Visualizzazioni totali

lunedì 2 luglio 2012

della serie "i classici della fantascienza "



L’astronave fu attraversata da una tempesta di fotoni FWqT5 che fecero sbattere il polpaccio glabro del comandante Ged sul quadro dei comandi e segnatamente sul pulsante 4Wrf%, quello dell’espulsione istantanea dall’abitacolo.
“Acciderba”, mormorò Ged mentre veniva catapultato nello spazio.
“Potevi stare più attento”, disse Jiij seccata.
La pressione ionica dei fotoni aveva sollevato il gonnellino di Jiij mostrando il suo incantevole bottom al comandante, il quale deglutì imbarazzato. Il lato B della sua assistente, famoso in tutta la galassia, era il suo tallone d’Achille. Egli poteva far fronte a qualsiasi minaccia ultragalattica, resistere alle armi più sofisticate comprese le micidiali mitragliette ad elio liquido Fhyt, reagire alle radiazioni infrasintetiche delle nanoparticelle Nj2ty, difendersi dagli attacchi micidiali dei cavalieri di Andromeda, ma bastava una sola occhiata a quel delizioso culetto per metterlo in uno stato di trance cosmica che ne annullava qualsivoglia capacità di reazione alle avversità che in ogni istante rendevano la vita del futuro un continuo tormento. Ti giravi un attimo per schivare una meteora che subito un nemico se ne approfittava per spararti una nanoparticella Nj2ty, che ovviamente non si vede né fa rumore ma ti buca gli ingranaggi mandando in tilt le componenti software.
“Capitano, si svegli, sù, ma che sarà mai? Dovrò mettermi la calzamaglia, questo gonnellino si solleva sempre”
“È peggio”, sussurrò ansimando Capitan Ged.

nella foto capitan ged in azione ala spiaggia

Jiij lo osservò sorpresa, non riusciva a cogliere in quelle parole il senso recondito, incoffessato, occulto. Capitan Ged parlava poco e sempre per sintesi ermetica, utilizzando più spesso monosillabi che interi vocaboli, quasi mai frasi. La punteggiatura era inutile, non arrivava mai alla secondaria, si fermava molto prima. Jiij parlava anche per lui sperando che almeno mostrasse col viso assenso o dissenso, ma quel monologo la indisponeva al punto d’esser stata spesso tentata di farlo cadere in trance cosmica alzandosi da sola la gonnella, così poteva stare un po’ tranquilla. Ma c’eran troppi nemici, Ged sapeva difenderla dalle nanoparticelle Nj2ty, senza di lui, del suo coraggio satellitare sarebbe finita di sicuro nelle mani dei cavalieri di Andromeda e data in pasto al loro capo, il malvagio e perverso Pilon Q6ijW.
“È peggio perché?”, chiese Jiij.
Nulla, silenzio.
“Perché è peggio?”, chiese ancora Jiij.
Silenzio, la guarda assente, la bocca aperta e lo sguardo ebete di chi è in trance cosmica (non si dimentichi che i loro corpi viaggiavano ad una velocità di circa mille kilovattometri pulviscolari e la comunicazione era già di per sé molto difficile, se uno poi è sardo, come Capitan Ged, sono guai).
“Insomma perché?”, fece Jiij seccata.
“A… de…”, rispose lui.
“Ade?”
“… ri… sce…”
“Ade… risce… aderisce?”
“… tro…”
“Tro?”
“…ppo… “
“Aderisce troppo”
Capitan Ged fece cenno di sì.
“È peggio perché la calzamaglia aderisce troppo?”
“Sì”

10 commenti:

  1. non si riesce a leggere un tubero, c'è pulviscolo sulle lettere, editore pulisci! E poi ti avevamo chiesto all'unanimità una copertina con Capitan Ged in calzamaglia con pacco in vista e orecchie a punta!

