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sabato 25 febbraio 2012

Adesso ALTRE PECORE capitolo undici


Siccome pare che l'anima pesi 21 grammi e mezzo, nel caso delle formiche sembra ci sia un'unica anima per ogni formicaio, per quello si riportano sempre dentro i cadaveri delle formicuzze che io sadicamente uccido per i miei esperimenti (l'editore).



UNDICI



Ciocci sostiene di aver studiato furto alla “Sapienza”, un’altra balla spaventosa che non ho mai il coraggio di mettere in dubbio, si dispiacerebbe troppo, ci tiene moltissimo al suo curriculum accademico. Basterebbe dire che non esistono corsi di laurea in furto perché la professione del ladro è tradizionalmente al di fuori della legge e potrei aggiungere che è universalmente noto che l’apprendimento è interamente basato sulla trasmissione orale, spesso di padre in figlio (il primo racconta i suoi colpi al secondo) e sull’apprendistato, come per idraulici e falegnami, prima si passano i ferri al principale e poi a furia di osservarlo alle prese con grimaldelli e piedi di porco si fanno le prime esperienze sotto lo sguardo vigile del titolare e se va bene ci si mette in proprio. Invece non dico nulla, ascolto e scuoto leggermente il capo.

Ciocci sostiene di esser nato a Madonna della Neve, in provincia di Frosinone, e fin qui niente da obiettare. Poi però dice di essersi laureato in furto con scasso col massimo dei voti e la lode alla “Sapienza” di Roma, di aver fatto un master alla Bocconi in clonazioni di Visa Premium, il dottorato a Marsiglia con una tesi su Harrods, che poi sarebbe diventata un libro di successo tra gli addetti ai lavori intitolato Rubare ai ricchi per dare a me. Qui di solito scuoto il capo perplesso, lo sguardo scettico, ma non dico niente.

Quando è particolarmente brillo dice di aver fatto una splendida carriera accademica e di esser stato Direttore del Dipartimento di Appropriazioni Indebite dell’Università di Ragusa, dove avrebbe insegnato Scippo 2 agli studenti della specialistica. In queste occasioni non occorre che comunichi la mia perplessità scuotendo il capo, ci pensa Camilla (che docente è stata sul serio, così almeno dice) sganasciandosi come una tarantolata di Somma Vesuviana.

Lo so, le tarantolate non si sganasciano e a Somma Vesuviana non ci sono ragni Lycosa tarentula, devo essere più preciso con le similitudini oppure evitarle. Camilla si sganascia, si sbellica, si scompiscia, si smascella in preda a una crisi di esplosiva allegria che subito trasmette agli amici di Ponte Sisto, compreso Ciocci che suo malgrado l’ha generata. Di solito la ridarella si trasforma in una danza a metà tra quella degli sciamani australiani e gli indiani Sioux, con Camilla al centro che tarantolando emette canti terrazzati discendenti simili a quelli dei lupi abbruzzesi e noi in circolo che punteggiamo le sue urla con interpunzioni corali galluresi, brevi accordi di terza maggiore sulla parola mba.

Anche in queste occasioni si forma un bel pubblico di passanti e turisti che alla fine della performance applaude chiedendo il bis. Ciocci approfitta della confusione per sottrarre qualche portafoglio, io lo seguo con gli occhi per capire come fa, ma non riesco mai a vedere l’istante in cui la sua mano penetra nella tasca o nella borsetta e ne esce con la refurtiva. È un mago, un artista, l’ho già detto, e poi va anche detto che Ciocci è molto generoso con noi e con la vittima, con noi perché ci offre subito tartine alla polpa di granchio e margaritas, con la vittima perché decide quanto rubare in base al contenuto del portafoglio, se c’è cento porta via cinquanta, se c’è mille porta via tutto, se c’è dieci aggiunge qualcosa lui, e lascia sempre carte di credito e documenti. Ma la cosa più commovente è che questa operazione avviene l’istante dopo il furto, e l’istante ancora seguente il portafoglio è di nuovo al suo posto, una magia.

Poi i passanti passano e noi riprendiamo la routine, osserviamo il Tevere che scorre nel suo antico letto, i rom sui margini a pesca di tinche, i giovanotti che dicono bella a Piazza Trilussa, il traffico impazzito sul lato opposto, e intanto fumiamo un toscano seminuovo raccattato per terra (spesso ce li metto io senza che se ne accorgano, anche se Ciocci di sicuro lo sa, vede tutto).

Io faccio finta di nulla, fumo il mio toscanello appoggiato al parapetto fatto realizzare nel 1598 da Clemente VIII, ma dentro di me resto sempre parecchio perplesso. Insomma, come è possibile che un uomo così sveglio come Ciocci, intelligente, capace di capire da un rapido colpo d’occhio dove sta il portafoglio della vittima, come è possibile che un uomo così racconti cose che stanno per aria come il Dipartimento di Appropriazioni Indebite? Mi chiedo se è solo umorismo sottile o ci creda davvero alle balle che inventa. C’è gente, anche molto intelligente, perfino professori illustri, che inventano storie strampalate e via via che passano gli anni le ricordano come fatti accaduti davvero. È lo stesso meccanismo di appropriazione indebita che si osserva ogni giorno nei luoghi pubblici, c’è sempre qualcuno che ripete opinioni appena lette sul giornale credendole proprie. Non è plagio, perché l’opinione diventa cosa propria e si dimentica la fonte. La storia strampalata diventa accadimento reale. Non è proprio la stessa cosa, me ne rendo conto, l’importante è aver reso l’idea.

