foto di Lievito
37. Trovai quel che cercavo. La scatola di flaconi di sonnifero
intatta, ancora avvolta nella carta da pacchi, con l'indirizzo stampigliato su
un'etichetta:
Gent.ma Sig.ra Luisa Grisi Rinaldi
c/o Cristina Mundula
Via G. Mameli, 16
OLBIA
Casula rigirava il pacchetto tra le mani e intanto si guardava intorno,
stupito dall'ordine maniacale del seminterrato.
- Viene da una casa farmaceutica svizzera ed è stampato da un computer:
questo significa che questo indirizzo, al dodici giugno di quest'anno, era
quello ufficiale dei Rinaldi.
- Si direbbe di sì: forse non tutti e due. Forse soltanto la signora.
Magari voleva evitare che le scatole di medicinali potessero essere collegate
direttamente a lei. Oppure non voleva che il marito le vedesse.
- Si fa presto a chiarirlo: si cerca sull'elenco e si chiama la signora
Mundula.
- Forse è meglio mandarci Pirro.
- Ma non deve andare a Cagliari?
- Chi se ne frega di Cagliari, adesso.
- Va bene, mandaci Pirro. Ma per quale motivo si facevano mandare la
posta ad Olbia?
- Hai visto che ordine?
- Fa impressione.
- Io credo che la signora non potesse sopportare l'idea che la sua
corrispondenza subisse ritardi o rischiasse di essere restituita al mittente:
una villa isolata, lontano dalle strade principali; spesso nessuno in casa;
servitù a ore. E la posta va persa. Meglio affidarsi a un'amica di Olbia. Che
so: una vecchia domestica che non si muove più di casa.
- Giusto. E ogni settimana, una gita a ritirare pacchi e pacchetti.
- Giustissimo. E lettere, raccomandate e estratti conto.
- Giacomo, ti sono debitore: mi hai salvato l'ipotesi.
- E tu mi hai salvato l'indagine. Siamo pari.
- Andiamo?
- Andiamo.
38. Certo che è gradevole quando le cose cominciano a ingranare. La
luce della perfezione ammanta la notizia che arriva, il testimone che parla,
l'appunto non letto prima, l'idea che sorge. Gli ultimi due giorni, da questo
punto di vista, furono perfetti; eravamo tutti solerti, entusiasti, eccitati, e
incoraggiati da un alito di maestrale che segnalava la rottura del tempo di
fine agosto.
Gli svizzeri della casa farmaceutica avevano confermato il carattere
ufficiale dell'indirizzo, depositato presso di loro da quattro anni e valido
per tutta la stagione estiva. La signora Mundula, una vedova sessantenne che
era stata a servizio dai Rinaldi (avevo visto giusto), disse a Pirro che la
posta la ritiravano indifferentemente l'ingegnere o la signora e che l'ultima
visita, ovviamente del primo, risaliva al giorno dopo l'incendio. Purtroppo non
ricordava che cosa, esattamente, l'ingegnere avesse ritirato: era un po' di
tempo che non venivano - disse - e quindi si erano accumulati svariati plichi
tra i quali c'erano sì due o tre raccomandate, che però non sapeva dire da dove
provenissero. Non erano fatti suoi, concluse. Infine: la compagnia di
assicurazioni confermò a Casula che la polizza prevedeva, in caso di morte
naturale, accidentale, violenta (insomma tutto ad eccezione del suicidio) di
uno dei due contraenti, un risarcimento di circa un milione di euro. Non molto,
per lo standard dei Rinaldi, ma pur sempre sufficiente per rimettere in piedi
una situazione economica traballante.
Il pomeriggio del secondo giorno ci ritrovammo in Procura: Giuseppe e
io, il segretario per la verbalizzazione, Rinaldi e il suo legale, che doveva
essere arrivato precipitosamente da Milano a seguito della convocazione che
Casula aveva fatto recapitare all'ingegnere.
- Lei sa - esordì Casula rivolto al Rinaldi - che sua moglie è purtroppo deceduta in circostanze non chiare.
