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sabato 18 febbraio 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo uno

UNO
Più o meno succede come ho appena detto, come al Commendatore dopo il duello con Don Giovanni, e dal seno palpitante sento l’anima partir…proprio così. Se uno ne ha il tempo, se non capita troppo in fretta o nel sonno, sente l’anima partir, si accorge che esce e il corpo resta lì come un sacco vuoto. Appena è uscita parte a razzo come un palloncino che si sgonfia rapidamente, e poi fa un viaggio impossibile da raccontare, come i sogni che dimentichiamo al mattino, di cui resta solo un’idea vaga di storia folle e spericolata.
Parte e arriva dove arriva, decide il caso o forse Lui, questo non lo so. È già tanto che dica il resto, e se lo dico è perché lo so, non invento niente. L’anima parte e finisce in una mucca, un pesce martello, un maniscalco, un albero, qualunche cosa, compresi i sassi. Poi qualcuno rompe l’albero o il maniscalco e gli tocca fare un altro trasloco.
Perché nessuno lo sa? Tanto per cominciare non è vero che nessuno lo sa, molti l’hanno capito benissimo, ci sono i segnali, i déjà vu, ma soprattutto i talenti naturali, quelli che nascono già bravissimi a fare lavoretti di idraulica o elettricità perché prima erano idraulici o elettricisti, oppure che a sei anni già scrivono concerti e sinfonie perché l’hanno già fatto nella vita precedente, vedi Mozart che prima era Giacomo Antonio Perti.
Lo so, Giacomo Antonio Perti è morto il 19 marzo del 1756 e Mozart è nato due mesi prima, il 27 gennaio, ma sono dettagli, vorrà dire che all’inizio Wolfgang era solo un corpo che frignava nella culla e poi a due mesi ci ha traslocato dentro l’anima di Perti. A Mozart non poteva andare meglio, Perti possedeva una solida tecnica contrappuntistica e a lungo era stato maestro di cappella nella basilica di San Petronio a Bologna, dove già nel ‘600 si faceva musica sul serio. Era stato suo allievo Giovanni Battista Martini, che più tardi aveva provato a insegnare qualcosa a Mozart ma Mozart la sapeva già. Per forza la sapeva già! Gliela aveva insegnato lui!
Quindi, per tornare a quello che stavo dicendo, non è vero che nessuno lo sa, molti di sicuro lo intuiscono ma non ne hanno le prove. I déjà vu sono solo sensazioni, non prove certe, anche se spesso sono così forti che solo un carciofo può ostinarsi a non credere alla reincarnazione. Termine comunque inappropriato, perché non ci si reincarna, è l’anima che trasloca.
Io invece lo so per certo. Ci ho pensato se è il caso di dirlo o no, mannaggia alla pupazza se ci ho pensato, poi ho deciso di dirlo, se non lo faccio io non lo fa nessuno, nessun altro è capace. Adesso mi spiego meglio. Questo dell’anima che trasloca è un dato di fatto, la scienza non può provarlo ma è così. Nel mio caso c’è stato un errore in fase di progettazione o forse di assemblaggio, è andato perso il meccanismo che ci rende inconsapevoli del passaggio da un corpo a un altro. Lui si è distratto un attimo, forse per grattarsi un prurito, e quel meccanismo è finito chissà dove, per terra, in una pozzanghera. Col risultato che io sono consapevole dei miei spostamenti e ogni volta che muoio non ne faccio una tragedia. So che finirò da un’altra parte.
Ma non è mai una passaggiata, il viaggio è turbolento, c’è un sacco di nebbia, violenti spostamenti d’aria, improvvise variazioni termiche, e poi puoi diventare sasso, cavallo, ministro, tutto. È sempre una sorpresa. Puoi esser fortunato e migliorare parecchio il tuo stato sociale, ma anche molto sfigato e finire sasso o minatore che poi è lo stesso. Io ho perso il conto delle cose che son stato, forse ero già mela ai tempi di Adamo ed Eva, ma non mi hanno morso, devo esser caduto a terra. Caduto o caduta?
E già, da mela ero femmina. Son stato femmina molte volte, poi lo racconto. Adesso voglio dire che quel meccanismo finito in terra o in una pozzanghera mi ha rovinato la vita, perché sapere che la vita è eterna all’inizio tranquillizza ma poi diventa un tormento. Ti mette tranquillo o tranquilla perché non temi la morte, affronti la vita con coraggio, vai in battaglia a infilzare i nemici senza paura d’essere infilzato. Va detto che la lama che penetra nello stomaco fa comunque male, ma quando capita è come dal dentista, sai che prima o poi il dolore finisce.
Alla lunga, come dicevo, questa eternità arriva proprio a stancare, non si vede la fine, si comincia sempre da capo, pannolini pieni di cacca perché la mamma s’è scordata, la scuola, i compiti, le poesie a memoria, Vincenzo Monti, Oh se lontano dalle ree cittadi / in solitario lido i giorni miei / teco, mi fosse trapassar concesso, uno strazio, e poi di nuovo i Promessi sposi…una tortura…e Annibale che valica le alpi e invade l’Italia…
Io ho combattuto tutte le sue battaglie, quella del Ticino del 218 a.C., quella della Trebbia lo stesso anno, quella del lago Trasimeno del 217 e l’ultima di Canne del 216, dove mi hanno ammazzato, mi ero distratto un attimo. Ricordo bene tutto, ma quando la maestra legge le imprese di Annibale devo star zitto, se dico che non è andata proprio così si mettono tutti a ridere, se dico ma io c’ero finiscono sotto i banchi piegati in due. Devo far finta di nulla e se la maestra mi interroga racconto le bugie scritte sul libro.
Potessi scrivere io la storia delle guerre puniche…sarebbe proprio bello…soprattutto racconterei la vera storia di Publio Cornelio Scipione il vecchio…un tipo in gamba…ma non posso, devo prima traslocare in uno storico di professione. Ma non decido io, è il caso o forse Lui. Se è Lui bisogna dire che è molto bravo a dare a tutti la possibilità di vite completamente diverse, vite comode e poi scomode, felici e infelici, noiose ed eccitanti, lunghe e brevi. Io mi accorgo della differenza, gli altri no, ma potrebbero essercene altri come me.
Insomma studio Vincenzo Monti per la ventesima volta e mi vengono le lacrime agli occhi per la disperazione, Oh se lontano dalle ree cittadi…e mi pento, mi pento di non averlo ucciso quel giorno di marzo del 1772, quando lo conobbi ad Alfonsine e compresi il pericolo che sarebbe stato per milioni di scolari. Ero a pranzo dai genitori, Fedele Monti e Domenica Maria Mazzari, miei cari amici, e lui, allora diciottenne, volle recitare alcune poesie della sua prima raccolta ancora inedita, La visione di Ezechiello, che pochi anni dopo l’avrebbe condotto in Arcadia. Disse che quei versi sarebbero stati recitati dai posteri fino alla fine dei giorni e delle notti, faceva il poeta anche a tavola, insopportabile e pieno di sé. Io potevo farlo fuori, ucciderlo, e non l’ho fatto.

