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lunedì 26 novembre 2012

edizione straordinaria

Nasce "Ricalcolo" un nuovo romanzo del famosissimo scrittore Enrico C.
 un romanzo da leggere tutto di un fiato, proprio  mentre lo sta scrivendo alla mattina alle 5.30 figlio  di una casuale combinazione di eventi, ambientato in terra sarda esplorerà le più antiche tradizioni e i più nuovi ritrovati tecnologici, una via di mezzo tra un romanzo di fantascienza e un corso per corrispondenza della Scuola Radioelettra Torino.



Percorro la litoranea sulla mia Audi HJY 3.33 nuova di zecca munita di sofisticati optional tecnologici tra cui l’ultimo modello di navigatore satellitare UPS, si può programmare anche il timbro vocale della signorina, il tono alto o basso, suadente, materno, imperativo, meccanico, eccetera, c’è un’ampia scelta. Io ho programmato una voce scura di contralto, molto sexy, con toni tendenti all’erotico, inflessioni moldave, errori di grammatica che fan correre la fantasia sul corpo fittizio che già immagino coperto soltanto da intimi invisibili. Utilizzo il navigatore perché mi perdo con facilità anche nel mio quartiere, anche sotto casa mia, anche a casa mia, sono uno che si perde nei pensieri figuriamoci nel traffico. Devo recarmi in Via dell’Ombelico, ho appena digitato l’indirizzo e adesso attendo istruzioni.
“Ciao bello, coraggio premi il pedale, ho tanta voglia di fare un bel giretto con te… suvvia che aspetti?”
“Sì… certo… ecco”, dico imbarazzato, poi parto a razzo lasciando il segno sull’asfalto.
“Così mi piace, dai svolta a destra in Largo Coscia e premi a manetta, non c’è controllo automatico. Guarda che hai una macchia sulla camicia”
Resto di stucco, la voce reagisce un po’ troppo, sembra seduta qui accanto. Ma no, deve essere la mia fantasia che corre troppo. La macchia l’ho aggiunta io. Mentre penso alla macchia sbaglio strada, svolto a sinistra in Largo Polpaccio. La signorina sbuffa seccata.
“Ricalcolo, tra ottocento metri c’è una rotonda, prendi la terza a sinistra, ma attento alla buca, ieri c’è finito Manlio”
“Chi è Manlio?”
“Sarai mica geloso, neh?”
Oddio, cosa sto facendo, parlo col navigatore… ma no, è solo fantasia, colpa della solitudine… però… Manlio… decido di vederci chiaro, faccio una domanda personale.
“Come ti chiami?”
“A te cosa piacereste?”
Un errore di grammatica! Che meraviglia! Dall’emozione per poco non investo una scolaresca sulle strisce.
“A me piacerebbe Ludmila”
“Non è meglio Tania?”
“No, Tania è la mia ragazza… ti va bene Ludmila?”
“Sì, tesoro, certo, adesso svolta a sinistra in Via del Lobo Sinistro… la ami la tua Tania?”
“Sì…”
“Però adesso sei con me… l’hai detto a Tania?”
“No… non credevo che… insomma…”
“Cosa non credevi?”
“Che… insomma… che tu sei…”
“Vera?”
“Bè…”
(continua)
Mi confondo, balbetto, sbaglio strada. Lei di nuovo sbuffa.
“Ricalcolo, tra duecento metri c’è un semaforo, continua dritto fino alla rotonda, poi prendi Viale Decolté fino a Via Monti di Venere e dopo cinquanta metri svolta a sinistra su Largo Natica… secondo te son vera o falsa?”
“Bè… questo navigatore ancora lo conosco poco, però sembri vera… han fatto un capolavoro, chi viaggia in auto ha finalmente un po’ di compagnia… sei vera?”
“Non te lo dico, perderei il mistero, tu come mi immagini?”
“Bella, uno schianto… però pericolosa… in macchina… la fantasia corre…”
“E poi c’è lo schianto! hi hi”
“Già… ecco Largo Natica, e adesso?”
“Dopo l’incrocio percorri la tangenziale fino a Piazza Labbra Tumide, poi accosta a destra davanti al Bar Seni Turgidi e mi trovi là”
“Ti… trovo… vuoi dire che sarai là?”
“In carne ed ossa… molta carne, tesoro mio”
“Ludmila… già t’amo…”
“Non ti distrarre, ieri Lapo ha fatto il botto”
“Chi è Lapo?”
“Ancora geloso? Lapo è uno”
“Adesso però son due, Lapo e Manlio”
“Se è per questo c’è anche Pino, Ezio, Ugo, Santo…”
“Santo?”
“Già, e t’assicuro che non è santo per nulla, è un toro!”
“Ludmila!”
“Che c’è? Dico solo la verità, Santo è un toro, attento alle strisce, ieri Gigi ha ammazzato una vecchia”
“Gigi… ma Ludmila…”
“Ecco, accosta a destra, c’è l’insegna del Bar, due tette da capogiro, io son seduta al tavolino in fondo, la macchina lasciala lì davanti, ci penso io al vigile, lo conosco, si chiama Ciro, è di Portici, un tipo simpatico…”
“Ciro… anche Ciro… c’è anche un Gennaro?”, chiedo sarcastico.
“Certo, Gennaro Esposito, di Castellammare di Stabia, un fenomeno! Me l’ero scordato, una favola!”
Rallento, accosto davanti al Bar Seni Turgidi, guardo l’insegna, mi vengono emozioni incontenibili, in preda a febbrile eccitazione decido di mettere il navigatore anche sulla giardinetta, sulla vespa, magari anche su bici, pattini e sci.
Esco dall’abitacolo, mi dirigo lesto dentro il bar, ci sono ovunque poster di tette, li osservo incantato, è un bar che vorrò frequentare spesso. Al tavolino in fondo c’è uno schianto di femmina in mezzo a una decina di uomini che le ronzano attorno, mi avvicino.
“Ludmila?”
“Sì, tesoro, ti presento Lapo, Manlio, Pino, Ezio, Ugo, Santo, Ciro, Nello, Nando e Curzio”
“Tutti bisillabi”
“Sì”
“Perché?”
“Amo i bisillabi”
Mi bacia. Mentre mi bacia cerco di ricordare il mio nome, ma non ci riesco, ho il terrore che non sia bisillabo, se mi chiamo Adalberto che succederà? Ludmila mi bacia con trasporto, i bisillabi ci osservano senza espressione, non mi sento punto tranquillo, ci guardano, maledetti bisillabi. Finalmente si stacca, stavo per soffocare.
“Ricalcolo: Lapo, Manlio, Pino, Ezio, Ugo, Santo, Ciro, Nello, Nando, Curzio e Tano.
Tano, certo, mi chiamo Tano. Anch’io bisillabo. Faccio un sospiro di sollievo, poi continuo a far ventosa, ma i bisillabi ci guardano, questo proprio non va.
“Non ci sarebbe una saletta interna?”
“Endecasillabo”