- Noi sappiamo solo - lo interruppe l'avvocato, che aveva una faccia
smunta e i capelli impomatati e sembrava un topo appena fritto, se mai se ne è
visto uno - che la signora è morta a causa di un incendio. Tutto il resto sono
vostre illazioni.
- Allora ve lo comunico adesso: la signora Grisi Rinaldi è morta in
circostanze poco chiare e, tra parentesi, un incendio doloso è di per sé una
circostanza poco chiara. Posso continuare?
- Prego.
- Bene. L'ingegner Rinaldi, in un colloquio informale con il
commissario Fontana...
- Le circostanze di questo colloquio, direi, sono poco chiare.
- Avvocato, la prego: se ha da rilevare irregolarità procedurali lo
farà a tempo e luogo e, mi creda, sapremo risponderle. Per il momento può
chiedere conferma al suo assistito del fatto che non è stato in alcun modo
costretto a rilasciare dichiarazioni, ma lo ha fatto di sua spontanea volontà.
- Il Rinaldi annuì, distaccato. - Chiarito questo punto, vorrei proseguire: nel
suo colloquio con il commissario il suo assistito ha ammesso che la moglie si
trovava, da qualche anno a questa parte, in uno stato di agitazione quasi
patologica. Ha inoltre riferito di non riuscire più a comprendere gli
atteggiamenti della signora, specialmente nei suoi confronti e segnatamente
riguardo agli aspetti economici del loro ménage. A conferma di quanto detto ha
consegnato, sempre di sua spontanea volontà, una lettera, questa - mostrò la lettera dell'Assicurazione - dalla quale
si può chiaramente desumere la volontà della defunta di interdire al marito
l'uso del suo patrimonio personale, in qualsiasi forma e anche dopo la sua
morte. D'altra parte, nel corso delle indagini preliminari, abbiamo appreso che
l'ingegnere era stato diseredato nel corso del presente anno, che la convivenza
si era ridotta ad un puro atto formale...
- Questo gliel'avevo già detto io, commissario. - L'ingegnere mi
rivolse uno sorriso stanco.
- ... e che, infine, la situazione economica personale dell'ingegnere
non era certamente florida.
- Anche su questo ci riserviamo di verificare la correttezza delle
vostre indagini.
- Come le ho già detto, avvocato, a sua disposizione, ma a tempo e
luogo. Ora vorremmo appurare due particolari, se il suo assistito intende
rivelarceli. Primo: dove si trovava la notte dell'incendio. Secondo: quando ha
ricevuto la lettera dell'Assicurazione.
I due si guardarono e l'avvocato fece un cenno d'assenso.
- La notte dell'incendio mi trovavo a Siniscola, da amici.
- Quanto dice può essere confermato da testimoni?
- Non proprio. Fino all'una, forse alle due, ero solo, in mare, per una
battuta di pesca subacquea.
- Lei pesca spesso di notte e da solo?
- Se sono in buona forma fisica, sì. D'altronde pesco sotto costa,
sempre molto vicino e su bassi fondali.
- Dunque, almeno fino alle due, nessuno può confermare il fatto che lei
si trovasse a Siniscola.
- Direi proprio di no. Riguardo al secondo punto: la lettera l'ho letta
il giorno del mio primo incontro con il commissario.
- E perché non ha rivelato subito questa circostanza?
- Nessuno me l'ha chiesto, dottor Casula. Ne' mi sembrava di
particolare rilevanza. Sa, io ne conoscevo il contenuto già da qualche mese.
- E perché non lo ha detto al commissario.
- Le ricordo che non si è trattato di un interrogatorio, ma di un mio
sfogo personale, come lei stesso ha giustamente rilevato poco fa. - Un
furbacchione, il nostro ingegnere! - Quindi ho detto solo quello che mi passava
per la mente, senza starci a pensare su.
- Cioè ha detto quello che le faceva comodo.
- Dottor Casula, - interruppe l'avvocato - mi sembra che i processi
alle intenzioni non siano contemplati dal codice. Se ha accuse concrete da
muovere, le formuli, altrimenti si procuri qualcosa di meglio.
