Nasce "Ricalcolo" un nuovo romanzo del famosissimo scrittore Enrico C.
un romanzo da leggere tutto di un fiato, proprio mentre lo sta scrivendo alla mattina alle 5.30 figlio di una casuale combinazione di eventi, ambientato in terra sarda esplorerà le più antiche tradizioni e i più nuovi ritrovati tecnologici, una via di mezzo tra un romanzo di fantascienza e un corso per corrispondenza della Scuola Radioelettra Torino.
un romanzo da leggere tutto di un fiato, proprio mentre lo sta scrivendo alla mattina alle 5.30 figlio di una casuale combinazione di eventi, ambientato in terra sarda esplorerà le più antiche tradizioni e i più nuovi ritrovati tecnologici, una via di mezzo tra un romanzo di fantascienza e un corso per corrispondenza della Scuola Radioelettra Torino.
Percorro la litoranea sulla mia Audi HJY 3.33 nuova di
zecca munita di sofisticati optional tecnologici tra cui l’ultimo modello di
navigatore satellitare UPS, si può programmare anche il timbro vocale della
signorina, il tono alto o basso, suadente, materno, imperativo, meccanico,
eccetera, c’è un’ampia scelta. Io ho programmato una voce scura di contralto,
molto sexy, con toni tendenti all’erotico, inflessioni moldave, errori di
grammatica che fan correre la fantasia sul corpo fittizio che già immagino coperto
soltanto da intimi invisibili. Utilizzo il navigatore perché mi perdo con
facilità anche nel mio quartiere, anche sotto casa mia, anche a casa mia, sono
uno che si perde nei pensieri figuriamoci nel traffico. Devo recarmi in Via
dell’Ombelico, ho appena digitato l’indirizzo e adesso attendo istruzioni.
“Ciao bello, coraggio premi il pedale, ho tanta voglia di
fare un bel giretto con te… suvvia che aspetti?”
“Sì… certo… ecco”, dico imbarazzato, poi parto a razzo
lasciando il segno sull’asfalto.
“Così mi piace, dai svolta a destra in Largo Coscia e premi
a manetta, non c’è controllo automatico. Guarda che hai una macchia sulla
camicia”
Resto di stucco, la voce reagisce un po’ troppo, sembra
seduta qui accanto. Ma no, deve essere la mia fantasia che corre troppo. La
macchia l’ho aggiunta io. Mentre penso alla macchia sbaglio strada, svolto a
sinistra in Largo Polpaccio. La signorina sbuffa seccata.
“Ricalcolo, tra ottocento metri c’è una rotonda, prendi la
terza a sinistra, ma attento alla buca, ieri c’è finito Manlio”
“Chi è Manlio?”
“Sarai mica geloso, neh?”
Oddio, cosa sto facendo, parlo col navigatore… ma no, è solo
fantasia, colpa della solitudine… però… Manlio… decido di vederci chiaro,
faccio una domanda personale.
“Come ti chiami?”
“A te cosa piacereste?”
Un errore di grammatica! Che meraviglia! Dall’emozione per
poco non investo una scolaresca sulle strisce.
“A me piacerebbe Ludmila”
“Non è meglio Tania?”
“No, Tania è la mia ragazza… ti va bene Ludmila?”
“Sì, tesoro, certo, adesso svolta a sinistra in Via del Lobo
Sinistro… la ami la tua Tania?”
“Sì…”
“Però adesso sei con me… l’hai detto a Tania?”
“No… non credevo che… insomma…”
“Cosa non credevi?”
“Che… insomma… che tu sei…”
“Vera?”
“Bè…”
(continua)
Mi confondo, balbetto, sbaglio strada. Lei di nuovo sbuffa.
“Ricalcolo, tra duecento metri c’è un semaforo, continua
dritto fino alla rotonda, poi prendi Viale Decolté fino a Via Monti di Venere e
dopo cinquanta metri svolta a sinistra su Largo Natica… secondo te son vera o
falsa?”
“Bè… questo navigatore ancora lo conosco poco, però sembri
vera… han fatto un capolavoro, chi viaggia in auto ha finalmente un po’ di
compagnia… sei vera?”
“Non te lo dico, perderei il mistero, tu come mi immagini?”
“Bella, uno schianto… però pericolosa… in macchina… la
fantasia corre…”
“E poi c’è lo schianto! hi hi”
“Già… ecco Largo Natica, e adesso?”
“Dopo l’incrocio percorri la tangenziale fino a Piazza
Labbra Tumide, poi accosta a destra davanti al Bar Seni Turgidi e mi trovi là”
“Ti… trovo… vuoi dire che sarai là?”
“In carne ed ossa… molta carne, tesoro mio”
“Ludmila… già t’amo…”
“Non ti distrarre, ieri Lapo ha fatto il botto”
“Chi è Lapo?”
“Ancora geloso? Lapo è uno”
“Adesso però son due, Lapo e Manlio”
“Se è per questo c’è anche Pino, Ezio, Ugo, Santo…”
“Santo?”
“Già, e t’assicuro che non è santo per nulla, è un toro!”
“Ludmila!”
“Che c’è? Dico solo la verità, Santo è un toro, attento alle
strisce, ieri Gigi ha ammazzato una vecchia”
“Gigi… ma Ludmila…”
“Ecco, accosta a destra, c’è l’insegna del Bar, due tette da
capogiro, io son seduta al tavolino in fondo, la macchina lasciala lì davanti,
ci penso io al vigile, lo conosco, si chiama Ciro, è di Portici, un tipo
simpatico…”
“Ciro… anche Ciro… c’è anche un Gennaro?”, chiedo
sarcastico.
“Certo, Gennaro Esposito, di Castellammare di Stabia, un
fenomeno! Me l’ero scordato, una favola!”
Rallento, accosto davanti al Bar Seni Turgidi, guardo
l’insegna, mi vengono emozioni incontenibili, in preda a febbrile eccitazione
decido di mettere il navigatore anche sulla giardinetta, sulla vespa, magari
anche su bici, pattini e sci.
Esco dall’abitacolo, mi dirigo lesto dentro il bar, ci sono
ovunque poster di tette, li osservo incantato, è un bar che vorrò frequentare
spesso. Al tavolino in fondo c’è uno schianto di femmina in mezzo a una decina
di uomini che le ronzano attorno, mi avvicino.
“Ludmila?”
“Sì, tesoro, ti presento Lapo, Manlio, Pino, Ezio, Ugo,
Santo, Ciro, Nello, Nando e Curzio”
“Tutti bisillabi”
“Sì”
“Perché?”
“Amo i bisillabi”
Mi bacia. Mentre mi bacia cerco di ricordare il mio nome, ma
non ci riesco, ho il terrore che non sia bisillabo, se mi chiamo Adalberto che
succederà? Ludmila mi bacia con trasporto, i bisillabi ci osservano senza
espressione, non mi sento punto tranquillo, ci guardano, maledetti bisillabi.
Finalmente si stacca, stavo per soffocare.
“Ricalcolo: Lapo, Manlio, Pino, Ezio, Ugo, Santo, Ciro,
Nello, Nando, Curzio e Tano.
Tano, certo, mi chiamo Tano. Anch’io bisillabo. Faccio un
sospiro di sollievo, poi continuo a far ventosa, ma i bisillabi ci guardano,
questo proprio non va.
“Non ci sarebbe una saletta interna?”
“Endecasillabo”