in copertina il monte Careri in una suggestiva foto al tramono nella valle degli Orti della Farnesina
Ho
detto a Ciocci che so tutto del passato ma dimentico il futuro.
Ricordo tutto dai tempi avventurosi del brodo primordiale, potrei
raccontare nei minimi particolari le guerre puniche e l’impresa dei
Mille (ma erano al massimo un centinaio, aveva ragione la questura)
ma ignoro i miei prossimi involucri, non ho la più pallida idea di
cosa diventerò. E questo è un bel mistero visto che ho vissuto
centinaia di migliaia di volte l’intero ciclo, quindi anche il
futuro.
Però
credo sia un bene, altrimenti sarebbe una noia, un film già visto
mille volte di cui ricordo benissimo anche la fine, no, un po’ di
sorpresa ci vuole, ti tiene sveglio. E poi posso divertirmi con gli
amici, perché è pur vero che non mi ascoltano, ma quando si gioca a
cosa saremo si divertono un sacco. A questo gioco tutti tranne
Ciocci, Camilla e il sottoscritto, ossia gli unici in grado di
utilizzare bene la testa (anche se Ciocci comunque è matto) vogliono
diventare miliardari e avere interi pollai di gnocche strafiche da
possedere al minimo prurito sessuale. L’ultima volta che abbiamo
giocato è andata così, adesso lo racconto.
Ha
cominciato Nello, aveva le idee molto chiare, segno che al futuro ci
pensa anche per conto suo. Sarà un novello Picasso che ha già
prodotto i suoi capolavori, attraversato tutte le fasi cromatiche
della sua solare carriera e adesso vive di rendita, va avanti a
cedole milionarie senza muovere un pennello ed è festeggiato ovunque
come autentico genio del ventunesimo secolo. Ma non rilascia
interviste, su questo Nello è molto fermo, non intende rilasciare
interviste. Quando Nello ci racconta cosa sarà nella prossima vita
prima dice questa storia dell’artista ormai ricchissimo e poi
subito che non rilascia interviste. Anzi sembra che la storia del
genio del ventunesimo secolo sia solo un dettaglio per arrivare al
sodo, alla cosa che più gli interessa, ossia che non intende
rilasciare interviste.
Terzi
si accontenta di fare il proprietario di un agriturismo in Toscana,
uno splendido casale ocra con davanti le dolci colline dipinte dagli
artisti e cantate dai poeti, dietro l’orto e le galline e dentro…e
qui Terzi si eccita e arriva al punto, dentro ci sono cameriere sexy
che quando si piegano per raccogliere qualcosa si vede tutto, proprio
tutto, e si piegano continuamente, appena lui passa, non fanno che
piegarsi. Bob gli chiede e dopo? nel senso di vabbè, si
piegano, ho capito, ma dopo tu che fai? Terzi non risponde, ci
lascia nel dubbio. Secondo Camilla gli basta che si pieghino, il
resto non gli interessa, Manfredi è convinto che a furia di vederle
piegate gli succede come all’abete che diventa maestro di sci,
perché all’amore non si comanda, omnia vincit amor. Non dice
proprio così, traduco e ingentilisco le sue espressioni
irripetibili.
Manfredi,
come era ovvio, sarà direttore dell’Orchestra di Stato Moldava,
secondo lui è molto più raffinata dei Berliner Philharmoniker ed ha
un repertorio più bello, suonano soprattutto canti popolari rumeni
trascritti per orchestra, da piangere di commozione. Da direttore
d’orchestra sarà abbastanza ricco, quindi avrà cinque campi rom
con baracche ad alta tecnologia, pannelli solari, Jacuzzi e
frullatori. Terzi gli ha chiesto che se ne fa di cinque campi rom,
Manfredi ha risposto che a lui piace viaggiare e vuole avere una
baracca in ogni capitale europea. Nello gli ha chiesto allora ti
bastano cinque baracche, che te ne fai dei campi, lui ha risposto
sono per gli amici imbecille. Non ha parlato di donne, ma ai
rom non mancano mai quindi non ne parlano.
