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lunedì 20 febbraio 2012

ADESSO ALTRE PECORE capitolo tre




TRE

Viene dal greco ànemos, soffio, vento, e infatti ha consistenza volatile, inafferrabile, come la musica. Negli uomini maleducati e maneschi è un peto, in quelli simpatici e brillanti una volatina di semibiscrome, in quelli sentimentali un arpeggio in minore, in quelli noiosi il controsoggetto di una fuga accademica, in quelli malinconici un tetracrordo cromatico discendente, il cosiddetto passus duriusculus delle arie di lamento. Ma è sempre soffio, vento, musica, per questo rimaniamo incantati ad ascoltare una sonata o un concerto, perché senza saperlo riconosciamo in essa senza saperlo la cosa più preziosa che abbiamo.
In molte religioni e filosofie l’anima è considerata la parte spirituale ed eterna dell’essere vivente che continua a vivere dopo la morte, ma non è proprio così. Non è la parte eterna del singolo uomo o animale per il semplice motivo che trasloca, del morto se ne fotte l’istante dopo che è morto, vola via da un’altra parte e lo lascia coi suoi vermetti a decomporsi. Che continui a vivere invece è vero, in questo senso quindi è eterna, ma non come si crede. Queste cose le so, non me le invento come abitualmente fanno preti, stregoni e altri imbroglioni. È un dato di fatto sperimentato su me stesso da quando ho preso coscienza d’esistere, più o meno dai tempi del brodo primordiale. Lo intuivo già da molecola organica.
Ricordo benissimo il momento preciso. Mi trovavo in una soluzione molto calda di acqua e molecole carboniose che interagendo con i componenti chimici dell’atmosfera terrestre primitiva (metano, idrogeno, ammoniaca) mi avevano partorito in condizioni anaerobiche a causa della totale mancanza di ossigeno nell’atmosfera. Capivo ancora molto poco, questo va detto, ma sapevo di esserci, poi col passare del tempo sono diventato sempre più complesso fino ad assumere le sembianze di uno splendido coacervato formato da nucleotidi ed enzimi.
Già allora, nel lento ma irreversibile processo che accompagnava le mie mutazioni, mi rendevo conto che il passaggio da uno stato all’altro non cambiava il mio modo di vedere le cose e il mio carattere, perché l’anima era la stessa, anzi io ero l’anima. Ed ero già allora mite e gentile, anche se c’era poco da essere educati in quel brodo caldo in cui tutti si scannavano per delle sciocchezze. Oggi diciamo il mondo è una giungla ma quella allora cos’era? Se oggi qualcuno non si ferma alle strisce ci indigniamo e imprechiamo contro il creato perché nessuno, eccetto me, può ricordare che il mondo prima era un marasma sconnesso in ebollizione che se ti distraevi un attimo eri bello e morto. Oggi viviamo in paradiso, ci si scanna lo stesso ma in genere si riesce a vivere a lungo.
Prima dicevo dei gaglioffi arroganti e violenti che quando finalmente spirano emettono un peto, la loro lurida anima. E dal culo palpitante sento l’anima partir, cantano venendo meno. Ma non è esattamente un peto, è una loffia, un soffio puzzolente di quelli che non emettono rumore ma riescono a riempire ambienti anche grandi di una miscela di gas prodotta dai batteri simbiotici e dai lieviti che vivono nel tratto gastrointestinale e di particelle aerosolizzate di feci rilasciata sotto pressione attraverso l’ano. La loffia non fa rumore ma danneggia chi si trova nei paraggi, anche perché non essendo accompagnata da un accordo di ottoni chiunque dei presenti può essere sospettato di esserne l’autore. Nessuno oserà storcere il naso o dire per primo qualcosa perché è noto che su di lui cadranno i sospetti, c’è pure un detto che non ricordo.
Questo peto, quando il gaglioffo è morto, esce rabbioso in cerca di un nuovo appartamento e naturalmente prima di decidere di abitarlo osserva per bene il neonato cercando nei suoi tratti somatici i segni del futuro malfattore. Non è facile perché all’inizio, appena usciti dal ventre materno, siamo tutti irrimediabilmente brutti, potremmo tutti diventare da adulti dei gran figli di puttana, scusate il termine, ma di questo stiamo parlando, di gentaglia che dovrebbe sparire dal pianeta, di feccia odiosa che trascorre intere giornate a peggiorare la qualità della vita nel mondo, visto che ogni cattiva azione, anche la più piccola e apparentemente innocua, si va ad aggiungere alle altre generando un onda deleteria che investe ogni cosa, ogni persona, a centinaia di chilometri di distanza.
Quindi capita che quella flatulenza si sbagli e finisca dentro un uomo o una donna di bell’aspetto, e che quei lineamenti dolci e armoniosi, quel sorriso gentile, quegli occhi che ridono nascondano in realtà cattiveria, perversione e crudeltà. Capita spesso, credetemi, le anime flatulenti dei farabutti si sbagliano spesso. Questo lo so per deduzione, non per osservazione diretta del peto, se pure fosse così non mi credereste, il peto c’è ma non si vede. Lo deduco dal comportamento perfido di tante donne che ho amato, quasi tutte. Quante volte, dopo l’ultima delusione o l’ennesimo tradimento, mi sono detto singhiozzando quella stronza non ha un’anima! Mi sbagliavo, aveva un’anima ma era satura di particelle aerosolizzate di feci, non a caso la trovavo stronza.
Mai giudicare dall’aspetto. Sotto il più angelico degli esseri umani può nascondersi il diavolo, che infatti nelle innumerevoli descrizioni che sono giunte fino a noi da quando esiste la scrittura viene sempre associato all’odore sulfureo che pure caraterizza il peto. Secondo la testimonianza di María Azpileta, una bella strega basca di diciannove anni, incarcerata e uccisa a Hendaya alla fine del’500, il diavolo ha due facce, la prima è quella che abbiamo tutti, la seconda è il culo, che viene baciato in segno di sottomissione dai partecipanti del sabba. Vedete come tutto torna.

5 commenti:

  1. Adesso lo posso dire, il capitolo del corbezzolo era un po' palloso, ma con questo sul peto ti sei ripreso alla grande. Avanti così!
    Si possono fare delle domande? Io vorrei capire se tutto ha un'anima e ci sono tante cose quante anime, o le cose sono di più e le anime hanno più possibilità di scelta.

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  2. ged posso dirti... secondo me le cose non hanno un'anima , l'autore ha toppato ha voluto strafare , a me va bene così perchè posso fare le copertine con qualsiasi cosa
    ciao eh

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  3. L'attenta osservazione dei nostri simili, quando ad esempio facciamo la fila alla posta, ci mostra chiaramente che "le cose sono di più e le anime hanno più possibilità di scelta", come scrive Ged. Quanti volti appaiono infatti vuoti, inconsistenti, di cartapesta! Per forza! Son solo involucri, senz'anima, vestiti che attendono qualcuno che li indossi. Quando poi li rivedi il mese dopo(sempre alla posta) sorridenti e simpatici, e magari ti salutano pure, allora di solito uno pensa: "come è cambiato!". Valà, lo so io che gli è successo!

    Megliodigiotto

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  4. noi animali - asini da soma, orsi cinesi, etc - sappiamo cose, cose animali, che voi umani da roma non potete nemmeno immaginare, se non per qualche fugace déjà vu. vedremo dove andrà a parare il buon enrico. intanto, voto per la copertina con le nuvole a pecorelle. a patto che, quando si dice il caso, non s'intenda il cacio.

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