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sabato 2 giugno 2012

SU FOGU capitolo trentanove


  l'ispettore Fontana si esibisce in una delle sue migliori performances 


39. Ce ne andammo a cena in un ristorante di Olbia, tanto per tirarci su. Ci erano rimaste poche carte da giocare e tanto valeva rimirarle davanti ad una zuppa di pesce accompagnata da un bicchiere di Vermentino.
Certo che il Rinaldi aveva ragioni da vendere: per quanto riguardava la lettera, nessuno aveva parlato di date e di buste; nessuno gli aveva domandato se e quando la moglie gli avesse comunicato quella ulteriore, sconcertante decisione; fonti secondarie ma attendibili ci confermavano che, almeno del fatto dell'eredità, lui era a conoscenza. Questo argomento ci avrebbe dovuto far riflettere anche sull'assicurazione: se un rapporto è deteriorato deve esserlo su tutti i fronti, dunque se qualcuno decide di tirare fuori i rancori e di prendere provvedimenti, lo fa senza tralasciare particolari tanto rilevanti.
L'incendio. Aveva ragione Giuseppe: forse avevo fatto male a confidare all'ingegnere i miei dubbi sulla connessione tra fuoco e delitto; forse, se me ne fossi stato zitto, a Rinaldi quella argomentazione così sensata non sarebbe proprio venuta in mente. Ma il mio eccesso comunicativo non toglieva nulla alla lampante evidenza di un cadavere troppo "tranquillo", un elemento che ci aveva guidato fin dall'inizio, ma che, nell'entusiasmo della scoperta di Giuseppe, era stato tranquillamente accantonato. La logica conclusione portava, come al solito, in un vicolo cieco: è vero che Rinaldi aveva un motivo per uccidere sua moglie - un bel po’ di soldi - e avrebbe potuto farlo, ma questo solo nel caso che avessimo trovato sua moglie semplicemente morta ammazzata, non bruciata, perché lui, il tempo materiale per appiccare il fuoco, non l'aveva avuto.
- Ma se, faccio per dire, Rinaldi avesse usato una bomba incendiaria a tempo? - Giuseppe, aiutato dal Vermentino, era sul punto di scivolare nella fantascienza.
- E se avesse usato un fiammifero telecomandato?
- Non scherzo, sai. Basterebbe confezionare un ordigno semplicissimo, lasciarlo vicino alle frasche e il gioco è fatto.
- Ne avremmo trovato le tracce, non credi? La zona è stata battuta millimetro per millimetro, da gente che se ne intende, di incendi dolosi. Semmai, se proprio vogliamo trovare il modo per incastrare l'ingegnere...
- Non mi dispiacerebbe.
- Me ne sono accorto, ma l'antipatia non basta. Ti dicevo: se si vuole esaurire del tutto la pista Rinaldi vanno prima di tutto riesaminati con maggiore attenzione i tempi dell'incendio. Questo significa prendere in considerazione ogni ipotesi riguardante il ritardo del fuoco, l'intensità del vento, il traffico notturno sulla strada ipoteticamente percorsa, la perizia al volante dell'inte­ressato, eccetera eccetera.
- E poi?
- Poi... - mi soffermai, come a meditare, ma stavo quasi improvvisando. -  Poi valutare l'eventualità di una serie di fatti casuali: il marito uccide la moglie, poi passa il piromane, o il pastore, o il barone d'Elia, o Marta Fresi, e butta il cerino.
- Questo non è caso. Ma azzardo puro!
- Allora la signora Rinaldi è stata uccisa dalle fiamme. E siamo di nuovo al punto di partenza.
- Già. Siamo sempre lì. Mi sono persino dimenticato perché stiamo conducendo indagini tanto complesse.
- Non ci convinceva la posizione del cadavere, ricordi?
- È vero. - Silenzio. - Certo che Bachisio poteva sbottonarsi un pochino di più.
- Santo Cielo: sempre lì vai a finire! Ma è una specie di mania. Non è detto che non lo faccia: alla fine mi ha promesso che si sarebbe informato. Ma cosa vuoi che ci dica? sembra tutto talmente ingarbugliato... Comunque aveva ragione, dal suo punto di vista: lui sostiene che il fuoco è un'arma da pastore. Rinaldi non è un pastore, ergo non ha usato il fuoco.
- Qui ti sbagli: mi hai raccontato che Uras ha usato "pastore" e "contadino" come simboli, puppias 'e ludu, ha detto, no? - negli occhi di Giuseppe brillava ora, oltre che la magica stella del Vermentino, anche la pericolosa intenzione di dar vita ad una discussione filosofica.
- Sì, si è  espresso esattamente così.
- Prova a pensarci: secondo te, nel mondo in cui viviamo, chi può essere considerato il "pastore"? l'ingegnere bello e sportivo, che si è fatto dal nulla con le sue mani, tangentista e finanziariamente ballerino? o la signora, ricca di famiglia, attaccata al quattrino e al passato, maniaca dell'ordine, delle sue cose, e delle sue case? Sono puppias 'e ludu, ricordatelo!
- Santo cielo! E se andassimo a casa?

2 commenti:

  1. gede!
    ma che fine hai fatto?
    non mi mandi sms non mi porti più in barca,
    non mi dirai che devi di nuovo portare
    quella vecchia babbana di tua moglie a raccogliere erbette

    M.F.

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  2. scusa marta, ero a cala veronese con quella tua collega con la visiera; poi siamo andati in discoteca in costa
    Gede

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