Per farla breve non escludo che Ciocci questa storia del Dipartimento di Appropriazioni Indebite l’abbia sognata e poi fatta propria, adesso comunque è vera quanto è vero che Ponte Sisto fu costruito da papa Sisto IV tra il 1473 e il 1479. Non lo costruì di persona, lo fece costruire ai lavoratori dell’epoca, sono stati loro a sudare sette camicie per sette anni, per un totale di 2555 camice sudate da cui però bisogna detrarre le domeniche, circa 350, quindi poco più di 2200, una cifra enorme per l’epoca. Poi il merito è andato a Sisto IV e adesso il ponte si chiama Sisto, una vera ingiustizia visto che è storicamente accertato che lui in quei sette anni non ha fatto altro che solleticare le natiche della moglie del parafreniere pontificio, era il suo hobby. (Qualcuno dice che solleticava direttamente il parafreniere). Nei libri di introito ed esito conservati presso l’Archivio Segreto Vaticano sono indicate le ingenti spese sostenute da Sisto IV per l’acquisto di calzamaglie di seta destinate all’amante e di mutande di lana e panforte per il parafreniere. Proprio così.

La storia della civiltà è fatta di mille ingiustizie, di questo parliamo spessissimo a Ponte Sisto. Camilla è la più battagliera e poi sa un sacco di cose, è lei che ci ha detto che il ponte fu costruito tra il 1473 e il 1479, nessuno di noi lo sapeva. Dai fatti di storia patria si scatena poi la discussione, sempre alticcia ma di buon livello, mai scontata come nei talkshow televisivi, anche se i toni sono accesi come in TV e volano schiaffoni.

Il giorno dopo nessuno ricorda niente, tranne il sottoscritto che è astemio, così capita di ricominciare da capo con lo stesso argomento e capita anche che chi il giorno prima sosteneva una tesi urlando le proprie convinzioni sostenga adesso l’esatto opposto con altrettanto trasporto. L’unica che non cambia idea è Camilla, l’intellettuale del gruppo, abituata evidentemente alla coerenza.

A Camilla intendo dedicare il prossimo capitolo.

8 commenti:

  1. questo capitolo nato all'insegna della calzamaglia
    è un po' palloso, ma se non altro mi consente di andare avanti fino a domani, nella speranza che Camilla faccia il suo dovere

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  2. Non sono d'accordo con l'editore. Io il capitolo l'ho trovato divertente, gradevole, ispirato. Il panforte, la calzamaglia e le mutande di lane non sono state messe proprio nelle fondamenta ma sono incastonate in modo armonico e piacevole.

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  3. So che il Dipartimento di Appropriazioni Indebite è in aspra lotta con quello di Architettura e Pianificazione del Furto su Larga Scala, la cui anima vuole penetrare nel Dipartimento nemico per poter poi fare un unico dipartimento, primo passo verso il grande obiettivo del DIPARTIMENTO UNICO
    Ne sai qualcosa, Pilon?

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  4. Ricevo e trasmetto uno stralcio dell'intercettazione ambientale effettuata questa mattina su richiesta della magistrato di Bustarstizio che segue le indagini sui Sigg. Gavino e Pietro Porcu, alias Pilon e Ged, nell'anticamera del loro legale:
    "Signorina, qui l'affare s'ingrossa, o ci mette mano lei o lo metto in mano all'avvocato"
    Avv. N. Apostolico

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  5. è stato eliminato un commento che riportava nomi eassociati a titoli che potevano ledere le figure professionali dei nominati, prima che mi potesse arrivare il nunzio apostolico ho provveduto ad rimuovere completamente il commento
    d'ora in poi siete pregati di non fare nomi e cognomi riconducibili a persone reali anche se amiche

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  6. ged ma io il "panforte" pensavo fosse un pannello di compensato

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  7. Il commento che hai tolto si riferiva per caso a Giovanni Mosca, nato a Bari il 23 febbraio 1958 ed ivi residente in Via Belluno 13 (tel. 348-9786431)? O a Angelina Del Monaco, nata ad Ancona il 5 aprile 1962 ed ivi residente in Via Tarsio 7 (333-875634)? Mi interesserebbe moltissimo saperlo e anche a Mario Cuomo, Felice Dall'Abaco, Ettore Tolli, Lucia Salerno, Enzo Poli, Giovanna Avitrano, Marco lodati, Ines Vacca, sabrina Di Tulli, Gennaro Napoli, Sandro Mincucci e Andrea Bizzarri.

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  8. giustappunto: vacca, non mucca. era ora. brava ines.

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