- Ha ragione avvocato. Io avrei finito, se l'ingegnere non ha altro da
aggiungere.
- Una cosa ce l'avrei. Il commissario mi ha parlato dell'incendio e
della sua ipotesi circa una connessione tra quest'ultimo e la morte di mia
moglie. Se non ho capito male, voi pensate che l'incendio sia stato appiccato al
solo scopo di nascondere un delitto, che vorreste, naturalmente sempre in via
ipotetica, attribuire a me. Ora: io ho letto i giornali e tutti, nessuno
escluso, dicono che il fuoco ha cominciato a estendersi intorno alle due, due e
mezzo. Se non avete elementi nuovi a questo proposito mi chiedo, e vi chiedo:
come avrei potuto incendiare la macchia all'una e trenta o, ammettiamo, anche
all'una e trovarmi mezz'ora dopo, o tre quarti d'ora dopo a Siniscola, lavato e
vestito per un bridge?
Avevo visto giusto, la prima volta: era un nemico valido. Quando se ne
andarono, Giuseppe mi guardò sorridendo, appallottolò un foglio di carta e me
lo lanciò contro, dicendo:
- Tu la bocca non te la cucire mai, eh!!
questo blog sta facendo gli scherzetti
RispondiEliminaPeró non si capisce niente, questo non é professionale...
RispondiEliminacosa chi come ? e poi perchè, anonimo?
RispondiEliminaMi piacerebbe sapere come avrebbe potuto incendiare la macchia all'una e trenta o, ammettiamo, anche all'una e trovarsi mezz'ora dopo, o tre quarti d'ora dopo a Siniscola, lavato e vestito per un bridge.
RispondiEliminaAmmettiamolo, non lo sa neanche Pilon, prende tempo apposta, fa digressioni, ma noi vogliamo sapere subito come avrebbe potuto incendiare la macchia all'una e trenta o, ammettiamo, anche all'una e trovarsi mezz'ora dopo, o tre quarti d'ora dopo a Siniscola, lavato e vestito per un bridge.
RispondiEliminanon lo sa, è chiaro!
RispondiEliminaallora scriva ricette!
RispondiEliminanon sa neanche quelle, cucina Maz!
RispondiEliminagliene consiglio una: bue alla Stroganoff:
RispondiEliminaTagliate la carne prima a fette , ortogonalmente alle fibre, e poi in strisce.
Pulite ed affettate sottilmente le cipolle, e fatele stufare a fuoco dolce con una bella noce di burro e un pizzico di sale.
Mescolate 4 cucchiai di farina con sale e pepe, ed infarinate con questo miscuglio uniformemente la carne. Aggiungete la carne alle cipolle, e fatela rosolare a fuoco alto, mescolando fino a che sarà dorata.
Preparate poi la salsa da aggiungere. Fate tostare 1 cucchiaio di farina e una noce di burro in un casseruolino, aggiungetevi poi la panna o lo yogurt greco intero, e il concentrato di pomodoro. Sciogliete il tutto con del brodo di carne caldo, e cuocete un pochino.
Versate la salsa sulla carne e continuate la cottura per 10/15 minuti a fuoco dolce, non fate raggiungere l’ebollizione, altrimenti la carne diventerà dura.
Servite questo delizioso piatto di carne con del riso in bianco o pilaf, oppure del purè o delle patate lesse.
A piacer potete aggiungere anche dei funghi fatti stufare con poco burro, sale e pepe, al momento in cui aggiungete la salsa.
Guardate che siete dei bei tipi! Non è che i suoi contemporanei telefonavano a Rex Stout per dirgli che Nero Wolfe risolveva tutto senza che chi leggeva avesse la benché minima idea di indizi o altro. Quel tipo di giallo è un altro, tipo, appunto, Agatha Christie. E, fra l'altro, voi un indizio ce lo avreste, ed è anche bello grosso, scritto a caratteri cubitali. Nei prossimi capitoli lo saprete. Besos. Pilon
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