Bob
invece ha solo desideri sessuali, ma quando tocca a lui è già cotto
di Tavernello e riesce a dire solo scopare sempre. Forse il
più onesto è proprio lui, invece di pensare a chi sarà e cosa avrà
va subito al sodo, dice cosa farà. Allora Camilla gli ha detto che
potrebbe farlo anche adesso, non c’è bisogno di cambiare
involucro, ma lui non ascolta, canta Com’è bello fà l’amore
quann’è sera. Le turiste si fermano a guardarlo, Bob è un bel
pezzo d’uomo, non a caso lo chiamano l’Americano, e un pensierino
di sicuro lo fanno, ma lui neanche le vede, è cotto di perfido
Tavernello, canta l’amore in dialetto di Centocelle e sembra
soddisfatto così. Camilla sostiene che è stato lasciato dalla donna
della sua vita ed è precipitato nel Tavernello per dimenticare,
altrimenti tutte quelle turiste scandinave non avrebbero scampo.
Camilla
a questo gioco non partecipa, quando è il suo turno dice solo che
sarà di nuovo Camilla, sta benissimo così, barbona a Villa
Borghese. Io gli dico che non si può, l’involucro va cambiato per
forza perché a un certo punto si rompe, lei ridacchia e risponde
allora sarò un filo d’erba. Gli altri protestano, Nello
dice non vale, se si gioca si gioca, Terzi gli suggerisce cosa
può essere per incoraggiarla a continuare, una campionessa di nuoto,
un’attrice famosa tipo Jeanne Moreau o Catherine Deneuve, la prima
Presidente donna degli Stati Uniti, e aggiunge pure che un filo
d’erba dura troppo poco, se lo mangia una mucca e finisce subito
cacca, allora meglio direttamente cacca. Niente da fare, o Camilla o
filo d’erba.
Ciocci
peggiora la situazione, quando è il suo turno dice che vorrebbe
essere vero, non dice altro, e anche qui ci sono subito le proteste,
non vale dice Nello, diventa almeno un politico corrotto
così rubi di più dice Terzi, ma non c’è verso di tirargli
fuori qualcosa, dice solo che vuole essere vero, e lo dice serissimo,
talmente serio che passiamo subito a me, ma ormai anch’io non sono
dell’umore giusto, dico solo che sarò un uomo normale che cerca
Adelina o come si chiamerà, van bene tutti i nomi tranne quelli
moderni, Noemi, Jessica, Xenia, e dico pure che non mi importa dei
soldi e della fama, voglio solo Adelina. Qui il gioco finisce. La
colpa è mia, di Ciocci e di Camilla, gli altri han giocato bene, noi
abbiamo rovinato tutto. E io so pure perché, ma adesso non lo
scrivo.
Oppure
lo scrivo, così mi tolgo il rospo dallo stomaco, non so se si dice
così però rende l’idea. Il fatto è che Ciocci, Camilla ed io
siamo quelli che fanno maggiore uso del cervello, ma questo non vuol
dire esser migliori degli altri, al contrario, in questo caso è di
sicuro un freno alla felicità, perché pensare ti getta sempre in un
brodo di malinconia dal quale è difficile uscire, ti impedisce di
pensare con entusiasmo al futuro, ti ingessa le gambe e le emozioni.
Per questo nessuno dei tre è riuscito a farsi trasportare dalla
fantasia come Nello e Terzi, nessuno è riuscito a immaginare un
futuro più felice, perché solo immaginarlo è un po’ crederci e
noi non ci crediamo più. Ecco, il rospo è via.
Non
era un rospo, era un elefante, e non è vero che è andato via, me lo
porto appresso da quando è andata via la mia Adelina, è la sua
assenza che mi rende infelice. Ciocci è infelice perché è falso,
Camilla non so, non dice niente di sé ma deve avere una grossa
delusione. Il risultato è che non sappiamo giocare a come saremo,
ci divertiamo solo a sentire gli altri, noi siamo solo statue.