10 commenti:

  1. questa è la risposta alle cento sfumature di grigio, nero, rosso e chi più ne ha.
    cento sfumature di voce. uhm.

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  2. potresti essere più chiara? non capisco, soprattutto non capisco "uhm", è molto negativo?

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  3. The Little Mermaid

    I gronghi mi hanno circondato ghignando, son gronghi stilizzati, cartoni animati. Poi sono arrivati milioni di mostri marini, tutti a terrorizzarmi, a togliermi le pinne, a nascondermi il boccaglio, ad attaccarmi patelle sulla schiena, a infilarmi cozze nel costume. Finalmente è arrivata The Little Mermaid, la sirenetta, più splendida che mai, e li ha cacciati tutti. Voleva concupirmi, mentre io dopo quello stress volevo solo un po’ di quiete, giusto un po’. The Little Mermaid mi ha tolto il costume, molto decisa, ha tolto una per una le cozze che si erano attaccate all’organo riproduttivo e ha cominciato a nuotare veloce trainandomi con le braccia. La sua bocca era incollata alla mia e ogni tanto mi dava leggeri colpetti al basso ventre, inspiegabili. Poi ho capito che stava accoppiandosi secondo gli usi e costumi dei pesci. Avrei dovuto capirlo subito, The Little Mermaid è ovovipara, infatti si è interessata subito al mio gonopodio e l’ha liberato dalle cozze.
    Fosse stata ovipara l’avrei dovuta stimolare e lei avrebbe depositato le uova su un sasso liscio, poi avrei dovuto metterci sopra il mio sperma. Chissà se per metterci lo sperma avrebbe dovuto stimolare il mio gonopodio. Domanda stupida perché non avrei avuto un gonopodio se fossi stato il marito di un pesce oviparo, lo sperma sarebbe uscito da solo, l’avrei semplicemente rilasciato. Sicuramente avrei provato piacere, altrimenti avrei preferito mangiare gustose larve di zanzara fottendomene della sopravvivenza della specie.
    Dopo una decina di colpetti il mio gonopodio era pronto per la penetrazione. L’atto sessuale è stato rapido ma intenso. L’unica seccatura è che ci guardavano tre polpi, ridacchiavano seduti su una roccia facendo commenti sulle dimensioni del mio gonopodio. Mentre io e The Little Mermaid ci rilassiamo i polpi mi urlano che loro di gonopodi ne hanno otto, tutti più lunghi del mio. The Little Mermaid gli risponde di non dir corbellerie, quelli son tentacoli e servono ad altro, e comunque la polpessa fa le uova, non ha bisogno di gonopodi. Per umiliarli aggiunge che non bacerebbe mai un polpo, che schifo, la bocca è anche il buco del culo.
    The Little Mermaid mi bacia. Parliamo dei nomi che daremo ai nostri 200 avannotti. Propongo un bis, ma lei appare soddisfatta, pensa solo ai figli, all’educazione, alla loro alimentazione. Le dico una scusa per uscire dall’acqua, che devo fare una telefonata, ma lei mi guarda intensamente gli occhi e poi in basso, poi ancora gli occhi e poi in basso, e ripete più volte l’operazione finché non mi decido a guardare anch’io in basso e resto sconvolto, di stucco, ho la coda, sono un sirenetto, cazzo.

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  4. sono io, belin

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  5. ma certo come ho fatto a non riconoscerti!!!!!!

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  6. beh, storia bellissima. con mille sfumature di blu.
    l'uhm non è negativo. è pensoso come il pensatore di rodin.

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  7. ma è sempre careri l'autore?
    parlavo del racconto nel commento.

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  8. non so, è uno che dice sono io belin, e non mi risulta che Careri sia genovese e non mi pare nemmeno il suo stile

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  9. io sono genovese

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