8 commenti:

  1. E' la decima volta che provo a mandare un commento, spero che sia quella buona.
    A che ore esce il prossimo capitolo? Non vedo l'ora di leggerlo e il bello che non sono neanche un amico dell'editore e tanto meno dell'autore.

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  2. è bravo.
    poi questa cosa dell'anima che fischiando fuori l'aria a razzo finisce chissà dentro cosa, non mi lascerà stare non so per quanto.
    ecco, viene da giocare a scegliere.
    ora ci penso.
    anche se so che non si può mai scegliere. che si sia eterni o meno.

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  3. anch'io l'ho sempre saputo senza poterlo dire, e so di alcuni traslochi

    barbara

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  4. Sono contento
    di postare un commento

    Pilon

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  5. mi piace---

    ma come si fa ad aggiungere nuovi amici?

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  6. Anita Pesce19/02/12, 12:02

    E' un'idea bella, è scritta benissimo. C'è leggerezza pensosa (Calvino) e questo fa ben sperare che il viaggio sarà un bel viaggio...

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  7. Pilon si chiede: "se le anime non fanno che traslocare, come si spiega la sovrapopolazione mondiale?" Ecco la risposta: molti non ce l'hanno, son semplici involucri. Le prove scientifiche sono tante, ad esempio la celebre canzone "Bella senz'anima". Mi chiedo invece il significato dell'imprecazione romana "L'anima de li mortacci tua!" Che mai vorrà dire?

    (anonimo?)

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  8. "li mortacci tua" sono per l'appunto la prova che qui si tratta di romanzo storico!

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