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. Mentre si svolgeva questa conversazione Capitan Ged proseguiva il suo moto nello spazio prodotto dal processo di espulsione. L’azione perfettamente simmetrica, invariante al Gruppo di Simmetria G11, del cuscinetto di espulsione, combinata con la leggera asimmetria del corpo di Ged (spalla destra più bassa, gamba sinistra più corta, polso sinistro frammentato, testicolo destro cascante, ecc.) aveva impresso al capitano un lento movimento rotatorio. Consapevole della legge di conservazione del momento angolare, capitan Ged si limitava a mantenersi il più possibile disteso, in modo da non far crescere la velocità angolare e innescare una delle sue crisi di mal di spazio famose in tutta la galassia. Jiij, che ignorava tutto, dal principio zero della Termodinamica alla Teoria del Tutto, fu irritata da quel lento roteare nello spazio e lo attribuì ad un tipo di inerzia differente da quello galileiano, di tipo per così dire locale, psicologico, derivante dal carattere del capitano invece che dalle leggi invarianti dell’Universo. D’altro canto Jiij era stata scelta dall’armatore dell’astronave soltanto in virtù della leggerezza del suo gonnellino e nel tentativo di avvicinare l’astronave al suo capitano girò il timone dalla parte sbagliata. Mentre Ged scompariva lentamente dalla sua visuale, Jiij bestemmiava contro l’imbecillità del suo comandante e già pensava a come convincere Pilon Q6ijW a venire in suo soccorso. Jiij infatti non sapeva cosa fosse un dilatone ma sapeva benissimo come usare il telecomunicatore audio visuale a oscillazione di stringa, che sfruttava la propagazione di dilatoni nello spazio intergalattico.
    Mentre Ged continuava a roteare e cominciava a calcolare dopo quanti googol di rotazioni si sarebbe esaurita la sua scorta di ossigeno e di principi vitali pressurizzati, caso volle che passasse da quelle parti del Cosmo, sbuffando ed oscillando, l’astrogozzo (un tipo piuttosto antiquato di astronave) PT72 comandato dal capitano EGO610. Fuoriusciva dal mezzo un lungo e sottilissimo filo di poliesametilenadipamide, ottenuto con grande dispendio di caprolattame, terminante con un amo a celle leptoniche. Golia, il figlio del capitano, l’aveva calato nella vana speranza di pescare qualche aguglia intergalattica di Higgs, detta Aguglia di Dio. È da sapere che mai nessuno aveva visto un tale esemplare, né avuto il minimo indizio della sua presenza, ma la sua esistenza era stata prevista risolvendo l’equazione di Polyacov a 42 dimensioni della teoria delle stringhe bosoniche della quale Golia era fanatico, nonostante che la teoria delle stringhe bosoniche fosse stata ormai abbandonata da quasi tutti i fisici teorici e sostituita con la teoria degli spazi di Calabi-Yau, con la quale le dimensioni si riducono soltanto a 6 o 7.
    - L’ho presa, l’ho presa! – si sarebbe sentito nello spazio, se non fosse che lo spazio intergalattico è vuoto e che il suono non si propaga nel vuoto. Ma all’interno dello spazio della PT72, saturo di vapori d’olio e di gas putrescenti, EGO610 udì benissimo Golia che urlava come un pazzo: - Lo sapevo che la teoria delle stringhe bosoniche è la vera Teoria del Tutto e che gli spazi di Calabi – Yau sono una fregnaccia, buoni giusto per una rappresentazione esadimensionale divulgativa a beneficio dei bambini della scuola materna! -

    RispondiElimina
  4. 3. – Ahi – fece Ged percependo quel classico dolore da leptone che penetra nella carne viva. La leggera vibrazione si propagò lungo la lenza e arrivò sino alle dita frementi di Golia che vi riconobbe il tipico segnale di forza debole che l’Aguglia di Higgs emette secondo il Modello Standard quando viene attaccata e vuole chiamare in aiuto le sue compagne. – Fantastico – proruppe Golia – fra poco qui sarà tutto un pullulare di aguglie intergalattiche. EGO610, tira fuori la rete del letto, stanotte si arrostisce! –
    L’amo a celle leptoniche si era infilato sotto il tallone di capitan Ged, in effetti l’unica zona della tuta di policarbonato a 11 strati* che era rimasta priva dello speciale rivestimento bicomponente antileptonico. Mentre sentiva che la pressurizzazione scemava lentamente, a causa del microforo leptonico, Ged si ricordò distintamente del giorno in cui ebbe la bella pensata di dare da sé la vernice antileptonica. C’è da dire che nel campo gravitazionale terrestre la tuta spaziale di policarbonato a 11 strati pesa circa 750 chilogrammi e non è molto maneggevole. Per questo Ged aveva tralasciato di passare la vernice antileptonica nel punto in cui la tuta poggiava sul cavalletto apposito. E in seguito si era dimenticato del necessario ritocco.

    Note
    * Il primo strato è un leggerissimo velo di fibra di carbonio anti ionizzante.
    Il secondo strato è costituito da una rete di minuscoli tubicini intrecciati, con uno sviluppo lineare di 85 metri in cui scorre un liquido, detto FPL, a base di pasta Fissan, necessario per prevenire le irritazioni.
    Il terzo strato è fatto di un robusto rivestimento in lana di vetro, atto ad impedire l’attraversamento dei neutrini solari.
    Il quarto strato è una sottile pellicola di crema solare protezione totale contro le radiazioni stellari intergalattiche.
    Il quinto strato è una flessibile lastra di alluminio isotermico e antiriflesso.
    Il sesto strato è uno speciale rivestimento idroponico imbibito di liquidi al gusto di malvasia, necessari ad evitare la disidratazione dell’astronauta.
    Il settimo strato è costituito da un tessuto in mylar che protegge dall’impatto con micro meteoriti.
    L’ottavo strato è una calzamaglia nera di fibra policarbonica, dotata di un piccolo scomparto per il pacco.
    Il nono strato è una sorta di grande pannolone assorbente che assorbe i liquidi emessi dal corpo.
    Il decimo strato è formato da uno speciale tipo di poliestere spaziale che ha la proprietà di inglobare i gas emessi dall’astronauta e impedire che, a causa di essi, la tuta si gonfi in modo esagerato.
    L’undicesimo strato è formato dalla vernice antileptonica di cui si è già detto.

    RispondiElimina
  5. ma non c'è più nessuno? solo Calabi e Yau?

    RispondiElimina
  6. sono tutti in vacanza
    chi ai monti chi al mare
    e io ne approfitto per lavorare

    RispondiElimina
  7. ma non c'era la crisi?! capitalisti!!

    RispondiElimina
  8. almeno metti una foto, qualcosa per distrarsi, neh

    RispondiElimina
  9. quella di ged non bastava?
    allora ne cerco una di roscia

    RispondiElimina
  10. non ho capito niente.
    e il testo sembra di leggerlo da una televisione rotta.

    RispondiElimina