tutti gli involucri, che sarebbe stato ripetitivo e inutile, ne ho elencato le diverse tipologie basandomi naturalmente su dati scientifici aggiornati. Io sapevo di esistere, ma non mi vedevo, quindi avevo ancora una vaga coscienza delle mie componenti cellullari e delle unita strutturali e funzionali elementari. A partire grosso modo dal nono secolo a.C. ho cercato di essere più preciso, ma molte cose non le ricordo più e me ne scuso con il lettore. Gli ultimi sei tomi, che coprono i secoli XIV-XX, sono invece perfetti, c’è tutto, anche un apparato critico di riferimenti storici a piè di pagina. Il XXI secolo non l’ho ancora iniziato, sono nato nel 1960 e ancora a Dio piacendo ho una trentina d’anni da vivere in questo involucro, che detto tra parentesi mi piace molto, più di qualsiasi altro.
Una volta concluso l’elenco, che mi ha tenuto occupato per quasi cinque anni sottraendo tempo alla mia professione di pittore, ho cercato di capire se c’era un disegno nell’alternarsi dei differenti involucri. Ad esempio, nel secolo diciottesimo sono stato prima musicista a Roma (erano gli anni del grande Corelli), poi nel 1717 sono diventato una mucca, ma per pochi anni, mi hanno macellato quasi subito, poi un cespuglio di lentisco, andato a fuoco nel celebre incendio del 1723, e poi una puttana di lusso, un fiume, un dipinto di Giovanni Paolo Pannini, un prete e una matita. Difficile capirci qualcosa, però a ben vedere tutti questi involucri si trovavano nell’area tutto sommato circoscritta dell’attuale provincia di Roma. E anche in seguito fino ad adesso mi sono spostato poco, se si eccettua il periodo bellissimo trascorso a Londra all’inizio dell’800 e gli anni pure splendidi di New York, verso la metà del secolo scorso (ero una stella del New York City Ballet di George Balanchine, non so se mi spiego!). Questo è già un buon punto di partenza per chi cerca l’anima del caro estinto, sa che non è troppo lontana da casa.
Ma come si fa a trovarla se è un fiume o una mucca? C’è solo un modo, e non è semplice. Innanzitutto bisogna mettere bene a fuoco i caratteri psicologici dell’estinto, i suoi modi di fare, le sue convinzioni, le sue passioni eccetera, senza però inventarsi nulla, e questa è la difficoltà principale, il vero scoglio, che tra l’altro col passare del tempo aumenta sempre più rendendo quasi impossibile la ricerca. Perché si sa, chi ama il proprio partner, quando viene a mancare comincia a idealizzarlo, dimentica i suoi difetti, le sue meschinità, gli egoismi, e ne fa una specie di santo. E più passano i mesi e gli anni e più quell’uomo o quella donna diventano come Padre Pio, buoni e bravi, senza macchia, mentre di sicuro di errori ne hanno fatto come tutti, perché non esiste stoffa che non si sia macchiata almeno una volta.
Se invece si riesce ad essere imparziali, lucidi, allora è possibile individuare quei due o tre aspetti fondamentali che riassumono la persona amata non solo in un’altra persona ma anche in un sasso. Provare per credere. Io ci son riuscito una decina di volte e in un caso, devo dire molto fortunato, anzi unico, ho riportato a casa ciò che mi era stato tolto, la mia dolce metà, la donna che più di tutte ho profondamente amato e che purtroppo era finita in un dirupo durante una scampagnata a Canale Monterano. Pochi giorni dopo il funerale l’ho riconosciuta nel negozio di un antiquario, era sicuramente lei e l’ho subito comprata, anche se mi è costata un occhio della testa. Ma di questo non voglio parlare, mi viene un groppo allo stomaco perché la ferita è ancora aperta: devo riconoscere infatti che l’oggetto antico le somiglia molto ma non è la stessa cosa.
Ma adesso c’è Adele, per fortuna c’è Adele. Adele è una norvegese delle foreste, una Norsk Skogkatt, quindi per esclusione (visto che non so lo scandinavo) se Norsk sarà del nord e katt gatto, direi che Skog è foresta. Questo delle parole tedesche e nordiche costituite di due o tre parole cucite insieme è uno dei miei passatempi preferiti, molto meglio delle parole crociate e del sudoku. Adele pesa dodici chili ma non è grassa, è giusta per la sua razza vichinga, i Norsk Skogkatt (plurale Skogkatten?) sono gatti molto grossi, ma anche agili e forti. Alcune leggende norvegesi raccontano che Freyja, dea dell’amore e della fertilità, vagasse per il mondo su un carro trainato da due grossi gatti dal pelo lungo cercando il suo consorte Óðr, e anche che Thor, dio del tuono, fu sottoposto ad una prova di forza che consisteva nel sollevare un grosso gatto. Era di sicuro un Norsk Skogkatt.
Adele mi fa compagnia e mi protegge dai ladri, è un gatto da guardia. E poi mi scalda i piedi quando dipingo. L’unica seccatura è che vuole mangiare croccantini freschi alle tre di notte. Quelli che le lascio nella ciotolola la sera prima non li tocca, li vuole freschi di scatola. Quindi mi devo alzare e interrompere il sogno, perché io sogno sempre, anche da sveglio. Se non mi alzo (perché il sogno presenta caratteri avventuroso-erotici) quella si mette a grattare la porta e questo proprio non lo sopporto, me la rovina tutta. Sono affezionato ad Adele, ma certe volte preferirei cambiarla con una norvegese donna, così risolvo il problema della porta e forse dei sogni.

3 commenti:

  1. ho anticipato il 4° capitolo per soddisfare lwe continue richieste degli impazienti

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  2. Non era nei patti, adesso devo far nottata per scrivere il quinto. E i miei sogni?
    EC
    (attento agli errori! fai sempre errori! rileggi almeno una volta!)

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  3. il quinto l'ho già scritto io
    e sarà pieno di errori

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