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martedì 5 giugno 2012

SU FOGU capitoli quarantadue quarantatre

l'assassino sta cercando di dar fuoco al blog 


42. Erano indagini povere quelle che stavo preparando: niente autorizzazioni, niente mandati, neppure un poliziotto distaccato. Tranne me, si intende, e forse Pirro. Potevo iniziare da dove mi pareva: un breve interrogatorio, una gita in barca, una domanda allo stesso Pirro. La gita in barca richiedeva una certa preparazione perché dovevo arrivare a Olbia; l'interrogatorio potevo rimandarlo senza problemi; Pirro mi aspettava in Questura. La domanda a Pirro aveva dunque la priorità, anche perché speravo di convincerlo ad aiutarmi in barca. Un'attività che lo avrebbe trovato, come altre volte, a dir poco restio.
Ripassai da casa a prendere la macchina, poi feci una corsa fino in farmacia per comprare delle pasticche contro il mal di mare da regalare a Nicola. Questo scherzo goliardico non era a ben vedere così divertente, ma ero allegro, in un contrasto stupefacente con l'umore di poche ore prima. Trovai Nicola immerso nella lettura di un suo rapporto, che sembrava non soddisfarlo.
- Se vuoi, gli do un'occhiata io.
- Magari: è un disastro. - Me lo porse con aria afflitta.
- Prima devi farmi un favore, anzi due.
- Se posso.
Gli esposi il mio piano per la giornata, senza suscitare il minimo entusiasmo; sentito della barca arrivò ad addurre come pretesto il fatto che il sostituto procuratore lo aveva personalmente incaricato di svolgere le indagini relative al dottor Onida, a Cagliari. Allora, con una certa perfidia, dissi che tutti quei giri servivano a risolvere l'indagine su Cala Veronese; definitivamente, sottolineai, e dunque solo a chi partecipava poteva essere partecipata la soluzione. E gli mostrai il pacchetto di pillole contro il mal di mare. Venne, ma a patto di guidare sempre lui.
- Come hai saputo dell'incendio? - gli chiesi, non appena fummo seduti in macchina.
- In che senso?
- Chi ti ha detto che Cala Veronese stava bruciando?
- Come chi? Tu!
- Bene: lo hai appreso dalla mia telefonata. E basta? non è che hai sentito il grido?
- No: anche quello me lo hai raccontato tu.
- Da che parte guardano le tue finestre?
- Verso la campagna.
- Il Consorzio Agrario lo vedi?
- Se mi sporgo pericolosamente sì: è vicinissimo a casa mia, ma nascosto dallo spigolo di un palazzo.
- E non hai sentito nessun grido?
- Nessuno.
- Dormi con le finestre aperte?
- Altrimenti schiatto.
- Che ne so: magari hai l'aria condizionata.
- E con che soldi me la compro?
- Va bene.
Arrivammo a Olbia che non era neppure l'una. Attraversammo la città ed entrammo nel zona del porto. Scesi davanti ad una baracca di legno coperta da latta ondulata, dove un lo­schissimo e simpaticissimo algherese, che avrò fatto arrestare almeno quattro volte, conserva e vende senza licenza qualsiasi strumento, ricambio, arnese, abito o oggetto che abbia a che fare con la navigazione. E che possa essere rubato su una barca. Dopo dieci minuti eravamo di nuovo in macchina, diretti verso Porto Rotondo, dove avrei potuto montare sulla mia barchetta un GPS ad alta precisione che fino a pochi giorni prima doveva aver fornito coordinate, precise al millimetro, a qualche panfilo di venti metri. Lo avevo avuto gratis: in prova, diciamo.

43. - Ma sei sicuro che funziona?
- Certo. - Armeggiai ancora sul GPS, concentrato sulle cifre che comparivano repentine sullo schermo.
- Credo che non ce la farò.
- Un altro piccolo sforzo: stai andando benissimo.
Erano le sei del pomeriggio. Navigavamo da circa tre ore, apparentemente senza meta, su un mare che avrebbe messo a dura prova anche gli stomaci più resistenti: onda lunga, niente vento, caldo afoso e il gas di scarico del mio vecchio entrobordo. Nicola stava al timone e seguiva le mie indicazioni tra botte di sonno e cali di attenzione che ci facevano procedere a zig zag; io mi ero sistemato a prua, il GPS acceso e una carta nautica stesa al mio fianco.
- Secondo me ti hanno dato una fregatura.
- Ma sta funzionando: è dall'inizio che funziona.
- E allora perché non abbiamo ancora finito.
- Perché voglio essere più che sicuro. Questo aggeggio di solito funziona al contrario.
- Sarebbe?
- Tu sei in un punto del mare, lo accendi e lui legge le coordinate. Ti dice dove sei.
- E perché lavora al contrario?
- No, lui lavora giusto. Siamo noi, adesso, che stiamo lavorando al contrario: invece di voler sapere in che punto è la barca, vogliamo andare con la barca in un punto, che poi corrisponde alle coordinate segnate nella fotocopia che ti ho dato da tenere.
- Sarebbe il prezioso dono di Fadda. - Nicola rimirò il foglio con una faccia che contraddiceva i suoi aggettivi.
- Guarda che è importante! Quelle sono le coordinate che il famoso peschereccio ha trasmesso prima di segnalare l'incendio.
- E non si poteva vedere semplicemente sulla carta?
- L'ho fatto, ecco qui la carta... ferma, ferma, ferma tutto! - sul display dello strumento erano finalmente comparse le due cifre magiche: più o meno stazionavamo sullo stesso punto-barca degli algheresi. Eravamo lontani dalla costa, e lontanissimi da Porto Rotondo: già nel riportare le coordinate sulla carta mi ero accorto che il peschereccio era passato molto al largo; ora, come prima impressione, mi rendevo fisicamente conto che da quella posizione era impossibile scorgere un incendio che non fosse già consistentemente sviluppato.
- Falla stare ferma, forza!
- E come faccio?
- Metti la marcia indietro. Poi folle e poi marcia avanti. E così via.
- Quanto dobbiamo stare? Io tra un po' mi addormento: queste pillole non fanno vomitare solo perché fanno dormire.
- Secondo te quella che cos'è?
- Quella striscia di terra. - Nicola stringeva gli occhi, seguendo la direzione del mio dito. - Non lo so.
- Ti ricordi dell'altro incendio?
- Quale incendio?
- L'altro. La notte di Cala Veronese c'è stato un altro incendio. Ne hanno parlato i giornali, ma solo quelli locali. Ti ricordi: il gregge di pecore sterminato eccetera.
- Ah, sì, ora mi ricordo. E allora.
- Allora quella che vedi è l'isola dell'altro incendio. Abbiamo finito: coraggio, torniamocene a casa. - Gli passai la carta e andai ad impadronirmi del timone. Girai la barca, puntando verso Porto Rotondo e spensi il GPS. Nicola guardava la carta e la costa, alternativamente, usando di tanto in tanto il mio binocolo.
- Così gli algheresi avrebbero...
- ...visto un incendio, ma non quello di Cala Veronese.
- Sicuro?
- Guarda bene la carta. E guarda la costa. - Gli mostrai esattamente in che direzione guardare. - In nessun modo, con nessun tipo di binocolo, grado di visibilità, ora del giorno o della notte, dal punto in cui ci troviamo si può vedere Cala Veronese. Neppure se illuminata a giorno da un incendio. E questo per il semplice motivo che è scomparsa all'orizzonte, dietro decine di chilometri di costa, insenature, golfi e promontori che ci siamo lasciati alle spalle. Da una mezz'ora buona. Hai capito?

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